Autore Topic: Come funziona l'eterno teatrino all'italiana  (Letto 2086 volte)

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Offline Vicus

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Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« il: Agosto 12, 2019, 10:24:27 am »
E fu così che Lega e M5S vinsero le elezioni, governarono pochi mesi al minimo sindacale e dopo qualche litigio da siparietto, come da copione fecero cadere il governo, per cederlo su un piatto d'argento a tecnici con la Légion d'Honneur per i prossimi tre anni.
E' lo stesso psicodramma che si ripete da decenni, per scavalcare la volontà popolare salvando le apparenze. Con la variante che stavolta Salvini doveva proprio avere il pepe alle terga per far cadere il governo prima di Ferragosto.
Inutile dire che NON si voterà, il prossimo governo M5S-Berlusconi-Renzi farà entrare almeno 500000 negri l'anno e aumenterà IVA e tasse all'inverosimile. Olé!

"All'italiana": OK in Nigeria è peggio. Ma questo teatrino pare proprio un'invenzione della nostra classe dirigente.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #1 il: Agosto 12, 2019, 11:17:13 am »
 Di tutto ciò va ringraziato quel citrullo di Salvini. Adesso lo ha capito pure lui che le elezioni NON si faranno. Ha voluto suonare ed è stato suonato.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #2 il: Agosto 12, 2019, 16:43:31 pm »
Dai, su, che ora ci penseranno le wonder woman italiane... le quali, in quattro e quattr'otto, si organizzeranno tra di loro, creeranno in pochissimo tempo un nuovo partito politico esclusivamente femminile e salveranno il Paese.
...

@@

PS: se circa un anno e mezzo scrissi che non avrei votato né Salvini, né i 5 stalle, né qualsiasi altro partito politico, un motivo c'era.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #3 il: Agosto 12, 2019, 16:53:20 pm »
Tra l'altro, il vizietto di metterlo nel deretano al popolo italiano, è di vecchissima data.
La stessa (defunta) antropologa Ida magli ci scrisse un libro al riguardo.

http://www.storiainrete.com/11006/in-primo-piano/ida-magli-intervista-con-una-grande-intellettuale-inascoltata/?fbclid=IwAR3dy348dANZE6X9Mv3lNa9WXwUHKhsZ-iiHRfZGnLfw-fE5m_V0DC8YRZQ

Citazione
Ida Magli, intervista con una grande intellettuale inascoltata
22 febbraio
Ci ha lasciato ieri Ida Magli, antropologa e tra le intellettuali più lucide, coraggiose e controcorrente della cultura italiana degli ultimi decenni. Immigrazione, Mitologia dell’Unione Europea, difesa dell’identità italiana: questi i temi su cui la Magli si è dedicata con passione negli ultimi anni, tenace e inascoltata. Spesso “Storia In Rete.com” ha rilanciato i suoi interventi e non a caso la intervistò nel suo primo numero, nell’ormai lontano novembre 2005. Riproponiamo ora quell’intervista e segnaliamo anche qualche articolo che vale la pena di rileggere e di far conoscere. (Sir)

Di Fabio Andriola da Storia in Rete n.1 del novembre 2005

Inconsapevole per vocazione, l’Italia ha da tempo una Cassandra che fa il suo mestiere a tempo pieno. E per farlo meglio, adesso rilancia e pensa di fondare addirittura un partito. Ancora più ecumenico dei grandi partiti, ancora più trasversale dei Poli presenti e futuri, ancora più utopistico dei movimenti rivoluzionari. Si chiamerà «Partito degli Italiani», sarà forse l’unico, in questo Terzo Millennio, a parlare ancora di «Popolo», a rivolgersi al «Popolo». Non sarà di destra né di sinistra e neanche di centro. E come programma avrà il compito di ricordare agli italiani che hanno una storia unica, un patrimonio artistico da superpotenza culturale e che, unici al mondo, stanno buttando tutto a mare. Proprio loro che sono, o sono stati, «fondamento, espressione massima e guida della civiltà occidentale». Il virgolettato, come tutti quelli che seguiranno, è da attribuire a Ida Magli, docente di Antropologia in missione sulla Terra per salvare gli italiani. Anche da se stessi, e quindi malgrado loro e i loro governanti.
La distinzione è fondamentale nel pensiero della professoressa Magli che, non a caso, ha intitolato il suo ultimo libro «Omaggio agli italiani – Una storia per tradimenti» (Bur – Rizzoli) dove i traditi sono gli italiani e i traditori i loro governanti degli ultimi mille e rotti anni. Ma non erano e sono italiani pure loro?
«E’ una domanda frequente. In genere si dice che ognuno ha i governanti che si merita. Ma per gli italiani non è proprio così. La nostra è una storia sui generis per una serie di fatti contingenti molto condizionanti. Ad esempio il papato ce l’hanno avuto sullo stomaco solo gli italiani».


