Autore Topic: Una parola per gli uomini  (Letto 11719 volte)

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Offline Jammy

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #15 il: Luglio 04, 2019, 12:25:57 pm »
 Per non parlare di questo pezzo direttamente da Le Figaro:

Et pourquoi les garçons jouent-ils à la guerre et pas les filles? Lorsqu'ils réalisent, vers 4 ans, qu'ils ne pourront jamais avoir un bébé dans leur ventre, qu'il ne pourront pas donner la vie, c'est un drame. Ils décident alors de donner la mort, qui est un pouvoir équivalent à celui de donner la vie.

Ho fatto francese quindi lo so tradurre:
"E perché i bambini maschi giocano alla guerra? Quando realizzano, verso i 4 anni*, che non potranno mai avere un bimbo nel ventre, che non potranno mai dare la vita, è un dramma. E allora decidono di donare la morte, che è un potere equivalente a quello di dare la vita".
Ma si può dire una cosa del genere? Le donne generatrici di vita e noi violenti che generano distruzione?? A quattro anni?? Ma che caz**!!



*mai pensato una cosa del genere a 4 anni, e nemmeno adesso.
"Ho comprato un decoder che permetteva di vedere l' interno del cervello maschile, ci ho guardato dentro e si vedeva tutto buio: -Allora funziona!- mi son detta."
Luciana Littizzetto


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Offline Jammy

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #16 il: Luglio 04, 2019, 12:43:32 pm »
Ma perché tutti se la prendono con noi solo perché non partoriamo? In questo video  Aldo Cazzullo, intervistato per Radio Deejay (di cui avete già parlato), dice che le donne sono migliori degli uomini perché hanno l'enorme potere di dare la vita. Ma perché??? Non è possibile scannarsi col genere maschile solo per questo, ecco il video:
https://www.deejay.it/articoli/le-donne-useranno-il-potere-meglio-degli-uomini-la-visione-di-aldo-cazzullo-a-djci/


E nel video dice anche che nessun uomo riuscirà mai a fare ciò che ha fatto Bebe Vio, ovvero continuare a fare sport nonostante i quattro arti amputati. Ma forse non conosce la storia di Benavidez, un grande uomo MASCHIO:


Tutti a dire che noi uomini siamo deboli e tossici perché non partoriamo, ma nessuno parla del nostro coraggio.
E poi solo a me sembra che senza lo sperma nessuna vita potrebbe mai nascere? E di conseguenza nessuna donna potrebbe mai partorire o essere incinta?





Senza andare troppo lontano, anche in Italia abbiamo eroi, ad esempio Salvo  D' Acquisto:


Anche lui ha DATO LA VITA, la SUA vita per salvare gli innocenti. E non credo che avesse una sopportazione del dolore così bassa!
"Ho comprato un decoder che permetteva di vedere l' interno del cervello maschile, ci ho guardato dentro e si vedeva tutto buio: -Allora funziona!- mi son detta."
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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #17 il: Luglio 04, 2019, 18:58:57 pm »
Jammy

Citazione
Davvero? Io per tutta la vita sono stato bombardato del contrario, anche grazie a frasi come questa:


“Voi uomini avete una soglia di sopportazione del dolore così bassa che se sbattete il gomito contro uno spigolo non sentite la scossa, cadete fulminati. Poi si lamentano se noi facciamo l’epidurale per partorire e loro farebbero l’anestesia anche per farsi la barba. "
Luciana Littizzetto

Ma che dice? Mai vista una cosa così nella vita reale!!



Sai cos'è che mi fa "ridere" di cerebrolese come Littizzetto ?
Il fatto che usino il termine "noi"...
Citazione
Poi si lamentano se noi facciamo l’epidurale per partorire e loro farebbero l’anestesia anche per farsi la barba.

Ma "noi" chi ?
Credo saprai già che Luciana Littizzetto non ha mai avuto figli, pur essendo di 7 anni più vecchia di me, perciò cosa cazzo ne sa quella demente dei dolori del parto ?
Ed anche tantissime altre femminucce di oggi, cosa ne sanno dei succitati dolori, viso e considerato che in Italia nascono meno della metà dei bambini che nascevamo negli anni Sessanta ?

