Autore Topic: Le paure degli uomini secondo le femministe  (Letto 4919 volte)

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Grifone.nero

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Le paure degli uomini secondo le femministe
« il: Ottobre 05, 2009, 19:18:34 pm »
Sentite come commentano il libro "la paura degli uomini" (Già il titolo dice tutto) . Sono solo pezzi, ma bastano

"Ma dichiarano anche con serafica sicurezza che se: “Le donne sono cambiate. Dovranno cambiare anche gli uomini.”e che “dietro l’avanzata delle donne c’è il femminismo.” Batto le mani." (Eh si, sono sempre gli uomini   che devono cambiare. Ma almeno ha idea di quanti zerbini leccaculo ci sono in giro?)



Comunque nel cercare di illuminare il cono d’ombra della paura degli uomini, non hanno certo dimenticato i dati salienti che hanno portato le donne al loro insopprimibile desiderio di libertà (Dall' oppressore-marito, ovvio) Riconoscendo, tra gli altri, al bistrattato ’68 di essere uno dei momenti cardini per l’inizio maturo della riflessione femminista nel mondo (68 :cancro dell'occidente) E se lo è stato per le donne, rileggendo l’imput dei due autori alla luce della differenza, forse lo dovrà essere anche per gli uomini che “dovranno cambiare” per non rimanere incastratiti dalle macerie di quel “ patriarcato” che “vacilla”, profetizzato dalle femministe già alla fine del secolo scorso, grazie proprio alle riflessioni nate dal ’68.(Tesoro, forse
cambieranno gli zerbini in schiavetti. Non di certo noi)
Insomma credo che questo libro sia stato pensato per dare corpo alla speranza. A partire dal suo titolo che sposta decisamente l’ottica con cui guardare al femminile che non è la paura delle donne ma la paura degli uomini.
E oggi scopro nella lettera che avvisa dell’annuale seminario delle filosofe di Diotima all’università di Verona che è un libro da loro consigliato. Perché il loro tema è: alleanze e conflitti nel mondo comune di donne e uomini. E credo che se non si capisce la paura degli uomini non ci si schioda.


La paura degli uomini sai qual'è? Quella di rimanere inculati dopo il divorzio. commentate voi, io non me la sento.
E' normale che più' leggo queste cose, più' sono restio a fidanzarmi?

Offline Guit

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #1 il: Ottobre 05, 2009, 19:24:17 pm »
E' normale che più' leggo queste cose, più' sono restio a fidanzarmi?

Secondo me è la normale reazione emotiva di un uomo sano di mente a tutto questo razzismo.



Take the red pill

Grifone.nero

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #2 il: Ottobre 05, 2009, 19:29:50 pm »
Secondo me è la normale reazione emotiva di un uomo sano di mente a tutto questo razzismo.


Utero artificiale: unica salvezza.
Spero vivamente di sbagliarmi, perchè non ne sono favorevole.
« Ultima modifica: Ottobre 05, 2009, 19:34:09 pm da Grifone.nero »

Offline Guit

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #3 il: Ottobre 05, 2009, 19:33:08 pm »
Mi interessa sapere il parere di Animus su questo, ma parlare di 'filosofe' di Diotima, mi sembra fuoriluogo.


Take the red pill

Grifone.nero

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #4 il: Ottobre 05, 2009, 19:47:00 pm »
Mi interessa sapere il parere di Animus su questo, ma parlare di 'filosofe' di Diotima, mi sembra fuoriluogo.




