Dialoghi > Manosphere: link essenziali sulla Questione Maschile
Bibliografia sulla QM
Milo Riano:
Della Vecchia Rino - Questa metà della Terra - AltroSenso Saggi
Alla luce di una prospettiva naturalistica, una ricognizione completa e disincantata delle dinamiche in azione nel conflitto tra i sessi con un tratteggio della condizione maschile presente e degli scenari del futuro. Parole degli uomini dalla parte degli uomini.
Acquistabile all' indirizzo: http://www.uomini3000.it/236.htm
Nucci Alessandra - Donna a una dimensione. Femminismo antagonista ed egemonia culturale - Marietti
Il femminismo in Occidente, che sembrava sopito per mancanza di buone cause, al volgere del millennio è tornato alla ribalta, con maggiore antagonismo, ponendosi al servizio di una cultura omologante fatta di tenui appartenenze e "generi" interscambiabili. Per questa cultura, egemone in ambito internazionalista, la volontà femminile non è da conoscere e da favorire, ma da influenzare e incanalare verso scopi che non sempre corrispondono all'interesse della donna e spesso le sono perfino contro. Questo libro traccia la genesi e la funzione di questo nuovo femminismo, elaborato a tavolino da un'élite intellettuale e diffuso nel mondo da istituzioni e associazioni tese a promuovere una società pianificabile.
Marchi Fabrizio - Le donne: una rivoluzione mai nata - Mimesis
Una provocazione politicamente non corretta, una riflessione critica sul ruolo della donna e della sessualità femminile all'interno della società contemporanea; entrambe asservite al mercato, al capitale e alla ragione strumentale. La donna, in larga parte con il suo consenso, è stata ridotta a merce, sia da un punto di vista pratico che, soprattutto, da un punto di vista psicologico e culturale. Lontane dal rappresentare un soggetto della trasformazione sociale e culturale, le donne, nella loro grande maggioranza, costituiscono per lo più un fattore della conservazione se non addirittura la pompa di alimentazione della società capitalista. Se invece liberassero la loro sessualità, potrebbero innescare una rivoluzione culturale in grado di minare alle fondamenta il sistema sociale dominante. Purtroppo le cose stanno andando in un'altra direzione, perché le donne, agli inizi del terzo millennio, sono ancora profondamente subalterne alle logiche di sempre; in barba alla cultura di genere e alla rivoluzione femminista degli anni '70, a questo punto forse mai nata e comunque tradita.
Zemmour Éric - L' uomo maschio - Piemme
"Lo so. Lo so che non esistono l'Uomo e la Donna, ma gli uomini e le donne. Non generalizzazioni ma solamente casi particolari. Tanti casi particolari quanti sono gli individui. Miliardi di storie per miliardi di esseri umani sulla terra. Lo so che c'è del femminile nell'uomo e del maschile nella donna. Lo so, conosco i classici, figurarsi: sono stato adolescente negli anni Settanta. Lo so che la ricerca di un tipo sessuale è sospetta, per non dire reazionaria, che non ci sono sessi ma solo generi. Sfumati, necessariamente sfumati. Lo so, so tutto. Ma so anche che io... io non sono una donna". Come si presenta l'uomo ideale? Si depila. Fa incetta di prodotti di bellezza. Indossa gioielli. Crede fermamente ai valori femminili. Privilegia il compromesso. Insomma, l'uomo ideale... è una vera donna. Ha reso le armi. Il peso tra le sue gambe è diventato un fardello troppo pesante e si è convinto che l'uguaglianza è similitudine. Le giovani generazioni hanno accresciuto questa confusione. Tutto quello che è autenticamente mascolino è considerato una parolaccia. Una tara. Ma la rivolta tuona. Gli uomini hanno un'identità da riprendere. Perché non debbano più dire ai loro ragazzi: "Tu sarai una donna, figlio mio".
Risé Claudio - Il maschio selvatico - Red Edizioni
Gli istinti maschili sono stati espulsi dalla nostra cultura, sempre più femminilizzata e "materna", così come dalla società delle "buone maniere". Eppure sono istinti ancora vitali, che vanno riconosciuti senza timore e dominati, cioè vissuti in modo equilibrato, per poter ritrovare una sana e sincera spontaneità. Attraverso una lettura di sogni, leggende, miti, il libro dello psicoanalista Claudio Risé ripercorre la storia di questo "interdetto" e offre agli "uomini in crisi" una via per ristabilire un contatto positivo con il loro lato "selvaggio".
Risé Claudio - Il padre. L'assente inaccettabile - San Paolo Edizioni
L’Occidente contemporaneo è definito dalle scienze sociali «una società senza padri». Alcuni vi vedono la fine, positiva, di ogni “patriarcato”; altri, come l’autore, notano con preoccupazione il vuoto lasciato dall’assenza paterna. Per Claudio Risé, psicoanalista di formazione junghiana e docente di scienze politiche e sociali, il padre è la figura psicologica che collega la biografia individuale al piano trascendente e consente così l’integrazione del dolore e della perdita attraverso l’insegnamento esemplare del suo senso. La «società senza padri» appare, quindi, come un mondo che ha smarrito il senso religioso e, con esso, la capacità di dare significato alle prove della vita, cui l’individuo reagisce infantilmente attraverso il rifiuto e la negazione o con la depressione. Il libro entra nel vivo della cronaca di oggi mostrando come l’assenza paterna non nasca da fumosi processi psico-sociologici, ma dalla diffusione di separazioni e divorzi, che si concludono quasi sempre con l’espulsione dei padri da casa e con la rottura (o il grave indebolimento) del loro rapporto con i figli. A questo si aggiunge l’attuale legislazione abortista, che per la prima volta nella storia umana toglie la parola al padre in materia di procreazione. Di fronte agli enormi danni umani e psicologici di questa situazione, si va delineando una reazione, diffusa soprattutto fra i giovani, di cui Risé presenta, e interpreta, le prime forme. Si tratta di un sentire condiviso, che si traduce in usi e costumi nuovi, atti a dare spazio e considerazione a un padre consapevole e responsabile.
Mansfield Harvey C. - Virilità. Il ritorno di una virtù perduta - Rizzoli
Che cos'hanno in comune Tarzan e Platone, Hemingway e Margaret Thatcher? La virilità. Se questa parola può suonare fuori luogo alle orecchie di chi si prodiga per una società meno sessista, in cui le differenze tra uomini e donne si annacquano in una perfetta identità di genere, forse è soltanto perché non ne conosce a fondo il significato. Dalla filosofia greca all'attualità politica, passando per Stevenson e Machiavelli, Harvey Mansfield traccia un'analisi di questa virtù bistrattata. La psicologia sociale e la biologia evoluzionistica, grigie esponenti di una scienza troppo accademica e poco vitale, non hanno fatto che confermare gli stereotipi del senso comune, scambiando per aggressività il coraggio e per spacconeria un nobile desiderio d'affermazione. Perduto in questa società senza più ruoli, braccato da femministe e donne in carriera, il maschio rischia di passare la mano. La sua salvezza dipende esclusivamente da una presa di coscienza: dietro un'apparenza ingombrante e sfacciata, fatta di muscoli e scazzottate, l'uomo virile cela un cuore nobile e leale, gonfio di qualità positive e spirito di sacrificio.
