Autore Topic: Stem: ecco le aziende che favoriscono le donne nelle materie scientifiche...  (Letto 1180 volte)

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Online Frank

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Hanno veramente la faccia come il culo.

http://winningwomeninstitute.org/news/stem-le-aziende-per-donne-scientifiche/

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Stem: ecco le aziende che favoriscono le donne nelle materie scientifiche

Stem Scienza, tecnologia, ingegneria, matematica: tutte le iniziative delle aziende. Abbattere gli stereotipi di genere. Stereotipi che di fatto vorrebbero bambine e donne non “portate” per le materie scientifiche. E’ una vera battaglia quella che si sta combattendo in Italia per aiutare le ragazze ad acquisire consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità per crescere libere nelle proprie scelte. In una parola: Stem, Science, Technology, Engineering and Mathematics.

Il progetto Wim di Fs
Le bambine delle scuole elementari sono protagoniste del progetto Wim, viaggio attraverso le regioni d’Italia per conoscere le materie Stem e i mestieri tecnici. E’ sostenuto dal gruppo Fs Italiane e realizzato in collaborazione con “Bet She Can”, fondazione che porta determinazione alle bambine tra gli 8 e i 12 anni.

“Con questo progetto – sottolinea Mauro Ghilardi, Direttore Risorse Umane e Organizzazione Fs Italiane – il gruppo Fs Italiane vuole promuovere un cambiamento culturale. Fornire alle bambine, fin dalle elementari, gli strumenti per decidere in modo più consapevole quale professione vorranno intraprendere.”

Wim in viaggio con l’altra metà del cielo rappresenta una nuova e importante fase di Women in Motion, nata in collaborazione con Valore D – associazione di imprese che sostiene la diversità, il talento e la leadership femminile. L’iniziativa coinvolge i giovani degli Istituti tecnico-professionali, le bambine delle  elementari e il personale delle aree tecniche del gruppo.

Fs, per ridurre il gender gap, ha avviato una serie di iniziative di Diversity&Inclusion in grado di creare condizioni di lavoro migliori per tutte le donne e di favorirne l’incremento a tutti i livelli. Ad esempio, la policy che impegna tutte le società del gruppo ad attivare processi di selezione che prevedano nella rosa dei candidati il 50% di donne. Grazie al progetto Wim, le candidature femminili con diploma tecnico di fatto sono aumentate in pochi mesi del 50%.

LEGGI ANCHE: Formazione: per l’Osservatorio le donne si formano il 12% in più degli uomini

Il progetto di L’Oréal
Altra società, stesso obiettivo. Per favorire lo studio delle materie scientifiche nelle scuole superiori nasce For Girls in Science. Istituito nel 2014 è promosso da Fondazione L’Oréal Italia e Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’iniziativa è arrivata con uno show interattivo che racconta gli squilibri di genere presenti nel mondo della scienza. Presenti all’evento, le “Ambasciatrici delle Scienze”, come Maria Enrica Di Pietro. Ricercatrice al Karlsruhe Institute of Technology in Germania e vincitrice del Premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza” 2014.
Al centro dello show, un sondaggio interattivo con domande e risposte in tempo reale. Grazie a un’app, ha coinvolto i ragazzi e le ragazze su argomenti come la percezione della scienza e degli scienziati, le aspirazioni personali, il rapporto con lo studio.

Le donne e lo Stem in Italia
Secondo il sondaggio del 2015 di Boston Consulting Group per la Fondazione L’Oréal, per il 70% degli italiani intervistati, le donne non sono idonee a ricoprire posizioni scientifiche di alto livello. La disparità di genere in quest’ambito appare particolarmente marcata. In Italia, il 33% delle donne di istruzione superiore che ha seguito studi scientifici non ha beneficiato del sostegno dei professori, rispetto al 19% degli uomini. Inoltre, solo il 31,7% delle posizioni tecnico-scientifiche sono occupate da donne. E’ il tasso più basso in Europa. Lo rivelano i dati della Campagna Eufactor della Commissione Europea.


Quello che fa sorridere è il fatto che le femmine, pur reputandosi "superiori agli uomini", debbano essere regolarmente "invogliate" a far "carriera" in ambiti storicamente maschili, nonché aiutate a superare certe presunte e inesistenti "disparità".
Non solo; nonostante la loro fantomatica "marcia in più", le suddette non riescono a creare nulla di proprio e originale.
Semplicemente tendono a scimmiottare gli uomini e a parassitare ogni ambito maschile, grazie all'attiva e instancabile collaborazione dei nostri simili,* quotidianamente piegati a novanta gradi.



