E' fresca la notizia di una speleologa che in un'escursione scivola e si frattura una gamba. Subito i compagni si prodigano per salvarla ma pare che l'operazione richiederà tutta la notte. Se fosse di sesso maschile qualche critica per l'infortunio se la sarebbe presa sicuramente o comunque si sarebbe criticato almeno lo sport della speleologia che implica pericoli e sistematicamente richiede operazioni di particolare complessità nel portare in salvo i malcapitati. E questo è appunto il caso. Ma niente di tutto questo traspare sui giornali. Indovinate un pò perchè. Ma sì: avete capito! La malcapitata è una donna. Per la quale vale un solo pensiero e un unico principio: si provveda subito a fare un'azione di salvataggio per strappare da una situazione di pericolo una rappresentante del sesso femminile che qualsiasi cosa compie, lo fa meglio di un uomo. E lo si è visto: ora una ventina di uomini sono impegnati a tirare fuori dai guai una che stava per dare ai maschi l'esempio dell'efficienza e della bravura muliebre dinanzi alla quale i maschietti devono solo levarsi il cappello. Peccato invece che l'elmo e non il cappello i suoi compagni adesso se lo dovranno mettere e non levare per infilarsi nella grotta chiamata Abisso del Vento rischiando di rimanerci, per evitare che ci rimanga una lor signora. E del resto non sarebbe nemmeno la prima volta. C'è da scommetterci che lei passerà alla Storia per averci comunque "provato" mentre i suoi soccorritori cadranno ben presto nell'oblio. E del resto, che pretendono? Sono maschi. Hanno fatto solo "quello che dovevano fare". Il loro dovere. Nient'altro da aggiungere. E da commentare.