Dopo aver fatto la conta di quanti, nel mondo dei diritti maschili, denunciano la sinergia di gender e femminismo (non vi serviranno due dita per contarli), passiamo all'ennesimo attacco di Stasi agli attivisti maschili, ancora una volta tacciati di complottismo:
Molti sostengono che le politiche dilaganti che mirano allo schiacciamento della figura maschile e paterna, con la connessa distruzione della famiglia, siano l’esito di una programmazione complessa e sovraordinata, elaborata nel corso degli anni e ora messa in atto. A tale programmazione avrebbero lavorato grandi e potenti gruppi d’interesse infiltrati nei gangli decisionali internazionali, ramificandosi poi da lì nei singoli stati, nelle società e nella cultura diffusa. Buona parte di queste forze disgreganti è costituita da major affaristiche, giganti che predominano in diversi rami di business, dall’intrattenimento all’editoria, dall’informatica al settore bancario.
Un’analisi approfondita di ciò che è stato preparato e che si sta mettendo in atto mostra chiaramente il gran numero di contraddizioni in cui l’intera filosofia (che qualcuno chiama “gender”, qualcuno ascrive al “femminismo suprematista”) incorre, sia in termini di principi che in termini concreti.
Il lettore in grado di leggere troverà che con tale affermazione Stasi si avvicina nettamente alle posizioni delle femministe, per le quali il gender non esiste ed è un'allucinazione di maschilisti complottisti. Da che parte sta davvero Stasi (oltre alla sua)?
Vorrei sottoporre al nostro qualche domanda, con cui potrà dimostrare quanto siano infondate le nostre tesi, per le quali sia in atto una guerra volta a cancellare qualsiasi traccia del ruolo, dell'identità e dei simboli maschili:
- Come è possibile che i giudici di mezzo mondo, decidano quasi come un sol uomo di togliere l'affido dei figli e di mandare a dormire per strada il maschio divorziato?
- Perché il cinema e la TV sviliscono sistematicamente gli uomini e fanno interpretare a donne ruoli tradizionalmente maschili (arti marziali, saghe spaziali)?
- A quale spontaneo fenomeno si devono le insistenti campagne mediatiche a favore di ruoli dirigenziali femminili, donne nelle forze armate che non sanno nemmeno far sparare un cannone, sport femminili, inclusi calcio e sport di combattimento?
- A cosa si deve l'urgenza in tutto il mondo di votare leggi e convenzioni internazionali su presunte violenze alle donne, che erodono i diritti più elementari degli uomini (presunzione di innocenza, habeas corpus, necessità della prova)?
Ci sarebbero molte altre domande da fargli, ma già queste bastano a dare un'idea. A suffragio della sua tesi, Stasi porta solo il (raro) esempio di una benevola multinazionale, che avrebbe concesso ad un uomo il congedo di paternità, per poter meglio ricoprire il suo nuovo ruolo socialmente accettato di brutta copia della donna: il "mammo". Questo per lui, sembra dimostrare che la discriminazione maschile non esiste. Un po' poco, non vi pare?
Sempre rivolgendomi al lettore dotato di discernimento, l'esempio che porta Stasi è sintomatico: per lui le discriminazioni cesserebbero, nel momento in cui l'uomo smettesse di essere tale e imitasse (male) le donne. E' la tesi di altri siti maschili (oltre al suo), involontariamente favorevoli alla cancellazione delle identità sessuali in favore di un unico sesso indistinto di droni lavoratori (che si presume saranno trattati alla pari), con pochi eletti al vertice col diritto di riprodursi. Bella prospettiva, vero?
Stasi accusa altri attivisti maschili di complottismo, ma non esita a parlare di "complotto contro l'uomo-padre" in un articolo dello stesso giorno. Ciò solleva altri dubbi sulla lucidità delle sue idee, che ricordano il bipensiero di matrice orwelliana e femminista, che ammette la contraddizione pur di raggiungere lo scopo.
Ripete spesso che è più facile prendersela con gli attivisti maschili che con i poteri forti. Speriamo segua almeno il suo stesso consiglio.