Vladimir Casinari - Sensazioni proibite
Ho scritto questo libro per far capire ai lettori come la prostituzione adempia ad una funzione sociale, quella di soddisfare il diritto alla sessualità di chi non ha una donna. Il libro si divide in trentun capitoletti ripartiti in tre parti: la prima parla dei quartieri a luci rosse di città europee, di quello che ci si può trovare e delle esperienze fatte; la seconda racconta le mie storie più significative e singolari con le prostitute dell’est, soprattutto rumene, una raccolta di aneddoti, spesso a luci rosse, descritti con un linguaggio crudo, senza mezzi termini, ma non troppo volgare; l’ultima parte racchiude una serie di storielle, di avventure erotiche che si differenziano rispetto alle prime per non esserci stato scambio mercenario. L’ultimo capitolo è, invece, un addio, un ultimo saluto alle principali interpreti di questa cronologia di episodi di vita vissuta.
Acquistabile all' indirizzo: http://www.lulu.com/content/1301156
Steven S. Rhoads - Uguali mai.Quello che tutti sanno sulle differenze tra i sessi ma non osano dire - Lindau
Oggi il dibattito sulla sessualità dà spesso per scontato che le differenze fra uomini e donne siano fondamentalmente insignificanti e "socialmente determinate", o che neppure esistano. Steven Rhoads, al contrario, afferma che, a dispetto di ciò che preferiamo credere, le distinzioni sessuali restano profondamente radicate nella natura umana. In questo testo, l'autore presenta un gran numero di prove scientifiche che dimostrano come queste differenze siano innate: a partire dalle distinzioni più sottili (istintivamente, le donne tengono in braccio i bambini dalla parte sinistra, vicino al cuore) per giungere a quelle più profonde (le donne con un alto livello di testosterone sono più promiscue, più competitive e più combattute nei confronti della maternità). Rhoads esplora le differenze maschioIfemmina per quanto riguarda l'aggressività e l'istinto di dominio, la sessualità e la cura dei figli. Spiega perché il rifiuto di riconoscere tali differenze ha condizionato fenomeni come la rivoluzione sessuale e le famiglie senza padri. Ma sostiene anche che la società diventa migliore se si scoraggiano alcune tendenze naturali, come l'inclinazione maschile al sesso predatorio, e se ne incoraggiano altre, come la passione e il talento femminili per la cura dei figli.
Matt Ridley - La regina rossa. Sesso ed evoluzione - Instar Libri
La regina Rossa di Matt Ridley, brillante figura di zoologo dedicatosi da più di un decennio interamente interamente alla divulgazione scientifica, è un libro denso di storie sul sesso, l'evoluzione, il regno animale e la natura umana. Ma per capire subito dove si vuole andare a parare bisogna saltare a pagina 214, dove si descrivono i risultati - descrive Ridley - di un sorprendente studio condotto nell'Europa occidentale, dal quale risulta che: le femmine sposate scelgono di avere relazioni sessuali con maschi dominanti, più vecchi, più attraenti fisicamente, di aspetto più simmetrico, e sposati; le femmine che hanno compagni subordinati, più giovani, fisicamentemeno attraenti e di aspetto più irregolare e sproporzionato hanno maggiori probabilità di avere relazioni extraconiugali; ricorrere alla chirurgia estetica raddoppia la possibilità di avere una relazione adulterina; più un maschio è attraente e meno sarà premuroso come padre; all'incirca un figlio su tre è frutto di un concepimento adulterino.
Poco importa che la ricerca non riguardasse gli esseri umani, ma le rondini. Nè è possibile render conto delle singole descrizioni e risultati, spesso davvero sorprendenti, riportati da Ridley su monogamia e poligamia di esseri umani e dell'intero mondo animale. Ciò che rende appassionante questo libro è la tensione che l'autore riesce a creare intorno ad alcune domande fondamentali, mostrando i pro e i contro delle diverse risposte avanzate da biologi genetisti.
La domanda decisiva è quella che gli scienzati cominciarono a porsi solo verso la fine dell'800, quando scoprirono che il sesso non è l'unico modo che in natura gli individui hanno per riprodursi, e che ne esistono di migliori: "Animaletti microscopici si dividono in due. I salici crescono dalle tale. I denti di leone producono semi che in realtà sono cloni di loro stessi. Un afide verde (pidocchio delle rose) genera, senza che la femmina venga fecondata, giovani vergini a loro volta già gravide di altre vergini". Da quel momento il sesso divenne un "problema", un "lusso inammissibile". E la domanda che si pone Ridley è perchè esiste, con tutte le sue combinazioni e complicazioni, fatte di corteggiamenti e di conflitti, visto che ci sarebbero modi più semplici ed efficaci per trasmettere il proprio patrimonio genetico?
Chiedersi perchè non è del tutto innocente. In genere la scienza si limita a mostrarci come le cose funzionano, e non è poco. Ridley però pensa che non sia azzardato chiedersi perchè, soprattutto quando si ha a che fare con spiegazioni di tipo evoluzionistico. Così come non è sbagliato ritenere che, ad esempio, la complessita di un occhio debba spingerci a ritenere che esso sia stato "progettato" per vedere - ma non tutti gli evoluzionisti sarebbero d'accordo - egli ritiene che la complessità dell'attrazione e la competitività sessuale siano state progettate per favorire il commercio di geni.
Si aggiunga che secondo Ridley, la gelosia, la considerazione della bellezza, l'aggressività maschile, il libero arbitrio, la stessa intelligenza sono indissolubilmente legate a questa "faccenda sessuale", e si capirà perchè è ai geni e alla loro storia evolutiva che dobbiamo guardare per comprendere la stessa "natura umana", con buona parte della sue caratteristiche psicologiche e culturali.
La risposta di Ridley spiega anche il titolo del volume. In Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll, il personaggio della Regina Rossa è un pezzo del gioco degli scacchi che corre sempre senza mai andare da nessuna parte perchè il paesaggio si muove con lei. Ebbene, "il principio della Regina Rossa" - così è stato battezzato nel 1973 dal biologo van Valen - ci dice che le cose vanno nello stesso modo nell'evokluzione, dove "il progresso è sempre effimero, una sorta di fatica di Sisifo per rimanere, relativamente parlando, nella stessa posizione grazie a un continuo miglioramento delle cose". Così nel regno del vivente predatori e prede, parassiti e ospiti, maschi e femmine, sono costantemente nella situazione della Regina Rossa. A ogni mossa vincente, che permette di sconfiggere un parassita, o un batterio o un virus, corrisponderà una contromossa altrettanto efficace, in un gioco che non avrà mai fine e il cui scopo è lasciare le cose come stavano. E' per garantire una perenne variabilità genetica, e dunque per reagire efficacemente agli attacchi di sempre nuovi parassiti e nuove malattie, che la fecondazione per via sessuale sarebbe dunque preferibile alle altre forme di riproduzione.
Uscito in edizione originale nel 1993 - e ora tradotto in italiano da Instar libri, che dello stesso autore ha proposto anche il recente Genoma - La Regina Rossa risente un po' degli anni trascorsi, che hanno visto un continuo susseguirsi di novità e di scoperte. Resta tuttavia un ottimo esempio di divulgazione scientifica, e una preziosa ricostruzione delle vicende della teoria dell'evoluzione degli anni '70 e '80 (spicca in particolare la figura di William Hamilton). Ridley si affida spesso, nelle sue spiegazioni, al "gene egoista" di Richard Dawkins, ma è nell' "inseparabilità tra cooperazione e conflitto" che egli vede una sorta di legge universale. Essa governa i rapporti sociali ed economici, il matrimonio e il rapporto tra i sessi, ed è già presente al livello dei geni. "La causa principale - scrive Ridley - è il sesso": come il matrimonio, esso è "un'impresa di cooperazione tra due combinazioni contrapposte di geni, e il nostro corpo è lo scenario di questa scomoda convivenza".
