Autore Topic: La mafia africana controlla militarmente nove città italiane  (Letto 1020 volte)

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Offline Vicus

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Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La mafia africana controlla militarmente nove città italiane
« Risposta #1 il: Gennaio 28, 2019, 00:15:16 am »
Comunque il titolo di Libero è fuorviante, perché anche in passato c'erano (e ci sono) mafie che non avevano (e non hanno) alcunché "da invidiare" alle nostre.
Basta citare la mafia cinese o russa, per non parlare di altre organizzazioni criminali.

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Questo è un vecchio articolo dedicato proprie alle mafie straniere presenti ormai da tempo in Italia.

Citazione
Il Corriere della Sera magazine, 28/06/2007
Rapporti riservati La nuova mala secondo la Dna
Droga, rapine e controllo del territorio. I clan immigrati si stanno organizzando
sul modello di N'drangheta e Cosa Nostra, soprattutto al Nord. E, in attesa della prima
guerra fra etnie, si spartiscono il "business". Così.
di Agostino Gramigna.

INVASA DALLA MAFIA (STRANIERA)
"La criminalità straniera nel milanese è come la mafia al sud", ha tuonato di recente un diessino doc, come Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano. "Il flusso di rumeni e bulgari è insostenibile e i reati sono in aumento". Fino ad ora la protesta contro i crimini commessi dagli stranieri era venuta da settori del centro destra, Lega in particolare. Contribuendo a politicizzare il problema "sicurezza". Che le cose non stiano più così lo hanno messo in chiaro due esponenti della sinistra: Penati, appunto, e il ministro degli Interni, Giuliano Amato, in un'intervista al Corriere della Sera:"I nuovi dati che ho a disposizione", ha spiegato, "indicano che la criminalità straniera è in aumento soprattutto al Nord. Di questo ci si deve assolutamente occupare".
Se non siamo all'emergenza nazionale, poco ci manca. Soprattutto se a parlare così è il ministro di un governo di centro sinistra. D'altro canto, è dal 1994, in coincidenza con le prime grosse ondate emigratorie nel nostro Paese, che la Dna (Direzione nazionale antimafia) si occupa del fenomeno, attraverso la pubblicazione annuale di un rapporto, a uso e consumo (esclusivo) del Parlamento. Rispetto al passato, tuttavia, l'ultima indagine ha messo a fuoco una situazione in evoluzione: non è più solo l'impennata dei delitti a preoccupare le varie procure che si occupano di neo mafie, quanto il fatto che il crimine straniero si sta assimilando a quello tradizionale.
Albanesi, nigeriani, cinesi, rumeni e via dicendo, tendono a controllare il territorio, usare il metodo dell'intimidazione e violenza e praticare l'omertà, proprio come fanno N'drangheta e Cosa Nostra.
Il risultato è che il marchio dell'illegalità dalle regioni meridionali si va estendendo a tutto il territorio:
le mafie straniere non avrebbero spazio in zone come la Calabria o la Sicilia, già occupate da tradizionali
forme di organizzazioni malavitose. "Fa eccezione la Campania", dice Lucio Di Pietro, un napoletano discreto e cordiale, che si divide tra Roma e Napoli. E che in qualità di vice procuratore della
Dna, oltre a coordinare i magistrati (uno per ogni gruppo etnico) che si occupano a tempo pieno del fenomeno, redige di suo pugno il capitolo sulle mafie straniere. "La camorra non è verticistica, ed è divisa in clan: questo permette spazi di manovra, per esempio, a nigeriani, albanesi e ucraini".
Oltre a corleonesi e camorristi di Scampia, dovremo dunque abituarci a fare i conti pure con la mafia cinese, russa, nigeriana, sudamericana, rumena e albanese? Alcuni segnali sembrano andare in questa direzione. I recenti fatti milanesi (il regolamento dei conti tra giovani cinesi dove c'è scappato pure il morto); gli scontri a fuoco nel casertano tra nigeriani e albanesi; i primi contrasti tra camorra e cinesi a Napoli (che sempre meno sopportano il pizzo camorristico) e l'incendio ordinato dai boss corleonesi contro negozianti cinesi a Palermo.

