Autore Topic: Aphorismen  (Letto 123181 volte)

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Aphorismen
« il: Ottobre 09, 2009, 11:07:36 am »
Potenza vs impotenza

La storia è stata bollata come storia dei problemi causati dalla volontà di potenza dell'uomo.
I problemi, ben più grandi, che caratterizzeranno il futuro, deriveranno questa volta dalla sua impotenza.
« Ultima modifica: Novembre 11, 2009, 12:36:22 pm da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

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Re: Aphorismen
« Risposta #1 il: Ottobre 10, 2009, 14:28:40 pm »
Il principio del terzo escluso

Sulla condizione umana sono state scritte le opere più mirabili della letteratura.
Sulla condizione femminile sono state scritte milioni di pagine.
Sulla condizione maschile ... che cos'è la condizione maschile?

P.S
Con Google:
"condizione umana" - 149.000 pagine
"condizione femminile" - 74.000 pagine
"condizione omosessuale" - 7.300 pagine
"condizione animale" - 5.400 pagine
"condizione maschile" - 3.600 pagine.
« Ultima modifica: Novembre 11, 2009, 12:36:45 pm da Animus »
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Re: Aphorismen
« Risposta #2 il: Ottobre 13, 2009, 17:33:49 pm »
Sovrappopolazione

La specie umana, non fu fatta per vivere sulla Terra in miliardi di individui, come formiche, api o termiti, come se fosse un'enorme società d'insetti.
Un numero giusto per la nostra specie dovrebbe aggirarsi intorno al milione, cifra che è tre/quattro ordini di grandezza inferiore a quella attuale.
La sovrappopolazione è sbagliata non perchè l'umanità non potrebbe crescere ulteriormente (??), magari rinunciando al filetto alla fiorentina per il riso in bianco o al SUV per la bicicletta (?!), nè per i problemi ecologici che essa causa al pianeta (!!), casomai evidenze del fatto che l'umanitïà vive oggi in una condizione numericamente non sua, ma lo è perchè è nella stessa natura umana essere intollerante ad una presenza così massiccia di individui, per la banale ragione che l'occhio umano quello che si spinge più lontano tra tutti quelli animali, e al contrario degli insetti, orami in grado di abbracciare con lo sguardo della mente e le superfetazioni della ragione, l'intero pianeta.
Ecco perchè ogni individuo estraneo che rientra in questo campo visivo è un individuo di troppo.
E' per questa ragione che fotografiamo luoghi urbani semi deserti, la foto all'edificio nel momento in cui sul marciapiede non vi passi nessuno, o la statua nella piazza affollatissima ripresa da quella prospettiva che la rende la meno affollata possibile, perchè in fondo al cuore, quello che davvero desideriamo è un luogo dove ogni estraneo sia sparito.
Desiderio questo, che la politica, non potrà evitare di considerare per sempre.
« Ultima modifica: Novembre 11, 2009, 12:41:15 pm da Animus »
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Re: Aphorismen
« Risposta #3 il: Ottobre 13, 2009, 19:46:15 pm »
sono assolutamente d'accordo!!!

ti allego una diapo della relazione che ho fatto sabato scorso a Chioggia... x dire che sono proprio d'accordo...

puoi scaricare il ppt completo da www.tomasellicosimo.it/immagini/Chioggia.ppt

Dio cè
MA NON SEI TU
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Re: Aphorismen
« Risposta #4 il: Ottobre 14, 2009, 12:24:22 pm »
Non è un aforisma, ma merita di stare quì.
Poi vedremo perchè.

Il frutto proibito del principio d’identità
Il pensiero razionale occidentale si fonda su un falso, cioè che A=A sia davvero un’espressione dotata di senso, mentre in realtà, non significa nulla[1].

Da un punto di vista fisico, non esiste niente che si possa dire essere uguale a se stesso, se non al limite solo negando il tempo, “azzerando l'attimo”, perché se si ammette il flusso temporale si cade senz'altro nel panta rei, nella concezione del “tutto scorre” di Eraclito[2], ma anche nel caso dell'azzeramento del tempo, Δt=0, il congelamento, la morte, come si può essere certi che esista fisicamente, e non astrattamente, davvero qualcosa uguale a se stessa[3]?

E' inverificabile, dunque rimane un concetto metafisico, e al pari di quello religioso della fede in Dio, un dogma.