Jack Kammer - If men have all the power how come women make the rules?
(trad.: Se gli uomini hanno tutto il potere, com'è che sono le donne a dettare le regole?)
e-book in formato pdf (solo in inglese), scaricabile gratuitamente all' indirizzo: http://www.rulymob.com/ifmenhavLulu.pdf
Warren Farrell - Il mito del potere maschile - Frassinelli
In questo libro fondamentale per il movimento mascolinista Warren Farrell riesce a demolire completamente il mito del potere maschile ed a dimostrare come l'uomo sia in realtà il sesso debole.
Farrell mette in evidenza come dovunque sia possibile introdurre una discriminazione essa viene sistematicamente introdotta a sfavore degli uomini e sostiene la sua tesi con anni di studi ed una bibliografia vastissima.
Gli uomini sono oppressi dai ruoli tradizionali di protettore e di procacciatore di cibo come dimostra il fatto che siano costretti alla coscrizione, e svolgano nella società i lavoro più pericolosi ed usuranti. Sono le principali vittime di aggressioni, omicidi e suicidi. Sono discriminati de iure e de facto dallo Stato nell'accesso al lavoro, nei procedimenti giudiziari, nelle condizioni carcerarie, nelle cause di separazione e di affidamento dei figli.
E' un libro da cui emerge tutta l'umanità della figura maschile. Farrell del resto è una persona che ha saputo capire ed amare entrambi i sessi. Egli infatti ha cominciato come femminista ed ha consacrato molti anni della sua vita alla causa femminile. Il suo primo libro, The Liberated Man, fu interamente dedicato a come gli uomini potevano aiutare la liberazione della donna. In seguito ha cominciato ad occuparsi della condizione maschile scrivendo, prima de "Il mito del potere maschile", "Perché gli uomini sono come sono" (anch'esso in italiano presso Frassinelli) che il New York Times ha definito "il miglior libro mai scritto sull'amore, il sesso e l'intimità".
Ivan Illich - Il Genere e il Sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza - Mondadori, Milano 1984 (collana Saggi)
Martin Van Creveld - Le donne e la guerra - Ieri, oggi e domani - Editrice Goriziana
Nel corso della storia, le donne sono rimaste lontano dalla linea del fronte. Con poche eccezioni, il ruolo della donna in guerra è sempre stato solo di ausilio per l’uomo cui era affidato il compito di combattere. Ora, all’inizio di un nuovo secolo, le cose stanno cambiando.
Per la prima volta nella storia le donne hanno ottenuto un posto a fianco dell’uomo sul campo di battaglia. Negli Stati Uniti e in buona parte dell’Europa, le donne rappresentano circa il 12 per cento delle forze armate. A differenza dalle loro madri, le donne oggi possono prestare servizio militare in marina, sui caccia-bombardieri, e possono manovrare i pezzi d’artiglieria. In tutti i paesi sviluppati, stanno progressivamente occupando posizioni a livello di reggimento che un tempo erano riservate esclusivamente agli uomini. È in corso una rivoluzione celebrata dalle femministe di ogni nazione.
L’autore, però, osserva che l’afflusso delle donne nelle forze armate può essere un interessante esperimento sociale, ma dal punto di vista militare costituisce un problema. Data la diversa costituzione fisica, le donne al fronte non possono offrire le stesse prestazioni dei maschi, e, soprattutto, sono più soggette a farsi male. Le donne che entrano a far parte dei reggimenti avanzati, hanno condizioni di accesso più facili, hanno compiti più leggeri e sono soggette ad una disciplina meno rigida. Se poi si aggiungono tutte le cause legali per molestia sessuale e per sessismo, si crea un quadro di circostanze che ha avvilito il morale delle unità miste ai minimi storici. Se dunque le donne entrano numerose nelle forze armate, ancor più numerosi sono gli uomini che ne escono.
Martin van Creveld, con questo libro provocatorio e controverso, afferma che se la parità dei sessi è un valore desiderabile nella vita civile, il compito di fare la guerra deve esser lasciato agli uomini. Nelle forze armate i ruoli vengono attribuiti al genere maschile o femminile per ragioni ben precise, e la correttezza politica della parità non solo mette a rischio la sicurezza nazionale, ma rappresenta un pericolo anche per i soldati che sono chiamati a difenderci.
Badinter Elisabeth - La strada degli errori. Il pensiero femminnista al bivio - Feltrinelli
Un manifesto del nuovo femminismo che attacca le pratiche e le ideologie del pensiero femminista. L'autrice contesta al movimento femminista di essersi asserragliato nel separatismo e nella lotta contro il sesso maschile, abbandonando l'universalismo e la rivendicazione dei pari diritti. Il separatismo relega le donne nel ghetto dal quale erano uscite e le riconsegna a ruoli subalterni maternali, oppure le sospinge verso un'autosufficienza sessuale che impedisce loro ogni scambio positivo con la società maschile e ogni possibilità di influenzarne l'evoluzione. La criminalizzazione della sessualità maschile ha avallato, secondo l'autrice, il rigorismo morale tipico della destra sessuofoba.
Dag Tessore - La donna cristiana secondo l'insegnamento della tradizione apostolica - Il Leone Verde
La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico “fanatico”; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna.
Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l’emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presunta “misoginia” dei Padri non con i soliti schemi mentali di oggi, per i quali “sottomissione”, “clausura”, “velo”, “obbedienza al marito” sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e di rispetto, per verificare se forse esista una libertà della donna che non sia solo quella di lavorare e guadagnare soldi, e se esista una dignità che possa esprimersi anche nell’essere pudica, portare il velo e dedicarsi alla famiglia.
Utile strumento di studio per l’ampia e dettagliata documentazione che offre, basata rigorosamente sui testi biblici e patristici, questo libro offre al contempo un grande affresco di una società alternativa (dove, paradossalmente, il modello cristiano delle origini si rivela più vicino all’Islam fondamentalista odierno che all’Europa “cristiana”); diventa un itinerario spirituale per riscoprire i valori della pazienza, della libertà interiore, della povertà e dell’abbandono a Dio; diventa, infine, un’occasione per rimettere in discussione, secondo una prospettiva genuinamente cristiana, gli “assiomi” della società occidentale moderna (emancipazione femminile, benessere, diritti umani…) e volgere il nostro sguardo a vedere che esistono modi diversi di concepire la vita, modi diversi di intendere la dignità femminile.
José Díaz Herrera - El varón castrado
Alla fine del 2006 José Díaz Herrera, giornalista d’ inchiesta — noto anche in Italia per i libri ”Diario della corruzione in Spagna” e ”Il denaro del potere” (insieme a Ramon Tejeras) che ricostruiscono i vari investimenti italiani in Spagna promossi dal Psi di Craxi e Nesi, che nasconderebbero commissioni e tangenti —, denunciava nel suo libro, "El varón castrado", gli abusi possibili con la legge: basta infatti una denuncia telefonica da parte della compagna perché un uomo si trovi in carcere in pochi minuti. Secondo l’autore da quando è entrata in vigore la legge ”190mila uomini sono stati iscritti all’ Elenco dei Maltrattatori e nel 2005 più di 25mila hanno ricevuto un ordine di allontamento, lo strumento più efficace per chiudere i matrimoni, dato che può durare anni”. L’ultimo caso è stato appena registrato ad Alicante, dove una donna ha confessato di essersi inventata uno stupro da parte del marito su consiglio dell’ avvocata ”per rendere la pratica di divorzio più agile”. L’uomo rischiava 13 anni di carcere e, cosa sorprendente, il giudice ha deciso di non denunciare la donna per falsa testimonianza.