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 Oggi alle 16.13
L’infelicità femminile è in aumento, in tutto il mondo. Storie come quella di Erika, la giovane donna che ha ucciso i suoi figli, e se stessa, sono sempre più frequenti, non solo in Italia. Queste vicende non rivelano solo un interiore «male oscuro», ma una condizione femminile vissuta sempre più frequentemente come pesante, senza veri piaceri e consolazioni.
Da quando e perché ciò accade? Secondo le statistiche su opinioni e umori dei diversi gruppi sociali (come il General Social Survey americano, ed altri), tutto cominciò nei primi anni 70.
In Europa è arrivato un po’ dopo. All’inizio degli anni 70 si era ancora in piena euforia femminista, e le donne, anche se non felicissime, ancora sognavano un mondo migliore. È quando è sembrato che l’avessero conquistato che è cominciata la delusione.
Come ha scritto al mio blog una corrispondente che non conosco, subito dopo aver letto di Erika: «Non posso approvarla, ma la capisco. Anch’io non ne posso più dell’ufficio, i bambini cui badare, tutte le cose cui star dietro……..è troppo pesante. E tutto da sola».
Questo, e non qualcosa di oscuro e misterioso, è all’origine della depressione femminile contemporanea, diffusa in tutto il mondo e tra tutte le donne. Un po’ meno, a quanto pare, tra le afroamericane, come dimostra la loro più nota rappresentante: Michelle Obama. Che però un marito ce l’ha, e di quelli che una mano finisce col dartela (anche se nei loro siparietti mediatici lasciano filtrare qualche accusa, e corrispondenti ammissioni).
Le donne sono «stanche», come scriveva Erika. Lo status di madre-lavoratrice sola sembra rivelarsi psicologicamente più pesante di quello della casalinga che si muoveva all’interno dei limiti, ma anche delle garanzie di una coppia stabile. In queste difficoltà, la responsabilità dei figli, affidati per solito alla madre dopo la separazione, ha un ruolo molto importante. «La cosa che nella vita ti toglierà più felicità è avere figli», ha scritto la docente universitaria Betsey Stevenson, nel suo libro «Il paradosso del declino della felicità femminile».
Anche nell’esperienza terapeutica appare con grande evidenza il senso di fatica, affollamento, impotenza delle donne sole nell’educazione e allevamento dei figli (salvo nei casi di grande abbondanza di mezzi, e neppure sempre). È ancora statisticamente raro, per fortuna, che ciò sfoci nella loro soppressione. Tuttavia accade, e i biglietti con le minacce «piuttosto che lasciare i piccoli a lui, li porto via con me» non rivelano necessariamente follia, quanto piuttosto la frustrazione di non avercela fatta da sole, l’ammissione del bisogno dell’altro, di un altro, vissuta però come debolezza inaccettabile.
Sembra che sia questa durezza con se stesse, questo voler essere sempre «brave», inappuntabili, per giunta anche belle, a rendere infelici le donne emancipate (o comunque superimpegnate). Anche, a quanto pare, sul lavoro, dove la donna, soprattutto se in carriera, richiede moltissimo a sé e agli altri che lavorano con lei. Proprio la difficoltà di adeguare le sue richieste alle possibilità degli altri la rende a volte impopolare; mentre la severità verso se stessa mette a rischio la sua vita affettiva, e le sue emozioni personali.
Difficile dire quanto questa elevata richiesta sia da sempre un tratto della personalità femminile, o quanto derivi dall’aver adottato quello che credeva fosse il modo maschile di stare nel mondo. Gli uomini però sono anche abili (a volte fin troppo) nell’indulgenza verso le proprie inadeguatezze. Meglio che anche le donne se ne concedano almeno un po’.




L’infelicità femminile

Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 28 settembre 2009, www.ilmattino.it


Ok. Mia nonna mi ha detto che una volta le donne erano molto, molto meno stressate rispetto a molte donne di oggi.
Le definivano oppresse. Ma chi è veramente una persona oppressa? Uno schiavo, quindi una persona che lavora tantissimo, tantissimo, e non riceva nulla in cambio. Più'  stress di così. Bene. Mi spiegate come facevano le donne di una volta a essere oppresse?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?


Offline Animus

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #5 il: Ottobre 05, 2009, 22:02:04 pm »
Mi interessa sapere il parere di Animus su questo, ma parlare di 'filosofe' di Diotima, mi sembra fuoriluogo.

Ci sto ancora riflettendo Guit, sto cercando di capire cosa significa, in tutte le sfumature.
Pero', non mi pare davvero la salvezza, non a breve termine, non comunque prima di tanto sangue versato.
Il problema principale è connesso con quello di valore dell'essere umano, e l'utero artificiale, purtroppo, lo azzera, il valore del "manufatto"  prodotto è zero. (non voglio dire altro, chi sa leggere ed interpretare ...legga ed interpreti)

Domanda - Il valore dell'essere umano generato dal femminile invece, si azzera o no? Viene allineato sul valore del manufatto o mantiene un valore più alto?
Secondo me....si mantiene alto.
Alla fine questa è il concetto chiave per capire se e quanto è utile o solo dannoso, ma che cosa determina il valore dell'essere umano, anche come individuo, è una cosa che, credo, non lo sappia nessuno. 
Pare che i filosofi non ci abbiano mai dedicato la necessaria attenzione, e sicurametne non nei termini che servono oggi.
 
