E' passata del tutto inosservata la notizia che al tavolo del G7, non lungi dal posto dove sedeva Macron, c'era una attivista delle Femen, il gruppo di femministe che organizza pagliacciate in tutto il mondo, al fine di "combattere il patriarcato". Come se fossero loro e le iniziative da esse promosse a distruggere la famiglia patriarcale e non il capitalismo e il modello di sviluppo occidentale. Ad un osservatore distratto la circostanza potrà sembrare paradossale: cosa ci fa una mentecatta al tavolo dei potenti, visto che il mondo delle Femen non appartiene alla sfera della potenza politica, militare ed economica, ma semmai è fenomeno da circo equestre mediatico? Invece il collegamento esiste ed è strettissimo: l'obiettivo del modello di sviluppo occidentale, basato sul potere finanziario cosmopolita che intende creare un mercato unico globale ed uniformare costumi, stili di vita e abitudini di consumo non intende tollerare comunità solidali, di nessun tipo. E la comunità solidale per eccellenza è proprio la famiglia dove l'individuo è protetto e aiutato, non è alla mercè delle aziende e del mercato e dei rapporti di potere economici, sfruttato a dovere da aziende e multinazionali e considerato
solo una "risorsa". E' appunto la famiglia che ne impedisce lo sfruttamento mercatistico. E quindi, bisogna distruggerla, affinchè i rapporti umani vengano regolati dalle leggi del mercato e solo da esse. Ma per annientarla senza causare resistenze c'è bisogno di un'ideologia che ne giustifichi la distruzione. E quale ideologia più adatta e acconcia del femminismo che ha sempre considerato la famiglia un luogo di violenza e sfruttamento, ove si forgiano i rapporti di potere e sopraffazione a tutto svantaggio del genere femminile e pertanto deve essere superata in quanto la sua distruzione - sono parole delle femministe stesse- "è un obiettivo oggettivamente rivoluzionario?".
Ecco l'involucro legittimante che ci voleva. La distruzione della famiglia è certamente un obiettivo oggettivamente rivoluzionario ma per il turbocapitalismo, non solo per il femminismo. Arruolando le femministe, si sono trovate le "utili idiote" che servivano ed erano necessarie per la bisogna. Del resto, è noto che il femminismo sia stato finanziato dai "padroni del vapore". Come è noto che in tempi brevissimi nei giornali, nella politica, nei salotti buoni, nei parlamenti tante femministe siano entrate e abbiano fatto carriera. Ciò si spiega solo grazie all'appoggio delle èlite economico-finanziarie. In questa ottica, la presenza di una femminista al G7 non deve meravigliare affatto. Per lo meno, non deve meravigliare noi. I grandi burattinai che dirigono le danze non fanno mai le cose a caso. Tanto meno, a cacchio.