Non bastano i media mainstream e gli spazi maschili che fanno la fila per offrire il proverbiale grano d'incenso all'imperatore, nella speranza di ottenere legittimità. Ora la lobby LGBT vuole
okkupare persino istituzioni che non dovrebbero interessarla affatto come la Chiesa.
Lo stesso autore di questo articolo ha evidenziato come
tutti gli incarichi di responsabilità sulla pastorale familiare, siano saldamente in mano a prelati apertamente favorevoli a detta lobby e (con un po' di pazienza) a forme 'alternative' di famiglia. Il che indica senza dubbi di sorta che
le concessioni all'ideologia LGBT non sono prive di conseguenze per tutti.
SINODO: FUORI DALLA PORTA, DENTRO DALLA FINESTRA. LA
PRESSIONE LGBT SI INSINUA NELLA BOZZA
Sono, queste di venerdì, le ore cruciali in cui la commissione del Sinodo sta lavorando per mettere a punto la bozza finale di documento che domani i Padri sinodali voteranno. E secondo Diane Montagna, l’attentissima collega di LifeSiteNews, sono anche le ore in cui
una combriccola di prelati sta cercando di infilare nel documento qualche cosa che possa placare la fame di normalizzazione delle lobby omosessuali dentro la Chiesa. Come ricordate già nell’Instrumentum Laboris qualcuno – non si sa chi – aveva inserito l’acronimo LGBT, che non era mai apparso nel materiale da cui è uscito l’Intrumentum Laboris. Un dettaglio, direte voi, nel Sinodo più precucinato e preconfezionato nella storia della Chiesa. Però importante per la lobby. Lo scandalo degli abusi omosessuali clericali a livello planetario, con il diretto coinvolgimento del Pontefice nella copertura del cardinale McCarrick (checché si affannino a scrivere i turiferari di rusconiana definizione) non ha che smorzato l’impeto della pressione. Ma – a quanto sembra – almeno l’acronimo le manine che guidano il Sinodo l’acronimo l’hanno dovuto abbandonare.
Però sempre Diane Montagna ci avverte che nella bozza finale – di cui ha potuto prendere visione – c’è qualche cosa di analogo. Tanto per cominciare nell’introduzione si dice che Instrumentum Laboris e documento finale sono legati intrinsecamente e devono essere letti insieme. Si chiama “paragrafo cappello”, ed è una tecnica usata nei consessi internazionali (l’ONU per esempio) per dare il tono a un documento e far passare surrettiziamente concetti che non si osa esporre a un pubblico dibattito.
E inoltre nella bozza si usa il termine “orientamento sessuale”, per ben tre volte. I giovani, dice la bozza, vogliono discutere apertamente di “orientamento sessuale” e omosessualità. “Fra vie mutevoli di vivere l’affettività e prospettive morali multiple” i giovani, dice sempre il testo, stimano fedeltà e autenticità. Nel richiamo alla necessità di approfondire antropologia, teologia e cura pastorale, non si fa mai riferimento a quello che è stato un maestro della teologia del corpo e dell’unione fra i sessi, cioè Giovanni Paolo II. Inoltre si afferma che la scelta di non sposarsi può essere basata su una varietà di ragioni, religiose, sociali o “l’orientamento sessuale”. E infine un terzo paragrafo reitera la necessità di un’antropologia e teologie approfondite sulle questioni “dell’orientamento sessuale”. “Orientamento sessuale” è la punta del cuneo inserita nella morale cattolica.
Forse i lobbisti omosessuali dentro e fuori la Chiesa avrebbero desiderato di più, ma questo termine, se passerà all’esame del voto, sarà sufficiente a fornire una prima “normalizzazione” – contro il Catechismo, e la Scrittura ai rapporti omosessuali.
Se volete avere una conferma di quanto il termine “orientamento sessuale” usato nella bozza sia ambiguo, e voglia orientare in un certo senso, vi consigliamo di leggere un laico, omosessuale, cattolico, e fiero contestatore di James Martin, sj, nel suo blog.
Scrive Sciambra, che come abbiamo detto, ha una conoscenza personale, diretta e drammatica di questa materia:
“Il 20 ottobre il prete gesuita James Martin ha parlato di ‘mostrare rispetto e accoglienza al popolo LGBT e alle loro famiglie’ nella chiesa cattolica di S. Tommaso Moro a Decatur, Georgia. Quasi all’inizio Martin ha detto: ‘Tristemente, molte persone pensano che la gente scelga il suo orientamento sessuale. A dispetto della testimonianza di quasi tutti gli psichiatri, psicologi, scienziati sociali e dell’espereinza vissuta dell popolo LGBT. Non si sceglie l’orientamento sessuale o l’identità di genere più di quanto non si scelga di essere mancini’”.
Ma Sciambra contesta questa visione: “Martin ha fatto queste affermazioni varie volte, su come l’omosessualità sia una caratteristica innata. Comunque persino l’Associazione degli psicologi Americani (APA) fortemente gay-affirmative non è d’accordo. Secondo l’APA: ‘Non c’è consenso fra gli scienziati sulle ragioni esatte che in un individuo sviluppano orientamento eterosessuale, bisessuale, gay o lesbico. Nonostante che una grande quantità di ricerche sia stata fatta sulle possibili influenze genetiche, ormonali, di sviluppo, sociali e culturali sull’orientamento sessuale, nessun elemento è emerso che permetta agli scienziati di concludere che l’orientamento sessuale è determinato da un fatto, o fattori particolari’”.
E in un suo tweet Sciambra scrive, e dovrebbero leggerlo i Padri sinodali: “James Martin lamenta senza sosta il fatto che i cattolici LGBT ‘escono dalla Chiesa’. Ma la verità ci fa arrabbiare quando sfida le più profonde false idee su di noi.
Qualcuno vorrebbe rendere la Chiesa cattolica romana un posto comodo…se mai questo accadesse, la Chiesa avrebbe fallito”.Resta sempre da capire quanto di questa
pressione verso la normalizzazione dei rapporti omosessuali abbia a che fare con la presenza pervasiva a ogni livello nella Chiesa cattolica, e nella Curia romana, di persone omosessuali. Il sospetto di interesse privato in atti di ufficio appare se non altro legittimo.[
Anche per chi non si interessa di Sinodi, quest'ultimo paragrafo dovrebbe far riflettere sull'effetto della ossessiva presenza di temi e autori LGBT su siti maschili che si occupano di separazioni e affidi].
http://www.marcotosatti.com/2018/10/26/sinodo-fuori-dalla-porta-dentro-dalla-finestra-la-pressione-lgbt-si-insinua-nella-bozza/