Autore Topic: Ipersessualizzazione come tecnica per sfibrare gli uomini: le prove  (Letto 1032 volte)

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Offline Vicus

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Per chi va di fretta basta leggere il testo ingrandito.
Scopo di questo post è mostrare come l'ipersessualizzazione non sia una "spontanea evolzione" della società, ma la conseguenza di tecniche e strategie ben precise:

L’iper-sessualizzazione della cultura occidentale

La produzione cinematografica e televisiva è oggi l’amplificatore seducente di questa filosofia agnostica e pragmatica, per cui ogni esperienza (anche la più sordida e laida come vedremo attraverso questo articolo) merita d’esser vissuta.

Si degrada dunque la gente, con l’utilizzo degli scritti ideologizzati (dottrinalmente ambigui) e delle immagini, moralmente corrotte, che (a livello subliminale) contaminano valori ed ideali.

Per fare ciò si utilizzano la seduzione della letteratura e soprattutto della televisione, delle riviste illustrate (specialmente quelle rivolte ad un pubblico femminile) ed in particolare del cinema e attraverso quella nuova forma d’intrattenimento ormai dilagante che sono le serie tv.

Il poterea è ben consapevole che la lettura è fatica, impegno ed ingenera stanchezza. Le immagini, invece, sono gradevoli, immediatamente comprensibili e suadenti.

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Gli ingegneri della iper-sessualizzazione occidentale

Kevin MacDonald osserva che:

“nonostante lo stesso Freud, più avanti negli anni, svilupperà l’idea di un istinto mortale per spiegare il concetto di aggressività, un tema ricorrente nella critica freudiana alla cultura occidentale è che una liberazione dalle repressioni sessuali porterebbe ad un abbassamento dei livelli di aggressività, introducendo un’era di amore universale (le opere di Norman O. Brown, Herbert Marcuse e Wilhelm Reich vanno in questa precisa direzione) (1).

Il sesso, quindi, come arma di corruzione per evitare pogrom e lucidità nelle masse occidentali.

Wilhelm Reich, Herbert Marcuse e Paul Goodman sostituirono Marx, Trotsky e Lenin quale materiale di lettura rivoluzionaria obbligatorio. Il lavoro di Reich si focalizzò principalmente su “lavoro, amore e sesso”, mentre Marcuse profetizzava che un’utopia socialista avrebbe potuto liberare gli individui per raggiungere la soddisfazione sessuale. Goodman, dal canto suo, scrisse di “meravigliose conseguenze culturali” che avrebbero fatto seguito alla legalizzazione della pornografia: la legalizzazione avrebbe “nobilitato tutta la nostra arte” e “umanizzato la sessualità”.

L’iper-sessualizzazione della cultura occidentale può quindi essere considerata quale: ‘applicazione pratica, etno-politica, della teoria psicoanalitica nei confronti di una cultura occidentale tradizionale considerata come intrinsecamente autoritaria e fascista, a causa della sua moralità sessualmente repressa’. MacDonald sottolinea che “la psicoanalisi è stata un vero e proprio tesoro di idee per coloro che hanno il fine di sviluppare critiche radicali nei confronti della cultura occidentale”, poiché, tramite queste idee, si può influenzare il pensiero all’interno di una vasta gamma di settori, “tra cui la sociologia, l’educazione dei figli, la criminologia, l’antropologia, la critica letteraria, l’arte, la letteratura e i media popolari”.

Fra gli innumerevoli e possibili esempi prendiamo come capostipite (in senso corruttivo) l’enormemente popolare serie tv Orange is the New Black. Questo serial è il parto degenerato della sceneggiatrice e produttrice esecutiva Jenji Kohan (oggi alla ribalta di netflix per la nuova serie tv Glow – foto di apertura articolo). Suo padre, Buz Kohan, ricercato autore, ha vinto qualcosa come 11 Emmy Awards durante una carriera protrattasi per quasi cinquant’anni. Sua madre, Rhea Kohan, è una romanziera; suo fratello maggiore, David Kohan, è il co-creatore e produttore della sitcom a tema gay Will & Grace (NBC).

Ciò che influenza i movimenti in America, ciò che influenza i nostri atteggiamenti in America sono tanto la cultura quanto le arti, insieme a tutto il resto. Nulla che potessimo fare legislativamente. Era un telefilm come Will and Grace, erano i social media. Letteralmente. Sono queste cose che hanno fatto avanzare ulteriormente le attitudini della gente verso l’accettazione di temi e costumi prima impensabili. Ecco perché ero certissimo che la stragrande maggioranza delle persone avrebbe abbracciato, e anche rapidamente, il matrimonio gay. L’influenza è immensa, l’influenza è immensa.