Il fatto è che le femmine odierne, cresciute a pane e femminismo e senza più una guida maschile (esempio: il padre), sono sostanzialmente delle povere deficienti, che molto spesso non vanno bene nemmeno per farci una scopata, tanto sono cretine e ammoscianti.
In altri tempi puttanate del genere si sarebbero guardate bene dal dirle.

Comunque, tornando a quella cessa di Luciana Littizzetto, se potessi la porterei con me su un tatami, per farle sperimentare una tecnica che già in gioventù era (ed è) la mia specialità, una tecnica denominata Ude Garami.



Sarebbe interessante poter verificare la resistenza al dolore della suddetta...
Come minimo si piscierebbe sotto.

Offline Vicus

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #18 il: Luglio 04, 2019, 19:07:39 pm »
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Ed anche tantissime altre femminucce di oggi, cosa ne sanno dei succitati dolori, viso e considerato che in Italia nascono meno della metà dei bambini che nascevamo negli anni Sessanta ?

Il fatto è che le femmine odierne, cresciute a pane e femminismo e senza più una guida maschile (esempio: il padre), sono sostanzialmente delle povere deficienti, che molto spesso non vanno bene nemmeno per farci una scopata, tanto sono cretine e ammoscianti.
Le femminucce odierne sono educate dal pifferaio mediatico (Litizzetto compresa) e sono viziatissime dal padre.
Per sopportare donne così insulse gli uomini dovrebbero ricevere un'indennità: da lavoro usurante.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #19 il: Luglio 04, 2019, 19:09:06 pm »
Per non parlare di questo pezzo direttamente da Le Figaro:

Et pourquoi les garçons jouent-ils à la guerre et pas les filles? Lorsqu'ils réalisent, vers 4 ans, qu'ils ne pourront jamais avoir un bébé dans leur ventre, qu'il ne pourront pas donner la vie, c'est un drame. Ils décident alors de donner la mort, qui est un pouvoir équivalent à celui de donner la vie.

Ho fatto francese quindi lo so tradurre:
"E perché i bambini maschi giocano alla guerra? Quando realizzano, verso i 4 anni*, che non potranno mai avere un bimbo nel ventre, che non potranno mai dare la vita, è un dramma. E allora decidono di donare la morte, che è un potere equivalente a quello di dare la vita".
Ma si può dire una cosa del genere? Le donne generatrici di vita e noi violenti che generano distruzione?? A quattro anni?? Ma che caz**!!



*mai pensato una cosa del genere a 4 anni, e nemmeno adesso.


Ascolta, io ho 48 anni, e a tutt'oggi devo ancora conoscere un uomo, che sia uno, al quale interessi rimanere gravido (o "incinto").
Mai conosciuto un uomo che invidiasse le donne perché restano gravide e hanno le mestruazioni.
Anzi.

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #20 il: Luglio 04, 2019, 19:32:28 pm »
A quel genio perennemente piegato a novanta gradi di fronte a qualsiasi portatrice di una vagina - cioè Aldo Cazzullo - dedicai questa discussione circa tre anni fa.


https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13828.0.html

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 Aldo Cazzullo presenta il nuovo libro: "Le donne erediteranno la terra"
« on: September 20, 2016, 19:15:55 PM »


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Più deficienti delle femministe ci sono solo i femministi

Offline Vicus

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #21 il: Luglio 04, 2019, 19:47:37 pm »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #22 il: Luglio 04, 2019, 19:59:11 pm »

https://www.gazzetta.it/Sport-Vari/Boxe/22-07-2015/boxe-arthur-abraham-re-dolore-titolo-mondiale-la-mandibola-rotta-120656762117.shtml

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Boxe: Arthur Abraham "re di dolore", titolo mondiale con la mandibola rotta
Nuova impresa del supermedio tedesco, che ha letteralmente stretto i denti e sabato notte ha messo al tappeto il connazionale Stieglitz nella sfida per la cintura Wbo


22 LUGLIO 2015 - MILANO
"King of pain", re di dolore, cantavano i Police. Uno stoico "re di dolore" si è confermato Arthur Abraham, 35 anni, King Arthur per gli appassionati di pugilato. Il supermedio tedesco di origini armene, 43 vittorie (29 per ko, il 67%) e 4 sconfitte in 12 anni di carriera professionistica che l'ha visto battersi 21 volte per una cintura iridata, ha difeso sabato notte ad Halle (Germania) il titolo Wbo dall'assalto del connazionale Robert Stieglitz (47-5-1) mettendolo ko al 6° round, vincendo la terza sfida su quattro della loro saga teutonica e tenendo incollati alla tivù in seconda serata 3,61 milioni di spettatori tedeschi.