La solita storia che è tutta colpa della Chiesa…?

«No, c’è dell’altro ovviamente. Io che credo che tradizionalmente il popolo in quanto tale non possa fare nulla contro i propri governanti italiani che, alleati tra loro nonostante ci sia una maggioranza ed una opposizione, si reggono a vicenda, fanno cartello tra loro. Come le banche…»


Eccezioni?

«L’unica eccezione, breve, è stato il Risorgimento. In quell’occasione tra popolo e classe dirigente c’è stata sintonia. Sicuramente volere l’indipendenza e la libertà di una nazione significa mettersi comunque dalla parte del popolo. Che poi tutto questo sia stato fatto dai ricchi borghesi o dai nobili poco importa: anzi, così furono messe a disposizione della rivoluzione risorse che altrove non c’erano».


E poi cosa è successo?

«L’Ottocento e il Risorgimento sono finiti con la Prima guerra mondiale. Poi è stato il momento di un nuovo ciclo, direi quasi di un periodo di “non Storia”, un periodo cioè in cui i popoli non sanno dove stanno andando. Come capita oggi con l’Unione Europea. Non aver raggiunto tutti gli scopi risorgimentali con la Grande Guerra ha portato ad una frustrazione che, secondo alcuni, ha favorito il fascismo…».


Dal 1918 al Duemila neanche una finestra?

«Direi che un periodo del fascismo vide gli italiani illudersi di essere usciti dalla disillusione della Prima guerra mondiale. Mussolini fu visto come un uomo che aveva dato fiducia e dignità agli italiani. All’estero e in patria dove ebbero inizio le prime strutture socialiste che andavano incontro alle esigenze degli italiani. E’ importante ricordare che quel momento fu anche importante per la rinascita dell’idea di Roma…»

E poi…?

«Poi la Seconda guerra mondiale ha convinto gli italiani che non avevano diritto a nessuna libertà. Da qui, ad esempio, la fede acritica di molti, a guerra finita, nel comunismo. Una specie di follia collettiva: sapevano che la Russia poteva invadere l’Europa e quasi ne gioivano. Una forma di masochismo incredibile unito all’assenza di speranze: come si può sperare di essere dominati da un paese straniero e così diverso? Non lo dico con astio ma con pietà, nel senso tecnico del termine, cioè di compassione per quegli italiani».


In compenso siamo finiti sotto il controllo Usa…

«Non è la stessa cosa. E poi è stata la Chiesa a svolgere la principale funzione anticomunista, optando poi per l’America. Il comunismo non sarebbe passato comunque di fronte al blocco Chiesa più Dc…».

Parliamo di italiani e di come l’antropologia può aiutare la comprensione storica

«Per prima cosa dobbiamo precisare che in Italia l’antropologia è stata uccisa, coscientemente. Perché è una disciplina scomoda e che può dire cose scomode al giorno d’oggi…»

Ad esempio?

«Ad esempio che ogni popolo ha un proprio carattere. Antropologicamente si parla di una personalità di base, data dalla storia e dalla lingua, sulla quale si innesta la personalità personale, quella di ognuno di noi e che è formata anche da fattori genetici. Ma, credo, che noi ereditiamo anche geneticamente una nostra cultura di base. Ad esempio il gusto musicale si eredita: lo dimostra la storia di varie dinastie di musicisti ma anche la storia dei popoli. Gli italiani hanno una musicalità più spiccata di altri popoli. Basta prendere una qualunque enciclopedia musicale e vedere quanti sono gli italiani citati…».

Ma c’è solo una musicalità o molte musicalità?

«Bach poteva nascere solo in Germania. Le sue fughe parlano chiaro così come le sinfonie di Rossini non potevano nascere altrove. Ogni modello culturale è univoco».

