Autore Topic: Meglio le donne italiane o le straniere?  (Letto 30751 volte)

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Offline Vicus

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #120 il: Gennaio 17, 2019, 03:32:40 am »
Tutti trascurabili effetti collaterali del socialismo
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #121 il: Gennaio 17, 2019, 03:40:31 am »
In realtà, l'economia della DDR, assieme a quella della Cecoslovacchia, era la più avanzata del blocco socialista.
Tanto che, molte cose, le esportavano con successo anche nei paesi occidentali, dato che erano competitive a livello di qualità prezzo e di qualità discreta, in alcuni casi più che buona.
Ricordo la macchina fotografica Praktica che acquistò mia sorella negli anni 80, o il piano Petrof che ho a casa.
Anche per l'elettronica e l'informatica erano abbastanza avanti, anche se non a livello dei paesi occidentali (ma avevano cominciato ad investirci più tardi): producevano per il mercato locale anche dei PC tipo Atari con una CPU tipo Motorola 68000.
Era decisamente arretrato invece il settore automotive, fermo, come tecnologia, agli anni 60. Solo l' URSS e la Cecoslovacchia lo rimodernarono in modo sostanziale, ma nella seconda metà degli anni 80.
Comunque, il sistema economico non è che c'entrasse molto con la Stasi. Quelle erano scelte politiche.
E quello della Germania Est, a parte alcuni settori tipo le auto, funzionava abbastanza bene.
Del resto è noto che l'economia pianificata funziona molto meglio nei paesi piccoli, al tempo ci fecero studi sopra al riguardo (vantaggi comparati, ecc.).
E va detto che i risultati che ottennero li ottennero con un handicap in partenza enorme: dovevano ricostruire migliaia e migliaia di abitazioni e fabbriche rase al suolo dalla guerra, non solo senza i soldi degli americani, ma pagando enormi danni di guerra all' URSS (portarono via intere fabbriche, col treno, dopo averle smontate).
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2019, 03:51:44 am da gluca »

Offline Vicus

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #122 il: Gennaio 17, 2019, 03:49:47 am »
La gente scappava da tutti i Paesi socialisti, soprattutto dalla DDR. Sicuramente non era solo per via della Stasi, anche se tutti i Paesi socialisti erano Stati di polizia.
Il comunismo è finito e vivere con la mente dietro a un muro di trent'anni fa non risolve i problemi di oggi. Sembra più probabile un ritorno al medioevo, non però quello degli armigeri e delle donzelle ma quello delle scorrerie e degli orti sui balconi (c'è già un sacco di gente che mangia piante raccolte sui cigli dei marciapiedi).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #123 il: Gennaio 17, 2019, 03:56:20 am »
La gente scappava da tutti i Paesi socialisti, soprattutto dalla DDR. Sicuramente non era solo per via della Stasi, anche se tutti i Paesi socialisti erano Stati di polizia.
Il comunismo è finito e vivere con la mente dietro a un muro di trent'anni fa non risolve i problemi di oggi. Sembra più probabile un ritorno al medioevo, non però quello degli armigeri e delle donzelle ma quello delle scorrerie e degli orti sui balconi (c'è già un sacco di gente che mangia piante raccolte sui cigli dei marciapiedi).
Il modello di riferimento del capitalismo 2.0 è appunto l'alto medioevo.
Solo che io, se devo pensare di passare tutta la vita a combattere stemmerde qua per evitare che mi facciano finire a dormire sotto i ponti, preferisco di gran lunga il gosplan.
Almeno un lavoro e un tetto non glieli levava nessuno, ne avevano diritto per legge.
E poi io mi adatto bene, se si rompe qualcosa me lo aggiusto da solo, mica sono inetto come una donna, che senza l'elettricista o l'idraulico non sa fare un cazzo. Fottesega se lo stagnaro lo stato me lo manda dopo 6 mesi, risolvo io da solo in un'ora.
Tanto la libertà non c'è manco qua, perché non hai i mezzi per comprartela e/o il tempo di godertela.
P.S.
A Berlino pare vada di moda una maglietta con su scritto:
"rivoglio il mio muro, ma stavolta due metri più alto"
 :)
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2019, 04:07:48 am da gluca »

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #124 il: Gennaio 17, 2019, 04:27:09 am »
P.P.S.
Senza contare la soddisfazione di vedere donne in preda a raptus da sperpero compulsivo aggirarsi sbigottite per negozi dove non c'è altro che lo stretto necessario e ogni prodotto c'è solo di una marca e sei fortunata se ce lo trovi :)
Quella sarebbe veramente una soddisfazione che non ha prezzo :)

Offline Warlordmaniac

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #125 il: Gennaio 17, 2019, 07:31:31 am »
Se non fosse per le donne saremmo già in un economia socialista.