Ciò non sorprende affatto visto che, come presuppongono la Cultivation Theory e la teoria dell’apprendimento sociale, l’esposizione ad un contenuto multimediale conduce ad un maggior supporto ai valori incorporati nel contenuto stesso, nonché una maggiore propensione a considerare le rappresentazioni delle fiction come una oggettiva rappresentazione della realtà.

Le tematiche freudiane, non a caso, continuano ad essere applicate dai ‘formatori’ delle menti occidentali come strumento di stabile influenza, nonostante tali concetti abbiano cessato da lungo tempo di svolgere un qualsiasi ruolo nello sviluppo del campo della psicologia ufficiale.

Orange is the New Black è uno spettacolo che risulta essere incredibilmente degenerato, il quale inverte la moralità tradizionale occidentale e rende glamour l’omosessualità. I temi principali dello show sono che i rapporti eterosessuali stabili sono anormali e che il cristianesimo è un credo malvagio che, a causa della sua morale sessuale soffocante, conduce i suoi praticanti a diventare bigotti ipocriti con personalità distorte e nevrotiche (come spiegavamo ad inizio articolo). L’immancabile “cattiva” della serie è difatti una cristiana, finita in prigione per aver ucciso un manipolo di abortisti dopo aver subito lei stessa un aborto. Ogni donna della prigione, eccezion fatta per la malvagia cristiana, ha una relazione lesbica con uno dei detenuti, non esclusa una suora.

Non sorprende. I promotori ed agitatori di Hollywood amano difatti degradare ed umiliare il cattolicesimo mettendo spesso in scena le suore intente in atteggiamenti sessualizzati o addirittura in rapporti sessuali diretti. È ben noto che la scena di apertura del pilot della celebre serie Californication ritraeva una suora impegnata a praticare del sesso orale in una chiesa. Questo svilimento pornografico dei simboli cristiani è un mezzo oltraggioso di contaminazione della cultura e della morale tradizionale cristiana.

Una come la Kohan, ovviamente, non prova alcun imbarazzo a sfruttare tali oltraggi avendo dichiarato che “quando le persone seguono questi dogmi cristiani (per lei superstizioni), la mia urgenza è di strapparglieli via”.

Etichettando la Kohan come “una forza della natura”, il Time Magazine nota come i suoi personaggi siano “un bel colpo di colore e di fresco orientamento sessuale sullo schermo. La Kohan mostra una passione per la diversità, creando personaggi in tutti quegli ambiti imperfetti e talvolta sgradevoli, ma pur sempre facenti parte dell’umanità (periferie?...)”.

I perenni temi di Hollywood, ovvero di voler nobilitare la liberazione sessuale e la mescolanza delle razze, sono particolarmente fondanti all’interno di una serie come Orange is the New Black.

Alla domanda del perché abbia voluto includere così tanto sesso gratuito nel suo show, la Kohan ha risposto così:

Voglio più scopate, ovunque. Questa è una di quelle cose che sento mia. Esprime tutto. È consolazione, è liberazione, è brutalità, è compagnia. È tantissime cose. Lo facciamo tutti. Ci pensiamo tutti. Non lo vediamo a sufficienza secondo me. È una bella seccatura con alcuni attori perché per loro è molto imbarazzante eseguire certe scene. Ma se dipendesse da me ci sarebbe molto di più di quanto già non sia. È così vitale e integrale nella vita di una persona, e dovrebbe riflettersi su quello che stiamo osservando se stiamo veramente portando le nostre esperienze. Ed è così piccante. Amo il sesso, e ne voglio di più”.

La Kohan ha inoltre dichiarato al The Hollywood Reporter:

“Adoro il sesso esplicito; più sesso c’è e meglio è. Molto spesso è dura convincere gli attori a mettersi completamente nudi… Speri semplicemente che tutti stiano rilassati, ma non lo sono. C’è molto lavoro di convincimento dietro, soprattutto per riuscire a mettere le persone a proprio agio”.

Altrove la Kohan ha espresso la seguente opinione: “Penso che le persone abbiano bisogno di accettare la loro sessualità, non importa in quale ambiente stiano”, osservando come lei sia “assolutamente d’accordo con la teoria contenuta nella ‘Scala di Kinsey’ (sistema di classificazione degli orientamenti sessuali), dove il 10% è assolutamente eterosessuale e il 10% è assolutamente gay e tutti gli altri vagano nel mezzo, tutti, nessuno escluso”.