Anche sul fatto che sia un aspetto del maschile, non so, dutro dei dubbi.
Dal momento che non è accessibile solo dal maschile (sappiamo che basta il dna estatto da una cellula epidermica ), ma anche dal femminile, non è dunque maschile, perchè cio' che è "democratico", che non ha ne gerarchie nè opposizioni, non puo' essere maschile per definizione.
 
Un altro aspetto, è che mentre la donna, l'individuo, controlla la sua "generazione", l'uomo, individualmente, non controlla quella dell'utero artificiale, nel senso che non puo' avere la "macchinetta" in casa e che probabilemtne apparterrà solo a corporations.

Secondo me, insomma, nel breve termine , anche l'eventuale utero-artificiale, tanto desiderato da alcuni, non risolverà nulla, se non aggraverà al limite la posizione di tutti.

A quel punto, se muore Sansone, che muoiano anche le filistee.

Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

Offline freethinker

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #6 il: Ottobre 07, 2009, 09:32:18 am »
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 Oggi alle 16.13
L’infelicità femminile è in aumento, in tutto il mondo. Storie come quella di Erika, la giovane donna che ha ucciso i suoi figli, e se stessa, sono sempre più frequenti, non solo in Italia. Queste vicende non rivelano solo un interiore «male oscuro», ma una condizione femminile vissuta sempre più frequentemente come pesante, senza veri piaceri e consolazioni.
Da quando e perché ciò accade? Secondo le statistiche su opinioni e umori dei diversi gruppi sociali (come il General Social Survey americano, ed altri), tutto cominciò nei primi anni 70.
In Europa è arrivato un po’ dopo. All’inizio degli anni 70 si era ancora in piena euforia femminista, e le donne, anche se non felicissime, ancora sognavano un mondo migliore. È quando è sembrato che l’avessero conquistato che è cominciata la delusione.
Come ha scritto al mio blog una corrispondente che non conosco, subito dopo aver letto di Erika: «Non posso approvarla, ma la capisco. Anch’io non ne posso più dell’ufficio, i bambini cui badare, tutte le cose cui star dietro……..è troppo pesante. E tutto da sola».
Questo, e non qualcosa di oscuro e misterioso, è all’origine della depressione femminile contemporanea, diffusa in tutto il mondo e tra tutte le donne. Un po’ meno, a quanto pare, tra le afroamericane, come dimostra la loro più nota rappresentante: Michelle Obama. Che però un marito ce l’ha, e di quelli che una mano finisce col dartela (anche se nei loro siparietti mediatici lasciano filtrare qualche accusa, e corrispondenti ammissioni).
Le donne sono «stanche», come scriveva Erika. Lo status di madre-lavoratrice sola sembra rivelarsi psicologicamente più pesante di quello della casalinga che si muoveva all’interno dei limiti, ma anche delle garanzie di una coppia stabile. In queste difficoltà, la responsabilità dei figli, affidati per solito alla madre dopo la separazione, ha un ruolo molto importante. «La cosa che nella vita ti toglierà più felicità è avere figli», ha scritto la docente universitaria Betsey Stevenson, nel suo libro «Il paradosso del declino della felicità femminile».
Anche nell’esperienza terapeutica appare con grande evidenza il senso di fatica, affollamento, impotenza delle donne sole nell’educazione e allevamento dei figli (salvo nei casi di grande abbondanza di mezzi, e neppure sempre). È ancora statisticamente raro, per fortuna, che ciò sfoci nella loro soppressione. Tuttavia accade, e i biglietti con le minacce «piuttosto che lasciare i piccoli a lui, li porto via con me» non rivelano necessariamente follia, quanto piuttosto la frustrazione di non avercela fatta da sole, l’ammissione del bisogno dell’altro, di un altro, vissuta però come debolezza inaccettabile.
Sembra che sia questa durezza con se stesse, questo voler essere sempre «brave», inappuntabili, per giunta anche belle, a rendere infelici le donne emancipate (o comunque superimpegnate). Anche, a quanto pare, sul lavoro, dove la donna, soprattutto se in carriera, richiede moltissimo a sé e agli altri che lavorano con lei. Proprio la difficoltà di adeguare le sue richieste alle possibilità degli altri la rende a volte impopolare; mentre la severità verso se stessa mette a rischio la sua vita affettiva, e le sue emozioni personali.
Difficile dire quanto questa elevata richiesta sia da sempre un tratto della personalità femminile, o quanto derivi dall’aver adottato quello che credeva fosse il modo maschile di stare nel mondo. Gli uomini però sono anche abili (a volte fin troppo) nell’indulgenza verso le proprie inadeguatezze. Meglio che anche le donne se ne concedano almeno un po’.




