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Boldrini presenta una legge per l’occupazione femminile: “In Italia solo il 49% delle donne lavora” Laura Boldrini ha presentato oggi la proposta di legge che ha come obiettivo il raggiungimento del 62% di donne lavoratrici in Italia, così da portare il Paese a raggiungere la media europea. L’obiettivo principale però è quello della tutela della donna nel mondo del lavoro, il cui ruolo è estremamente necessario per lo sviluppo della società.POLITICA ITALIANA 30 OTTOBRE 2018 19:31 di Chiara CaraboniEmergenza nazionale. È con queste parole che l'ex Presidentessa della Camera Laura Boldrini ha aperto la conferenza stampa di oggi alla Camera dei Deputati, in occasione della presentazione della sua proposta di legge sull'occupazione e l'imprenditoria femminile.Uno dei punti chiave sono i numeri: l'Italia è tra gli ultimi Stati europei per occupazione femminile nel mondo del lavoro. Se la media delle donne lavoratrici infatti è il 62%, il nostro Paese si ferma al 49% con percentuali che si abbassano man mano che si scende lungo la penisola, fino ad arrivare a un misero 29% in Sicilia. Questo ha portato Boldrini a sostenere la necessità di una legge che possa cambiare il sistema, "che vuole affermare la centralità della donna nella società e nel mondo del lavoro", quindi a porre la questione dell'occupazione in evidenza per il pieno inserimento della donna nella vita lavorativa e sociale. "Non basterà questa legge, è chiaro", ha detto Boldrini, "come non è detto che un una eventuale ripresa dell'occupazione vada a incidere positivamente su quella femminile, si in termini di accesso al lavoro sia di gap salariale".Cosa prevede la proposta di leggeLa proposta parte proprio da questo punto: misure premiali per coloro che rimuovono le disparità salariali all'interno delle aziende, si prevede che venga quintuplicata la sanzione pecuniaria per chi non osserva le norme che vietano la discriminazione sui luoghi di lavoro. Poi ancora l'ampliamento del congedo di paternità da 4 a 15 giorni, vengono resi strutturali e legati all'ISEE i sussidi sulla natalità e la genitoriali, si raddoppiano i fondi destinati ai nidi, si prevede una delega al governo per omogeneizzare la disciplina per la tutela della maternità e per estendere anche alle lavoratrici autonome, alle imprenditrici e alle professioniste le misure attualmente previste per le lavoratrici dipendenti. Non solo: la proposta di legge si impegna anche a prevedere sgravi contributivi per i datori di lavoro che assumono donne nelle Regioni del Mezzogiorno, così come sono previsti per quelle aziende, "e non solo le cooperative" sottolinea Boldrini, che assumono donne vittime di violenza o ex detenute al fine di garantire il reinserimento all'interno della società. Poi ancora si impone alle imprese pubbliche e private si avviare programmi di audit interno per rilevare e prevenire le molestie e le discriminazioni, perché "sappiamo bene quanto sia difficile per una donna, magari sola con figli a carico, denunciare e rischiare di perdere il posto", trovandosi poi in situazioni di seria difficoltà per il mantenimento della famiglia. Vengono destinate maggiori risorse per l'accesso al credito, per l'avvio e il sostegno alle imprese femminili e start up, viene allargata l' "opzione donna" anche per le libere professioniste e infine viene prorogato il regime della legge Golfo-Mosca sul rispetto della riserva di un terzo per il genere meno rappresentato degli organi di amministrazione delle società, estendendo questo vincolo anche alle società pubbliche.La proposta nasce con un iter differente dalla prassi: questa volta Boldrini ha deciso di utilizzare il metodo del viaggio. È partita quindi prima ascoltando le donne di ogni settore e categoria, dalle sindacaliste alle imprenditrici, alle precarie per poi scrivere, in virtù delle testimonianze e delle richieste, un disegno di legge che rispondesse a tutte le esigenze. Quindi dieci tappe di incontri in tutta Italia, dedicati in particolare modo a Valeria Solesin, la giovane ricercatrice 28enne veneziana uccisa nell’attentato al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015. Un viaggio che si impone di avere una "connotazione scevra da un marchio", e una proposta che spera di ricevere il sostegno di tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo del Paese, di qualsiasi colore politico: "non mettiamo limiti alla provvidenza!", ha infatti detto durante la conferenza.Perché il problema è di tutte le donne. Perché è vero che la Banca d'Italia ha valutato che un maggiore accesso femminile al mondo del lavoro eleverebbe il Pil italiano del 7%, ed è anche vero che le donne spesso sono costrette a scegliere tra famiglia e professione. Come, ancora, le imprese si trovano a non assumere le donne per la paura della maternità che, con le leggi attuali, pesa per l'80% sull'Inps e per il 20% sull'azienda. È proprio per questo che la proposta, che per ora porta solo la firma di Laura Boldrini, pretenderà che a occuparsi delle spese sia per il 90% l'Inps, potendo così favorire l'assunzione delle donne. Perché diventare madre deve essere una scelta, così come non diventarlo."Chi non crede nell'evoluzione della società attraverso l'emancipazione della donna sicuramente non amerà questa legge", ha detto rispondendo a una domanda in merito al ddl Pillon, che definisce "un'impostazione oscurantista che offende profondamente la dignità della donna e anche quella dei bambini".Boldrini aveva sottolineato la carenza del tema dell'occupazione e l'imprenditoria femminile all'interno del Decreto dignità. E ha chiarito la sua opinione a riguardo: "Non c'era una riga, una, sull'occupazione femminile. Allora, non è in ballo la dignità della donna quando è sfruttata o non ha accesso al lavoro? Quindi io mi sono molto arrabbiata durante la discussione in aula. Oltre al fatto che nei banchi di governo c'erano presenti solo uomini e mi sono chiesta più volte dove mi trovo e che anno è, perché faceva veramente strano vedere i banchi tutti al maschile. Ho anche espresso tutto il mio disappunto sul fatto che non c'era nulla di dedicato all'occupazione femminile. Io ho cercato di presentare degli emendamenti, ma sono stati in qualche modo derubricati all'ordine del giorno, che si sa non è così stringente". Poche parole per evidenziare la mancanza di una presenza forte al femminile all'interno del governo, elemento che implica una carenza di attenzione e in qualche modo anche di interesse alla questione. Perché, come ci ha detto dopo la conferenza, il numero così esiguo di donne nell'esecutivo, è quello sufficiente per non "destare imbarazzo". Chiara Caraboni