Questo che sembra essere solo un problema accademico ha invece notevoli implicazioni sociali e storiche, e le conseguenze di una simile concezione del mondo, si sono rivelate drastiche, enormi. Il celebre fisico, Max Planck, definì l'intero processo del pensiero razionale dell’Occidente come uno sforzo continuo per cercare di eliminare dai suoi presupposti ogni elemento "antropologico".

O. Spengler[4], riconobbe che “Le forme fisse negano la vita. Le formule e le leggi pietrificano l'immagine della natura. I numeri uccidono. Sono le Madri del Faust, che troneggiano auguste nella solitudine...

L’analisi matematica[5] si regge su un principio fondamentale, ovvero quello di ignorare le differenze infinitesime, e pare che da un punto di vista materiale, quantitativo, le cose continuino a funzionare lo stesso, anzi, si semplificano[6], anche se l’obiezione mossa da Berkeley[7] sulla contraddizione insita nella concezione dell’analisi matematica “standard”, quella che si  insegna agli adolescenti sin dal liceo, rimane ancora oggi ineccepibile:


Dopo tutto, dt è o uguale a zero , o diverso da zero. Se dt non è zero, allora 32 + 16dt non è lo stesso di 32. Se dt è zero, allora anche l'incremento nella distanza ds è zero, e la frazione ds/dt non è 32+16dt un’espressione senza significato 0/0.

Infatti quando si dice:svaniscano gli incrementi, cioè non siano nulla, o non esistono affatto, si distrugge la precedente supposizione che gli incrementi fossero qualcosa, o che esistessero.
...
Che cosa sono queste flussioni?Le velocità di incrementi evanescenti. E che cosa sono gli stessi incrementi evanescenti?Non sono né quantità finite, né quantità infinitamente piccole, non sono nulla. Potremmo ora chiamarle i fantasmi delle quantità morte?[8]

 

A K.Weierstrass dobbiamo il capolavoro di aver riformulato l'analisi matematica espellendo il concetto di moto di un punto, infatti aboliti i concetti di moto, di direzione, di avvicinamento ad un secondo punto, l’analisi venne resa completamente statica, perfetta.

Infine, Luce Irigaray, la più brillante intellettuale del femminismo della differenza ha il merito di aver identificato anch’essa nel principio d’identità l’incipit della deriva occidentale, ma pur partendo bene, finisce male, perché per la sola ragione di essere “figlio” di Aristotele, lo identifica come una costruzione al maschile, mentre abbiamo visto che anche la costruzione del panta rei di Eraclito è al maschile, eppero', diametralmente opposta a quella Aristotelica.

La Irigaray insomma, cade in fallo sul sesso del soggetto.....quello di Aristotele, e pare dimenticare che gli individui pur essendo determinati da un sesso biologico, a livello psichico possiedono una controparte sessuale, Anima nell’uomo e Animus nella donna, e possono esprimere archetipi sia femminili sia maschili, e dunque “l’orientamento sessuale” del pensiero non lo si riconosce dal sesso del soggetto che l’ha formulato, ma dalle caratteristiche intrinseche alla concezione stessa.

Il principio d’identità in realtà , “la madre originaria”, la più semplice, di tutte le proposizioni ricorsive, non è che la riproposizione in termini formali di un principio femminile[9], dell’archetipo dell’Uroboros, Draco interfecit se ipsum, maritat se ipsum, impraegnat se ipsum, della monoliticità della Grande Madre, l’unico senso che può avere A=A è che A, pur cambiando, non è mai Altro, rimane sempre se stesso, immutabile attraverso le variazioni che pure esistono.

Ma questo è proprio il culto della Dea Madre, non a caso mediterraneo, che ci descrive Bachofen: 

 
La donna è il dato stabile, l’uomo diviene.
Qui ha radice anche quella concezione primitiva che parla dell’unione di una madre immortale con un padre mortale. La madre è sempre la stessa, mentre dalla parte dell'uomo, assistiamo ad una serie infinita di generazioni. La medesima madre primordiale si accoppia con uomini sempre nuovi.

 

A=A è insomma un'affermazione di sintesi, ed è qui che va cercato il suo senso, che significa, affinché sia valida, che deve rimane immutabile, ma dato che A è costretta a mutare perché nella realtà vige il panta rei, allora per far permanere la validità del principio ideale, si ignorano e si azzerano le differenze, prima piccole, errori sperimentali, oppure si aggiustano le teorie verso la staticità, o ancora, nella cultura si azzerano le differenze sempre più grandi, riducendo tutto all’uguale, all’uguaglianza, introducendo così un altro principio, quello d’economia[10], che poi verrà continuamente utilizzato sotto le più svariate forme, dalle istituzioni politiche a quelle sociali a quelle prettamente economiche, nell’intero corso della storia occidentale.