L’infelicità femminile

Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 28 settembre 2009, www.ilmattino.it


Ok. Mia nonna mi ha detto che una volta le donne erano molto, molto meno stressate rispetto a molte donne di oggi.
Le definivano oppresse. Ma chi è veramente una persona oppressa? Uno schiavo, quindi una persona che lavora tantissimo, tantissimo, e non riceva nulla in cambio. Più'  stress di così. Bene. Mi spiegate come facevano le donne di una volta a essere oppresse?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?



Leggendo l'articolo si arriva ad una conclusione abbastanza semplice: le donne sono vittime della loro rigidezza.
Infatti, se si adottano i seguenti principi femministi:

1) l'uomo-marito è un oppressore di cui liberarsi, su questo non si discute;
2) i figli devono restare con la donna, insieme alla casa e possibilmente a tutto il resto;
3) la donna deve lavorare, non deve essere costretta a scegliere tra casa e lavoro, perchè questa scelta era imposta dal solito uomo-prevaricatore e su questo non si discute;
4) sul lavoro, la donna deve fare carriera, perchè per principio incontrovertibile è più brava dell'uomo e su questo non si discute;
5) la donna deve sentirsi bella, e su questo non si discute;
6) eccetera....

ne consegue una mancanza di elasticità che non può che condurre all'infelicità.

 
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
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Offline TMan075

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #7 il: Ottobre 09, 2009, 23:30:40 pm »
Secondo me è la normale reazione emotiva di un uomo sano di mente a tutto questo razzismo.





Sono completamente impazzite... le donne italiane non hanno la testa a posto.
Lo dico perchè sono nella città d'italia con il più alto numero di divorzi. E di follie ne vedo troppe.
Per conto mio la nazione è stata maledetta o bombardata con un virus sperimentale che altera gli ormoni femminili.
Fidanzarsi si ma mai con un italiana (o svedese). Manco morto.
"Un giorno senza sangue è come un giorno senza sole"
John "the duke" Wayne

