Autore Topic: Femminilizzazione del cinema  (Letto 1815 volte)

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Online KasparHauser

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Femminilizzazione del cinema
« il: Settembre 28, 2018, 22:05:05 pm »
Interessante articolo intervista su le Figaro :http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2018/09/21/31003-20180921ARTFIG00259-feminisation-du-cinema-sortons-de-l-ideologie-paritaire.php

Questa è la traduzione:

Femminilizzazione del cinema: usciamo dall’ideologia paritaria
In chiusura delle Assisi della parità, la ministra della cultura ha annunciato giovedì l’istituzione di incentivi finanziari, per i film che impiegano un numero sufficiente di donne. Alexis Carré ci vede una misura ideologica e inefficace che tradisce l’americanizzazione della produzione culturale francese.

Alexis Carré è dottorato in filosofia alla Scuola Normale Superiore. Lavora sulle mutazioni dell’ordine liberale

La settimana scorsa voi scrivevate su queste stesse colonne della deriva dell’egualitarismo nel cinema americano.  Con l’annuncio fatto da Françoise Nyssen giovedì, la Francia sta prendendo la stessa china?

Le quote di cui parlavamo la settimana scorsa riguardavano l’origine etica, ma anche  il genere o l’handicap. Per confronto , la semplice esigenza di parità uomini/donne potrebbe quasi sembrare ragionevole. In realtà questo annuncio è altrettanto desolante e la sua portata è notevole. Nel primo caso si parlava di una casa di produzione tra le altre, che fa uso di risorse sue, in questo caso è un membro del governo che intende mettere il denaro pubblico al servizio di un provvedimento che soddisfa gli ideologi e i militanti, senza beneficio accertato per le persone che essi pretendono di difendere.

Bisogna peraltro ricordare che se questa sinistra identitaria ha impiegato circa 30 anni a conquistare l’università, poi i media e il cinema negli Stati Uniti, essa è suscettibile di fare dei progressi molto più rapidi in Francia dove la tradizione centralizzatrice e interventista, permette questo genere di misure generalizzate. È importante dunque essere vigili verso queste iniziative. E anche se la ministra ha avuto la prudenza di proporre un sistema di incentivi e non obbligatorio, è il segno di una mentalità preoccupante

Piuttosto che permettere più uguaglianza queste misure non rischiano di rafforzare l’insofferenza intorno alla questione del posto delle donne nel cinema?

Bisogna uscire dall’ideologia paritaria che consiste nel voler imporre alle donne di avere le stesse aspirazioni degli uomini. Perché imporre il 50% di membri di ogni sesso in qualsiasi settore della vita corrisponde a questo.

Tuttavia quando le donne reclamano l’uguaglianza, quello che esse chiedono è di non essere penalizzate socialmente quando fanno scelte differenti da quelle degli uomini. Questo è provato dal loro atteggiamento in situazioni di uguaglianza, perché parecchi studi stabiliscono  che, nei paesi dove l’uguaglianza dei sessi è più avanzata, le differenze sessuali in materia di scelta di studi e di carriere si accentuano.

Una delle inchieste più conosciute, pubblicata nella rivista Psychological Science, e relativa a 470.000 studenti di 67 paesi è così giunta alla conclusione che più l’uguaglianza dei sessi è forte in un paese e meno le adolescenti scelgono le carriere scientifiche. Perché? Perché le ragazze scandinave potevano seguire le carriere che preferivano veramente, senza timore di subire un costo sociale importante in materia di salario e di status.

Ora, secondo i criteri statistici invocati dalla  signora Nyssen, l’Algeria e l’Albania sarebbero dei paradisi femministi (dal momento che le donne tendono ivi  a fare  delle scelte di carriera più vicine a quelle degli uomini), mentre i paesi scandinavi  sarebbero delle prigioni patriarcali a cielo  aperto. Si comprende evidentemente che una politica che ci avvicina ai primi e ci allontana dai secondi poggia su principi viziati

Non si tratta evidentemente di impedire alle donne di fare cinema se lo vogliono. Ma non si combatte la disuguaglianza uomini/donne , là dove esiste, sostituendola con la simmetria o il mimetismo. Agire in funzione di questi criteri inadatti equivale a schiacciare una mosca con un martello.

Lo svolgimento delle Assisi sulla parità è stato deciso a seguito del Festival di Cannes di questo anno, esso stesso segnato dalle conseguenze dell’affaire Weinstein e la salita degli scalini di 82 donne reclamanti l’uguaglianza dei salari nel cinema. Il cinema è inscindibile dall’ideologia dominante?

L’aumento del consumo dei beni culturali nelle famiglie dà all’industria che li produce un’influenza considerevole. La pianificazione del XXI secolo non è più essenzialmente economica, essa dipende maggiormente da quella che si chiama ingegneria sociale. Non si manipola più il prezzo del carbone, non si nazionalizza più questa o quella impresa, ma si decide arbitrariamente del numero delle donne, dei neri o omosessuali nei diversi settori della società. In questo sistema il cinema ha ovviamente una importanza considerevole

Il problema, per contro, è sempre lo stesso. Il pianificatore si arroga il diritto di sapere meglio delle persone di cui influenza l’esistenza, ciò che è buono per loro. Poiché è incapace di sapere direttamente quello che la gente vuole, egli fa come se gli aggregati statistici sui quali fonda la sua azione fossero un quadro soddisfacente. Ora come lo studio più sopra dimostra, questi criteri generali e vuoti, nel nome dei quali il pianificatore trasforma la società a suo grado, sono lontani dall’essere una approssimazione, anche grossolana, delle aspirazioni individuali, essi ne sono la negazione completa. La facciata di oggettività che i principi danno a tali misure nasconde in realtà decisioni parziali e ideologiche.

A conclusione del suo intervento alle Assisi della parità, la ministra della cultura illustrava perfettamente questo atteggiamento dichiarando: "Quando le cose non cambiano da sole o cambiano troppo lentamente, sta a noi farle cambiare" In nome di chi? Di certe associazioni forse, di una ideologia contraddetta dai fatti, certamente, ma verosimilmente non in nome delle donne.

Offline Vicus

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Re:Femminilizzazione del cinema
« Risposta #1 il: Settembre 28, 2018, 23:59:41 pm »
Vedo sempre con favore queste iniziative, perché come sembrano capire le stesse promotrici:
Citazione
Piuttosto che permettere più uguaglianza queste misure non rischiano di rafforzare l’insofferenza intorno alla questione del posto delle donne nel cinema?

Inoltre

Citazione
Tuttavia quando le donne reclamano l’uguaglianza, quello che esse chiedono è di non essere penalizzate socialmente quando fanno scelte differenti da quelle degli uomini.

Tradotto: quando spaccano la famiglia, il malcapitato marito non si prende una medaglia al valore per averle mantenute e sopportate, ma deve ceder loro i suoi redditi perché la libera (e comoda) scelta di fare le casalinghe le ha penalizzate nella carriera. E' un indirizzo giurisprudenziale granitico in vari Paesi.
« Ultima modifica: Settembre 29, 2018, 19:56:05 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Sardus_Pater

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Re:Femminilizzazione del cinema
« Risposta #2 il: Settembre 29, 2018, 12:27:25 pm »
Tutto esatto.
Il femminismo è l'oppio delle donne.