Come può essere maschile un principio che si fonda sull’immutabilità, sull’uguaglianza, che privilegia la materia, la democrazia, e la concezione quantitativa a quella qualitativa?   

E che cosa sono 2.300 anni di pensiero razionale occidentale, se non, come abbiamo visto, il perfezionamento di questo principio? La riduzione del mondo in concordanza con questo criterio?   

Se si fosse imposto il pensiero di Eraclito, aristocratico, antidemocratico, maschile, “uno è per me diecimila, se è il migliore”[11] l'Occidente avrebbe seguito un percorso radicalmente diverso, probabilmente molto più simile a quello del Sol levante, alla concezione logica del pensiero giapponese, che infatti rifiuta il principio d’identità[12], invece … si è affermato Aristotele.

A=A e perché no, anche B=A![13].


Note
[1] “Detto di passaggio: Dire di due cose, che esse sono identiche, è un nonsenso; e dire di una, che essa è identica a se stessa, dice nulla”, L. Wittgenstein, Trattato logico-filosofico,  prop. 5.5303.

[2] Esemplificata dalla massima, “Non si può attraversare due volte lo stesso fiume”.

[3] Si può ritenere che flusso temporale e variazione di stato siano “collegate”, e che quindi azzerando la variazione di tempo, si azzeri anche quella di stato, ma è errato. Se è vero che non ci può essere tempo senza variazione di stato, perché in un universo immobile, morto/congelato, non ha senso nemmeno il concetto di tempo, può invece esservi variazione di stato/moto senza “scomodare” il tempo, infatti il tempo implica una regolarità nel moto, una ciclicità, ma in alternativa è possibile pensare ad un universo interamente retto da leggi caotiche, in cui l'unico moto possibile, sia quello completamente casuale/aciclico e dunque, esserci il moto, ma non il tempo. Dove non c'è predittibilità non c'è tempo, ma dove non c’è tempo, Δt=0, può comunque esserci variazione di stato e dunque, impredittibilità.

[4] Autore de “Il tramonto dell’Occidente”

[5] Quella definita Standard,  che poi è quella che viene correntemente insegnata, ma esiste un'altra analisi matematica, non Standard che non ignora le differenze infinitesime, che però, e contrariamente alla definizione di matematica come la suprema scienza esatta,viene ignorata dalla maggior parte dei matematici, e di fatto, non insegnata.

[6] Vi è una chiara analogia con la parte infinitesima di materia del gamete maschile rispetto all’apporto materiale femminile.

[7] Filosofo irlandese del XVIII secolo.

[8] Tratto da “Da dove viene la matematica”, George Lakoff e Rafael Núñez

[9] Seppure usato impropriamente, ma certamente non maschile.

[10] Ad es. il rasoio di Occam, chiamato proprio "principio d’economía” o di parsimonia.

[11] Si osservi quanto questo slogan di Eraclito somigli alla natura competitiva dei gameti maschili.

[12] Si veda “La logica del luogo” di Nishida Kitaro, il più importante filosofo giapponese del XX secolo.

[13] Eguaglianza ha senso solo da un punto di vista quantitativo, e con le dovute approssimazioni, ignorando gli infinitesimi, mentre da un punto di vista qualitativo, se si riconoscono in A e B enti la cui individualità è unica … non ha alcun senso.
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Re: Aphorismen
« Risposta #5 il: Ottobre 14, 2009, 17:31:02 pm »
Impotenza anglosassone

Se si volesse guardare alla condizione maschile spaccando per nazionalità/cultura, parlare di impotenza maschile significa parlare del maschio anglosassone, di esempi se ne potrebbero portare a centinaia ma la stringatezza dell'aforisma non lo permette, ne porterò dunque solo qualcuno di tipo linguistico, perchè come sappiamo, il significato delle parole esprime meglio di ogni racconto, il vero rapporto di valore tra le cose.