Qui la Kohan sta chiaramente echeggiando il “dibattito” freudiano secondo il quale “una disposizione per le perversioni è un aspetto originale e universale dell’istinto sessuale umano”.

Un articolo uscito su Rolling Stone ha osservato come Orange is the New Black sia stato all’avanguardia degli spettacoli televisivi che stimolano in chi guarda la percezione di sessualità e identità di genere, in particolare grazie alla performance della attrice trans Laverne Cox che interpreta Sophia Burset, e grazie all’attrice gay Lea DeLaria che interpreta Carrie “Big Boo” Black. La Kohan sottolinea che nel suo spettacolo il “transgenderismo” non è “affrontato” apertamente, ma è “intrecciato” nel racconto della protagonista. “Non esiste un episodio particolare dedicato al carattere trans”, ha osservato la Kohan, “ma esso è normalizzato e spalmato all’interno dell’intera serie”.

Qualcuno, notando come questa serie tv sia riuscita a normalizzare la perversione sessuale e l’idea della natura “fluida” dell’identità di genere, ha osservato:

Dopotutto questo è lo spettacolo che ha reso il trans Laverne Cox un nome celebre all’interno delle case di mezzo mondo, sia per la sua sofisticata politica intersettoriale sia per la sua bellezza ridanciana. Donna trans di colore e primo trans actor nominato per un Emmy, Laverne Cox ha sempre contestato la nozione popolare secondo la quale la visibilità è in sé sufficiente a produrre cambiamenti sociali, volendo invece sfruttare la sua posizione per pubblicizzare l’attivismo LGBTQ e per richiamare l’attenzione sui problemi della disuguaglianza e dell’ingiustizia. Orange is the New Black rilascia un punto di vista di tipo femminista in modo astutamente sovversivo: i suoi temi radicali si combinano con un’avvincente narrazione, mentre siamo immersi, quali compagni di cella, in intimità con i personaggi.

In risposta alla notizia secondo la quale una ragazza interna allo staff di produzione di Orange is the New Black aveva divorziato da suo marito per mettersi con una attrice dopo aver dichiarato che lavorare al serial le aveva fatto realizzare di essere lesbica, la Kohan ha risposto divertita:

“L’ho trasformata in una lesbica. L’ho fatta gay. Mi sembrava non ci fosse sufficiente equilibrio nella stanza di lavoro, quindi, avendo la bacchetta magica, posso fare diventare gay le persone”.

Nonostante queste irrispettose osservazioni, vi sono prove oggettive che il cambiamento di orientamento sessuale sia in misura significativa determinato dall’ambiente televisivo. Uno studio danese del 2006 aveva già rilevato che, sulla base di un’analisi effettuata su 2 milioni fra uomini e donne, i fattori sociali e familiari svolgono un ruolo significativo nel determinare l’orientamento sessuale. In un’intervista, uno degli autori dello studio aveva sottolineato che “i fattori prenatali non possono tenere conto della variazione degli orientamenti sessuali umani” e che “qualunque ingrediente determini le preferenze sessuali e le scelte matrimoniali di una persona, il nostro studio basato sulla popolazione mostra che i fattori ambientali sono importanti”.

La cultura influisce sulla sessualità umana esercitando un’influenza inibitoria o disinibitoria su certi comportamenti sessuali. Attraverso il suo ritratto positivo dell’omosessualità e del “transgenderismo”, Orange is the New Black incoraggia chiaramente individui marginali o confusi ad identificarsi come omosessuali.

Contenuti di questo bassissimo genere, in un’epoca come la nostra, sembrano poter passare per un serio argomento culturale all’interno di uno dei più importanti e influenti media americani. Giusto per capire in che mani siamo finiti…

Come abbiamo visto, all’interno della serie Orange is the New Black tutto è permesso — ad eccezione di qualsivoglia razzismo, di qualsiasi proposito a favore del cristianesimo o contrario al movimento LGBT. Stranamente però la vita dell’autrice è pienamente conforme ai più tradizionali standard. È sposata con il giornalista freelance Christopher Noxon con il quale ha tre bei figli.

La tendenza dei sovvertitori della cultura occidentale a ben guardarsi dal praticare personalmente ciò che promuovono per il pubblico è qualcosa di impressionante. Un altro esempio degno di nota è quello dell’imprenditore e “re dell’infedeltà” Noel Biderman, fondatore e amministratore delegato della società che gestisce un sito web di incontri chiamato Ashley Madison, progettato per rendere più facile alle persone sposate di organizzare incontri adulterini. Lo slogan della compagnia (inventato dallo stesso Biderman) è: “La vita è breve. Concediti una relazione”.

