Grazie Frank per aver riproposto questo bellissimo articolo di vecchia data (che non conoscevo).
La cosa che mi ha stupito di più è che l'autore è arrivato in linea di massima alle stesse conclusioni alle quali sono arrivato anch'io dopo la mia ricerca nell'opera “La grande menzogna del femminismo”. Mi sembra quasi di averlo plagiato inconsapevolmente nelle sue conclusioni e stupisce perché malgrado la distanza nel tempo siamo qui a ribadire gli stessi concetti che (quasi) nessuno nella società vuole sentire.
Ecco un esempio della forma mentis delle femministe della prima ondata, vedete se trovate delle analogie con il femminismo attuale:
«[...] le prove di abusi sessuali sui maschi venivano sfacciatamente minimizzate. E dunque le associazioni dell’Ottocento fondate per “salvare” le giovani donne della tratta delle bianche operata da mercanti che le volevano obbligare a fare sesso, spesso (ma non sempre) chiudevano gli occhi sul mercato di ragazzi adolescenti costretti alla prostituzione. [...] Quando fu riconosciuta l’esistenza di giovani maschi vittime di violenza, le femministe della fine dell’Ottocento tendevano a sostenere che il danno era minore per il maschio della specie. Come osservava nel 1886 il notiziario della Unione delle donne cristiane contro l’alcol (la principale organizzazione femminista) mentre “quasi tutte le fanciulle vengono cresciute nell’ignoranza delle astuzie maschili [...] quasi tutti i ragazzi sono perfettamente dotati di conoscenze, e nella maggioranza dei casi commettono il peccato a occhi bene aperti”. Insisteva che, a differenza dell’effetto “dannoso” degli abusi sessuali sulle donne, la “sanzione sociale per i ragazzi e gli uomini” era “quasi niente”» (La grande menzogna del femminismo, pp. 579-580).
Un'altro esempio della stessa forma mentis delle femministe della prima ondata si trova nello stesso libro a pagina 515 , la storia della suffragette Mrs Wilkes.
Cady Stanton non è stata l'unica che ha proclamato la superiorità femminile. Prima di lei l'hanno proclamata figure illustri della storiografia femminista come Christine de Pizan, Arcangela Tarabotti, Modesta dal Pozzo, Olympe de Gouges, Anna Wheeler o Concepción Arenal (capostipite del femminismo spagnolo). Comunque tutto questo e la “bontà” del femminismo con numerose citazioni ed esempi è descritta nel capitolo “La superiorità del modello femminista” del II Volume di “La grande menzogna del femminismo” che uscirà ad autunno.
Ma al di là del comportamento dei singoli attivisti in epoche diverse, non esiste un femminismo “buono” perché i dogmi su cui poggia l'ideologia femminista sono falsi e, dunque, perversi!