Stessi discorsi da sempre. Stessa idolatria come ai tempi del nazismo quando si esaltava, dico esaltava, perché loro facevano un discorso razziale, tipo; razza nordica, questi invece, anche i femministi esaltano dall'intelligenza all' etica, alla morale, insomma tutto fa brodo. Ricordo che anche gli zingari e i negri dicono la stessa cosa. Se loro non esisterebbero, non ci sarebbe civiltà....
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Da uno a cento quanto sono deficienti queste povere cerebrolese ultra complessate ?
Peraltro quei pensieri sono diffusissimi tra le femminucce moderne, italiane e non.
Come ho già avuto modo di scrivere in altre occasioni, è impossibile ascoltare una donna che fa un minimo apprezzamento agli uomini.
Dalle loro bocche esce solo veleno, risentimento, astio e (diciamolo) un odio profondo verso tutto ciò che è maschile.
Perché, nei fatti, le donne (non solo le femministe militanti) sono ostili verso gli uomini.
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PS: chissà cosa direbbe lui se potesse
tornare in vita...
http://www.lucidamente.com/1802-quel-maledetto-crucco-di-moebius/«La loro morale è soprattutto morale di sentimento; la morale che deriva dal ragionamento è loro inaccessibile e la riflessione non fa che renderle peggiori. A questa unilateralità s’aggiunge una ristrettezza di visuale. Giustizia, senza riguardo alla persona, è per esse un concetto vuoto di senso. Esse, nel fondo, non hanno il senso del giusto. Ne consegue la violenza degli affetti, la incapacità al dominio di se stessi. La gelosia e la vanità, insoddisfatta o ferita, suscitano tempeste che non concedono campo a nessuna riflessione d’ordine morale. Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».
«La lingua è l’arma delle donne, poiché la loro debolezza mentale le obbliga a rinunziare alla prova dei fatti, per cui non resta loro che la piena delle parole. La litigiosità e la smania delle chiacchiere non a torto furono in ogni tempo ritenute specifiche del carattere femminino».
«Parimenti è loro caratteristica un’avarizia fuori di luogo. Molto affine a questa caratteristica è l’abitudine a far gran caso di minime questioni. Piccole bagattelle del momento fanno loro dimenticare passato e avvenire, le questioni più serie e le minuzie vengono trattate con lo stesso impegno e spesso ciò che veramente è importante viene trascurato per amor di un nonnulla. Né giovano le dure esperienze, e le dimostrazioni più persuasive provocano bensì teorici assentimenti, ma non mutano lo stato delle cose: “Alla fin fine io son fatta così”».