Offline giacca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #126 il: Gennaio 17, 2019, 07:36:06 am »
Sì, ma quando si parla di straniere bisogna anche specificare a quali straniere ci si riferisce, perché nella mia esperienza posso dire che le suddette non sono affatto meno selettive delle italiane.
Anzi.
Quelle non selettive di solito non esistono da nessuna parte.

Offline Vicus

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #127 il: Gennaio 17, 2019, 09:54:25 am »
P.P.S.
Senza contare la soddisfazione di vedere donne in preda a raptus da sperpero compulsivo aggirarsi sbigottite per negozi dove non c'è altro che lo stretto necessario e ogni prodotto c'è solo di una marca e sei fortunata se ce lo trovi :)
Quella sarebbe veramente una soddisfazione che non ha prezzo :)
Restiamo comunque nell'ambito dei sogni.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #128 il: Gennaio 17, 2019, 11:58:58 am »
Se non fosse per le donne saremmo già in un economia socialista.
Bravo
Nel far west ci sguazzano solo loro e i cacasoldi
(finché i suddetti glielo lasciano fare)
Ma tranquillo che, nel giro di una generazione,piano piano, arriveremo a qualcosa di molto simile nella sostanza, anche se, per non dirlo, la chiameranno "Ciccio" o "Nicola": con l'avanzare del progresso tecnologico, i posti di lavoro saranno sempre di meno, e un' economia come la nostra, che si regge sul fatto che la gente spende i soldi, con un terzo della popolazione che non guadagna un cazzo o giù di lì, non sta in piedi.
Per prima cosa, svincoleranno sempre più le pensioni dai contributi versati (lo stanno già facendo).
Per mantenere in piedi sto sistema qua si sono inventati di tutto, dall' obsolescenza programmata al consumo drogato dal credito facile, ma ormai il nodo sta venendo al pettine.
Questo è un sistema che sta in piedi solo se l'economia è "labour intensive".
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2019, 12:15:56 pm da gluca »

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #129 il: Gennaio 17, 2019, 12:16:23 pm »
E quella dei paesi occidentali lo è sempre meno

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #130 il: Gennaio 17, 2019, 12:49:13 pm »
A dimostrazione di questo, basti pensare che, per avere la piena occupazione, oggi, un paese, con sto sistema qua, ha come unica strada, quella di esportare la sua disoccupazione altrove, imbrogliando col cambio valutario (quello che fa la Germania), proprio perché, di lavoro, non ce n'è più abbastanza per darne a tutti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sovrapproduzione
(Ancora una volta, tanto di cappello a Carlo Marx, che ci aveva la vista lunga)

Offline gluca

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #131 il: Gennaio 17, 2019, 12:57:42 pm »
Se 50 anni fa la produttività del lavoro era troppo bassa per far stare in piedi un' economia pianificata, oggi è troppo alta per far stare in piedi il sistema nostro.
C'è in rete un grafico fatto da una famosa università degli Stati Uniti proprio sulla produttività del lavoro dal dopoguerra ad oggi.
In pratica è una curva esponenziale sui due assi cartesiani.
Se la ritrovo, la posto.
Per dire, oggi, stanno sperimentando, pare con discreto successo, i veicoli a guida autonoma, dunque, probabilmente, nel giro di qualche lustro, non serviranno più nemmeno gli autisti di camion e autobus.
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2019, 13:07:47 pm da gluca »

Offline TheDarkSider

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #132 il: Gennaio 17, 2019, 13:25:17 pm »
E infatti erano tutte laureate, una era "architetto" a Singapore e dopo una sola chiamata già pretendeva che attraversassi il mondo per bere un caffé con lei. Un'altra mi vedeva come accompagnatore in cordate coi pargoli sulla schiena. E' uno stile di vita più americano che asiatico.
Interrompo un attimo il vostro dialogo sui massimi sistemi per sottolineare una caratteristica del mondo cinese: i cinesi delle ex colonie occidentali (Honk Kong, Singapore, Taiwan, Macao, etc) sono da evitare come la peste se si va in cerca di una donna di mentalita' non occidentale.