Insomma, l’arte ce l’abbiamo dentro e questo spiega perché l’Italia ha prodotto più arte e cultura di qualunque altro paese
al mondo…

«Già, però dalla Guerra fredda in poi gli italiani non hanno più vissuto con la sensazione della propria storia in progresso. La grande produzione artistica italiana finisce nella prima metà del secolo: Pirandello, Verga, Mascagni… Poi niente più».

E il grande cinema…?

«Il grande cinema italiano è ancora di epoca fascista nel senso che buona parte dei suoi maestri si sono formati comunque negli anni Trenta e Quaranta…»

E la moda…?

«Ma la moda non è un arte! Infatti non riesce a rappresentare il personaggio femminile. Dalle sfilate lei individua il modello della donna d’oggi? La moda deve avere un ideale da rappresentare e la moda di oggi non ha ideali, un modo simbolico di vivere la propria epoca. La moda italiana è un bluff».

A proposito di bluff, anche il progetto di Europa unita lo è per lei, no?

«Più che un bluff è un serio pericolo perché l’idea di unità europea così come è contrabbandata si impone solo falsificando le coscienze e la storia. Si son tirati in ballo Carlo Magno, Napoleone, la Rivoluzione francese… Non riesco a crederci. Carlo Magno voleva farsi un impero, d’accordo, ma che c’entra questo con l’unificazione degli stati. Impero vuol dire allargare il territorio ma non necessariamente l’omologazione dei vari popoli. I romani e lo stesso Napoleone si erano fermati all’imposizione di un modello amministrativo. Nella storia l’idea di unificazione europea non è mai venuta in mente a nessuno. E’ un puro delirio…».

Non vede proprio nessun vantaggio nel progetto di unificazione europeo?

«Vantaggi? L’Unione Europea serve di fatto a portare l’Oriente in Occidente. Una follia che porterà all’azzeramento dei popoli più ricchi di tutto il mondo. L’Europa è un faro di civiltà. Lei vorrebbe andare a vivere in Turchia? Però i turchi a vivere qui ci verrebbero. E allora chi ci perde e chi ci guadagna?»

La Turchia per lei non ha niente di europeo?

«Perché dovremmo volere 70 milioni di turchi in Europa? Abbiamo la stessa lingua? No. Lo stesso diritto? No. La stessa storia? No. La stessa religione? No. Siamo uguali perché esseri umani? Ma basta? Sarebbero sufficienti accordi commerciali e militari. Ma perché al posto di una alleanza dobbiamo avere i turchi in casa?».

Un’altra questione che investe la nostra storia e il nostro patrimonio culturale è quello dell’immigrazione. Andiamo verso una società multiculturale, si dice, una prospettiva senza rischi?

«Se si supera un certo rapporto tra gruppi la cultura ricevente respinge i nuovi arrivati e si arriva ad un conflitto. Il multiculturalismo può portare a questo. L’antropologia è stata messa a tacere perché gli antropologi conoscono i meccanismi delle singole culture e possono dimostrare che le culture non sono compatibili al 100% tra loro. O una delle due scompare – pensiamo alle culture precolombiane – oppure si arriva ad un conflitto. Ma questo l’Unione Europea non se lo vuol sentire dire perché se no salterebbe il progetto. E il progetto salterà perché si arriverà ad uno scontro. E temo che questo scontro avverrà, ancora una volta, come tante volte nei secoli, in Italia».

Sempre sul tema dell’immigrazione, si dice che gli italiani, popolo di migranti, devono avere un atteggiamento molto comprensivo con gli extracomunitari perché la storia dovrebbe averci insegnato qualcosa. Che ne pensa?

«I nostri emigranti, come quelli di altri paesi europei, sono andati negli Stati Uniti non come clandestini, di nascosto, ma seguendo un percorso regolamentato e preciso. Del resto l’America aveva bisogno di popolazione: oggi in Italia abbiamo una densità di 147 persone per chilometro quadrato, negli Stati Uniti siamo a 25 persone per chilometro quadrato. Figuriamoci cosa doveva essere un secolo fa, ancora di meno… Lì c’erano davvero territori immensi da colonizzare, regioni intere da popolare. Non dimentichiamo poi che paesi enormi, come Canada o Australia, ancora oggi mantengono forti limiti all’ingresso di nuovi abitanti. Quei governi mantengono volutamente basso l’indice di densità della popolazione».