Arthur Abraham, a sinistra, sul ring contro Robert Stieglitz. AP

STRINGERE I DENTI — Un netto successo divenuto epico ora che, dopo le analisi mediche fatte nelle 48 ore successive la match, si è saputo che King Arthur ha vinto con la mandibola sinistra fratturata. Evidentemente la sua soglia di dolore è così alta che dal quarto round, quando ha iniziato a sentire male, gli ha permesso comunque di stringere letteralmente i denti, incassare i colpi dell'avversario e accentuare l'efficacia della sua azione per trovare al più presto possibile il k.o. decisivo. Abraham non è nuovo a simili imprese. Una ancora più stoica l'aveva portata a termine nel 2006, quando contro Edison Miranda il mondiale Ibf la mascella si era rotta al 5° round e lui aveva continuato imperterrito fino al 12° vincendo il match ai punti. Un vero King of pain.
 Ivan Malfatto

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #23 il: Luglio 04, 2019, 20:04:52 pm »
https://dartortorromeo.com/2014/05/18/norton-campione-nato-nellepoca-sbagliata/

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C’ERA un tempo in cui i pesi massimi erano degli eroi. Ken Norton è stato uno che si è battuto contro i migliori ed ha anche vinto. Erano i tempi in cui la categoria era frequentata da gente tipo Muhammad Ali, Joe Frazier, George Foreman, Larry Holmes. Miti del pugilato, personaggi che avrebbero segnato da soli qualsiasi epoca.

Nonostante fosse costretto a muoversi in simile compagnia, Ken Norton è riuscito a recitare da protagonista. L’ho visto soltanto in tv, mi è bastato perchè lo stimassi come un campione per cui ho sempre provato un rispetto assoluto.

L’ultima volta che mi era venuta voglia di scrivere di lui era stato dopo aver letto su un giornale di Las Vegas di quello che la Patway Service, un servizio che aiuta i disabili di Jacksonville, aveva fatto per lui. Gli aveva dedicato una statua, creata dall’artista Lindsay Woodward ed inaugurata dallo stesso Norton nella sua città nel 2009.
Anche il vecchio Ken, nato il 9 agosto del 1943, era stato assai vicino a rimanere disabile. Nel 1986 aveva avuto un terribile incidente d’auto. Si era fratturato il cranio, la mandibola ed entrambe le gambe. I dottori gli avevano detto che avrebbe dovuto passare il resto della vita su una sedia a rotelle. Non era andata così. Dotato di grande forza di volontà, aiutato da un fisico che in passato aveva sperimentato a ogni livello, Norton era tornato a camminare e poi a vivere un’esistenza normale.
Ma non era per questo che era diventato famoso.


Il 31 marzo 1973 aveva battuto Muhammad Ali (foto sotto), provocandogli la frattura della mascella e diventando incredibilmente popolare in una sola notte (
Ali era il netto favorito, i bookmaker lo davano vincente arrivando a pagare fino a cinque volte la scommessa. Dopo il match, Ken Norton aveva voluto sottolineare l’impresa citando una frase che aveva letto nel libro “Think and grow rich” di Napoleon Hill: “Le battaglie della vita non sempre vanno al più forte o al più veloce, prima o poi vince l’uomo che pensa di poterlo fare.” Ali era stato meno filosofico: “Immagina di avere una mascella rotta e di dover disputare altre dieci riprese!. Poi aveva aggiunto: “Io con quello non salgo più su un ring.”.


Il 10 settembre dello stesso anno erano tornati a combattere (www.youtube.com/watch?v=OClPaeqXUM4) e Ali aveva vinto con una contestatissima split decision (5-7 5-6 6-5, all’epoca i giudici non davano un punteggio, ma indicavano le riprese che assegnavano a ciascun pugile). La trilogia si era conclusa il 28 settembre del 1976 ( con una decisione unanime, anche se di stretta misura, a favore di “The greatest”. Quattordici mesi dopo, Muhammad Ali aveva preferito difendere il titolo con Leon Spinks pur di non concedere la quarta occasione a Ken Norton.