Mentre promuove l’infedeltà (guadagnandoci molto bene), lo stesso Biderman dichiara di essere un padre felicemente sposato, fedelissimo e con due bambini. In un’intervista al programma australiano A Current Affair ha ammesso che se dovesse scoprire che sua moglie facesse uso del suo sito ne rimarrebbe “devastato e sconvolto”.

Come indicano questi veraci commenti, le società sane e funzionali si fondono sulla propagazione della famiglia tradizionale e la protezione dei suoi bambini.

Una perfetta manifestazione di tale sabotaggio sociale a danno dei nostri figli riguarda l’esempio dell’ex attrice Disney, un tempo idolo delle ragazzine, Miley Cyrus, che di recente ha dichiarato: “Sono letteralmente [sessualmente] aperta ad ogni singolo aspetto della sessualità che sia legale e non coinvolga animali. Tutto ciò che è legale l’ho praticato. Ragazzo o ragazza è lo stesso, si può essere tutti e due insieme; intrattengo relazioni aperte con tutti”.

La transizione di questo personaggio televisivo, della pluripremiata scuderia Disney, passato dall’essere innocente stella bambina dello schermo a volgare propagandista per una completa liberazione sessuale a favore della “fluidità di genere”, può essere direttamente attribuito all’influenza maligna esercitata dal suo manager Larry Rudolph. Come lui stesso ha dichiarato al Daily Mirror:
 
“Prendi una bella ragazzina con un’immagine pulita, la trasformi in una dea dello showbiz sessualizzato e vedrai scorrere il denaro. Questo è ciò che è successo con Miley Cyrus”. Le sue piccanti interviste e i suoi scatti seminudi assomigliano ad un deliberato cambiamento sotto la guida di un abile manager commenta il Daily Mirror.

La Miley, bambina trasformata in regina della volgarità, è solo l’ultima di una serie di prodotti della ‘scuderia Rudolph’. Britney Spears, Christina Aguilera e Jessica Simpson sono tutte sue creazioni. L’imprenditore multi-milionario, ex avvocato, si è specializzano in questa transizione: da bambina prodigio o strumento di pubblica corruzione.

Mezza America si è sentita oltraggiata alla vista della ex principessina Disney Miley Cyrus, oggi più che ventenne, che si è presentata vestita di un bikini in lattice colorato rivolgendosi in maniera provocante al cantante Robin Thicke durante i Music Awards MTV. ‘Come può quella bambina dolce che per otto anni ha vestito i panni della Hannah per la TV dedicata ai bambini, cadere così basso?’, ha denunciato un gruppo di genitori disgustati. Ma la sua performance televisiva è stata vista da 50 milioni di persone.

Secondo l’opinione di E. Michael Jones la promozione per una licenziosità sessuale (e la gamma sempre più estesa di perversioni e di disfunzioni nell’identità di genere) è una strategia per esercitare a tutti gli effetti il controllo sulle popolazioni: un modo per renderle politicamente gestibili facendole diventare schiave delle loro passioni.

L’iper-sessualizzazione della cultura occidentale e l’assalto alla normatività eterosessuale bianca è fin troppo onnipresente e un fenomeno di fin troppo lunga durata per non avere una solida base etno-politica.

Le conseguenze dell’iper-sessualizzazione della cultura occidentale

Le conseguenze dell’erosione del codice tradizionale di vergogna occidentale che faceva rispettare i vincoli connessi alla sessualità (risultato del trionfo delle critiche psicoanalitiche e radicali nei confronti della cultura occidentale fin dagli anni Sessanta quando la censura che teneva a freno la sessualità di Hollywood, iniziata fin dagli anni ’20, venne soppressa) sono risultate essere molto più deleterie per quei gruppi con quoziente intellettivo più basso, predisposti ad una sessualità precoce.

La dissoluzione della famiglia tra i bianchi non elitari

Uno studio del Journal of Adolescent Health datato 2006 ha scoperto che: “Il forte rapporto esistente tra i media e l’espressione sessuale adolescenziale è correlato al ruolo dei media come fonte primaria della socializzazione sessuale negli adolescenti”.

Stando al libro A Cognitive Psychology of Mass Communication degli psicologi Richard Jackson Harris e Fred W. Sandborn: “Gli adolescenti che guardano moltissima televisione con contenuti sessuali hanno il doppio delle probabilità di avere rapporti sessuali nel corso dell’anno successivo rispetto a quegli adolescenti che guardano poca televisione con contenuti sessuali, anche dopo aver verificato altri possibili fattori” (9).