Offline TMan075

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #8 il: Ottobre 09, 2009, 23:42:34 pm »
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 Oggi alle 16.13
L’infelicità femminile è in aumento, in tutto il mondo. Storie come quella di Erika, la giovane donna che ha ucciso i suoi figli, e se stessa, sono sempre più frequenti, non solo in Italia.(Certo... perchè la poverina invece di essere chiamata assasina è vittima. Domani vado in giro a sbudellare 4 bambini e poi faccio scrivere dell'infelicità maschile in aumento in tutto il mondo. E' una pazzoide e non vedo il motivo di non considerarla tale) Queste vicende non rivelano solo un interiore «male oscuro», ma una condizione femminile vissuta sempre più frequentemente come pesante, senza veri piaceri e consolazioni.
Da quando e perché ciò accade? Secondo le statistiche su opinioni e umori dei diversi gruppi sociali (come il General Social Survey americano, ed altri), tutto cominciò nei primi anni 70.
In Europa è arrivato un po’ dopo. All’inizio degli anni 70 si era ancora in piena euforia femminista, e le donne, anche se non felicissime, ancora sognavano un mondo migliore. È quando è sembrato che l’avessero conquistato che è cominciata la delusione.
Come ha scritto al mio blog una corrispondente che non conosco, subito dopo aver letto di Erika: «Non posso approvarla, ma la capisco. Anch’io non ne posso più dell’ufficio, i bambini cui badare, tutte le cose cui star dietro……..è troppo pesante. E tutto da sola»(ecco per cui vai a casa e accendi la motosega e falli a pezzettini... ecchecavolo avrai pure tu diritto a stare tranquilla no?).
Questo, e non qualcosa di oscuro e misterioso, è all’origine della depressione femminile contemporanea, diffusa in tutto il mondo e tra tutte le donne. Un po’ meno, a quanto pare, tra le afroamericane, come dimostra la loro più nota rappresentante: Michelle Obama. Che però un marito ce l’ha, e di quelli che una mano finisce col dartela (anche se nei loro siparietti mediatici lasciano filtrare qualche accusa, e corrispondenti ammissioni).
Le donne sono «stanche»,(perfetto, per cui la stanchezza da a loro il diritto di fare a tocchetti la famiglia... chissa il povero operaio che è sui tetti a piazzare le travi e le tegole... lui invece non si stanca mai) come scriveva Erika. Lo status di madre-lavoratrice sola sembra rivelarsi psicologicamente più pesante di quello della casalinga che si muoveva all’interno dei limiti, ma anche delle garanzie di una coppia stabile. In queste difficoltà, la responsabilità dei figli, affidati per solito alla madre dopo la separazione, ha un ruolo molto importante. «La cosa che nella vita ti toglierà più felicità è avere figli», ha scritto la docente universitaria Betsey Stevenson, nel suo libro «Il paradosso del declino della felicità femminile».
Anche nell’esperienza terapeutica appare con grande evidenza il senso di fatica, affollamento, impotenza delle donne sole nell’educazione e allevamento dei figli (salvo nei casi di grande abbondanza di mezzi, e neppure sempre). È ancora statisticamente raro, per fortuna, che ciò sfoci nella loro soppressione. Tuttavia accade, e i biglietti con le minacce «piuttosto che lasciare i piccoli a lui, li porto via con me» non rivelano necessariamente follia, quanto piuttosto la frustrazione di non avercela fatta da sole, l’ammissione del bisogno dell’altro, di un altro, vissuta però come debolezza inaccettabile.
Sembra che sia questa durezza con se stesse, questo voler essere sempre «brave», inappuntabili, per giunta anche belle, a rendere infelici le donne emancipate (o comunque superimpegnate). Anche, a quanto pare, sul lavoro, dove la donna, soprattutto se in carriera, richiede moltissimo a sé e agli altri che lavorano con lei. Proprio la difficoltà di adeguare le sue richieste alle possibilità degli altri la rende a volte impopolare; mentre la severità verso se stessa mette a rischio la sua vita affettiva, e le sue emozioni personali.
Difficile dire quanto questa elevata richiesta sia da sempre un tratto della personalità femminile, o quanto derivi dall’aver adottato quello che credeva fosse il modo maschile di stare nel mondo. Gli uomini però sono anche abili (a volte fin troppo) nell’indulgenza verso le proprie inadeguatezze. Meglio che anche le donne se ne concedano almeno un po’.
Care femministe... avete voluto l'indipendenza e il ruolo del comando?
Avete voluto il potere?
Volete fare le prepotenti?
Bè... in natura ogni cosa ha un prezzo.
Per cui adesso che avete la bici pedalate!



« Ultima modifica: Ottobre 09, 2009, 23:48:49 pm da TMan075 »
"Un giorno senza sangue è come un giorno senza sole"
John "the duke" Wayne

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #9 il: Ottobre 10, 2009, 08:36:12 am »
Sono completamente impazzite... le donne italiane non hanno la testa a posto.
Lo dico perchè sono nella città d'italia con il più alto numero di divorzi. E di follie ne vedo troppe.
Per conto mio la nazione è stata maledetta o bombardata con un virus sperimentale che altera gli ormoni femminili.
Fidanzarsi si ma mai con un italiana (o svedese). Manco morto.

Saranno le famose scie chimiche?  :rolleyes:
Scherzi a parte...sulle scie chimiche ci sono tante di quelle teorie...di sicuro però, qualcosa di oscuro c'è: perchè, alla stessa altezza, io ho visto due aerei, in cui uno non emetteva scie e l'altro si?

Offline TMan075

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Re: Le paure degli uomini secondo le femministe
« Risposta #10 il: Ottobre 10, 2009, 12:45:08 pm »
Saranno le famose scie chimiche?  :rolleyes:
Scherzi a parte...sulle scie chimiche ci sono tante di quelle teorie...di sicuro però, qualcosa di oscuro c'è: perchè, alla stessa altezza, io ho visto due aerei, in cui uno non emetteva scie e l'altro si?
bè... la stessa altezza? Le scie di condensa di formano ad altezze specifiche. Ad occhio sembrano avere tutte le stesse altezze ma in realtà gli aerei volano ad altitudini diverse.
Prova a fare un po' di googling scrivendo "scie comiche"... e fatti due risate  :D
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