NIGERIANI & CAMORRISTI
Seduto al decimo piano della Procura di Napoli, nel labirintico Centro Direzionale, Lucio Di Pietro afferma
che non è il caso di fare una graduatoria di pericolosità:"Le neo mafie sono tutte pericolose".
Al Sud i gruppi stranieri si occupano prevalentemente di droga, traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. La camorra, per esempio, in certe zone affitta il territorio ai nigeriani che gestiscono in proprio la prostituzione di ragazze provenienti perlopiù da Benin City e Lagos (sud Nigeria). I gruppi
malavitosi sono strutturati su basi etnico-tribali, fliazione di poche famiglie che hanno il centro decisionale in Nigeria. Nel casertano, le nigeriane sono tollerate dai camorristi perché i loro protettori, oltre a pagare un "canone di affitto", diventano vedette della camorra. Le prostitute sono affidate a donne chiamate madame che controllano le ragazze con riti voodoo (juju).
A differenza della mafia russa che non sparge sangue e opera in Italia come organizzazione finanziaria (in particolare in Toscana), attraverso acquisti di aziende agricole e industrie produttrici di scarpe e vestiti, quella nigeriana ha una struttura verticistica: i capi possono non avere contatti con la base, vale
a dire i corrieri. I nigeriani, come i cinesi, riescono a convivere più facilmente con altre criminalità perché evitano violenze inutili. Trafficano tutti i principali tipi di droga attraverso l'utilizzo di corrieri, con regolari permessi di soggiorno, che guadagnano circa 3.000 euro a viaggio.
Per certi versi simile il caso degli albanesi, che operano un po' dappertutto. Le statistiche dicono che solo in un anno (dal 2005 al 2006) ne sono stati arrestati più di 1.000 e che è di molto superiore il numero degli indagati. I gruppi criminali sono formati da persone provenienti dalla stessa città (in Albania), quartiere e nucleo familiare. Le indagini delle varie procure distrettuali antimafia dicono che in
Italia hanno il monopolio dello sfruttamento della prostituzione e che delegano, in alcuni casi, ai rumeni il controllo e l'accompagnamento sulla strada delle donne ridotte in schiavitù. Gli albanesi si offrono pure come fornitori di servizio alle mafie italiane: distribuiscono stupefacenti e si assumono il rischio del
trasporto e della custodia (la procura di Trieste è una delle più attive nel fronteggiare le mafie dell'Est: di recente ha arrestato una donna boss albanese, residente a Pordenone). In ascesa sono pure gli arresti di criminali appartenenti alla mafia rumena (547, tra il 2005 e il 2006), specializzata nel settore della clonazione e contraffazione di carte di credito (indagine Clone, Nasolie e Carta Bianca) e a quella
bulgara, che oltre a dedicarsi ai furti e allo sfruttamento della prostituzione, spiega Di Pietro (nessuna parentela con Antonio), "ha il quasi monopolio del mercato dei bambini (in particolare da parte di nomadi di etnia Sinta, uno dei dialetti bulgari), reclutati tra famiglie delle zone centro settentrionali della Bulgaria. I piccoli sono ceduti dai genitori in affitto alle organizzazioni criminali che li utilizzano per borseggi e accattonaggio".
Ma è la mafia cinese a preoccupare più di tutte Di Pietro, perché va di pari passo alla progressiva espansione commerciale della Cina e all'aumento di immigrati irregolari. Da quel che si è potuto capire,
in Italia non opererebbe una sola mafia cinese, ma numerosi gruppi composti da persone aggregate
secondo l'appartenenza familiare. La struttura sarebbe formata da un nucleo che va dalle 10 alle 50 unità, fortemente gerarchica, con un capo che ha la direzione strategica (decide da solo) e vice capi che hanno funzioni di collegamento tra i singoli affiliati.
Fino a ieri le estorsioni ai connazionali e il gioco d'azzardo costituivano le forme tradizionali di accumulo di denaro illegale. Ma negli ultimi anni, c'è scritto nella relazione della Dna, oltre alla diffusione della prostituzione (Milano e Torino) e dei prodotti contraffatti, "emergono i primi segnali di alleanze con la criminalità italiana: gruppi misti che fanno estorsioni, rapine e sequestri lampo".
A quando il prossimo morto (o la prima guerra) di mafia straniera?

Agostino Gramigna

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Re:La mafia africana controlla militarmente nove città italiane
« Risposta #2 il: Gennaio 28, 2019, 01:47:14 am »
Certo ma avere porzioni di territorio nazionale controllato da africani è davvero il colmo. Per non parlare della barbarie anche gratuita che probabilmente surclassa quella delle altre mafie.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.