Da No Global di Blondet:
La frangia antropologica qui descritta, se non è mai emersa davvero nella luce della Storia dell'Occidente (perché, come vedremo, semplicemente non è in grado di farlo) ha premuto, presenza costante per secoli, nell'area crepuscolare che s'addensa ai margini della storia. Sempre eguale a sé.
Capelloni, drogati, che «consumano poco» denota vite informi (incapaci di darsi una «forma»), subpersonalità incompiute o malferme, inerti e insieme irrequiete. Non stupirà apprendere, come c'informa un'altra indagine su questo ambiente, che molti dei giovani frequentatori dei Centri Sociali sono (in Lombardia!) senza lavoro o lavoratori senza qualifica nella «Piccola fabbrica», vittime predestinate del «precariato e del lavoro nero». Più che disoccupati, dei non-occupabili.
Le oscure sette millenariste che nel Medio Evo esplosero e misero a sacco intere regioni d'Europa reclutavano immancabilmente dagli «irregolari» di questo genere: marginali per incapacità a reggersi all'interno della società, a rispondere alle esigenze minime del vivere comune. Lo dicono i nomi stessi dei gruppi attratti dalla predicazione catara: piphler (da plebs), texerantes (tessitori, lavoro basso e malpagato), patarini (straccivendoli); o quelli dei seguaci delle sette «rivoluzionarie» del XVII secolo, quelli che per esempio si radunarono attorno a Cromwell: lollardi (ciondolanti), ranters (chiacchieroni), diggers (sterratori).
I loro capi erano personalità altrettanto borderline. Fra' Dolcino, figlio illegittimo di un prete, nel 1300 stava per prendere i voti, ma dovette fuggire perché sorpreso a rubare i soldi del suo maestro. Sappiamo che, riconosciuto capo della setta dei «fratelli apostolici», predicò l'abolizione delle leggi civili e l'instaurazione di una società spontanea, fondata sul puro amore. Per questo motivo, propugnò la collettivizzazione delle terre, e anche delle donne (nell'amore tutto andava messo in comune). Nel 1304, raccolti attorno a sé
cinquemila marginali, fissati, vaneggianti, maniaci, fondò tra le valli alpine una comune dove mettere in pratica i suoi princìpi. La comune, incapace di produrre alcunché, campò per tre anni depredando le campagne circostanti, dunque di mero parassitismo banditesco: un Centro Sociale ante litteram.
Nei Centri Sociali la parola d'ordine è la «lotta per il diritto alla festa». «È bellissimo occupare chiese», dice il testo auto-descrittivo. Anche qui risuona un impulso immemoriale. i seguaci di fra' Dolcino, quindi gli nabattisti, i catarelli, saccheggiavano sistematicamente le chiese; i predicatori taboriti esortavano a «non fare più nulla, e distruggere monasteri e chiese». I simboli odiati della fonte di ogni legge morale e della spiritualità, inaccessibile a questo tipo umano, andavano piegati ai «bisogni».
Il soggetto che seguì fra' Dolcino o si fece anabattista e partecipò a barilotti e saccheggi, è lo stesso che oggi si arruola nell'insurrezione permanente della nuova anarchia «antagonista»: entrambi si caratterizzano per l'incapacità di unificare gli «io» plurimi e temporanei che li abitano (come Carlo Giuliani, al tempo stesso «bravo ragazzo» e punk-bestia, «studente universitario» e tifoso della Roma). Questi «io plurimi» sono nutriti dalle forze profonde dell'inconscio in tempesta ormonale, da impulsi primari, da micro-ossessioni o fissazioni deboli, e rendono il soggetto incipiente che li porta in sé irrequieto, vagante, incapace di costanza e coerenza, dunque «ribelle» e al tempo stesso invincibilmente gregario.