Domani si festeggia (con buona pace, anzi cruccio per chi vorrebbe fare il ponte, visto che quest'anno la festa cade di Domenica) il dogma cattolico dell'Immacolata Concezione. Domanda scontata: che ce ne cale? E soprattutto che legame c'è tra questa festa e gli argomenti e i concetti relativi alla QM che sono trattati qui? Invece il legame esiste ed è strettissimo: tale concezione stabilisce che una donna, Maria, la madre di Cristo, è stata esente e fin dal concepimento dal peccato originale e quindi (deduzione logica) non avrebbe neppure bisogno di una redenzione. Sono andato a fare una spulciatina nel testo sacro della cristianità (operazione che consiglio a tutti fare, di tanto in tanto, visto che ha ispirato la cultura occidentale più di ogni altro libro), la Bibbia, e non vi ho trovato un solo appiglio scritturale che giustifichi una posizione del genere. Anzi, vi ho trovato indicazioni contrarie: vi è l'espressione dell'apostolo Paolo nella lettera ai Romani 3:23 "Tutti gli uomini (e per estensione anche le donne) hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" e l'affermazione contenuta in Romani 5:12:" Ecco perchè, per mezzo di un solo uomo (Adamo) il peccato entrò nel mondo e con esso la morte, così che la morte si estese a tutti gli uomini perchè tutti avevano peccato". Tutti, quindi, senza eccezione. E nessuna eccezione per Maria, dunque. Nella letteratura patristica e nella scolastica non vi è alcuna traccia di questa idea: non ne parlano Origene, Agostino, Giustino Martire, Giovanni Crisostomo e neppure nel pensiero cattolico medioevale venne contemplata tale concezione: Bernardo di Chiaravalle si oppose ad essa, Tommaso d'Aquino sostenne che Maria venne redenta da Gesù come ogni altro essere umano. Non a caso tale dogma venne istituito e stabilito solo nel 1854 da Pio IX. Un pò tardi per una Chiesa che aveva già quasi duemila anni di esistenza. Ma la domanda è: cosa c'entra questo insegnamento cattolico con la QM? C'entra, c'entra. Che ci piaccia o no, c'entra. Stabilendo che una donna, sia pure solo lei, sia esente dal peccato originale si è aperta religiosamente la porta ad un concetto, poi divenuto laico, pericolosissimo e gravido di conseguenze culturali e giuridiche, preparando il terreno dogmatico al femminismo e alla narrazione femminista dell'innocenza innata delle donne e della loro strutturale irresponsabilità dei mali del mondo e delle disgrazie che capitano (anche a loro). La donna è vittima e innocente a prescindere: tale è la verità che viene affermata nei tribunali nelle cause di separazione e di divorzio e che giustifica tutte le decisioni dei giudici di assegnare casa e figli alla moglie e alla madre e di condannare i padri e i mariti all'esborso perenne, al pagamento vita natural durante di vitalizi e di rate di mutui di immobili nei quali non vivono più, insomma ad una vita da cani, nella precarietà totale. Senza contare poi le leggi "ad generem" a favored elle donne che impongono quote rose nei posti di potere, in politica e negli uffici (solo in questi contesti però; nelle miniere e nei tralicci dell'alta tensione si può tranquillamente continuare ad utilizzare gli uomini senza tema di sanzioni civili e penali). Tutto ciò giustificato dal concetto di "innocenza originale delle donne" tipico della propaganda odierna. Senza trascurare inoltre il fatto che a parità di reato, le donne vengono condannate quasi sempre a pene inferiori, quando non vengono poi assolte addirittura. Coloro (e siamo noi) che denunciano (giustamente) questo stato di cose dovrebbero però considerare che il precursore e anche l'immagine prima del concetto laico dell'innocenza innata della femmina esente dalle colpe storiche si trova per la prima volta nella Storia nell'istituzione del dogma cattolico dell'Immacolata Concezione di Maria, la femmina esente dal peccato. Pensiamoci, quando domani si va a sciare sull'Adamello o sul Terminillo o a fare una scampagnata in collina. Magari con la propria fidanzata non responsabile di nulla.