Carrie L. Lukas - The Politically Incorrect Guide to Women, Sex and Feminism - Regnery Publishing
Il nuovo volume della fortunata serie di guide politicamente scorrette pubblicate dalla Regnery di Washington, The Politically Incorrect Guide to Women, Sex, and Feminism (pp. 221, $ 19,95) di Carrie L. Lukas, sta facendo scendere sul piede di guerra le attardate, ma sempre rumorose, vetero-femministe. L’autrice, trentaduenne opinionista del “National Review Online”, ritiene infatti che i movimenti per i diritti delle donne siano rimasti vittime del successo dei propri predecessori. Oggi le donne, scrive la Lukas, godono di una completa libertà di scelta riguardo l’istruzione, il lavoro o la famiglia, ma le femministe, invece di celebrare questi progressi, continuano a presentare le donne come vittime della discriminazione e a pretendere dallo Stato trattamenti privilegiati.
L'attacco alla vulgata femminista
L’obiettivo della Lukas è di aiutare le donne ad affrontare consapevolmente le scelte più importanti della propria vita, offrendo loro un’informazione più completa di quella diffusa dalla vulgata femminista politicamente corretta. Molte giovani ragazze, ad esempio, sono state indotte a credere che l’età per avere figli possa essere rinviata a lungo senza conseguenze. In realtà la fecondità femminile cala notevolmente dopo i trent’anni, ma quasi nove donne su dieci sovrastimano di cinque-dieci anni l’età in cui la fertilità inizia a diminuire. Il risultato è che molte donne si accorgono troppo tardi di non poter più avere il numero di figli desiderato. Un sondaggio svolto tra le quarantenni americane senza figli ha rivelato che solo per un quarto di loro si è trattata di una decisione intenzionale, mentre per tutte le altre la scelta ideale sarebbe stata di uno, due o addirittura tre figli.
Tra natura e cultura
Molte ricerche scientifiche riportate dalla Lukas, inoltre, dimostrano che gran parte delle differenze di comportamento tra uomo e donna non sono “socialmente costruite”, ma innate e biologiche. Per questo motivo le rivendicazioni femministe che cercano di forzare la natura femminile in ruoli non propri rischiano di creare infelicità nelle donne. La rivoluzione sessuale, ad esempio, ha peggiorato la condizione femminile, perché le donne hanno maggiori difficoltà a separare il sesso dall’amore, e spesso continuano a rammaricarsi, anche dopo anni, delle passate esperienze di sesso occasionale. Gli uomini, infatti, quando vogliono instaurare una relazione seria e duratura continuano a preferire le donne caste e fedeli. Il corteggiamento tradizionale osteggiato dalle femministe assolveva un’importante funzione, perché permetteva all’uomo e alla donna di scoprire le reciproche intenzioni. L’uomo, prendendo l’iniziativa del corteggiamento e sopportandone tutti i costi, dimostrava alla donna il proprio sincero interesse e di essere quindi disposto ad investire molte risorse nella relazione; la donna, facendo la difficile e non cedendo se non dopo una corte assidua, rassicurava l’uomo che, nella loro futura relazione, sarebbe stato quasi impossibile per altri uomini conquistarla. La danza del corteggiamento era dunque, in un linguaggio cifrato, una tacita promessa di fedeltà, cioè la miglior base per un matrimonio felice.
Le polemiche anti-matrimonio
La polemica delle femministe contro il matrimonio, accusato di essere un’istituzione patriarcale che intrappola la donna per tutta la vita, viene contraddetta da numerosi dati empirici, che dimostrano come le persone sposate godano di maggior ricchezza finanziaria, salute fisica, felicità mentale e persino di una vita sessuale più appagante rispetto a quelle single, divorziate, separate o che coabitano. Anche i figli cresciuti all’interno di una famiglia stabilmente sposata hanno meno problemi con la scuola, con la giustizia, con il sesso prematuro e con il consumo di droghe o alcolici. Le ricerche dimostrano inoltre che il divorzio raramente riesce a migliorare la situazione dei coniugi, e che viene sempre vissuto come un trauma dai figli.
Smontati i miti del femminismo
La Lukas demolisce anche l’idea secondo cui le donne guadagnano meno degli uomini perché discriminate nel mondo del lavoro. Se veramente le donne, a parità di rendimento, potessero essere pagate meno degli uomini, allora gli imprenditori che le assumessero otterrebbero degli enormi vantaggi competitivi. Il libero mercato, quindi, punirebbe immediatamente il comportamento economicamente irrazionale dei datori di lavoro “maschilisti”. In verità le donne spesso preferiscono non svolgere lavori che, anche se meglio pagati, comportano frequenti e prolungati spostamenti, orari non flessibili, dure fatiche oppure rischi elevati. Non è un caso che gli uomini siano vittime del 92 per cento degli infortuni mortali sul lavoro. I movimenti femministi, accusa infine la Lukas, sono diventati dei gruppi di pressione impegnati solo a chiedere sussidi e privilegi alla classe politica. Oggi negli Stati Uniti molte donne single con figli fanno a meno del coniuge e vivono con gli aiuti elargiti dal welfare state. Volendo liberare le donne dalla loro “subordinazione” al marito, le femministe hanno finito così per renderle dipendenti dallo “Zio Sam”. Ma la dipendenza dal governo è cosa ben diversa dall’indipendenza personale.
Recensione a cura di Guglielmo Piombini - Nozze, figli, sesso. Il femminismo ha ucciso le donne. Esce negli Usa una rivisitazione politicamente scorretta sui danni della rivoluzione sessuale - Libero, 7 luglio 2006
http://filoapiombo.blogspot.com/2006/07/come-il-femminismo-ha-danneggiato-le.htm
Grün Anselm - Lottare e amare. Come gli uomini ritrovano se stessi - Edizioni San Paolo
“……mi viene incontro la forte maschilità di Gesù. Gesù è un uomo che assume la propria parte, anche se tutti quanti attorno si pongono contro di lui………combatte per l’uomo che ha rinnegato il suo essere uomo”,
scrive Anselm Grun (frate benedettino, filosofo, teologo, economista, psicologo) a proposito dell’archetipo del Salvatore, appunto il Cristo, che chiude riassumendoli tutti in sé, la carrellata sugli archetipi del maschile tratti, tutti, da personaggi biblici. Il pellegrino, il padre, il condottiero, il martire, l’amante, il guerriero, il re, il selvatico e così via. Diciotto personaggi, diciotto archetipi, diciotto modi di essere maschi molto diversi fra di loro, in ciascuno dei quali ogni uomo può rintracciare una parte di sé, magari nascosta o dimenticata, tanto più oggi che il maschile vive una crisi d’identità forte. Lo scopo dichiarato del libro è di offrire uno spunto di riflessione agli uomini contemporanei per ritrovare se stessi, per accedere ciascuno al proprio sé. Quelle di Grun sono storie analizzate con gli strumenti della religione intrecciati con la psicologia analitica junghiana e il suo pensiero si inserisce a pieno titolo nel filone cui partecipano anche Robert Bly e Claudio Risè. Se in più di un’occasione Grun muove forti appunti anche alla Chiesa Cattolica, criticata per aver “ceduto” ad uno spirito buonista e compassionevole lontano dalla spiritualità e dalla psicologia maschili (è chiaro l’accenno ad una certa femminilizzazione della Chiesa, anche se non usa mai questo termine), e quindi incapace di attrarre gli uomini, non per questo ci presenta modelli di eroi senza macchia. Anzi, ogni personaggio è chiamato, per conquistare una vera maschilità, a fare i conti con la propria ombra. Ombra che ha esercitato un influsso negativo nella vita concreta di ciascuno di loro, fatta anche di cadute, tradimenti, ferite, traendo lezione dalle quali gli uomini della Bibbia, e dunque anche ciascuno di noi, si sono potuti rialzare e e riprendere la strada per divenire se stessi. Strada che deve condurre ogni uomo ad entrare in contatto con la forza maschile, l’aggressività, la sessualità, la passione, ma anche la disciplina e “l’anima”, la così detta parte femminile nel maschio, per integrarle in una virilità compiuta, la quale non può prescindere da due poli: il combattere e l’amare.