Altre differenze col passato?

«Direi che il rapporto tra fisicità umana e spazio è fondamentale. C’è poi il fatto che gli immigranti europei portavano competenze anche intellettuali, non solo manuali. Tutte quelle competenze hanno fondato l’America moderna, le università, le strutture del sapere. Non sono arrivati solo gelatai. E comunque c’era una migrazione di europei verso una terra popolata da americani che discendevano da europei. L’inglese, in quanto lingua di partenza ha contribuito ad accomunare. In Europa invece le lingue sono 25 ed ognuna di esse ha prodotto letteratura e pensiero…»

Non ha paura di essere accomunata alla Fallaci?

«La Fallaci dice cose che molti pensano. E quindi si vendono i suoi libri. La maggior parte della gente compra quello che le piace e raramente si avvicina a ciò che non conosce. Ad ogni modo il risultato mi sembra nullo: molto successo e nessun risultato concreto. Il suo è un errore di eccesso, certi toni sono nel suo stile ma rendono più facile il non prenderla sul serio…».

Finiamo con una classifica di italiani da ricordare o riscoprire?

«Ne abbiamo troppi…»

Proviamo. Chi sono i suoi preferiti?

«Sicuramente Giacomo Leopardi, tra i più grandi geni dell’umanità. Poi Leonardo da Vinci, la più grande intelligenza che ci sia stata, e Galileo, non tanto per le sue teorie ma per come le ha formulate e difese davanti all’Inquisizione. Aggiungerei poi Niccolò Machiavelli perché ha presentato il potere per quello che è, un fatto negativo in costante conflitto naturale con i sudditi…»

Insomma l’essenza della storia d’Italia…

«Ma ci sono altre intelligenze che ci distinguono. Una di queste è rappresentata da Monteverdi, un musicista straordinario che è un esempio delle personalità di base degli italiani. Un altro è Alessandro Manzoni, oltretutto un grande antropologo…»

Neanche una donna?

«Le donne non hanno prodotto nulla, mi dispiace. Hanno perso anche l’occasione del femminismo…»

Torniamo alla classifica. Eravamo rimasti al sesto nome, Manzoni…

«Guardi, può sembrare una provocazione ma non lo è: secondo me Gesù di Nazareth fu un romano, un italiano. Fu sicuramente influenzato dalla cultura romana soprattutto nel suo rapporto rivoluzionario con le donne…».

Sono questi i riferimenti del nuovo “Partito degli Italiani”?

«Immigrazione, islamismo e Europa unita minacciano l’identità italiana. E il Partito degli Italiani intende difendere e tutelare questa identità facendo ricorso a tutte le armi della democrazia e dell’intelligenza, e con quelle altrettanto forti della passione per la storia, per la civiltà, per la lingua, per la religione, per l’arte, allo scopo di conservarle e di accrescerle».

La storia (italiana) a base di un programma politico. E’ una notizia e una novità. Non poteva non essere segnalata per prima da questo giornale che è tutto tranne che politico. Ma che si occupa di tutto quello che è storia.

Fabio Andriola
direzione@storiainrete.com

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https://www.amazon.it/Omaggio-agli-italiani-storia-tradimenti/dp/8817006246

Citazione
Un'invettiva e una ricostruzione storica. Con un'idea di fondo: mai nessun popolo come quello italiano è stato tradito dai suoi governanti in maniera così determinata, ossessiva, cinica, perversa. Gli Italiani hanno primeggiato nelle arti e nella scienza; il loro pensiero è stato un fondamento e un faro nello sviluppo della civiltà occidentale. Eppure papi, re, imperatori, dittatori, banchieri, politici, per coltivare il proprio Potere, hanno calpestato gli Italiani, hanno sfruttato la loro natura, le loro città, le loro doti, favorendo in essi un perenne sentimento di vergogna, un'immagine deteriore di vigliaccheria e di preordinata sconfitta.

L'unico passaggio che non condivido è quello secondo cui "mai nessun popolo come quello italiano è stato tradito dai suoi governanti in maniera così determinata, ossessiva, cinica, perversa" (secondo me ci son stati e ci sono popoli che han subìto di peggio, ed anche di molto peggio, dai loro governanti di merda), ma, di certo, quello italiano è stato, ed è, uno dei popoli più traditi dai propri governanti.