Il gigante, 100 chili per 193 centimetri di altezza, era così stato nominato a sorpresa, unico nella storia dei pesi massimi, campione del mondo dal Wbc senza che si fosse battuto per la corona. L’Ente aveva semplicemente considerato, a posteriori, valido per il mondiale il match che Norton aveva disputato contro Jimmy Young (foto sopra, a destra) e che era stato etichettato come eliminatoria.

Pugile di valore, forte fisicamente e dotato di gran pugno, molto potente dalla corta distanza, Norton a fine carriera era diventato attore per la Paramount di Dino De Laurentis. Protagonista in “Mandingo” e di “Drum, l’ultimo Mandingo”, era entrato nel cast di altri venti film.

Ha avuto cinque figli. Uno di loro, Ken jr, è stato per tredici stagioni stella dei San Francisco 49er di Football Americano e oggi fa l’allenatore in seconda nel campionato NFL con i Seattle Seawaks. Ha vissuto per lungo tempo come un uomo felice nell’Orange County, California. «Vedere la strada che è riuscito a fare questo piccolo nero mi inorgoglisce. Mi hanno anche dedicato una statua, ma allora qualcosa di buono l’ho fatto».

Gli anni Settanta erano dunque quelli di Muhamad Ali, Joe Frazier e George Foreman. Tutti e tre nella stessa decade. E c’erano anche Ron Lyle, Earnie Shavers, Oscar Bonavena, Joe Bugner. Ken Norton quel decennio magico ed esaltante l’ha percorso da protagonista. E quando è morto, il 18 settembre dello scorso anno, non solo noi anziani ci siamo immediatamente ricordati di lui.[/size][/color]

Online Frank

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #24 il: Luglio 04, 2019, 20:09:07 pm »
http://www.italiajudo.com/il-judoka-che-si-allena-fino-alla-morte/

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25/06/2013- Kim Jae Bum, il judoka che si allena fino alla “morte”, ignorando la vita, per realizzare il proprio sogno.     La durissima preparazione di Kim Jae-bum per le Olimpiadi di Londra lo ha ripagato con l’oro. Il prezzo è stato un corpo distrutto, con cui ora il campione deve fare i conti.   Kim Jae-Bum, [...]



25/06/2013- Kim Jae Bum, il judoka che si allena fino alla “morte”, ignorando la vita, per realizzare il proprio sogno. 

 La durissima preparazione di Kim Jae-bum per le Olimpiadi di Londra lo ha ripagato con l’oro. Il prezzo è stato un corpo distrutto, con cui ora il campione deve fare i conti.

Kim Jae-Bum, 27 anni, ha conquistato il suo primo oro olimpico il 31 luglio scorso, battendo il 33enne tedesco Ole Bishof, nella finale degli 81 kg alla ExCel Arena di Londra.

Il forte campione coreano è  però tormentato da problemi fisici sin dal 2007: lussazione della spalla sinistra, problemi ai legamenti del ginocchio, lussazione e frattura del gomito sinistro, rottura dei legamenti di un dito della mano sinistra. Solo per citarne alcuni.

 

La finale olimpica è stata la stessa dell’edizione precedente, ma a Pechino il tedesco aveva impedito a Kim di salire sul gradino più alto del podio. A Londra invece, malgrado il suo stato fisico, l’atleta coreano è riuscito nell’impresa che aveva mancato quattro anni prima.

 

Durante la conferenza stampa dopo la gara, l’allenatore della nazionale coreana Chung Hoon aveva un’espressione molto preoccupata mentre Kim rilasciava interviste e dichiarazioni. Preso in disparte, Hoon dichiarò: “Quello che servirebbe a Kim Jae Bum ora è un ricovero ospedaliero” - disse - “non una semplice riabilitazione”.”I dottori hanno provato a fermarlo dicendogli che non era nella condizione di sostenere una competizione di quel calibro, affermando che solo un pazzo avrebbe potuto combattere in quelle condizioni, ma lui è testardo, un vero guerriero…”.

