Invece le loro sono società meravigliose, vero ?
Bene e allora perché non ti trasferisci in uno di quei paesi ?
Forse perché così meravigliosi non sono ?
Forse perché tra il dire e il fare ci passa di mezzo l'oceano atlantico ?
Facile pontificare sul web, eh ?
Comunque, da nazionalista quale sono, me ne sbatto altamente dei musulmani che "non ci stimano".
Del resto nemmeno io stimo loro.
E ti dirò di più: con me devono pure stare attenti a quello che dicono e fanno, quando sono "a casa mia". *
Cioè qui, in Italia.
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* Diversi anni fa, un lavavetri nordafricano che mi definì "italiano di merda", lo gonfiai come una zampogna.
Frank, a me sembra che, al riguardo, ci sia un equivoco molto comune: quello di credere che gli immigrati vengono qui perché ci ritengono migliori e vogliono vivere come noi. No, non è così: gli immigrati vengono qui per diventare più ricchi, e vengono da noi perché noi siamo più ricchi. Se io voglio un lavoro (dico proprio io, Davide), dove vado? Beh, in genere vado da qualcuno più ricco di me, tipicamente un imprenditore, per farmi assumere: questo non significa che io lo ritenga migliore di me, ma sta di fatto che, per come funzionano le cose, di solito il lavoro me lo dà chi è più ricco di me, non chi è più povero. Un tempo era cosa comune che le persone, soprattutto ragazze, bussassero alla casa dei ricchi per farsi assumere come persone di servizio, e non è che lo facevano perché si sentivano peggio di loro, per una particolare stima verso i signori o cose varie: no, lo facevano per avere un lavoro più comodo e meglio retribuito.
Tornando a noi, tu mi chiedi se io mi trasferirei in un paese musulmano. Ebbene, la mia risposta, al momento, ovviamente è no. Prima di tutto perché, per vivere in un posto, dovrei avere una rendita, per esempio un lavoro, e non sarebbe facile, per me, trovare lavoro in uno di quei posti. Seconda cosa, molto più importante, è che non parlo una parola di arabo o delle altre lingue parlate nei vari paesi musulmani (ricordiamo che gran parte dei musulmani NON sono arabi). L'italiano è l'unica lingua nella quale posso esprimere compiutamente e agevolmente il mio pensiero e l'unica lingua che capisco perfettamente, anche se c'è rumore, da lontano ecc.: sarebbe orribile per me vivere in un posto in cui non posso esprimermi compiutamente e non posso capire quello che dice la gente attorno a me. Esatto, non solo esprimermi: io voglio capire quello che dice la cassiera ai clienti prima di me, voglio cogliere i frammenti di discorso della gente attorno a me ecc., mentre detesto la sensazione di camminare in mezzo a gente che parla una lingua che non comprendo. Questo limita le mie possibilità all'Italia e, in misura molto ma molto minore, ai paesi in cui la lingua madre è l'inglese (l'unica lingua straniera che mastico) oppure un'altra lingua romanza (alla quale si presume possa fare l'orecchio, per così dire). Di certo non vivrei mai in un paese arabo per fare il sordomuto e, allo stato attuale, per chiedere l'elemosina.
Comunque, se parlassi e capissi l'arabo come l'italiano e avessi una rendita, per esempio una pensione, probabilmente mi trasferirei in un paese arabo di religione musulmana.
P.S. Per quanto strano possa sembrare, sono nazionalista anch'io, ma vedo purtroppo come il mio amato Paese sia vittima, come tutto l'Occidente, di un'élite culturale certamente minoritaria ma particolarmente efficiente nell'imporre il proprio pensiero: il cosiddetto pensiero unico. Probabilmente il nostro è stato uno degli ultimi paesi occidentali a resistere, ma alla fine anche l'Italia ha capitolato. Certo, se l'Italia si scrollasse di dosso il pensiero unico, allora non desidererei altro che continuare a vivere qui.