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La grande menzogna del femminismo - Santiago Gascò

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santiago:
Lo scopo dell'opera è quella di diffondere il più possibile i contenuti (e se possibile aumentarli) per aprire pian piano un varco nella narrazione prevalente.
Fate quello che ritenete più opportuno per promuovere le idee, anzi se avete una conoscenza femminista che vi sta antipatica, a Natale regalatele il libro, le farà un gran bene!

A proposito dell'argomento lavoro, tra le citazioni ci sono degli esempi dove le donne venivano di più e in altri dove gli uomini venivano pagati di più.
Che gli uomini fossero (in tutta la Storia che la forza fisica era indispensabile) più prodottivi la dimostra un mercato del lavoro che non era viziato per presunti pregiudizi di genere: il mercato degli schiavi.
Come si mostra con degli esempi nel libro, lo schiavo maschio costava di più e era molto più ricercato in tutto il mondo ed epoche, tanto nel mondo greco, nell'impero romano, tra i barbareschi o in America in un'asimmetria numerica che era molto pronunciata a svantaggio dell'uomo.
La domanda che tutti ci dovremmo fare è perché nei testi scolastici (in verità da nessuna parte) non venga evidenziata questa ovvietà, che la vittima prediletta della schiavitù (e subire le peggiori condizioni di schiavitù) era l'uomo. Chiedersi come mai questa realtà non sia segnata da nessuna parte.


P.S. Nella sezione "libri" ho aperto una con il titolo dell'opera "La grande menzogna del femminismo". Secondo me sarebbe meglio ricondurre d'ora in poi qualsiasi commento sull'opera su questo contenitore unico. Grazie

Vicus:
Santiago ti sarebbe possibile pubblicare l'opera in formato elettronico, per es. Kindle? Oppure se disponi del file posso mandarti un bonifico.
Con un'indicizzazione digitale sarebbe facile effettuare ricerche per argomento con programmi tipo Kopernik e riportare passi rilevanti.

Frank:
Pag. 279-280

Nella fissazione delle remunerazioni, il genere poteva costituire un elemento, ma non era certo il fattore determinante.
Perciò anche le donne erano pagate di più in quella attività in cui rendevano di più o che potevano svolgere meglio, e viceversa retribuite
meno quando le loro capacità risultavano inferiori a quelle maschili. Ad Avignone, alla fine del Trecento, le donne che rivestivano di stoffa l'interno delle armature percepivano compensi nettamente superiori a quelli dei loro colleghi meno abili in questa attività, così come a Venezia, alla fine del Cinquecento, le ragazze che fabbricavano passamanerie dorate erano retribuite molto più dei ragazzi. Viceversa, nei cantieri trecenteschi di Siena o nei pressi di Pavia a fine del Quattrocento, dove un gran numero di donne erano state
reclutate per lo scavo di una roggia, il loro rendimento necessariamente inferiore faceva sì che percepissero retribuzioni di un terzo inferiori a quelle degli uomini, mentre i bambini prendevano la metà. Quando poi la resa era la stessa, lavoratore e lavoratrice venivano
pagati nello stesso modo.

[...]

Lavoro a cottimo.
Nel 1841 il contadino maschio che viveva in casa del datore di lavoro poteva contare in Renania su un guadagno annuo oscillante tra i 60 e i 180 marchi l'anno, e per una donna si andava dai 54 ai 108 marchi, mentre nella Prussia orientale le cifre erano rispettivamente di 45-60 marchi e 30-36 marchi. Normalmente si era pagati a seconda del tempo lavorato oppure a cottimo. Era opinione generale che  il lavoro a cottimo fruttasse guadagni settimanali più alti rispetto a quello pagato ad orario. (L'uomo romantico, p. 78).
Nel 1779, il Conte del Carpio spiegò:
"Ci sono molte occupazioni nelle quali è un peccato usare la forza di lavoro maschile, nelle quali donne e bambini possono eccellere:
pizzi, bottoni, merletti, ricami e altri manufatti di questa specie, sono più adatte per le mani di una donna e di un bambino.
(Historia de las mujeres en Espana y América Latina - II, pp. 253-254).
Italia fascista.
I contratti [agricoli] valutavano generalmente il lavoro femminile al 60 per cento di quello maschile, secondo le indicazioni formulate nel 1926 da Arrigo Serpieri, il maggior esperto di agricoltura tra gli statisti del regime.
(Le donne nel regime fascista, p. 250).

Vicus:
A uguale rendimento uguale salario. Se non è parità questa

Paol:

--- Citazione da: Vicus - Maggio 07, 2019, 00:26:46 am ---E' davvero un testo notevole: documentato, chiaro, sintetico. Col permesso di Santiago, bisognerebbe riportarne degli estratti sul forum. Che ne dici di copiare il tuo post nella sezione in evidenza?

--- Termina citazione ---
Recentemente ho avuto la possibilità di parlare con l'editore del libro di Santiago Gascò, Paolo Persiani, che mi ha detto che in autunno è prevista la pubblicazione del secondo volume , concentrato sull'analisi del femminismo, ma naturalmente sarei ben felice che l'autore ce ne scrivesse su questo forum.

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