 

Chiunque altro si sarebbe sottoposto a operazioni mediche e a una lunga riabilitazione, ma non Kim. “La parte sinistra del suo corpo era letteralmente distrutta. Il dolore e la gravità delle lesioni erano così intensi che in qualsiasi momento, una piccola distrazione sarebbe potuta costargli danni irreversibili”. Nonostante  tutto ciò, Kim non ha mollato e ha continuato a inseguire il suo sogno olimpico. Ogni volta che pensava alla finale persa a Pechino quattro anni prima il suo spirito si accendeva e questo ardore lo portava ad allenarsi più intensmente che poteva.

 

“Quattro anni fa, per me il judo era una questione di vita o di morte, ma per queste ultime Olimpiadi ho letteralmente ignorato la vita e mi sono allenato fino alla morte” ha detto Kim.

“Con metà del mio corpo ridotto a brandelli, mi sono allenato a combattere con un braccio solo. Nessuno lo sapeva e dovevo cercare di non mostrare alcun segno di dolore o cedimento davanti ai miei avversari”. E ancora “non mi importa se dopo l’olimpiade dovrò sottopormi a numerose operazioni chirurgiche, per me l’oro vale più di ogni altra cosa…”


 
Kim è un devoto cristiano. Prima dei Giochi, ogni sera alle 23.11 in punto ha pregato per questa medaglia. “La mattina della gara non mi sentivo per niente in forma, ma ho pregato, mi son detto che non mi importava degli infortuni, non mi importava del dolore, volevo solo spingermi oltre i miei limiti e vincere l’Olimpiade”.


Dopo il suo arrivo a Londra, Kim non era in grado di allenarsi senza la somministrazione di anestetici e antidolorifici. Nonostante questo, il giorno della gara, ha disputato quattro incontri prima della finale con Bishof, annientando letteralmente i suoi avversari. Per la finale il suo braccio sinistro era fasciato e anestetizzato al punto da impedirgli quasi la mobilità, ma Kim ha saputo dimenticarlo durante quei minuti in cui non ha smesso di portare attacchi, impedendo a Bishof qualsiasi possibilità di rendersi pericoloso.


 
Dopo l’incontro, Bishof ha aiutato Kim a rialzarsi sui suoi piedi e i due atleti ci hanno regalato alcune fra le più belle immagini di questi giochi 2012 scambiandosi caldi abbracci e sincere congratulazioni, riflessi di emozioni forti, provate da uomini veri. Il tedesco ha mostrato grande stima e rispetto nei confronti del coreano, dichiarando in seguito che il suo avversario era migliorato enormemente rispetto all’Olimpiade precedente e che quel giorno non c’era stata storia.

 
La sportività e l’umiltà del tedesco sono state di grande esempio dimostrando la vera natura del judo. Bishof ha mantenuto lo stesso atteggiamento durante la cerimonia di premiazione e la conferenza stampa, sorridendo e congratulandosi con il suo avversario. Kim da parte sua ha dimostrato la stessa sportività e attitudine alzando la mano del tedesco in segno di stima.“Volevo combattere la finale contro di lui e nessun altro” ha detto in seguito il campione.

 

Credo che tutto sommato si tratti di una storia affascinante, che fa riflettere. Prima di tutto perché quello che abbiamo visto sui tatami di Londra è spesso in contrasto con quello che siamo abituati e vedere nel judo come in altri sport: atleti che, battuti, mettono in scena proteste di cattivo gusto attribuendo a terzi  la causa delle loro sconfitte. In secondo luogo, tutto ciò fa meditare sulle straordinarie capacità umane e su come il cervello o il “cuore”, guidati da una passione, un amore o dal voler raggiungere un obiettivo possano allontanarci da tutto ciò che è “corporeo” e spingerci al limite delle nostre possibilità. Da qui nascono inoltre spontanee le domande: fino a che punto siamo disposti a metterci in gioco per realizzare un sogno? Vale la pena sacrificare la salute psico/física per raggiungere un obiettivo?