*
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“Con questo progetto – sottolinea Mauro Ghilardi, Direttore Risorse Umane e Organizzazione Fs Italiane – il gruppo Fs Italiane vuole promuovere un cambiamento culturale. Fornire alle bambine, fin dalle elementari, gli strumenti per decidere in modo più consapevole quale professione vorranno intraprendere.”


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Secondo il sondaggio del 2015 di Boston Consulting Group per la Fondazione L’Oréal, per il 70% degli italiani intervistati, le donne non sono idonee a ricoprire posizioni scientifiche di alto livello.

Non ho alcuna prova al riguardo, ma son sicuro che quelle percentuale se la sono inventata.
Il motivo ? Le donne italiane (e non) sono assolutamente convinte di essere superiori agli uomini, mentre la quasi totalità degli uomini si guarda e si guarderebbe bene dal dire in pubblico che le "superiori" femminucce non sono idonee a ricoprire posizioni scientifiche di alto livello.
Anzi, conoscendo bene i miei simili, son sicuro che molti affermerebbero che "le donne più brave degli uomini, perciò più adatte dei medesimi a ricoprire certi incarichi".

Questa tizie, in compagnia cdei loro cavalier serventi, ci prendono pure sfacciatamente per il culo.



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Inoltre, solo il 31,7% delle posizioni tecnico-scientifiche sono occupate da donne. E’ il tasso più basso in Europa.

Quale Europa ?
Dell'ovest o dell'est ?
Pietose.


Online Frank

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Re:Stem: ecco le aziende che favoriscono le donne nelle materie scientifiche...
« Risposta #1 il: Novembre 01, 2018, 02:11:40 am »
C'era un errore di battitura.

Citazione
Anzi, conoscendo bene i miei simili, son sicuro che molti affermerebbero che "le donne sono più brave degli uomini, perciò più adatte dei medesimi a ricoprire certi incarichi".


Comunque dal punto di vista morale fanno veramente schifo.

Online Frank

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Re:Stem: ecco le aziende che favoriscono le donne nelle materie scientifiche...
« Risposta #2 il: Novembre 01, 2018, 10:49:02 am »
Sempre perché loro sarebbero discriminate.


https://ilbolive.unipd.it/it/donne-cattedra-stati-uniti-colgono-lattimo

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E SCUOLA 15 MAGGIO 2015
Donne in cattedra: negli Stati Uniti colgono l'attimo

La recente candidatura di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali americane del 2016 ha riacceso negli Stati Uniti il dibattito sul numero ancora insufficiente di donne che riescono a penetrare i corridori del potere economico, politico e culturale di questo Paese, nonostante l’ultima incarnazione del movimento femminista abbia ormai più di quarant’anni. A guardare bene, però, pare invece che, almeno in una nicchia accademica, le donne siano oggi avvantaggiate sugli uomini quando si tratta di trovare un impiego.

Due ricercatori di Cornell University nello stato di New York hanno infatti pubblicato recentemente i risultati di uno studio, composto da cinque diversi esperimenti, da loro condotto sulle assunzioni di assistenti professori – posizioni cosiddette “tenure-track”, ovvero in linea per ottenere la cattedra - fatte da 371 università americane nelle aree di insegnamento e ricerca STEM (che sta per Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica). E hanno trovato che le candidate donne hanno il doppio delle possibilità di ricevere un offerta di lavoro rispetto ai concorrenti uomini.

“Abbiamo scoperto che le università americane preferiscono assumere donne piuttosto che uomini ugualmente capaci – dice Wendy Williams, psicologa e autrice dello studio assieme a Stephen Ceci – Questa preferenza per le donne non riflette una maggior preparazione da parte loro, giacché gli uomini considerati avevano lo stesso livello di qualifiche”. Questa precisazione è importante, perché i due ricercatori avevano già raggiunto una conclusione simile in un precedente studio che risale al 2011, in cui si era dimostrato che le donne con dottorati in discipline STEM negli Stati Uniti e Canada erano favorite nelle assunzioni in università -- ovvero pur rappresentando una percentuale minore di candidati rispetto agli uomini, quelle che facevano domanda avevano maggiori probabilità dei colleghi di ricevere un’offerta. Allora però si era spiegato il pregiudizio a loro favore con l’idea che esse, per arrivare a competere davvero con i rivali uomini, avevano dovuto sin dall’inizio affrontare ostacoli professionali maggiori e dunque erano naturalmente più qualificate.