Offline Vicus

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #4 il: Agosto 12, 2019, 17:39:31 pm »
Di tutto ciò va ringraziato quel citrullo di Salvini. Adesso lo ha capito pure lui che le elezioni NON si faranno. Ha voluto suonare ed è stato suonato.
Il problema è che l'aveva capito da prima.

Per questo gli italiani sono così esterofili: da 150 anni la loro classe dirigente li tratta come un occupante straniero. Ora che i loro politici hanno l'Ordre au Mérite il quadro è completo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #5 il: Agosto 12, 2019, 18:10:41 pm »
Per questo gli italiani sono così esterofili: da 150 anni la loro classe dirigente li tratta come un occupante straniero. Ora che i loro politici hanno l'Ordre au Mérite il quadro è completo.

Non è solo quello il motivo.
Ed inoltre l'esterofilia italiana ha radici più lontane nel tempo.
Per non parlare del fatto che al riguardo non vi è alcuna soluzione* (eccetto... l'estinzione).

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* Come non c'è soluzione alla QM.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #6 il: Agosto 12, 2019, 19:37:21 pm »
Il problema è che l'aveva capito da prima.
E allora perchè ha dato inizio alle danze? Perchè si è innamorato della Meloni?

Offline Vicus

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #7 il: Agosto 12, 2019, 20:41:54 pm »
Non è solo quello il motivo.
E qual è?
E allora perchè ha dato inizio alle danze? Perchè si è innamorato della Meloni?
Bella domanda. Possibile spiegazion i sono corruzione, ricatti o minacce.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #8 il: Agosto 14, 2019, 11:28:49 am »
Atto secondo: dopo che Salvini ha opportunamente frenato il gradimento della Lega facendo cadere il suo stesso governo a Ferragosto (e salire di Maio facendogli notare l'ovvio), ora si farà in modo da rallentare ulteriormente i populisti in modo che nel 2022 ci sia una maggioranza rabberciata che governerà per qualche mese fino al prossimo governo "tecnico" (=PD). Riassunto in un'immagine:


Nel frattempo i quotidiani ci annunciano che arrivano a passo di corsa ius soli e adozioni gay. Olé!
E continuerà così finché non si sarà prodotto l'effetto voluto: un'apocalisse socioeconomica da Alto Medioevo. E non possono sbagliare, con sondaggi e algoritmi non c'è possibilità di errore.
« Ultima modifica: Agosto 14, 2019, 22:37:20 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #9 il: Agosto 14, 2019, 12:41:10 pm »
Tutto congiura a favore di un imminente collasso socio-economico dell'Occidente, non solo dell'Italia. Paradossalmente l'Italia, da tempo abituata a vivere situazioni di emergenza e gli italiani, da tempo abituati ad arrangiarsi, se la passeranno meglio di tutti gli altri che da tempo vivono e godono di situazioni prospere e normali e sprofonderanno nella disperazione quando la normalità non sarà più possibile.
Non sarà un gran bel vedere. Di bello da vedere ci sarà solo la scomparsa del femminismo e il nuovo atteggiamento delle donne le quali per vivere e sopravvivere saranno costrette ad abbassare, e di molto, la cresta.

Offline Sardus_Pater

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #10 il: Agosto 15, 2019, 11:36:00 am »
@Massimo:
Roubini nel 2006 veniva ridicolizzato e poi abbiamo visto che aveva ragione. Ora le sue profezie sono ancora più cupe. Probabilmente, nonostante gli sforzi di tenere vivo il sistema il più possibile per individuare i "rami secchi" e salvare gli altri come nel 2007/8, la depressione che ne conseguirà sarà maggiore e vedremo una recessione che farà abbassare di molto la cresta a destre e sinistre istituzionali, estremizzando il quadro politico ed economico. E buttando all'aria le basi del lavoro mondialista di magnati ungheresi e associazionismo rosa e arcobaleno.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #11 il: Agosto 15, 2019, 13:00:42 pm »
Lo scopo è proprio provocare una crisi (come diceva Monti: senza crisi non cè progresso). Si veda qui, anche in riferimento ai veri padrini dei separatismi italiani di Finocchiaro Aprile ed Emilio Lussu:

Michel Albert è un grand commis della politica sovrannazionale. Ex commissario francese al Piano (il posto che fu di Jean Monnet nel dopoguerra), è oggi presidente delle Assurances Générales de France, una delle grandi entità finanziarie che hanno promosso il Mercato Unico Europeo. Nel 1989, Albert ha pubblicato un saggio, subito tradotto in Italia dall'editrice Il Mulino con il titolo: Crisi, Disastro, Miracolo. Il libro contiene una prognosi sulla fine degli Stati nazionali che rivela un'analisi sicuramente elaborata negli uffici-studi della Trilaterale, e un progetto di ingegneria sociale.

