Queste sono tesi anarcocapitaliste. Già avanzai tempo fa le mi perplessità al riguardo.
E se non esistesse nessuna "parte lesa"? Se chi è stato ucciso non aveva parenti?
Secondo me non tutto si ripaga coi soldi e col lavoro. Inoltre l'uccisione di una persona (innocente) non è solo un danno ai parenti ma alla comunità.
No, non condivido questa mercificazione della vita umana.
Infatti io sono un convinto anarcocapitalista...
Beh, nel caso in cui non ci siano parti lese (come nel caso di omicidio senza parenti della vittima, evento comunque molto raro), allora non cambia molto: il risarcimento si trasforma direttamente in multa allo stato, e la parte lesa che può decidere del condannato diventa lo stato stesso (il giudice o appositi addetti).
In ogni caso, i lavori forzati stessi sono un modo (pena prevista solo per determinati reati e solitamente i più gravi) come un modo per "risarcire" la comunità. Nel caso in cui poi la parte lesa sia lo stato o l'ordine pubblico (esempio: un uomo distrugge un muro pubblico) allora il risarcimento va allo stato.
Comunque secondo me non ha senso un sistema dove se si commette un reato, un danno a una persona per esempio, non solo non vi è NESSUN modo in cui la parte lesa possa essere risarcita, ma in più lo stato, la comunità, è costretta a sprecare tempo e soldi per mantenere chi infrange le regole.
Molto meglio un sistema dove è tutto mercificato, ma almeno un qualche tipo di risarcimento viene assicurato sia alla comunità che alle parti lese, e inoltre lo stato non deve rimetterci nel punire i condannati.
Questo tipo di sistema, unito all'utilizzo di leggi predefinite e semplici, e l'uso di correlazioni dirette danno-pena-risarcimento senza contare l'intenzionalità dell'atto (variabile che in realtà crea più ingiustizie di quante non voglia evitare) è secondo me l'unico sistema che possa assicurare un certo ordine, una chiara giustizia e assicurare una qualche forma di risarcimento alle parti lese (secondo me FONDAMENTALE).