L’iper-sessualizzazione della cultura occidentale ha condotto ad un tasso crescente di malattie sessualmente trasmesse tra gli adolescenti. Negli Stati Uniti si è verificato un allarmante aumento della gonorrea, della clamidia e della sifilide.

In tutto il monto occidentale è inoltre aumentato l’abuso sessuale sull’infanzia.

Joe Tucci, direttore esecutivo della Australian Childhood Foundation, attribuisce questo drammatico aumento al fatto che oggi anche i bambini “usufruiscono di questa ‘dieta’ di immagini pornografiche, immagini sessuali facilmente accessibili e valori distorti nei rapporti, mettendo tutto insieme ed iniziando ad impegnarsi in comportamenti sessuali fin dalla primissima età”.

La commentatrice sociale Melinda Tankard Reist domanda senza mezzi termini: “Quanto deve ancora peggiorare la situazione? Quanti altri bambini di 5 anni vogliamo avere nei programmi di trattamento per poter giungere a dire che, forse, non dovrebbe esserci una situazione libera da limiti o controlli dove i bambini possono accedere alla visione della tortura pornografica, alla violenza pornografica e all’incesto pornografico? I bambini vengono cresciuti pensando che questa roba sia normale”.

Inutile dire che è proprio a causa di programmi come Orange is the New Black che la separazione tra “pornografia” e “intrattenimento popolare” si sta rapidamente dissolvendo.

La “pornificazione” della cultura popolare avanza inesorabile

Kevin MacDonald osserva come “l’errore fondamentale commesso da Freud è stata la combinazione sistematica del sesso con l’amore. Questo è stato anche il suo errore più sovversivo, e non si possono non evidenziare le conseguenze assolutamente disastrose che scaturiscono dal voler accettare la visione freudiana che sostiene come la liberazione sessuale avrebbe avuto effetti salutari sulla società”. L’enfasi psicoanalitica sui vantaggi della liberazione sessuale è fondamentalmente “una tattica sovversiva che promuove stili educativi genitoriali di scarsissimo livello” (10). Al contrario, le istituzioni religiose e secolari maggiormente tradizionali d’Occidente sono risultate essere un “binomio associato ad una genitorialità di alta qualità”. Queste istituzioni hanno rappresentato un ruolo centrale per il legame della coppia, per la solidità della coniugalità e per una reciproca assistenza come base per il matrimonio. Tuttavia, nel momento in cui queste istituzioni sono state oggetto della critica radicale portata dagli psicoanalisti, sono state viste come causa di nevrosi e la stessa società occidentale è stata considerata in qualche modo portatrice di malattie (11).

Il risultato più evidente della rivoluzione sessuale ideata dai potentati, come ha osservato Kevin MacDonald, è stata l’istituzione di una società controllata da una “élite cognitiva” che può dominare politicamente, economicamente e socialmente “una massa crescente di individui che sono intellettualmente incompetenti, irresponsabili come genitori, inclini a richiedere assistenza pubblica e inclini a comportamenti criminali, a disturbi psichici e ad abusi di sostanze illecite” (12).

L’iper-sessualizzazione della cultura occidentale sembra intensificarsi ogni anno che passa, perché la linea tra la pornografia e l’intrattenimento popolare si sfuma sempre di più.

Per poter proteggere le comunità bianche dall’influenza insidiosa di Hollywood, abbiamo chiaramente bisogno – oltre che a denunciare l’“agenda” che è dietro alla sua produzione – di sviluppare un nostro mezzo alternativo e ampiamente accessibile che rafforzi i supporti culturali per le famiglie bianche tradizionali. Sebbene sia indubbiamente fattibile fare progressi significativi per poter sviluppare un’infrastruttura alternativa di informazione attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie di comunicazione, interrompere con i mass media e con il monopolio di intrattenimento richiederà la buona volontà di tutti.
« Ultima modifica: Giugno 09, 2019, 09:03:46 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline giacca

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Re:Ipersessualizzazione come tecnica per sfibrare gli uomini: le prove
« Risposta #1 il: Giugno 09, 2019, 21:06:02 pm »
Ritengo che abbia contribuito anche l'era edonistica che c'è stata dalla fine degli anni 70 in poi con Reagan e in Italia con Berlusconi.

Offline Vicus

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Re:Ipersessualizzazione come tecnica per sfibrare gli uomini: le prove
« Risposta #2 il: Giugno 09, 2019, 21:15:59 pm »
Sicuramente. L'articolo non ne parla perché è straniero
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.