In un libro scritto da Papa Francesco e recentemente censito si parla di "donne crocifisse" cioè di quelle poverette costrette a prostituirsi a motivo dell'indigenza o della violenza o della fame, scagliandosi contro i clienti delle prostitute che collaborano così alla loro degradazione e abbruttimento. Intendiamoci bene, massima solidarietà (pure da parte nostra) per le vittime della riduzione forzata nella schiavitù sessuale di poverette, deboli economicamente e psicologicamente che non sono in grado di opporsi a questo tragico destino e a favore delle quali la legge deve intervenire tempestivamente e duramente contro i colpevoli, ci mancherebbe. Tuttavia, Papa Francesco gioca facile: chi non può essere solidale con le vittime della tratta sessuale? E chi non condanna chi, infischiandosene del loro dramma pretende dell'appagamento sessuale comunque da queste derelitte? Papa Francesco sorvola su troppe cose: sul vasto fenomeno della prostituzione femminile VOLONTARIA, sull'automercificazione del corpo femminile e sul fatto che, a fronte della domanda maschile di sesso a pagamento esiste un'ampia OFFERTA femminile di sesso a pagamento al punto che le prostitute vogliono essere riconosciute ora come "sex workers". Il Papa dovrebbe affermare che se è un abominio affittare corpi per il proprio piacere, lo è anche vendere il proprio corpo per il proprio tornaconto economico. Ma se ne è guardato e se ne guarda bene: non è "politicamente corretto" dire ciò che sarebbe anche scritturalmente, biblicamente ed evangelicamente corretto, anzi doveroso dire. Ma il mainstream dominante non intende permetterlo e il Papa disciplinatamente si accoda. Guai a disturbare il manovratore che ha deciso che (per il momento) le donne devono essere esaltate in quanto tali e qualunque cosa facciano. Pertanto, guai a dire loro che è "schifoso" vendere il proprio corpo ai maschi paganti che se non pagassero verrebbero presi a pesci e a sputi in faccia. Bisogna invece dire che sono schifosi loro. Sempre e solo loro. Il nostro caro Bergoglio dovrebbe limitarsi a fare il Papa e non il sociologo e studioso di costume. Invece si diletta a fare l'uno e l'altro. Con il risultato (evidente a tutti) di riuscire a fare male sia l'uno che l'altro.