Autore Topic: Davide Stasi: la donna che bada alla casa è uno stereotipo sessista medievale  (Letto 1158 volte)

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Offline Vicus

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Per caso questa frase vi ricorda qualche slogan letto e riletto su siti femministi? Stavolta, invece, l'ho pescata in un ennesimo articolo di Davide Stasi - Stalker Sarai Tu, che senza onta fa suo, non senza aggiungervi allusioni al Medioevo oscuro e retrogrado, un vecchio luogo comune femminista per cui la donna che si occupa della famiglia sarebbe un retaggio sessista di epoche buie e patriarcali:

"La donna è vista nello stereotipo sessista antimaschile e medievale di unica depositaria della cura familiare e genitoriale."

Ancora una volta non si capisce come si possano far avanzare i diritti maschili, attaccando gli uomini (Incel, separati, pro vita) e riprendendo slogan femministi risalenti al '68.
Premesso che nel Medioevo, pur senza il benessere dato dalla tecnologia più recente gli uomini contavano qualcosa e non avevano a che fare con divorzi e notti passate in macchina, resta da vedere se la donna che lavora causi davvero meno guai all'uomo.
Diversi attivisti maschili, pensano con ragionamento apparentemente fondato che una donna con un impiego e un reddito, a differenza di una "mantenuta", in caso di divorzio riesca ad ottenere un appannaggio meno sostanzioso e sia quindi una tappa per arrivare alla magica parità.
Eppure non si può fare a meno di notare come il lavoro sia una rivendicazione primaria del femminismo sin dagli albori, in un'ottica di competizione con l'uomo e che la presenza femminile nel mondo del lavoro vada di pari passo col declino della stabilità familiare e con lo sprofondare nell'irrilevanza della figura del marito e del padre.
Né vi sono prove (se non del contrario) che, almeno, l'ex marito di una donna che lavora non si ritrovi da un giorno all'altro nell'indigenza a seguito di una separazione. Gli assegni di mantenimento sproporzionati sono lì a testimoniarlo. Leggo oggi un commento su Facebook:

"però ancora 400 al mese per me è un salasso. Il lavoro c'è l' ha. Io ho le figlie e il mutuo...* da non crederci"
[* Questo povero ex marito di donna lavoratrice è già molto fortunato]

Eccoli i vantaggi per l'uomo del lavoro femminile.
Lungi da noi affermare che si dovrebbe proibire alla donna di lavorare. Tuttavia oggi il lavoro femminile è diventato un valore assoluto, senza il quale la donna non esiste come persona.
La cronaca quotidiana dimostra come sia uno dei principali fattori che l'ha resa (non abbiamo paura a dire la verità) più insofferente, superba, dispotica e capricciosa.
Come mi ha detto proprio una donna, il fattore economico è determinante per il divorzio, se una donna non potesse mantenersi (col proprio lavoro o con l'assegno dell'ex marito) ci penserebbe due volte prima di divorziare e rendere la vita un inferno al compagno.
L'idea di parità apparentente lodevole propalata da diversi siti maschili, si basa su un'illusione di fondo non semplice da capire per la mentalità corrente: in un sistema femminista-consumista, che condanna l'uomo all'irrilevanza, non sarà mai possibile ottenere la parità (solo contabile) che molti sognano.
La discriminazione dell'uomo non è un accidente casuale in una società altrimenti perfetta, che si può risolvere con una petizione a Strasburgo: se non si cambiano i valori di base gli uomini continueranno ad essere trattati come cani.
Uomini e donne sono diversi non solo morfologicamente, hanno ruoli diversi e se si vuole ridare il giusto valore all'uomo, la donna deve tornare ad essere donna anziché competere con l'uomo causando conflitti.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.