Ci vorrebbe un complottino intra moenia...
In effetti c'è:
Non voglio rigirare il dito nella piaga ma
sembra che qualcosa si stia muovendo e l'informazione e il sostegno dei fedeli in questo momento sono essenziali.L’onesta e doverosa contestazione dei quattro Cardinali sta coagulando attorno a loro, sebbene con discrezione, un consenso sempre più ampio che potrebbe quantomeno far riflettere il Papa.
Riporto in traduzione italiana estratti di una dichiarazione in loro difesa
scritta dal card. Athanasius Schneider:
Non possiamo fare nulla contro la verità, ma solo per la verità (2 Cor. 13: 8)
I cardinali dicono che per “molti - vescovi, sacerdoti, fedeli - questi paragrafi alludono o perfino insegnano esplicitamente un cambiamento nella disciplina della Chiesa rispetto ai divorziati che vivono in una nuova unione”.
Parlando così, i cardinali non hanno fatto che constatare fatti reali nella vita della ChiesaTutti i vescovi, infatti, devono promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune all'insieme della Chiesa,” (Lumen gentium, 23; cfr anche Christus Dominus, 5-6).
Così facendo essi
rendono “un servizio al ministero primaziale” del Papa (cfr. Directory for the Pastoral Ministry of Bishops, 13).
L’intera Chiesa ai nostri giorni deve riflettere sul fatto che
lo Spirito Santo non ha ispirato invano san Paolo a scrivere nella Lettera ai Galati circa l’evento della sua correzione pubblica di Pietro. Bisogna avere fiducia che Papa Francesco accetti questo appello pubblico dei quattro cardinali nello spirito dell’apostolo Pietro, quando san Paolo gli offrì una correzione fraterna, per il bene di tutta la Chiesa. Possano le parole del grande dottore della Chiesa,
san Tommaso d’Aquino, illuminarci e confortarci: “Quando ci fosse un pericolo per la fede, i sudditi sarebbero tenuti a rimproverare i loro prelati anche pubblicamente. Perciò Paolo, che pure era suddito di Pietro, per il pericolo di scandalo nella fede lo rimproverò pubblicamente. E sant’Agostino commenta: «
Pietro stesso diede l’esempio ai superiori di non sdegnare di essere corretti dai sudditi, quando capitasse loro di allontanarsi dalla retta via»” (Summa theol., II-II, 33, 4c).
Inoltre, le relazioni a tutti i livelli all’interno della Chiesa devono essere
libere da un clima di paura e intimidazione, come Papa Francesco ha chiesto nei suoi molteplici pronunciamenti.
Le reazioni insolitamente violente e intolleranti da parte di alcuni vescovi e cardinali contro la calma e circospetta richiesta dei quattro cardinali suscitano grande stupore. Tra queste reazioni intolleranti si possono leggere affermazioni di questo genere: i quattro cardinali sono stupidi, ingenui, scismatici, eretici, e perfino paragonabili agli eretici ariani.
Tali giudizi apodittici e impietosi rivelano non solo intolleranza, rifiuto del dialogo e rabbia irrazionale, ma
dimostrano anche una resa davanti all’impossibilità di dire la verità, una resa al relativismo nella dottrina e nella pratica, nella fede e nella vita. La succitata reazione clericale contro la voce profetica dei quattro cardinali dimostra, in ultima analisi, impotenza davanti agli occhi della verità.
Nella situazione di confusione dottrinale dei nostri giorni è utile a tutti citare alcune affermazioni di
sant’Ilario di Poitiers, l’“Atanasio dell’Occidente”.
è unicamente all’interno dei nostri confini che la comunione in Cristo ha potuto essere trovata dal tempo in cui la Chiesa ha cominciato ad essere tormentata da turbolenze come
l’espatrio dei vescovi, la deposizione di sacerdoti, l’intimidazione della gente, la minaccia della fede, e la definizione del significato della dottrina di Cristo fatta dalla volontà e dal potere degli uomini.
« Le seguenti parole di
san Basilio il Grande, indirizzate ai Vescovi latini, possono essere sotto certi aspetti applicati alla situazione di coloro che ai nostri giorni chiedono chiarezza dottrinale, compresi i nostri quattro cardinali: “
L’unica carica che oggi è sicura di attirare una severa punizione è l’attenta conservazione delle tradizioni dei padri.
In che contrasto drammatico fu il comportamento di Papa Liberio con la seguente convinzione di
sant’Ilario di Poitiers: “Noi non facciamo la pace a spese della verità, facendo concessioni per acquisire la reputazione di tolleranza. Facciamo la pace combattendo legittimamente secondo le regole dello Spirito Santo. C’è il
pericolo di allearsi surrettiziamente con l’infedeltà, ammantando ciò con il bel nome della pace” (Hil. Ad Cost., 2, 6, 2).Le seguenti parole, ispirate dallo Spirito Santo, mantengono il loro valore profetico soprattutto di fronte al diffondersi della confusione dottrinale e pratica riguardo al sacramento del matrimonio ai nostri giorni: “
Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però, vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero” (2 Tim. 4: 3-5).Possano tutti, coloro che ai nostri giorni prendono ancora sul serio i loro voti battesimali e le loro promesse sacerdotali ed episcopali, ricevere la forza e la grazia di Dio, per poter ripetere con sant’Ilario le parole: “Che io possa essere sempre in esilio, purché solo la verità cominci ad essere predicata di nuovo!” (De Syn., 78). Questa forza e questa grazia la desideriamo con tutto il cuore per i nostri quattro cardinali, come anche per coloro che li criticano.
+ Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria in Astana
Mons. Schneider ha quindi ricordato che «il primo grande peccato clericale fu il peccato del sommo sacerdote Aronne, quando costui cedette alle domande impertinenti dei peccatori e permise loro di venerare l’idolo del vitello d’oro (cfr. Es. 32, 4), sostituendo in questo concreto caso il Primo Comandamento del Decalogo di Dio, cioè sostituendo la volontà e la parola di Dio, con la volontà peccatrice dell’uomo. Aronne giustificava questo suo atto di clericalismo esasperato con il ricorso alla misericordia e alla comprensione verso le esigenze degli uomini.
La Sacra Scrittura dice appunto: ‘Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne avevo tolto ogni freno al popolo, così da farne il ludibrio dei loro avversari’ (Es. 32, 25)».
«Si ripete oggi sostanzialmente nella vita della Chiesa quel primo peccato clericale. Aronne aveva dato il permesso di peccare contro il Primo Comandamento del Decalogo di Dio e di poter essere allo stesso tempo sereni e lieti nel farlo, e la gente appunto danzava. Si trattava in quel caso di una letizia nell’idolatria: ‘Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzo per darsi al divertimento’ (Es. 32, 6)».Nel suo intervento alla Fondazione Lepanto, il 5 dicembre 2016, il
cardinale Raymond Leo Burke ha detto: «Il peso sulle spalle di un cardinale è molto grande. Siamo il Senato del Papa e i suoi primi consiglieri e dobbiamo soprattutto servire il Papa, dicendogli la verità. Porre delle domande, come abbiamo fatto al Papa, è nella tradizione della Chiesa, proprio per evitare divisioni e confusione. Lo abbiamo fatto con sommo rispetto per l’Ufficio Petrino, senza mancare di reverenza alla persona del Papa. Ci sono tante domande, ma le cinque domande principali che abbiamo posto devono necessariamente avere una risposta, per la salvezza delle anime. Preghiamo ogni giorno per avere una risposta, fedele alla Tradizione, nella linea apostolica ininterrotta che rimanda a Nostro Signore Gesù Cristo».