“L’uomo che solamente combatte diventerà facilmente un Don Chisciotte che ha sempre bisogno di nemici per percepire se stesso. L’uomo che oltrepassa il combattere e si dedica solo all’amore non imparerà mai davvero ad amare. ….L’amore ha bisogno anche di forza, per poter sviluppare tutto il suo potenziale di fascino e di felicità. ”
Scrive ancora Anselm Grun nell’ultima pagina del libro:
“Ti auguro che, riflettendo su quanto hai letto, tu senta la tua forza maschile, e che ti possa rallegrare di essa, che tu provi piacere a sviluppare la tua forza, e che volentieri tu sia uomo. ”
In “Maschio amante felice” Claudio Risè sviluppa sul maschile ragionamenti analoghi e identico è l’auspicio di un maschile forte e integro, per il bene proprio e della comunità in cui opera, a dimostrazione che si può partire da approcci diversi per arrivare a conclusioni analoghe.
Recensione a cura di Armando Ermini
http://maschiselvatici.blogsome.com/2008/07/14/libri-lottare-e-amare/
Wendy Mc Elroy - Le gambe della libertà - Leonardo Facco Editore
Nel suo libro "Le gambe della libertà" Wendy McElroy affronta il tema della prostituzione, vista come libera scelta della donna in contrapposiizone alle tesi del femminismo di genere che considerano invece la prostituzione come uno strumento maschile di oppressione della donna.
Alla base del punto di vista di una femminista "dissidente" come Wendy McElroy c'è la convinzione che alla donna debba essere risconosciuto il controllo del proprio corpo e quindi che essa non debba essere considerata dallo Stato come un'eterna minorenne da tutelare.
Questa filosofia porta la McElroy in dissidio con il femminismo dominante non solo sul tema della prostituzione, ma in generale sul tema delle "tutele" e dei "privilegi" per le donne da questo sempre più spesso invocate. Parimenti la McElroy rifiuta la criminalizzazione degli uomini e della loro sessualità e getta le basi per un'uguaglianza di genere basata su relazioni consensuali.
La prefazione al saggio è della giornalista Roberta Tatafiore e comprende tra l'altro alcune importanti riflessioni sulla situazione italiana in tema di prostituzione.
Infine il libro si conclude con la postfazione di Marco Faraci che inquadra il femminismo libertario di Wendy McElroy nel dibattito tra le diverse tendenze del femminismo nordamericano.
Acquistabile all' indirizzo:
http://www.ebooksitalia.com/ita/detail_ebook.lasso?codice_prodotto=20050419190309391837
Approfondimenti:
Tatafiore sulla prostituzione
Massimiliano Fiorin - La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia - Edizioni San Paolo
Dalla prefazione di Claudio Risè:
"Dopo quasi quarant'anni dall'introduzione della legge Fortuna-Baslini, fino a che punto il divorzio ha trasformato la società italiana? Che ne è rimasto del matrimonio tradizionale, e quali sono le prospettive future della famiglia? E' anche per rispondere a queste domande che questo libro descrive la realtà delle separazioni coniugali e dell'affidamento dei figli, in Italia, nel primo decennio del XXI secolo.
Si tratta di elementi utili per un bilancio ormai non rinviabile. A giudicare, infatti, dal numero enorme dei fatti di sangue connessi alla disgregazione dei nuclei familiari, e dai malesseri gravi di cui soffrono le persone coinvolte, a cominciare dai minori, il prezzo pagato anno dopo anno per la conquista "civile" del divorzio è davvero molto alto.
Nel frattempo, in tutto il mondo occidentale, la prima generazione che ha conosciuto il divorzio di massa dei propri genitori è diventata adulta. Chi ne fa parte tende a replicare la tendenza all'instabilità familiare che ha conosciuto fin da bambino, o a evitare ogni forma di unione riconosciuta, per non ripetere quell'esperienza traumatica.
Il fenomeno occidentale dello "sciopero matrimoniale", o marriage strike, nasce proprio da questo stato d'animo. Le conseguenze di tutto ciò sia sulla natalità sia sulle angosce dei figli circa la "tenuta" della coppia genitoriale sono molto profonde, ed ancora difficili da valutare pienamente. Così come difficile da valutare è lo stesso futuro di quella che appare, oggi, come una vera e propria società post-matrimoniale.
Nel frattempo, è necessario osservare il fenomeno in modo nuovo, senza più i pregiudizi ideologici degli anni settanta del secolo scorso, che invece sovrabbondano ancora. E' in quest'ottica (secondo lo stesso autore "politicamente scorretta"), che il libro intende verificare la fondatezza dei luoghi comuni della società divorzista, partendo dal consiglio evangelico secondo il quale è dalla bontà dei suoi frutti che si riconosce la verità di una profezia.
Dal crollo demografico all'aumento dell'instabilità economica, dall'impoverimento dei giovani fino al dilagare dei cosiddetti "oceani di sofferenza", nelle pagine seguenti si cerca di squarciare il velo sulle vere cause di questi fattori di crisi. Finendo col suggerire l'idea che l'istituto del divorzio debba essere ripensato dalle fondamenta, prima che la società occidentale ne venga travolta.
Il libro parte dunque dall'esame di ciò che avviene ogni giorno nei Tribunali e negli studi degli avvocati, dove la "fabbrica dei divorzi" si muove secondo una logica ferrea ed univoca, da catena di montaggio. Dai fatti raccontati risulta con chiarezza quanto sia opportuno che tutti gli operatori di questo settore - avvocati, magistrati e consulenti - rivedano i loro modi di pensare e di agire.
In seguito, il discorso viene esteso all'intera cultura occidentale, alla ricerca di come e dove tutto sia iniziato. Ne risulta, soprattutto, che è il ritorno della figura del padre - segno di autorità, di stabilità, di ordine (ma anche di autentico sguardo verso il futuro) - ciò di cui la nostra società ha più profondamente bisogno.
