Il Matriarcato non è mai esistito
Vero, lo confermano gli antropologi più seri. Esiste solo come mito distopico presso scrittori di romanzi e congettura mai provata di scienziati poco rigorosi.
L’espressione “andare a caccia di donne” descrive in maniera esatta quanto avviene in natura tra molte specie e quanto avveniva nella specie umana: agli albori dell’umanità la femmina era la “preda” sessuale naturale del maschio e il coito coercitivo era una pratica comune.
Vero anche questo anche se non era la norma quotidiana delle società antiche. Ne trattò il tuo concittadino José Ortega y Gasset ne
L'Origine Sportiva dello Stato (un saggio imperdibile).
Queste sono semplici constatazioni storiche e non vanno intese come apologia di certe usanze:La popolazione maschile europea adolescente veniva espulsa con un rituale (presso i popoli latini era il Ver Sacrum, la Primavera Maledetta) e lasciata libera di commettere razzie e stupri presso le popolazioni confinanti. E' così che si è sparsa l'etnia europea, ma vi sono tracce di questo rituale anche in Africa, in Giappone e altrove: già negli antichi Veda un dio-teppista, Rudra, comanda una banda di adolescenti scatenati al saccheggio gratuito, alle imprese guerresche.
Il mito di Romolo e dei suoi primi romani che rapiscono per bravata le Sabine, non vi dice niente? Pensateci: la scoperta del sesso come fatto di gruppo, fra risate masnadiere e ribalderie. Il mito evoca una psicologia che anche noi abbiamo conosciuto: la banda giovanile esisteva anche nella preistoria. Anzi, non esisteva altro.
È infatti dalla banda giovanile - non dalla famiglia come crede chi non ci ha mai pensato - che ha origine il primo gruppo umano organizzato, la prima forma di Stato. I nomi delle più antiche formazioni politiche, in Grecia e a Roma, tradiscono quell’origine: eterìe o fratrìe, gruppi di “eguali” o di “fratelli”, rigorosamente maschili; la
curia, o co-viria, drappello di giovani maschi armati.
I coetanei formano un gruppo solido e pericoloso, appartato dalle altre generazioni, segregato dai suoi rituali “segreti” che servono a saldare l’identità di ciascuno con quella del collettivo:
a Sparta, il pasto comune degli Spartiati; nelle società dell’Africa o dell’Asia, la “casa degli uomini” riservata ai maschi prima delle nozze, club, tempio e covo della banda giovanile, luogo di riti che le donne della tribù non devono vedere, pena la morte.
Nel mondo italico restano tracce incerte di un rito antichissimo e tremendo, il ver sacrum. Quando la popolazione di un gruppo arcaico diventa eccessiva sulla sua terra, le messi vengono lasciate sui campi; e la verde messe dell’uomo, i maschi adolescenti, viene ugualmente mandata a perire. Il grano biondo è consacrato agli dei inferi; la bionda gioventù espulsa ritualmente, come morta, con il divieto di tornare indietro: dovrà conquistarsi una propria terra nelle tenebre esteriori, nell’ignoto infestato da fiere e da nemici mostruosi. La razza indoeuropea si sparse quasi certamente così, con espulsioni periodiche di eterie, tra l’Asia e l’Europa. La fiaba di Pollicino e dei suoi “fratelli”, mandati a perdere nella foresta primordiale dai genitori incapaci di nutrirli, conserva il ricordo angoscioso di questa dura usanza.
I vecchi, i patres che così la espellevano, sapevano bene che cosa avrebbe sostenuto la banda dei ragazzi esposta alle violenze e alle magie delle terre selvagge: precisamente l’ardimento scervellato, il gregarismo che, crudele verso i “diversi”, si fa disciplina militare; l’esagerata baldanza di tutti che copre la paura di ognuno, l’essere “tutti per uno e uno per tutti”: personalità incipienti, ancora senza identità, e perciò fungibili. È l’età in cui la vitalità accetta alla leggera il rischio mortale, in cui capita di perire per eccesso di voglia di vivere, di farsi uccidere per gioco. O per sport.
È facile manipolare la vitale stoltezza giovanile.
Per millenni, i patres l’hanno sfruttata solo per esigenze estreme e superiori, con pia mancanza di scrupoli.
I patres hanno sempre saputo che la banda giovanile, pericolosa nella tribù, “serviva” nelle durezze della guerra: dove la morte degli amici, l’ascesi atletica e militare, avrebbero infine fatto delle giovani belve - quelle sopravvissute - degli uomini adulti.
Ortega y Gasset spiega come sia nata così la civiltà romana e ogni altra civiltà:
attraverso le prove l'incoscienza giovanile si disciplina e diviene saggezza, il primo nucleo di civiltà. Tutte le tradizioni della Roma arcaica (i Salii, le danze, Romolo e Remo abbandonati all'ignoto) sarebbero la cristallizzazione di questa usanza.
In Giappone esiste tuttora una tappa importante verso l'età adulta (=civile): i maschi adolescenti vengono lasciati liberi di organizzarsi in bande goliardiche cui viene concessa la più ampia libertà.
In Amazzonia e in Siberia il rito del matrimonio conserva evidenti tracce di uno stupro arcaico: la donna viene rapita ai familiari e portata via "contro" la sua volontà. Presso i Mundugumor il matrimonio si consuma nel momento in cui la famiglia della donna "soprende" l'uomo ad aver rapporti con lei.
Infatti io ho parlato di controllo, repressione, moralizzazione
Quindi cosa intendi per controllo, moralizzazione ecc.? E cosa proponi?