L'analisi è sulle forme che gli Stati hanno avuto nella storia. “Lo stato monarchico era soprattutto il potere del padrone sulla terra” esordisce Albert: era la forma istituzionale adeguata ad un'economia basata sul potere agricolo e terriero, ed è stata “superata” quando si è passati a una forma più avanzata di economia. Infatti lo Stato-nazione “nasce insieme alla rivoluzione industriale”: è la forma-Stato adatta al nuovo modo di produzione, ed ha avuto una funzione provvidenziale. L’industria infatti, “con gli sconvolgimenti che ha provocato (urbanizzazione, tensioni sociali, lotta di classe) ha rischiato di far esplodere la società”. Solo lo Stato nazionale, con la sua organizzazione in via di principio totalitaria (la nazionalizzazione delle masse) ha impedito l'esplosione.

Ma oggi, dice Michel Albert, siamo entrati in una fase nuova. Nell'economia “smaterializzata”, in un “universo sofisticato di tecniche avanzate, di scambi liberati, di alti livelli di vita”. A questa nuova economia, dominata dai servizi e dalla finanza, “vanno strette le frontiere nazionali, che sono ormai solo interruzioni di flusso”. Tutte le crisi del nostro tempo “hanno una radice comune: l'impossibilità di gestire” la nuova economia post-industriale “nel vecchio quadro dello Stato nazionale”. Infatti l'universo finanziario non riconosce più “un padrone, ossia uno stato nazionale che impone la sua tutela agli altri, come fecero gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale”.

Converrà notare il carattere di questa dottrina dello Stato supercapitalista: essa è di tipo materialista storico. Per essa, la forma politica non è che una marxiana “sovrastruttura”, un prodotto secondario dell'economia; la quale è la sola realtà primaria, la sola “struttura” del reale. Ne conclude Albin Michel che lo Stato nazionale va “superato” per far posto a istituzioni meno soffocanti per la finanza mondiale. “Riscopriamo un'incompatibilità di fondo tra la logica dello Stato nazionale e quella della società mercantile”. Perciò “a poco a poco ci si accorgerà che gli Stati non possono fare a meno di un ordine superiore al loro”. Per esempio, che “non ci sarà crescita equilibrata per l'economia mondiale senza una moneta mondiale” (p.170-179). Ma naturalmente, Michel Albert e i suoi co-ispiratori sanno che gli Stati-nazione opporranno una resistenza al loro superamento verso il nuovo ordine sovrannazionale. Conclusione: “L'Europa '92 lancia il Mercato Unico all'assalto degli Stati nazionali. Li smantellerà”. Come? Con “l'anarchia che risulterà” da “un mercato libero e senza frontiere in una società plurinazionale che non riesce a prendere decisioni comuni”. A questo “disastro” pianificato, l'oligarchia spera seguirà il “miracolo”: gli Stati nazionali devastati invocheranno “una moneta comune, una Banca centrale europea e un bilancio comunitario”1.

Ma l'oligarchia ha elaborato a questo scopo, meno visibile, un altro progetto: la frantumazione degli Stati nazionali in più piccole entità regionali e autonome. Nell'idea di “federalismo europeo” cara a Delors e ai suoi eurocrati, è compreso infatti il “regionalismo”. Nella loro visione gli autonomismi minimi, i particolarismi, sono visti come i benefici antagonisti dello Stato nazionale, naturali alleati dell'oligarchia finanziaria nel “superamento” delle sovranità nazionali. “L'idea del regionalismo e quella del federalismo coincidono”, ha dichiarato nell'88 Alexandre Marc, collaboratore di Denis de Rougemont, uno degli ispiratori del federalismo europeo2. La stessa idea cova in una fondazione “culturale” nata nel 1982 con capitali americani: l'Inter-Action Council of World Leaders, presieduta da Helmut Schmidt (e di cui ha fatto parte, con Valéry Giscard d'Estaing, Giulio Andreotti), nonché co-fondatrice del “Club di Roma”. Tra i motivi che questa associazione propaganda - ecologismo, riduzione delle nascite, promozione di un “mondo multipolare” – il regionalismo in un quadro sovrannazionale è primario. Nei suoi ambienti è consueto ripetere che “una soluzione per il problema basco e dell'Irlanda del Nord può esser trovata solo nel quadro dell'Europa 92”, ossia del Mercato Unico.