Infatti questi cinesi "imbastarditi" si piccano di essere diversi e per certi versi opposti rispetto ai cinesi della Madrepatria, e fanno di tutto per assomigliare il piu' possibile agli occidentali.

Un po' come gli svizzeri ticinesi che manifestano disprezzo per gli italiani, questi cinesi delle ex colonie odiano essere accostati ai cinesi della Madrepatria e per cio' fanno di tutto per distinguersi da  essi e per assomigliare il piu' possibile agli occidentali, che per loro restano un modello economico e sociale da imitare.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Online Frank

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #133 il: Gennaio 17, 2019, 15:53:53 pm »
Quelle non selettive di solito non esistono da nessuna parte.

Vallo a spiegare all'italiano medio...

Online Frank

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Re:Meglio le donne italiane o le straniere?
« Risposta #134 il: Gennaio 17, 2019, 15:55:53 pm »
Però la gente scappava dalla Germania e dal'Ungheria appendendo le chiavi di casa agli alberi, anche a rischio della vita

Infatti...

https://www.ilpost.it/2019/01/16/jan-palach/

Citazione
Jan Palach si diede fuoco a Praga cinquant’anni fa
Il 16 gennaio 1969 fu la prima "torcia umana" a uccidersi per protesta contro la censura e l'occupazione sovietica della Cecoslovacchia, dando inizio a una lunga crisi
di Pietro Cabrio


 Jan Palach nel 1967 (Three Lions/Hulton Archive/Getty Images)
Nella tarda mattinata del 16 gennaio 1969 uno studente cecoslovacco uscì dal suo alloggio universitario nella periferia sud di Praga e si diresse verso il centro città. Nel tragitto imbucò tre lettere, comprò due secchi di plastica e li riempì di benzina nei pressi della stazione di Praga Centrale. Nel primo pomeriggio raggiunse la vicina piazza San Venceslao, uno dei luoghi più trafficati della capitale. Si mise vicino alla fontana posta ai piedi della scalinata del Museo Nazionale e si tolse il cappotto. Inspirò dell’etere, si verso addosso la benzina e si diede fuoco.

Saltò un parapetto e si mise a correre in fiamme verso il centro della piazza. Venne urtato da un tram in corsa e poco dopo cadde a terra. Alla scena assistettero numerosi passanti, alcuni dei quali soccorsero subito il ragazzo spegnendo le fiamme con i loro cappotti: era ustionato gravemente su tutto il corpo ma ancora cosciente, e lo restò poi fino alla morte. Riuscì a comunicare con alcuni soccorritori dicendogli di andare a prendere la lettera rimasta nella sua giacca ai piedi della scalinata. Poi disse: «Ho fatto tutto da solo». Pochi minuti dopo arrivò un’ambulanza del ministero dell’Interno che si trovava lì vicino.

Due ore dopo l’Agenzia di stampa cecoslovacca – controllata dal regime, ritornato saldamente nell’orbita dell’Unione Sovietica – diffuse una breve notizia sul suicidio di uno studente della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Carolina, citandone solo le iniziali. Il nome del ragazzo, Jan Palach, si diffuse però velocemente tra gli universitari praghesi, da lì in tutto il paese e nel giro di alcuni giorni nel resto d’Europa. Palach era un ragazzo di ventuno anni proveniente da un paesino a cinquanta chilometri da Praga, trasferitosi nella capitale per studiare dopo essersi diplomato nei primi anni Sessanta.

