Leggo ora l'articolo di Stasi sull'intervista ad Elisabetta Frezza realizzata da Byoblu. Il testo, pure piuttosto lungo, non approfondisce i temi affrontati da Frezza in un'ora e venti di esposizione, che riassume in modo vago in un solo paragrafo incentrato sull'ONU. In compenso, si sofferma a screditare Byoblu, canale di assoluto riferimento nel panorama informativo italiano, con garbate evocazioni del complottismo e addirittura dell'antisemitismo:
"[Byoblu è] troppo spesso indulgente verso bislacche teorie complottiste, l'effetto che si può avere ascoltando l'intervista solo parzialmente è che effettivamente si sia di fronte a una variante dello sciachimismo o similari, ma così non è. Ciò che caratterizza i complottisti è la tendenza a colmare la mancanza di prove o con fonti poco verificate (o non verificate del tutto), o con l'appello a poteri misteriosi e superiori (la congiura pluto-giudaico-massonica internazionale e cose simili)."
Forse preoccupato degli umori del mondo LGBT (che considera "indispensabile") non manca di bruciare un grano d'incenso all'imperatore, con una frase la cui portata è molto più ampia di quanto potrebbe sembrare:
"Il discorso di Frezza non induce a una negazione dei diritti fondamentali delle persone sulla base delle inclinazioni sessuali o altro, non è e non può essere discriminatorio. Denuncia piuttosto come il dilagare di un'ideologia radicale nei gangli decisionali internazionali abbia creato uno sbilancio"
La genericità di questa frase spalanca la porta ai più ampi e sorprendenti sviluppi: quali sarebbero "i diritti fondamentali delle persone sulla base delle inclinazioni sessuali"? Sposarsi ed adottare figli? Farli partorire a pagamento nel Terzo Mondo? Stasi non si pronuncia e si lascia tutte le porte aperte.
Deforma anche il pensiero della Frezza, nel considerare il gender come un'ideologia radicale, isolandola dal contesto LGBT che la propugna compatto e con ampi mezzi di stampo totalitario.
Smussa la portata dell'ideologia gender soffermandosi sullo "sbilancio" che porterebbe negli intangibili "diritti" LGBT che si prende nuovamente cura di dissociare, contro ogni evidenza, dal quadro unitario di pensiero e di azione, ai più alti livelli, di quel mondo.
Perde infine ogni ritegno nel considerare il gender come un parto del femminismo, definito suprematista per distinguerlo necessariamente da un femminismo moderato:
"Il primo è quando Frezza attribuisce una sorta di primato mobilitante della teoria gender rispetto a quella del femminismo suprematista: è la prima, dice, ad aver inglobato la seconda in un'alleanza terrificante e distruttiva. Io credo invece che sia avvenuto il contrario: il femminismo suprematista nasce molto prima del gender, che di fatto né è una branca. Una volta teorizzato, ne diventa uno dei bracci armati, non viceversa."
Insomma, il gender non c'entra nulla col mondo LGBT, è espressione di una trascurabile frangia radicale strumentalizzata dal femminismo "cattivo".
Se è così, come mai il mondo LGBT non ha mai preso pubblicamente le distanze dal gender? Perché, come riporta la stessa Frezza nel video (ma Stasi al riguardo tace) l'UNAR e 29 primarie associazioni LGBT sono accreditate alle pari opportunità per la diffusione del gender? Stasi non se lo chiede e si fa paladino della dissonanza cognitiva prevalente, per cui non esisterebbe malgrado l'evidenza alcuna identità ideologica e di azione tra ideologia gender e LGBT.
Avendo ridotto al nulla i diritti maschili, il femminismo è diventato superfluo e viene progressivamente inglobato nel blocco gender ma Stasi non lo vede.
Conclude auspicando, ancora una volta, il riconoscimento di "uguali diritti per tutte le persone", volutamente ignorando che la società non è un insieme di individui e che certi presunti diritti hanno ripercussioni devastanti su tutto il corpo sociale.
Un articolo opaco e cerchiobottista, sfiatato nel denunciare il gender ben al di sotto del minimo sindacale. Non lascia ben sperare in una difesa efficace dei diritti maschili, che non si riducono alla conta dei casi giudiziari ma richiedono lucidità e intenzioni leali.