Il verbo to Fix, sistemare, riparare, aggiustare, significa, allo stesso tempo, anche castrare.
Il sostantivo Dad, cioè papà/padre, si pronuncia come Dead, cioè ... morto.
Blue, il colore maschile (anche lì), significa triste. (I feel blue)
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« Risposta #6 il: Ottobre 22, 2009, 13:27:34 pm »
Gli eredi del cristianesimo

I veri eredi della tradizione cristiana non sono quelli di destra come si vorrebbe far credere, ma bensì coloro che stanno a sinistra, comunisti e progressisti.
Sono loro infatti che proseguono il cammino intrapreso dal cristianesimo due millenni fa e al quale la Chiesa stessa sta facendo opposizione già da secoli per la semplice ragione che se lo appoggiasse, in quanto ormai nettamente superata dai suoi figli, verrebbe pensionata.

E' la sinistra infatti, e non la destra, che come i cristiani delle origini, genera valori dal "ressentiment" e chiama diritti il sentimento degli "impotenti, degli oppressi, degli esulcerati da sentimenti velenosi e astiosi".

Ce lo ricorda Nietzsche, non la politica, chi sono i veri eredi della morale cristiana, e dunque, del cristianesimo.

All'odio infatti non si contrappone affatto l'amore, in quanto sinonimi, ma bensì l'indifferenza.

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« Ultima modifica: Ottobre 22, 2009, 13:39:16 pm da Animus »
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« Risposta #7 il: Novembre 06, 2009, 21:47:49 pm »
Causalità inversa
La ragione principale per cui insetti come le formiche formano società complesse, organizzate, efficienti e non conflittive, animali sociali per eccellenza insomma, è dovuta al fatto che sono aplodiploidi, il che comporta una differenza genetica tra le “sorelle” molto ridotta, una via di mezzo tra quelle umane, che condividono il 50% dei geni, e di ipotetici cloni, che ne condividerebbero il 100%.
Le formiche essendo infatti tutte figlie di una stessa madre, la Regina, ed di un “padre aploide”, il che significa che tutti i suoi spermatozoi sono uguali, trasmettendo tutti lo stesso corredo genetico, le sorelle condividono tra loro mediamente il 75% dei geni (contro appunto il 50% delle sorelle di genitori umani).

Gli umani sembrano aver percorso la strada inversa.
Non le caratteristiche genetiche che determinano il tipo di società, ma la strutturazione in società sempre più complesse, il cui bisogno di efficienza e soprattutto di non conflittualità diviene la causa materiale per realizzare il desiderio, ormai non più inconfessato di "uguaglianza genetica".

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« Risposta #8 il: Novembre 19, 2009, 15:33:17 pm »
Destino
Dal momento che progresso e distruzione sono inscindibili, il voler proseguire nell'uno,  significa voler portare a compimento il processo di auto-annichilimento.
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« Risposta #9 il: Novembre 29, 2009, 17:11:58 pm »
Sul turismo sessuale asiatico

La fuga degli uomini in luoghi dove il sesso non sia stato ancora criminalizzato, rappresenta una forma di colonizzazione, l'evangelizzazione del XX secolo, ed il sud est asiatico, non avendo una super economia come quella Giapponese, un costo della vita inavvicinabile anche per gli occidentali, e’ costretto a subirne l’invasione.

Se il biasimo nei loro confronti è dovuto in massima parte al fatto che, questi nuovi “colonizzatori” non ritornano con nessun bottino in  patria ma anzi esportano capitali, mancati indennizzi o vitalizi a future ex consorti, la conseguenza a medio termine, per via del crescente e progressivo sfruttamento delle libertà offerte da queste popolazioni, che in posti come pattaya (Thailandia) arrivano alla realizzazione di un bordello a cielo aperto, è inesorabilmente quella dell’imposizione della morale occidentale anche in quei luoghi.

Ovvero, visto che il plusvalore, in odio o "amore", cioe' denaro, sottratto alle donne occidentali, finisce comunque ridistribuito dai "fuchi impollinatori' sulle femmine locali [1], quello che viene a realizzarsi e’ semplicemente un livellamento, verso l'alto, da parte delle donne del mondo “svantaggiate”, le quali a loro volta costituiranno il motore del cambiamento, per imporre anche da loro una società dove, agli uomini, non resterà che fuggire.

Per andare a quel punto dove…non si sa.



1- Con evidenti scompensi della parte maschile locale.
Ad es. in Thailandia, i transessuali (lady-boy) sono tantissimi e con tutta probabilità per compensare la carenza di disponibilità femminile, una via soft per dare “un taglio” alla  crescente tensione della parte maschile e dunque una soluzione che mantiene bassa la conflittualità sociale.
« Ultima modifica: Novembre 30, 2009, 11:52:21 am da Animus »
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« Risposta #10 il: Dicembre 01, 2009, 14:22:29 pm »
Odio e coscienza

La coscienza, scorgendo divisioni laddove l'inconscio vi coglie unita', e' il corrispettivo della ragione, di cio' che l'odio e', rispetto all'amore, al livello del sentimento.