Su un piano più strettamente giuridico, si tenta poi di rompere il tabù dell'intangibilità della legge sul divorzio, indicando modelli come il cosiddetto covenant marriage, sempre più diffuso negli Stati Uniti, per riscoprire in essi il significato più profondo del matrimonio. Da tutto ciò prende infine forma una sorta di decalogo ideale per gli operatori del diritto, utile a tutti coloro che vogliono capire meglio le conflittualità coniugali, con il quale affrontare il quotidiano in modo diverso, mediante un'opzione più consapevole in favore della funzione della famiglia.
L'autore del libro è un avvocato civilista. Pur conoscendo tutti gli aspetti del fenomeno, egli tiene a rifiutare per se stesso l'etichetta di "matrimonialista" o di "familiarista", proprio in quanto pensa che la mentalità ristretta degli specialisti che si occupano del problema dovrebbe essere profondamente rivista.
Il libro, tuttavia, non è destinata unicamente agli specialisti del diritto ed agli operatori dei servizi sociali, né ai soli esperti di psicologia della famiglia. Tutti coloro che nella loro vita sono entrati in contatto con la "fabbrica dei divorzi", per esperienze personali o di lavoro, potranno qui trovare un modo diverso di guardare ad un fenomeno che, nonostante la sua imponenza e drammaticità, per molti versi è ancora inesplorato.
Dai racconti e dalle argomentazioni del libro, appare chiaro che la realtà del divorzio ancora oggi è coperta dalla nebbia dei pregiudizi ideologici e dei luoghi comuni. Esattamente come l'iceberg al quale si avvicinavano i passeggeri che ballavano sul ponte del Titanic".
Approfondimenti:
Discussione su "La fabbrica dei divorzi"
Massimo Buttarini, Marco Vantaggiato - Donne criminali. Un viaggio attraverso il lato oscuro della femminilità - Experta Editore
Approfondimenti:
Violenza domestica: la fallacia dei paradigmi di genere
Discussione dal primo Forum sulla Questione Maschile:
http://questionemaschile.forumfree.net/?t=26654160
Milo Riano:
Fini Massimo - Dizionario erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina - Marsilio
Dalla postfazione di Claudio Risé
Basterebbero alcune voci di questo Di(zion)ario erotico per dimostrarne l'assoluta necessità, rispetto al rumoroso vaneggiare che riempie i media con un discorso sull'Eros, che però l'Eros non sa neppure dove stia di casa, e quindi dovrebbe pudicamente tacerne.
La voce Loren, ad esempio, di cui giustamente l'Autore dice che, ad onta (ma forse anche per) le onorificenza patinate americane, «non ha mai fatto rizzare neppure un pelo». «Un'elefantessa», si disperava Nani Filippini, direttore di Feltrineffi ai tempi d'oro, filosofo e gran conoscitore di donne e di eros. Così è sacrosanta la sfuriata contro i collants, cinture di castità sintetiche di singolare laidezza, i sempre orrendi e protervi pantaloni femminili. Competente poi la voce mutandine (anche se forse ingiustamente sorvolante sui fascino delle mutandone. Come quelle che un bravo British Granadier tentò di sottrarre a Elisabetta II, fingendo di aiutarla a svuotare i cassettoni durante l'incendio al Castello di Windsor).
Comunque tutto ben conosciuto, e soprattutto vissuto, dunque testimonianza particolarmente preziosa in un'epoca in cui, come già segnalava Foucault, più si parla di sesso, più si smarrisce il senso del corpo. Figuriamoci poi quello dell'Eros, vale a dire dell'elaborazione simbolica e libidica della sessualità.
Poi, naturalmente, ci sono un sacco di cose (ma di quelle teoriche, quindi, in questa materia, di sicuro le meno importanti), sulle quali non sono affatto d'accordo.
Il che non significa che l'Autore abbia torto: per quel che concerne il sesso, e ancora di più l'erotismo, non c'è una verità buona per tutti. Da una parte ci sono esperienze autentiche, che rimandano a vissuti anche diversi, come quelli di Fini, o i miei. Dall'altra invece ci sono i discorsi falsi, non fondati su alcuna autenticità e competenza diretta, che proprio per la loro falsità e astrazione ricevono poi plausi e bollini dalle Ministre delle Pari Opportunità. Impegnate, in nome della Parità, a guidare con straordinaria faccia di tolla uno sviluppo culturale e simbolico in una direzione totalmente sfavorevole al maschio. Al termine di questo processo, come ha detto l'Esimio Professor Paolo Pancheri in una ipercitata relazione su «Cervello maschile e femminile», l'uomo potrà ancora fare il giardiniere, sarà forse chiuso in apposite riserve, eventualmente richiesto come amante prezzolato o fecondatore da quelle donne che non avranno ancora capito l'incomparabile superiorità della fecondazione perfettamente artificiale e sintetica.
Non condivido la visione che Fini ha della donna come essere superiore, potentissimo, detentore della forza della vita e del sangue. Un essere dal quale l'uomo sarebbe in fondo terrorizzato, e che quindi dovrebbe per forza umiliare e ridurre a «troia da casino», per rassicurarsi e finalmente godere. È in fondo la stessa visione che del rapporto uomo-donna ha presentato una parte importante del movimento femminista: la fondamentale superiorità femminile, il terrore dell'uomo. Sarebbe lui l'invidioso della potenza generatrice, e non lei la portatrice di invidia del pene, come sosteneva l'ingenuo Freud. Questa visione non è la mia: non credo alla superiorità di uno dei due sessi ma alla loro complementarità, e all'uguale, primordiale potenza dei due principi vitali, Yoni, e Lingam-Phallos, con loro derivati secolarizzati e dissacrati di fica e cazzo. Penso anche che nell'erotismo, come nel misticismo e in tutte le attività contigue al sacro, l'umiliazione sia una pratica fruttuosa se scambievole, circolare. Il suo oggetto non è solo la donna, ma anche l'uomo, ed entrambi ne possono trarre godimento e profondità, se la frequentano con devozione e amore per l'altro che, attraverso l'esercizio dell'umiliazione, consente di alzare anche la propria rappresentazione, ed esperienza, del piacere.
Ma, ripeto, questo è un terreno dove ognuno è «maitre chez soi». Ed è bene che lo rimanga, contro ogni saccente importuno che pretenda insegnargli cosa dovrebbe fare.
Alcune voci:
http://www.movimentozero.org/index.php?option=com_content&task=view&id=97&Itemid=4
COSMOS1:
Luca Steffenoni - Presunto Colpevole
sulla pelle dei bambini. La fobia del sesso e i troppi casi di malagiustizia
edizioni ChiareLettere Settembre 2009
14 euro
Essere accusati ingiustamente. Può capitare a tutti. Difficile difendersi, quasi impossibile se il reato di cui si è accusati è quello più tremendo e infamante: abuso sessuale di adolescenti. L'emozione ci travolge quando si parla di bambini. Il mostro sembra essere ovunque: a fronte di molti casi accertati e puniti, ce ne sono troppi altri "sbagliati", con soluzioni tardive e danni psicologici ed economici enormi.
Questo libro prova a raccontare ciò che non vediamo. Una macchina burocratica che vale milioni di euro. Un affare per molti: associazioni, centri di assistenza, consulenti, psicologi. E tante storie di affetti distrutti, di violenza psicologica (genitori divisi, bambini affidati, interrogatori infiniti).
Luca Steffenoni ha colto nel segno. E come facciamo a saperlo? chi ce lo assicura?
che in tutta Italia, laddove è più forte e più becero il femminismo, le librerie hanno avuto il divieto di invitare Steffenoni a presentare il suo lavoro.