separatismi

La simpatia per i separatismi e gli autonomismi anche violenti, benché ravvivata nei circoli internazionalisti dalla prospettiva del Mercato Unico (e ci si può chiedere quanto questa simpatia sia anche “operativa “ in appoggio alle azioni del terrorismo basco o irlandese) ha salde radici nel passato. Varrà la pena ricordare che l'OSS (la futura Cia) di Allen Dulles finanziò e incoraggiò il Movimento Indipendentista Siciliano di Finocchiaro Aprile. Che nei programmi del Partito d'Azione, longa manus in Italia del liberalismo americano, c'era la divisione dell'Italia in regioni, e la “regionalizzazione” fu uno dei motivi principali dell'azionista Ugo La Malfa, l'italiano più stimato dall'oligarchia anglo-americana. Un altro fondatore del Partito d'Azione, Emilio Lussu, fu anche eminente figura del separatismo sardo.
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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #12 il: Agosto 24, 2019, 15:01:35 pm »
In attesa di essere sgovernati dal PD fino al 2022, riporto articolo di Marco Tosatti:

Caro Tosatti, leggendo gli avvenimenti politici  di questi giorni, ho fatto una semplice riflessione. Al governo di una struttura di potere, (che sia uno Stato, la Chiesa, una istituzione internazionale potente, ecc.) deve andare una persona “gestibile”, manovrabile, ricattabile.

Oppure deve esser pronta ad esser “fatto fuori “; in più modi: modello Kennedy.

Il mondo, nella storia non vuole governanti forti, li teme. Prima sembra volerli, adorarli; poi  via via li teme sempre più.

Non faccio riferimenti evangelici, né vado alla storia romana pensando a Cesare, ed evito con cura ogni riferimento a Mussolini.

Mi limito alla storia italiana dal dopoguerra. Era forte e si imponeva Fanfani. Fatto fuori. Craxi. Idem. Berlusconi, idem. Renzi, idem. Salvini, idem. Chi vogliono al potere? Prodi. Monti, Letta. Persone che rispondono: “si,certo va bene”, prima ancora di aver sentito quello che viene chiesto.

PG
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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #13 il: Agosto 30, 2019, 01:53:10 am »
Come ampiamente previsto, arriva il governo piddì, il partito liquidatore dell'Italia per conto francotedesco. Lavoro che finiranno i secessionisti, prossime attese comparse del teatrino, che tra ali di folla festante e inebetita daranno in pasto i pezzi rimasti dell'Italia ai due mastini d'Oltralpe.

Che comandino sempre e solo loro si capisce dal modo in cui hanno trattato di Maio, messo subito in disparte come un bambino che non deve impicciarsi di cose da grandi.

Piacevole l'intermezzo - in funzione puramente ricreativa - delle manifestazioni per il voto subito, per scaricare gli umori del popolo in vista della lunga stagione PD, che - come altrettanto previsto e già annunciato da Conte - durerà indisturbata fino al 2022.

Tra gli elogi di corifei europoidi, prepariamoci tra una stangata e l'altra ad accogliere (solo per quest'anno) 500000 africani che per incomprensibili ragioni parlano quasi tutti francese, mentre dalla Libia, dove c'è la guerra e si parla italiano, emigra solo il petrolio (in Francia).

Fine atto secondo.
« Ultima modifica: Agosto 30, 2019, 02:04:15 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Jason

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Re:Come funziona l'eterno teatrino all'italiana
« Risposta #14 il: Agosto 30, 2019, 07:03:24 am »
Citazione
durerà indisturbata fino al 2022.

Tra un anno esatto ne riparleremo  ;)
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America