Apokalypsis 2
Oggi orecchiavo una conversazione..."interessante", tra due "dotti", il Dotto1, il nostalgico, quello del si stava meglio quando si stava peggio ed il Dotto2, il razionalista moderno.
Dotto 1: I mulini, antichi son rimasti tutti in piedi, i capannoni, moderni, son volà giù!
Una volta si costruivano cose restitenti, duravano una vita.
Dotto 2: Si va al risparmio, è un principio economico, per capirci, il brand che fa collant che non si smagliano, o i mobili non Ikea, che durano una vita appunto, è destinato a fallire!
E' tutto così, cose usa e getta o che durano quel che devono durare, per comprarne di nuovo e alimentare continuamente l'economia.
Sinceramente non saprei dire chi tra i due dotti ... sia più ignorante.
Se quello con la terza elementare, o quello con il master in economia.
Per fortuna, la filosofia unita alla religione->la psicologia, ci fornisce una spiegazione meno ....imbarazzante.
Viviamo il tempo dell'apocalisse, "la fine dei tempi".
Che senso avrebbe creare cose durature, se quello che manca è proprio.... il tempo?
Provateci voi a costruire "un legame duraturo" su una nave che affonda, un'economia, come qualunque altro principio/sistema che privilegi la durata...
Una "sveltina" per vincere la paura della morte è il massimo che si può ipotizzare, ma chi penserebbe di fidanzarsi...e consumare dopo il matrimonio?
Mettere figli al mondo?
Una follia.
E' ovvio che più il "tempo" si riduce, più ci si avvicina al finale-fatale, in un effetto simil-relativistico, più tutto "il mondo" si contrae: Cose fatte per durare poco, relazioni brevi, frenesia sociale, economia della speculazione, mercato dell'usa e getta, etc. etc, etc.
E' il risultato di una civiltà che è arrivata (quasi) alla fine.
Ovvero dire, alla frutta.
Animus