Guarda un po': passano gli anni, ma qualcuno che odia i libri e li vorrebbe bruciare c'è sempre. E forse è sempre lo stesso, ma è così bravo da far credere che nel passato i linri li bruciavano altri.
COSMOS1:
Gianni Biondillo
Nel Nome del Padre
romanzo
Guanda Settembre 2009
14.50 euro
nota di Biondillo
Ho iniziato a scrivere questo romanzo nel 2004. Alla fine del 2005 era nella sua struttura portante., terminato. Nel 2006, dopo anni di inerzia sul tema scottante del divorzio e dell'affido, con un decisionismo fin troppo d'impeto, il parlamento nazionale, grazie anche ad una maggiornaza trasversale, ha promulgato la legge 54/2006 ("disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli"). Reputo la legge piena di falle e di buchi che devono essere tappati al più presto; resta però fondamentale il forte valore sociale e simbolico del provvedimento che sancisce il principio della bigenitorialità e della pari dignità dei separandi.
Detto ciò, nelle revisioni successive del romanzo ho deciso di non inseguire la cronaca ma di raccintare la storia che avevo nella testa da anni. La storia di un uomo, innanzitutto. È per ciò che, in buona sostanza, della nuova legislazione in materia non si fa riferimento in questo romanzo. È ancora troppo presto per capire che tipo di ricaduta effettiva avrà nella vita degli italiani, ed io comunque non faccio sociologia, ma racconto storie. Le mie. Le nostre.
milo:
--- Citazione ---Ivan Illich - Il Genere e il Sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza - Mondadori, Milano 1984 (collana Saggi)
--- Termina citazione ---
April 6, 2010
Il genere e il sesso, di Ivan Illich
Mondadori 1982
A cura di A. Ermini
Saggio prezioso, questo di Ivan Illich, ormai introvabile da tempo in libreria ma rintracciabile in biblioteca, scomparso dai cataloghi, è mia personale opinione, perché politicamente troppo scorretto.
Tesi centrale è che il sessismo delle società moderne è altra cosa dalla codificazione culturale della differenza sessuale. Non è da essa che è generato ma, all’opposto, dal suo misconoscimento.
Il genere, che l’autore chiama vernacolare, delimita gli spazi culturali e concreti degli uomini e delle donne, non identici in tutti i luoghi, ma chiaramente identificabili. Uomini e donne, rispettando quelli altrui, sono sovrani entri i propri “domini”, che peraltro sono complementari, nel senso dell’apporto di ciascuno all’economia di sussistenza della comunità e della complessiva dipendenza dell’uno dall’altro. Allo stesso modo, indipendentemente dal maggior “potere” e dalla maggiore “dignità loro attribuite, la mano destra e la sinistra sono entrambe necessarie per la sopravvivenza di una persona, ed agiscono insieme secondo due programmi che “non sono mai immagini speculari l’uno dell’altro”.
“Essere ben inserito significa sapere cosa si addice alle nostre donne e cosa ai nostri uomini”, scrive.
Nelle società preindustriali, seppure con diversi passaggi storici di cambiamento, questa diversità ed insieme complementarietà dei generi maschile e femminile si esprimeva in linguaggi diversi, nell’uso di utensili diversi adatti al genere che li usava, in tempi e ritmi di vita e di lavoro diversi ma sincronizzati, e perfino in luoghi fisici che delimitavano gli spazi maschili, quelli femminili e quelli comuni. Il sapere di genere era qualcosa che veniva insegnato a bambini e bambine dagli uomini e dalle donne adulti.
“Quando fin dall’infanzia, uomini e donne cominciano a comprendere il mondo secondo due modi complementari, essi elaborano due modelli differenti di concettualizzazione dell’universo. Un modo di percezione legato al genere corrisponde all’insieme degli utensili e dei compiti propri di ogni genere. Non solo si vedono le cose con differenti sfumature, ma si impara sin dall’inizio che ogni cosa ha sempre un altro aspetto. E ci sono cose che sono sempre alla portata di un ragazzo, ma-quasi sempre- non di una ragazza”.
In questo contesto non c’era spazio per l’invidia e la concorrenza fra uomini e donne, ed anche l’attraversamento dei confini, la trasgressione, quando non obbligata da circostanze contingenti, era ritualizzata dalla comunità con il preciso scopo di schernire, e quindi frenare, il predominio relativo di uno dei due generi. Così accadeva quando, ogni tanto, le donne erano pubblicamente e festosamente poste al vertice. Un modo di ridicolizzare gli uomini senza insidiare realmente la loro egemonia. O all’opposto quando, in un villaggio messicano ossessionato dalla paura delle streghe, erano gli uomini, vestiti da megere per esorgizzarne la potenza, ad inseguire i ragazzi preadolescenti truccati da coyote.
Per Illich la scomparsa del “genere vernacolare” è “la condizione decisiva dell’ascesa del capitalismo e di un modo di vivere che dipende da merci prodotte industrialmente.”
“Una società industriale non può esistere se non impone certi presupposti unisex: il presupposto che entrambi i sessi siano fatti per lo stesso lavoro, percepiscano la stessa realtà e abbiano, a parte qualche trascurabile variante esteriore, gli stessi bisogni. Ed anche il presupposto della scarsità, fondamentale in economia, è logicamente basato su questo postulato unisex. Sarebbe impossibile una concorrenza per il lavoro fra uomini e donne, se del lavoro non fosse stata data la nuova definizione di attività che si confà a tutti gli umani, indipendentemente dal loro sesso. Il soggetto su cui si basa la teoria economica è proprio questo essere umano neutro.”
Il “neutrum oeconomicum” è dunque il nuovo soggetto umano (maschile o femminile) costretto, senza differenze, a produrre e a consumare merci neutre, istituzionalmente scarse, egualmente desiderabili o necessarie per esseri neutri in competizione appartenenti a due sessi biologici.
Scuola, famiglia, sindacato, tribunale incorporano il postulato unisex che è diventato l’elemento costitutivo della società.
E’ solo nella società industriale moderna, in cui appare per la prima volta la figura dell’ homo aeconomicus che agisce in funzione della produzione universale di merci in regime di scarsità, che può strutturarsi la discriminazione sessuale, che, sostiene Illich, colpisce invariabilmente le donne.
In questo senso il moderno sessismo è un fenomeno del tutto diverso dal Patriarcato vigente nel mondo del genere vernacolare e definito da Illich come “uno squilibrio dei poteri in una situazione di complementarietà asimmetrica dei generi”. Il potere femminile reale, che si esercitava per lo più all’ombra delle mura domestiche, era in realtà maggiore di quanto non appaia nella storia ufficiale, che guarda di preferenza agli accadimenti pubblici in cui erano indubbiamente sovrani i maschi.
Al contrario, per Illich le donne sarebbero sempre destinate a soccombere nella competizione fra i sessi, destinate ad essere sottopagate o a accollarsi il peso del “lavoro ombra” (quello domestico) non pagato e non riconosciuto socialmente, eppure fondamentale per trasformare le merci in beni utilizzabili, ossia per aggiungere valore ad esse senza retribuzione.
“ Il sistema industriale si basa sulla premessa che per una crescente maggioranza dei membri della società i bisogni fondamentali devono essere soddisfatti mediante il consumo di una serie di beni. Di conseguenza la fatica legata al consumo di queste merci è antropologicamente più importante di quella legata alla loro produzione”.