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« Risposta #11 il: Dicembre 10, 2009, 13:25:21 pm »
Due diversi sistemi morali

Lui: Voi non fate per noi, quello che noi facciamo per voi.
Lei: Voi non fate per voi, quello che noi facciamo per noi.
 
Lui: Noi non dovremmo pensare a voi, ma pensare a noi stessi?
Lei: Noi dovremmo fare a voi quello che voi non fate per voi stessi?
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« Risposta #12 il: Dicembre 13, 2009, 18:28:39 pm »
Imbecillita' di genere

Gli uomini credono che i soldi che guadagnano sono i loro.
Ah ah ah, si puo' essere piu' imbecilli?
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« Risposta #13 il: Dicembre 14, 2009, 13:29:00 pm »
Imbecillita' di genere

Gli uomini credono che i soldi che guadagnano sono i loro.
Ah ah ah, si puo' essere piu' imbecilli?

Riporto l'afo in forma analitica (altrimenti dite che sono troppo ermetico.. :D)
Io amo la sintesi...e la provocazione.
Due miei difetti.


Oggi gli uomini credono ancora che i soldi che guadagnano siano i loro.
Deve essere un retaggio del passato e per questo, una superstizione dura a morire.

Eppure, finché il denaro costava fatica e sudore, e spesso, menomazione e morte, finché insomma il lavoro era sinonimo di “travaglio”(1), pareggiando così il debito col genere femminile, un diritto sul “frutto delle loro fatiche” gli uomini lo potevano ancora reclamare, ma oggi … oggi che il denaro misura, in massima parte, il numero di ore che si passano su una sedia, a riposarsi di non si sa quali fatiche, gli uomini credono davvero che il possesso di quei quattrini non sia diventato un’appropriazione indebita verso chi, già travaglia per loro?

Engels aveva anche ragione nel sostenere che le donne erano, in quanto sottoposte ad un doppio "trabalho", la classe sfruttata tra gli sfruttati.
E' sulla soluzione, quella marxista, che ci sarebbe tutto da dire...

 
1- Lavoro e travaglio sono sinonimi ed etimologicamente affini, in quasi tutte le lingue neolatine (e non solo): "trabajo" in spagnolo, "trabalho" in portoghese, "travail" in francese e inglese.

« Ultima modifica: Dicembre 14, 2009, 13:33:21 pm da Animus »
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« Risposta #14 il: Gennaio 18, 2010, 11:08:55 am »
Inversione
Mai da svegli si vede il mondo con quella lucidita' che a volte ci tocca in sonno.
Da "addormentati"....
 
 
Stupidita' maschile
Le femmine per "venire incontro" ai maschi, devono farsi violenza, perche' significa andare contro la propria specificita' sessuale (l'ovulo non ha la coda), ed in definitiva, ad una delle ultime peculiarita' maschili come soggetti agenti.
Un "difetto" femminile questo, di cui uomini ancora in possesso di facolta' intellettive minime, non avrebbero che da ringraziare.
 
 
Haiti, prova di laboratorio di un'umanita' caduta
Il terremoto ad Haiti e' arrivato come una benedizione del Signore.
Era cio' che mancava a questo popolo di dannati per rompere finalmente gli indugi e liberarsi da fame e dittature croniche.
Cene a base di biscotti fatti solo di fango, torture ed esecuzioni sommarie, diverrano un lontano ricordo, questa volta i proiettili non potranno togliere nulla a chi ha gia' perso tutto, nulla contro il dolore, la rabbia e disperazione di massa.
 
Perche' gli haitiani rifiuteranno gli "aiuti" dei nuovi conquistadores, generosita' senza interessi di sorta, e non formeranno piccole bande di predoni, partiti in nuce, per depredare gli altri, e se possibile, gli uni contro gli altri, per sfamare ognuno la propria famiglia, nossignore, si uniranno alla maniera dei rivoluzionari, per instaurare una nuova societa', libera e giusta, ed elargiranno a loro volta, alla quasi totalita' della popolazione, che come sempre stara' a guardare immobile, il frutto dei rischi della vita che solo alucni di essi avranno avuto il coraggio, per follia o necessita', di correre.
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