Prima del suo nome, a circolare in città fu il contenuto della lettera trovata nella tasca del cappotto in piazza San Venceslao e spedita in tre copie pressoché uguali al leader studentesco di Praga, all’assemblea della Facoltà di lettere e filosofia e a un compagno di studi a cui era legato. Nelle lettere Palach scrisse: «Io sono il primo a cui tocca l’onore di eseguire la nostra decisione. Sono il primo che ha avuto l’onore di scrivere la lettera, e sono anche la prima torcia. La richiesta principale è l’abolizione della censura: se questa richiesta non sarà rispettata entro cinque giorni, vale a dire entro il 21 gennaio 1969, e se la gente non dimostrerà appoggio alla nostra azione, altre torce umane mi seguiranno». Le lettere si concludevano firmate «Torcia umana n°1».

Palach venne ricoverato ancora vivo e cosciente, ma con ustioni di secondo e terzo grado su quasi tutto il corpo, una condizione senza rimedio. I medici non poterono fare molto per salvarlo: Palach rimase in vita per tre giorni in stato agonizzante. Chiese più volte agli infermieri quale fosse stata la reazione della città, e se la gente stesse parlando del suo gesto. Ebbe una breve conversazione registrata con una psichiatra, a cui confermò che l’intento del suo gesto era risvegliare la coscienza pubblica del paese, allora occupato dalle truppe sovietiche. Poi incontrò il capo del movimento studentesco della sua facoltà, Lubomir Holeček. Nel colloquio con quest’ultimo, Palach chiese di dire agli altri membri del gruppo delle torce umane di fermarsi, ma sulla veridicità di queste sue parole ci sono tuttora dei dubbi.

La madre e il fratello maggiore di Palach ai funerali (Three Lions/Hulton Archive/Getty Images)

Palach morì nel pomeriggio del 19 gennaio, dopo che la sua famiglia – la madre e il fratello – fecero in tempo ad arrivare in ospedale per vederlo in vita gli ultimi istanti: successivamente verranno ricoverati entrambi in un ospedale psichiatrico. Il corpo di Palach venne portato al reparto di medicina legale dell’ospedale, dove di notte alcuni studenti e lo scultore Olbram Zoubek riuscirono a intrufolarsi per fargli un calco del viso. La scultura prodotta con il calco è tuttora esposta nella piazza a cui è stato dato il suo nome, accanto all’auditorium del Rudolfinium.

La morte di Palach diede inizio a una grande crisi che coinvolse da una parte gli studenti e i cittadini che li sostenevano, come durante il periodo della Primavera di Praga dell’anno precedente, a cui Palach aveva partecipato entusiasta, e dall’altra il Partito Comunista locale e di riflesso quello sovietico. Un gruppo di studenti iniziò uno sciopero della fame nel luogo in cui Palach si era dato fuoco. Il giorno dopo la morte si tenne una lunga processione pacifica a cui parteciparono migliaia di persone, le quali partirono da piazza San Venceslao per arrivare davanti alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Carolina. Dalla facciata del palazzo i leader studenteschi ribadirono le richieste di abolizione della censura indirizzando critiche al segretario del Partito Comunista cecoslovacco, Alexander Dubcek, le cui idee riformiste che avevano ispirato la Primavera di Praga e il “socialismo dal volto umano” erano ormai state accantonate dall’occupazione degli eserciti dei cinque paesi del Patto di Varsavia. Nei giorni successivi le proteste si diffusero in tante altre zone della città, attirando molti cittadini e causando scontri con la polizia e tensioni con le truppe sovietiche.


Il feretro esposto al pubblico nel cortile dell’Università Carolina (GERARD LEROUX/AFP/Getty Images)

Il 24 gennaio, alla vigilia dei funerali, una folla di circa 350.000 persone fece visita alla salma esposta all’università. Dalla pubblicazione delle date dei funerali, centinaia di persone si adoperarono per raggiungere Praga da tutto il paese. Non esiste una stima esatta del numero, ma per i funerali di sabato 25 gennaio pare che le strade di Praga si riempirono con più di mezzo milione di persone. Palach venne poi sepolto nel cimitero di Olsany, nella zona orientale della città. In tutta Praga le manifestazioni spontanee continuarono fino al 27 gennaio e gli arresti da parte della polizia cecoslovacca alla fine furono circa duecento.