Per Illich ogni sforzo che abbia come obbiettivo un’economia non sessista è destinato ad essere sconfitto e vani si rivelano tutti i tentativi in questo senso, promossi dai movimenti progressisti o dai gruppi femministi, che, al massimo hanno ottenuto l’eguaglianza per alcune limitate elites.
Su questa parte si possono fare alcune osservazioni critiche.
La prima è che, rinunciando per sua stessa esplicita ammissione, prima ad a indagare sui motivi per i quali la società del genere vernacolare distribuisce i poteri asimmetricamente, e poi a spiegare il perché l’attuale società pone al vertice gli uomini, si priva della possibilità di comprendere , e non solo di descrivere, alcuni importanti aspetti della realtà. Cosa assai importante in prospettiva, anche perché se alla base delle società industriali c’è un soggetto neutro, indifferentemente maschio o femmina, la discriminazione sessuale è teoricamente possibile in tutte le direzioni. Saranno allora alcune condizioni storiche a determinare il tipo di sessismo in atto. Nulla esclude che mutando esse, possa mutare anche il segno del sessismo. Se ad esempio il progresso tecnologico rende progressivamente certi lavori più adatti alle qualità femminili, o se il mutare del modo di vivere aumenta l’importanza di professioni a cui le donne si dedicano più volentieri dei maschi, o ancora se il mutato clima culturale tende ad enfatizzare maggiormente le caratteristiche femminili rispetto a quelle maschili, si può pensare ad un sessismo rovesciato. E’ quello che secondo noi sta accadendo in Occidente. Illich scriveva oltre vent’anni fa, all’apice degli studi femministi, ma in qualche modo era consapevole di questa possibilità, come dimostrano alcuni accenni, quando parla del sessismo rovesciato di alcuni settori del femminismo Usa.
“ Recentemente le ricercatrici donne hanno fornito una descrizione sessista complementare, uno specchio femmino-sessista. . . . . .Il loro interesse si è soprattutto rivolto al modo in cui le donne maneggiano i simboli e le leve del potere.. . . . . In fin dei conti dominazione e dipendenza sono conseguenze del passaggio dei poteri; comportano una competizione per valori o posizioni neutre. E quando si ritengono questi valori scarsi e parimente desiderabili per gli uomini e per le donne, è inevitabile studiare la lotta per conquistarli in una prospettiva sessista”.
Ci sembra anche, che, nella sua analisi della discriminazione sessuale e del potere ad essa connesso, abbia trascurato un fattore importante. Se è vero che nella società moderna la funzione del consumo ha assunto sempre maggiore importanza fino a superare quella della produzione, ne discende che le decisioni in merito ai consumi incorporano un grande potere. Ora, a tanta distanza dall’epoca in cui Illich scriveva, siamo dotati di statistiche che dimostrano come il potere decisionale femminile in fatto di consumi è superiore a quello maschile. C’è una frattura tra il fatto di essere l’unico percettore di salario in famiglia, o comunque di godere di maggior reddito, ed il potere di spenderlo. La pubblicità, sempre più indirizzata verso le donne anche in campi ritenuti tradizionalmente maschili come ad esempio l’acquisto dell’auto, ne è prova. Anche la legislazione può contribuire ad indirizzare il fenomeno verso una sponda voluta . Statistiche Usa coeve a quelle cui si riferisce l’autore dimostrano ad esempio che se il reddito lordo dei capofamiglia maschi è sempre superiore a quello delle donne, le cose si rovesciano quando si considera il reddito al netto degli oneri di mantenimento che la legge impone al maschio. Le donne capofamiglia dispongono allora di un reddito assai più alto, e tanto sono depositarie del potere decisionale sui consumi che nei grandi magazzini Usa lo spazio riservato ai prodotti per donne è sei volte quello dei prodotti per gli uomini. Non solo, anche per la questione dei minori salari femminili, è da osservare che tutte le professioni più pericolose, quindi più pagate perché meno appetibili, sono appannaggio maschile. L’inverso in quelle più tranquille. In realtà fra due ingegneri all’inizio di carriera, la donna percepirebbe un salario leggermente superiore a quello dell’uomo. [ dati statistici tratti dal volume di Farrel- Il mito del potere maschile]. La questione del sessismo andrebbe quindi riletta con un’ottica più ampia di quella dell’autore.
Detto ciò rimane valida secondo noi la intuizione fondamentale di Illich. Le società tradizionali assicurando la certezza dell’identità di genere ed i rispettivi luoghi psichici e fisici, favorivano il rispetto fra uomini e donne e la non ingerenza reciproca. In definitiva favorivano l’incontro non conflittuale fra i generi. Illich porta un esempio illuminante delle conseguenze del passaggio da una economia di sussistenza fondata sul genere, a quella industriale fondata sul lavoro neutro. Tra il 1800 e il 1850, nel Wurttemberg si registrò un numero molto alto di richieste di divorzio. Era accaduto che, a causa della costruzione di una ferrovia, i contratti di locazione delle terre dovettero essere modificati e le famiglie furono costrette a passare da una gestione dell’agricoltura per usi familiari alla produzione su larga scala di colture fruttifere vendibili. Ciò che prima era assicurato con la produzione dell’orto domestico doveva essere ora acquistato e le donne dovettero unirsi agli uomini in un “lavoro da uomini”. Il risultato fu che le donne iniziarono a lamentarsi perché gli uomini le comandavano sul lavoro, cosa fino ad allora inconcepibile pur in una situazione in cui il lavoro femminile definito dal genere poteva sembrare subordinato a quello maschile. Semplicemente, avevano perduto il loro dominio. Inoltre apparve l’invidia per gli orari ed i ritmi di lavoro dell’altro genere, in quanto le donne lamentavano che mentre gli uomini potevano rilassarsi in osteria, loro facevano la spola fra la zappa e la cucina. Da parte loro gli uomini accusavano le donne di non essere all’altezza delle generazioni precedenti e di non assicurare loro la dieta ricca e varia di cui avevano finora goduto.
Risulta dunque evidente l’assurdità della pretesa di ricostruire l’intera storia del genere umano basandosi su un fenomeno, la lotta fra i sessi, apparso solo negli ultimi secoli, almeno nelle forme attuali. Altrettanto sbagliata è anche la storia dei rapporti fra i generi come storia dell’oppressione e dello sfruttamento maschili contro le donne.
Illich non offre, né poteva farlo, soluzioni di ingegneria sociale per cambiare l’attuale stato di cose.
Dice tuttavia una cosa interessante:
“Anziché restare aggrappati al sogno di uno sviluppo non discriminante,sembra più ragionevole orientarsi verso una contrazione dell’economia. . . . . La riduzione del nesso monetario, cioè della produzione di merci e insieme della dipendenza da queste merci, non appartiene al regno della fantasia. Richiede però di abbandonare le attese e le abitudini quotidiane che si considerano oggi naturali. . . . . . . . .Senza uno sviluppo negativo è impossibile mantenere un equilibrio ecologico, pervenire ad un giusto rapporto fra i vari paesi o arrivare alla pace fra i popoli.”
Meno merci neutre uguale meno sessismo (di qualunque segno), uguale più maschile e più femminile, uguale, aggiungiamo noi, meno archetipo della Grande Madre signora del bisogno. Utopia? Può essere, ma vale la pena tentare.
http://maschiselvatici.blogsome.com/2010/04/06/il-genere-e-il-sesso/
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