In questa nuova reiterazione della ricerca, Williams e Ceci hanno voluto gettare luce proprio su questo aspetto. Hanno così chiesto a 873 docenti universitari, soliti a giudicare le domande di aspiranti assistenti professori, di valutare tre candidati ipotetici sulla base di descrizioni scritte e CV che includevano sia le qualifiche professionali sia lo stato civile (donna sposata con figli, uomo celibe, oppure sposato senza figli e via dicendo). Due di essi avevano le stesse competenze ma erano di genere diverso, mentre il terzo, il cui genere cambiava di situazione in situazione, era chiaramente meno indicato per il posto in questione. Ebbene, la donna altamente qualificata è risultata prima nelle preferenze il 67% delle volte. Questo si è verificato in ogni disciplina testata tranne l’economia, dove candidate e candidati sono finiti in pareggio.

Le ragioni di questo fenomeno sono probabilmente molteplici. Williams offre una propria interpretazione: “Negli Stati Uniti si è fatto un grande sforzo per combattere il sessismo nel mondo accademico attraverso la formazione ad hoc del corpo docente. Inoltre, molte università hanno spinto il messaggio che la diversità di genere è fondamentale e che le studentesse traggono grandi benefici dall’avere insegnanti donne, le quali fungono anche da modelli di comportamento. Questo messaggio è arrivato a permeare questo settore, è stato internalizzato dai docenti, tant’è che, nel nostro esperimento, essi non sembrano coscienti della preferenza mostrata per le donne.”

A questo punto, è giusto aggiungere tre importanti discriminanti. Innanzitutto, lo studio di Williams e Ceci non ha incluso i colloqui di lavoro cui solitamente devono presentarsi di persona i candidati i cui CV hanno superato la prima fase della selezione, e che talvolta possono rovesciarne le sorti. Per questa ragione, altri accademici hanno criticato il lavoro dei due ricercatori di Cornell in quanto non replica per intero il reale processo di assunzione. Williams risponde così a questa critica: “Non abbiamo strutturato questo esperimento per capire se i membri del corpo docente preferiscono assumere donne, giacché questo fatto era già stato stabilito in precedenza. Volevamo piuttosto mettere alla prova l’ipotesi avanzata come conseguenza dell’altra nostra ricerca che le donne venivano assunte più frequentemente degli uomini perché erano maggiormente qualificate”. Ipotesi rivelatasi infine non valida.

In secondo luogo, rimane vero che, se nel 2013 le donne hanno ottenuto la maggioranza dei dottorati nelle scienze naturali e sociali (anche se una netta minoranza nelle scienze matematiche e fisiche e nell’ingegneria), esse occupavano (gli ultimi dati disponibili sono del 2010) solo il 32% delle docenze a tempo pieno in queste aree. Il che probabilmente significa che le donne tendono a presentare un numero inferiore di domande di impiego accademico rispetto agli uomini con le stesse qualifiche e che, anche una volta ricevuta un’offerta di lavoro, esse tendono a declinarla più frequentemente dei colleghi (per quanto riguarda le scienze matematiche e fisiche e l’ingegneria, invece, il problema continua a essere quello di una carenza complessiva di studentesse).

Infine, bisogna ricordare che l’analisi di Williams e Ceci riguarda il mondo dell’università, e in particolare i dipartimenti STEM, quindi copre una fetta decisamente minoritaria del mercato del lavoro complessivo. Negli Stati Uniti, ad esempio, la fotografia della parità di genere, anche ai massimi livelli, è ancora decisamente insoddisfacente, con le donne che rappresentano solo il 3% circa di amministratori delegati, il 10% circa di manager e il 16,9% di membri dei consigli di amministrazione di grosse aziende; il 18,5% di partner degli studi legali più importanti; e il 20% dei membri del Congresso di Washington.

In questo contesto ancora problematico, le conclusioni di Williams e Ceci hanno generato molte polemiche giacché sono state prese, in certi ambienti, come un’indicazione, per altro fuorviante, del fatto che il sessismo non è più un problema in America. In realtà, l’intenzione dei due studiosi è decisamente diversa, ovvero di dimostrare che questo è un momento particolarmente opportuno per le donne che, avendo le giuste qualifiche, desiderano fare carriera accademica nell’ambito scientifico. In pratica, questo vuole essere un incoraggiamento affinché un numero maggiore di esse si faccia avanti, anziché essere demoralizzato sin dall’inizio da tutte le statistiche che suggeriscono invece che esse hanno ben poche chance di farcela.

Valentina Pasquali