 
Ai posteri l’ardua sentenza…

Offline Jammy

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #25 il: Luglio 04, 2019, 20:28:26 pm »
Jammy


Sai cos'è che mi fa "ridere" di cerebrolese come Littizzetto ?
Il fatto che usino il termine "noi"...
Ma "noi" chi ?
Credo saprai già che Luciana Littizzetto non ha mai avuto figli, pur essendo di 7 anni più vecchia di me, perciò cosa cazzo ne sa quella demente dei dolori del parto ?
Ed anche tantissime altre femminucce di oggi, cosa ne sanno dei succitati dolori, viso e considerato che in Italia nascono meno della metà dei bambini che nascevamo negli anni Sessanta ?

Il fatto è che le femmine odierne, cresciute a pane e femminismo e senza più una guida maschile (esempio: il padre), sono sostanzialmente delle povere deficienti, che molto spesso non vanno bene nemmeno per farci una scopata, tanto sono cretine e ammoscianti.
In altri tempi puttanate del genere si sarebbero guardate bene dal dirle.

Comunque, tornando a quella cessa di Luciana Littizzetto, se potessi la porterei con me su un tatami, per farle sperimentare una tecnica che già in gioventù era (ed è) la mia specialità, una tecnica denominata Ude Garami.



Sarebbe interessante poter verificare la resistenza al dolore della suddetta...
Come minimo si piscierebbe sotto.





Io la Littizzetto la sento sempre sparlare del genere maschile, mai una volta che faccia un complimento all' uomo, nemmeno per caso.
Poi certo, non avrà una resistenza al dolore alta e so benissimo che non ha mai partorito, quindi secondo me dovrebbe meno generalizzare e soprattutto finirla di insultare sempre l' uomo ( che lei chiama "maschio").




 
"Anche il maschio in fatto di attrezzatura notturna non scherza.
Il pigiama classico a striscione verticali, da carcerato, è ancora il meno mostruoso, magari con l'elastico molle che quando lui va sul balcone e si appoggia alla ringhiera gli cala lentamente e sbuca fuori il cardellino, così tutto il condominio viene a conoscenza della miseria con cui abbiamo a che fare."
Luciana Littizzetto

Ma che fissazione!! Cosa gliene frega di quello che facciamo? :doh:
"Ho comprato un decoder che permetteva di vedere l' interno del cervello maschile, ci ho guardato dentro e si vedeva tutto buio: -Allora funziona!- mi son detta."
Luciana Littizzetto


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Online Frank

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #26 il: Luglio 04, 2019, 20:36:05 pm »
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"Ho comprato un decoder che permetteva di vedere l' interno del cervello maschile, ci ho guardato dentro e si vedeva tutto buio: -Allora funziona!- mi son detta."
Luciana Littizzetto


Questi sono vecchi articoli che vado spesso a pescare su uomini3000...


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Articolo trovato in rete (da notare come si cerchi di giustificare in ogni maniera possibile-immaginabile il fatto che le donne hanno il 16% in meno di neuroni corticali) :

