Quando un uomo spende dei soldi, lo fa per acquistare una determinata cosa, e il fine è avere quella cosa, perché è quella cosa che vuole: un uomo i soldi li spende.
Quando li spende una donna, dell'acquisto fatto gli interessa poco o niente, perché è il fatto di spendere a mandarla in sollucchero: i soldi tende molto più a sperperarli che a spenderli, o, meglio, tende a spendere il meno possibile per avere la possibilità di sperperare il più possibile (tipicamente, in una coppia, le spese di casa le paga lui con il suo stipendio, mentre quello di lei va, per la maggior parte, in vestiti e scarpe che butta via e ricompra in continuazione).
Per questo motivo dico che il femminismo è il figlio prediletto del capitalismo: semplicemente, sono simbiotici. Il secondo ha bisogno del famelico sperpero femminile per stare in piedi, il primo permette al secondo di stare in piedi perché in tal modo consente alle donne di perpetuare lo sperpero compulsivo, il quale, rappresenta un disturbo del comportamento che, latente o manifesto, hanno nel DNA.
Solo che tutto ciò avviene a danno della controparte maschile, e non potrebbe essere altrimenti.
Il capitalismo è ostile nei confronti degli uomini semplicemente perché è una forma di organizzazione della società a misura di donna.
Ha connotati diversi solo nelle società contraddistinte dall'indigenza generalizzata, e solo perché lì, semplicemente, non c'è modo di sperperare alcunché, dato che manca pure il necessario.
Ma non appena tali società cominciano a svilupparsi, diventa, nel giro di poco tempo, tale e quale a qua da noi.
Può metterci più o meno tempo, dipende da fattori diversi, ma lì va comunque a parare.
Ovviamente, nel capitalismo, non TUTTI gli uomini ci rimettono: alcuni ci guadagnano enormemente.
Non a caso, il braccio armato del femminismo è l'élite, sia maschile che femminile, tutta compattamente schierata dalla sua parte.
Le donne ci mettono il consenso, l'élite i soldi, la maggior parte di noi il culo.