In quei giorni il segretario del partito, Dubcek, non si fece vedere a Praga e nemmeno in pubblico: stando alle cronache dell’epoca, restò a riposo per un’influenza nella sua abitazione di Bratislava, anche se le voci lo davano sopraffatto da una crisi depressiva sviluppatasi dopo le vicende dell’anno precedente. A Praga, intanto, il governo cercò di contrastare le proteste in strada screditando pubblicamente Palach, il quale venne definito un fanatico con problemi mentali, facendo riferimento a patologie mai riscontrate dietro le reali motivazioni del suo gesto. Un deputato e membro del Comitato centrale del Partito Comunista cecoslovacco, Vilem Nový, accusò l’opposizione di aver spinto Palach a darsi fuoco con l’inganno: tra gli oppositori Nový fece il nome di Emil Zatopek, uno dei più grandi atleti della storia. Tali accuse risultarono da subito infondate e non ebbero mai sviluppi.


La targa con cui gli studenti diedero il nome di Palach a una piazza della città vecchia durante le proteste (GERARD LEROUX/AFP/Getty Images)

Stando alle indagini condotte dalla polizia e ai documenti d’archivio, il gruppo di “torce umane” di cui scrisse Palach non sarebbe mai esistito; ma in quel periodo la sua morte rese secondari tutti gli altri eventi politici, non solo in Cecoslovacchia, ed ebbe una tale risonanza da creare veramente un gruppo spontaneo di “torce umane”. Ci furono infatti una decina di tentativi di immolazione in Cecoslovacchia e negli altri paesi del Patto di Varsavia, e cinque manifestanti morirono in questo modo. Le loro identità vennero nascoste o screditate dal regime.

Il più noto di questi fu Jan Zajic, studente presso un istituto per ferrovieri della Moravia, che il 25 febbraio 1969 raggiunse Praga assieme a tre amici. Dopo avergli lasciato delle lettere da distribuire alle università, andò da solo in piazza San Venceslao e si nascose dentro il cortile di un palazzo. Lì si cosparse di benzina e si diede fuoco, ma non riuscì a uscire in piazza e crollò bruciando sulla soglia dell’edificio. Solo poche persone lo videro morire. Prima che la voce si spargesse in città la polizia ne vietò i funerali a Praga, come invece Zaijc aveva richiesto nelle sue lettere, e ne dispose l’inumazione nel suo lontano paese natale della Moravia, a cui comunque parteciparono migliaia di persone.

Prima di Zaijc, il 23 gennaio uno studente ungherese di sedici anni, Sandor Bauer, si diede fuoco sulla scalinata del Museo Nazionale di Budapest per protesta contro l’occupazione della Cecoslovacchia e la presenza dell’esercito sovietico nel suo paese. Due giorni dopo Evzen Plocek fece lo stesso nella città ceca di Jihlava lasciando un messaggio in cui si opponeva all’aggressione sovietica. Il giornale locale, tuttavia, si limitò a dare la notizia di una persona ricoverata in condizioni critiche dopo essersi data fuoco per motivi non precisati. Il 13 aprile Ilja Aronovič Rips, studente lettone di vent’anni, tentò di darsi fuoco nel centro di Riga per protesta contro l’occupazione della Cecoslovacchia, ma fu salvato, arrestato e internato in una clinica psichiatrica. L’ultimo caso noto fu quello di Romas Kalanta, operaio lituano di diciannove anni. Il 14 maggio 1972 si diede fuoco per protesta a Vilnius contro l’occupazione della Lituania. Lasciò scritto: «Accusate il regime totalitario della mia morte».

Dopo l’indipendenza della Cecoslovacchia il presidente ed ex dissidente Vaclav Havel omaggiò i loro sacrifici e dedicò una lapide a Palach e Zajic nel centro di piazza San Venceslao. A Palach fu inoltre intitolata una piazza centrale sulla riva destra del fiume Moldava. La sua storia è tuttora omaggiata e fonte di molte ispirazioni. Il gruppo musicale inglese dei Kasabian gli ha dedicato il brano Club Foot. Nel 2013 la divisione europea di HBO ha prodotto una serie sulla sua storia, Burning Bush, diretta dalla regista polacca Agnieszka Holland.