SE pesassimo dieci cervelli femminili e dieci cervelli maschili di individui della stessa età e dello stesso peso, in assenza di particolari malattie neurologiche (studio che è possibile solo post mortem), noteremmo una sensibile differenza statistica di peso a sfavore delle donne. Essa ci porterebbe a concludere che il sesso femminile "ha meno cervello" di quello maschile. Finora si è creduto che a una minore massa cerebrale corrispondesse una maggiore densità di cellule nervose in certe zone (ad esempio nella corteccia cerebrale) tale da compensare il minore volume dell'organo. Questa spiegazione ha soddisfatto entrambi i sessi e ci ha dato motivo di vivere in pace fino ad ora. Le cose non stanno più così da quando due neuroscienziati di due diversi istituti danesi (a Copenaghen e ad Aarhus) hanno utilizzato una nuova tecnica particolarmente fine di conteggio delle cellule chiamata stereologica. Essa permette di contare le cellule nervose dei diversi strati della corteccia cerebrale non solo trasversalmente o orizzontalmente al taglio come si faceva in precedenza ma da diversi angoli. Gli scienziati sono così riusciti a contare tutte le cellule, comprese quelle che sfuggivano ai conteggi precedenti. Pakkenberg e Jorgen, i due neuroistologhi (neurostereologhi) danesi, hanno utilizzato ben 94 cervelli dei due sessi deceduti in seguito a cause non neurologiche. Un'opera monumentale se si pensa che in uno strato solo della corteccia dello spessore di pochi millesimi di millimetro alloggiano milioni di cellule nervose. Innanzitutto il nuovo studio conferma il dato ben noto che il cervello degli uomini ha dimensioni maggiori di quello delle donne. La sorpresa viene però dal conteggio quando si trovò che i maschi avevano un 16% in più di neuroni corticali delle donne. Per dirla in modo più esatto si conta nel cervello maschile una media di 23 miliardi di cellule contro 19 miliardi in quello femminile. Non si trova invece alcuna differenza tra i due sessi per quanto riguarda la densità (impaccamento) delle cellule. Si tratta di una vera differenza di numero. Questi dati pubblicati il luglio scorso nel Journal of Comparative Neurology mandarono in crisi non tanto i circoli femministi quanto gli psicologi che si interessano di differenze di comportamento tra i due sessi. Secondo alcuni non si poteva spiegare la differenza di qualsiasi comportamento complesso nei termini di una variazione così vistosa di numero di neuroni. Altri psicologi non si trattennero dallo speculare che tali differenze potessero dipendere invece dal concentrarsi di popolazioni più ricche di cellule in quelle parti del cervello maschile devolute a speciali funzioni come il ragionamento cosiddetto "spaziale", che è più sviluppato negli uomini che nelle donne. Neppure questa spiegazione sembrò reggere ai risultati descritti nel lavoro dei danesi che dimostravano una distribuzione simile nelle varie parti del cervello dei sue sessi. La differenza era semplicemente numerica non di distribuzione. A questi dati anatomici molto interessanti manca un'osservazione più difficile da compiere, cioè il conteggio preciso del numero di connessioni tra cellula e cellula (dette sinapsi nervose). Il numero di sinapsi potrebbe essere diverso nei due sessi a favore delle femmine e tale da compensare il numero minore di cellule. Sono infatti le sinapsi a costituire gli elementi fondamentali della rete nervosa del cervello responsabile per la funzione (memoria, apprendimento e comportamento). Nell'attesa che arrivino questi risultati importanti possiamo già formulare qualche ipotesi? Non è vero ad esempio che ogni giorno nel nostro cervello vadano perduti milioni di cellule a causa dell'invecchiamento. Si sa ora che è la malattia, ad esempio l'Alzheimer, a far morire le cellule nervose ed a diminuire le sinapsi. Non la vecchiaia. Oltre i 75 anni di età tale malattia colpisce più le donne che gli uomini. Se le donne avessero in partenza meno neuroni degli uomini il danno sarebbe maggiore e più rapido il deterioramento. Per confortare le lettrici concludiamo affermando che non è solo il numero delle cellule nervose che conta, ma il grado di sviluppo dei circuiti nervosi che formano il cervello. Ezio Giacobini

Offline Jammy

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #27 il: Luglio 04, 2019, 20:41:31 pm »
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Ascolta, io ho 48 anni, e a tutt'oggi devo ancora conoscere un uomo, che sia uno, al quale interessi rimanere gravido (o "incinto").
Mai conosciuto un uomo che invidiasse le donne perché restano gravide e hanno le mestruazioni.
Anzi.

Neanche io ho mai provato o sentito di qualcuno che provava questa invidia, però per quanto riguarda le mestruazioni posso dire che qualche uomo ha provato ad averle...


È lo stesso che ha provato i dolori del parto!!! Allucinante.
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Offline Jammy

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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #28 il: Luglio 04, 2019, 20:48:21 pm »
Comunque Frank, la ringrazio (non so se posso dare del tu) per avermi inviato gli articoli di uomini coraggiosi che hanno sopportato il dolore, secondo me Cazzullo nello scrivere il libro ha volutamente omesso le storie della forza degli uomini, tanto si sa che come dice Gordon (l' autore dei video su parto e mestruazioni) si sa che siamo il "sesso debole".  :doh:
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Re:Una parola per gli uomini
« Risposta #29 il: Luglio 04, 2019, 20:50:18 pm »
Citazione
Comunque Frank, la ringrazio (non so se posso dare del tu)

...  :hmm:

Certo che puoi darmi del tu. :cool2: