Autore Topic: Perché l'impero americano è alla frutta  (Letto 1676 volte)

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Offline Vicus

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Perché l'impero americano è alla frutta
« il: Gennaio 12, 2020, 00:13:07 am »
Se si vuole misurare la saldezza e il nerbo dei potentati, basta osservare se attorno al trono fioriscano le arti e il pensiero; segno di reggimento compatto e durevole è il mecenatismo, coltivazione di quanto vi ha di più inerme (e quindi pericoloso): bellezza e ragione. Un'arte malsana è il segno clinico d'una incombente catastrofe civile, anche nella piena apparenza d'un rigoglio.
Elémire Zolla

L’IMPERO AMERICANO MUORE – PER MANCANZA DI BELLEZZA
di Walt Garlington

https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,1599.msg5540.html#msg5540
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #1 il: Gennaio 12, 2020, 13:35:40 pm »
L'impero americano e' una distopia per la gran parte degli americani che non fanno lavori premiati dal sistema come informatici (un senior con 7 anni di esperienza a Google prende 350mila dollari, cifre REALI), medici (facile arrivare al milione di dollari a fine carriera), banchieri di Wall Street (qui il milione di dollari e' una cifra da junior appena assunto).

Detto questo, economicamente e' ancora il paese messo meglio al mondo. Anzi APPUNTO PERCHE' sono una distopia per i suoi abitanti, gli USA sono il paese economicamente piu' forte al mondo, perche' tutte le leggi del paese sono esplicitamente disegnate con l'intento di favorire le grandi corporation che sono l'anima del capitalismo americano.

Un paese che ha le FAANG (acronimo per le "big 5" della tecnologia - facebook, apple, amazon, netflix, google) e' un paese che domina il mondo.
Un paese che e' l'unico al mondo dove il CEO di una grande corporation e' scelto senza pregiudizio etnico, tanto che cinesi e indiani spadroneggiano nel settore della tecnologia, e' un paese che domina il mondo.

E non sara' un signore che difende gli stati del Sud degli USA a smentire questa  realta' palese. Stati che praticavano e hanno combattuto per difendere lo schiavismo su base razziale: neanche gli antichi romani erano cosi' reazionari.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #2 il: Gennaio 12, 2020, 15:20:21 pm »
In realtà la Guerra di Secessione ritardò l'abolizione della schiavitù. E al Sud c'era un livello culturale che oggi gli USA si sognano, mentre oggi milioni di americani europei sono ridotti in miseria e muoiono a decine di migliaia col Fentanyl. Forse sono meno capaci di cinesi e indiani, forse no ma di sicuro non si deve privare la gente di un'esistenza libera e dignitosa.
Padroni o no, gli USA sono pesantemente indebitati con la Cina, che presta agli americani per vendere le sue stesse merci e hanno deindustrializzato il loro territorio.
C'è chi ha previsto la balcanizzazione dell'Unione, di fatti in certi Stati non si parla più inglese. Cosa è rimasto, oggi, degli USA?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #3 il: Gennaio 13, 2020, 13:29:17 pm »
In realtà la Guerra di Secessione ritardò l'abolizione della schiavitù. E al Sud c'era un livello culturale che oggi gli USA si sognano,
Si, il livello culturale di evangelici fanatici per cui i cattolici sono delle merde e la schiavitu' dei negri un diritto garantito da Dio.


mentre oggi milioni di americani europei sono ridotti in miseria e muoiono a decine di migliaia col Fentanyl. Forse sono meno capaci di cinesi e indiani, forse no ma di sicuro non si deve privare la gente di un'esistenza libera e dignitosa.
Ma questo dovresti dirlo all'americano medio per cui il povero e' uno sfaticato e la sanita' pubblica equivale alla tirannia.


Padroni o no, gli USA sono pesantemente indebitati con la Cina, che presta agli americani per vendere le sue stesse merci e hanno deindustrializzato il loro territorio.
In quanto detentori della valuta di riserva, gli USA possono stampare a piu' non posso senza conseguenze. Ecco perche' non possono fallire.


C'è chi ha previsto la balcanizzazione dell'Unione, di fatti in certi Stati non si parla più inglese. Cosa è rimasto, oggi, degli USA?
Un paese in cui informatici, medici e banchieri vivono da pascia', mentre il resto della popolazione fa un'esistenza misera.

Ma sono gli stessi americani a volerlo.
Se all'americano medio proponi di nazionalizzare il serivizio sanitario, lui grida alla dittatura. Se proponi un calmiere agli affitti (a San Francisco se guadagni meno di 150mila dollari non riesci ad abitare in un posto decente in citta')  grida al comunismo.
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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #4 il: Gennaio 13, 2020, 17:12:07 pm »
Si, il livello culturale di evangelici fanatici per cui i cattolici sono delle merde e la schiavitu' dei negri un diritto garantito da Dio.
Non bisogna confondere il Sud fanatizzato (in buona parte) di oggi, o quello del Ku Klux Klan, con il Sud della Guerra di Secessione in cui buona parte della popolazione era irlandese-cattolica e il livello di istruzione tra le classi benestanti era elevato.
Tra parentesi, c'è un'ENORME differenza tra gli avanzi di galera (letteralmente) che ci scaricano a Lampedusa, e i negri d'America che in condizioni difficilissime hanno fondato dal nulla una cultura di portata mondiale. Tutta la nostra musica (rock, jazz, blues e derivati) viene da loro, con parziali influenze del folclore irlandese. E per i negri d'America la musica non è evasione, è anche filosofia e politica di livello non banale anche se con altro linguaggio.
Citazione
In quanto detentori della valuta di riserva, gli USA possono stampare a piu' non posso senza conseguenze. Ecco perche' non possono fallire.
Anche nel '29 avevano la sovranità monetaria. Inoltre, esiste un punto oltre il quale le bolle speculative scoppiano e soprattutto le crisi economiche si possono programmare. Gli USA (vediamo se mi sbaglio) si balcanizzeranno e si diluiranno in un mondo multipolare dove non contano più gli Stati ma le multinazionali.
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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #5 il: Gennaio 14, 2020, 23:31:14 pm »
Non bisogna confondere il Sud fanatizzato (in buona parte) di oggi, o quello del Ku Klux Klan, con il Sud della Guerra di Secessione in cui buona parte della popolazione era irlandese-cattolica
Questo e' palesemente sbagliato, il Sud degli Stati Confederati era in grande maggioranza evangelico e battista. La cosa e' oltremodo ovvia: solo l'eresia protestante poteva arrivare a difendere lo schiavismo su basi razziali con la scusa che e' la Bibbia (e quindi Dio) a ordinarlo.

E tanto per essere chiari, lo schiavismo su basi razziali e' la stessa identica ideologia di Hitler.


Tra parentesi, c'è un'ENORME differenza tra gli avanzi di galera (letteralmente) che ci scaricano a Lampedusa, e i negri d'America che in condizioni difficilissime hanno fondato dal nulla una cultura di portata mondiale. Tutta la nostra musica (rock, jazz, blues e derivati) viene da loro, con parziali influenze del folclore irlandese. E per i negri d'America la musica non è evasione, è anche filosofia e politica di livello non banale anche se con altro linguaggio.
E un discorso molto ampio, ma diciamo che sono in linea di massima d'accordo.


Anche nel '29 avevano la sovranità monetaria. Inoltre, esiste un punto oltre il quale le bolle speculative scoppiano e soprattutto le crisi economiche si possono programmare. Gli USA (vediamo se mi sbaglio) si balcanizzeranno e si diluiranno in un mondo multipolare dove non contano più gli Stati ma le multinazionali.
Staremo a vedere.

Per ora l'unica cosa sicura e' che i mali dell'America sono tutti farina del suo stesso sacco, perche' se gridi alla dittatura quando senti parlare di sanita' pubblica e inoltre  dici che la sanita' deve costare tanto perche' solo cosi' puo' essere la migliore del mondo, e' ovvio che i problemi te li vai a cercare. Poi non puoi lamentarti se un bypass ti costa come una casa o se una malattia improvvisa ti manda in bancarotta.
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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #6 il: Gennaio 15, 2020, 00:38:14 am »
Questo e' palesemente sbagliato, il Sud degli Stati Confederati era in grande maggioranza evangelico e battista. La cosa e' oltremodo ovvia: solo l'eresia protestante poteva arrivare a difendere lo schiavismo su basi razziali con la scusa che e' la Bibbia (e quindi Dio) a ordinarlo.
Infatti ho detto "in buona parte" non in maggioranza. Ora non so se ai tempi della Guerra di Secessione ci fosse realmente questa teologia da Ku Klux Klan, i negri furono deportati dall'Africa per avere manodopera non in quanto negri come fece Hitler, però di sicuro la ragione principale della schiavitù era la mancanza di altri mezzi per coltivare il cotone. Le macchine sono molto più efficienti e affidabili e se ci fossero state all'epoca nessuno si sarebbe sognato di impiegare schiavi. Spero che questo non venga interpretato come una giustificazione della schiavitù!
Citazione
E tanto per essere chiari, lo schiavismo su basi razziali e' la stessa identica ideologia di Hitler.
Ho forse detto il contrario? Ho semplicemente osservato la guerra ritardò l'abolizione della schiavitù che era già in programma.

Il punto però non è la schiavitù, ma il fatto che il Sud raccolse l'eredità di una lunga tradizione che risale a Cicerone e Quintiliano, passando per S. Agostino e Vico :w00t:. Mi appoggio su solidi testi scritti da autori che hanno militato per i negri d'America.
Questi oratori e filosofi proposero un modello per formare un cittadino colto, consapevole e libero, diversamente dalla cultura tecnocratica (fatta propria dal Nord) che considera l'essere umano la ruota di un ingranaggio da programmare con l'ingegneria sociale.
Oggi è fondamentale riscoprire questo modello dimenticato, che ci renderebbe più liberi e con la schiavitù non ci azzecca niente! :cool:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #7 il: Gennaio 15, 2020, 15:59:31 pm »
Il punto però non è la schiavitù, ma il fatto che il Sud raccolse l'eredità di una lunga tradizione che risale a Cicerone e Quintiliano, passando per S. Agostino e Vico :w00t:. Mi appoggio su solidi testi scritti da autori che hanno militato per i negri d'America.
Questi oratori e filosofi proposero un modello per formare un cittadino colto, consapevole e libero
A questo punto sono curioso di conoscere questi testi, se hai voglia potresti indicarne qualcuno :cool:
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Offline Sardus_Pater

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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #8 il: Gennaio 28, 2020, 08:31:48 am »
Mi aspettavo che rispondesse "il Biraghi" :lol: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Perché l'impero americano è alla frutta
« Risposta #9 il: Gennaio 28, 2020, 21:52:58 pm »
A questo punto sono curioso di conoscere questi testi, se hai voglia potresti indicarne qualcuno :cool:
Eccoti servito! (Ci ho messo un po' a farne una sintesi):

La qualità sudista [cominciamo male...] :lol:

L'energia distruttiva postulata dai rivoluzionari è presente, ed eccede largamente ogni disponibile saggezza umana o ingegnosità politica che possano controllarla. Senza dubbio, Marx ha sempre indicato il processo rivoluzionario come tecnologico piuttosto che politico o letterario. Il suo austero concetto dell'« uomo » e dell'universo era rigorosamente monistico e tecnologico. Come le affermazioni di Calvino e di Rousseau, quelle di Marx erano radicate nella negazione della persona umana. Ma la tecnologia ha ora prodotto il suo capolavoro. Ogni causa umana possiede ora il fascino romantico della « causa persa » e l'irrilevanza dei proposti scopi umani è pari soltanto alla probabilità d'annientamento degli esseri umani. Anche la causa « persa » del sud incomincia ad assumere lineamenti intelligibili e attraenti per molti i quali prima davano per scontato che fosse più divertente essere dalla parte dei grandi battaglioni. Infatti, la « causa sudista » non è tanto persa quanto quella delle sinistre d'oggi, la cui produzione letteraria, per questa ragione, è dipesa dallo sforzo creativo di uomini quali Hopkins, Eliot e Yeats, la cui lealtà a loro volta veniva data alle cause in apparenza più disperate.
Forse il punto essenziale di tutto questo può essere esemplificato nella maniera migliore con il caso di Henry James. Un postulato primario del mondo di James è che esso gode di un'enorme supremazia materiale con la sua conseguente euforia. In correlazione con la sensibilità elaborata e tenue del mondo da lui creato vi è una ancor più elaborata struttura di una finanza astratta, e la tecnologia eterea creata da quella finanza. Ogni qual volta questa astratta struttura esiste e trionfa, James può manipolare le sue marionette. Non è per caso, senza dubbio, che in questo campo la vita femminile debba essere dominante e lussureggiante, e gli esseri maschili timidi e miseri. E una grande e sicura stanza dei bambini, vista nel suo lato materiale. Non vi sono preoccupazioni finanziarie.
Henry James apparteneva a una società che soffriva degli ultimi stadi di elefantiasi della volontà. Infatti, egli riusciva a contemplare soltanto i suoi prodotti periferici: donne dominanti e uomini esausti. Una società tenuta insieme da una volontà tesa e da una attività affannosa e evasiva non produce mai uno stile di vita con tutto ciò che implica di passione. Può produrre e in effetti produce turisti, musei e case simili a musei, in abbondanza. Perché, dopo tutto, una « civiltà degli affari » (una contraddizione in termini), con i suoi elaborati sotterfugi e finzioni legali, produce caratteri ugualmente intricati e indefinibilmente senza scopo.
E la natura della società semplicemente agraria, per esempio, è tale da produrre uomini i quali sono principalmente passionali in senso stretto. La sensazione dell'ineluttabile domina i ricordi e la lealtà di simili persone. Il carattere nelle società passionali è di conseguenza semplice, monolitico e, quando le circostanze lo richiedono, eroico.
La passione cancella le differenze piuttosto che crearle, come mostra la guerra civile. Lo testimonia l'eliminazione delle profonde divisioni economiche e di classe, sia settoriali che politiche, quale risultato di quel conflitto. E il carattere non introspettivo e appassionato della vita sudista parla in qualsiasi opera degli scrittori sudisti.
Per la mente semplicemente razionalista e rivoluzionaria del « pianificatore » sociale o dell'ingegnere non vi è mai la possibilità di comprendere la natura della politica o dell'arte. Comunque, il vero tradizionalista concorderà sempre con il rivoluzionario sui fatti. Ma soltanto il tradizionalista può essere radicale. Egli non si accontenta semplicemente di tagliare gli arbusti per ottenere nuove forme.
[…] Comprendere le implicazioni di questo brano di Yeats, come anche del precedente di Rilke, vuol dire intravvedere la specifica malattia della « politica » moderna. Laddove Yeats appassionatamente e umilmente si pone ad ascoltare suggerimenti e accenni di una saggezza corporativa molto più ricca di quanto la sua percezione semplicemente individuale possa scoprire, il pianificatore sociale arrogantemente identifica i suoi propri impulsi e percezioni con il bene sociale. Il fervore morale viene reso un sostituto al pensiero e alla percezione pazienti, e le buone intenzioni diventano la scusa per rendere schiavi gli uomini per il loro bene.
Come dice Guizot: « Anche i migliori rivoluzionari hanno una vanitosa fiducia in se stessi e in tutto ciò che pensano e in tutto ciò che desiderano, il che li spinge a precipitarsi lungo la via che una volta hanno scelto. [...] La modestia è una grande luce; mantiene la mente aperta e il cuore pronto ad ascoltare l'insegnamento della verità ». Ed è precisamente questo genere di modestia intellettuale che si trova disseminato da un capo all'altro dei commenti sociali di uomini di lettere sudisti, una libertà da quella nota di rettitudine politica e di disprezzo assolutista per la persona che è insita nel « progressivo », per cui le cose e le persone non sono altro che energia da usarsi a scopi virtuosi.
Una società semplicemente commerciale (come Cartagine) non ha il senso della storia e lascia poche tracce di se stessa. (Nella sua ricerca sulle origini della tecnologia americana Sigfried Giedion fu sorpreso nel riscontrare una quasi totale assenza di documentazione o di modelli delle prime attività nelle principali industrie.)
William Gilmore Simms, anticipando la guerra civile, rivela una visione storica e persino una certa nostalgia per il Sud Carolina ai suoi albori, per quel sud che apertamente e spesso troppo vanagloriosamente reclamava per sé la gloria che fu della Grecia e la grandiosità che fu di Roma. Una insistenza perfettamente giustificata, comunque, in diretto rapporto con le radici dell'umanesimo classico e della humanitas ed eloquenza ciceroniane che sono presenti in tutti gli scritti sudisti dal tempo di William Byrd di Westover sino a oggi.
Queste rivendicazioni non vennero mai fatte nel nord. Già nel secolo XVII Harvard aveva designato la tecnologia quale vero successore della metafisica; un'assurdità questa che, con tutte le conseguenze pratiche, viene perpetuata ancora oggi devotamente da Dewey. Per questa mente non vi è nulla che non possa essere definito dal metodo. È la mente che intesse le difficoltà della produzione efficiente, dell'erudizione « scientifica » e dell'amministrazione degli affari. Essa non si permette la più vaga idea di ciò che costituisce un problema sociale o politico. Ecco perché il pensiero politico notevolmente creativo degli Stati Uniti proviene soltanto dal sud, da Jefferson a Wilson.
Infatti il programma ciceroniano dell'educazione, com'è tracciato nel De Oratore di Cicerone (e non di meno nel Cortegiano di Baldesar Castiglione), considera primariamente l'uomo nel suo aspetto sociale e politico.
Ovunque questa educazione classica e forense si estendeva, portava con sé l'intero codice signorile d'onore, di dignità e di cortesia, dal momento che esso era inseparabile dal programma ricostituito come era stato propagato da Castiglione, da Sidney e da Spencer. Per il carattere fortemente celtico dell'immigrazione sudista (scozzese-irlandese), vi era un'intensificazione del culto dell'onore personale e della fedeltà alla famiglia e al patriarca.

In una simile società, uniformemente agraria, con omogeneità d'educazione e di popolazione, l'idea aristocratica era democratica. È ovvio, per esempio, che il concetto di democrazia di Jefferson vorrebbe che ciascun uomo fosse un aristocratico. La prevalenza in tutte le classi e in tutti i luoghi dell'idea aristocratica era, senza dubbio, assolutamente sproporzionata al numero di colonizzatori che avrebbero potuto incarnarla con qualsiasi grado di efficacia.
Una delle principali condizioni della vita aristocratica era presente nel sud e non nel nord: la responsabilità personale verso altri esseri umani per quanto riguardava l'educazione e il benessere materiale. (Un Carnegie o un Ford, come un sistema burocratico, plasmano la vita di milioni di persone senza prendersi alcuna responsabilità di alcun tipo.)
In un mondo di  scettiche ambizioni e cinici egotismi, l'aristocratico, o l'uomo appassionato, è indifeso. In un mondo di avidità unicamente materiali il suo ruolo è quello di soffrire. Ecco perché il mondo ritratto nei romanzi del sud è un mondo di violenza, di passione e di morte. Joe Christmas è un simbolo genuino nel senso che è il prodotto di una effettiva e particolare condizione spirituale: non soltanto la condizione di sudista, ma quella universale umana di oggi. E questo potere di creare simboli non è di coloro che concepiscono la vita interiore come se fosse in un perpetuo stato di continuo mutamento. Costoro sono incapaci di separare gli oggetti spirituali da quelli fisici.
L'ideale ciceroniano raggiunge la sua fioritura nello studioso-uomo di stato di conoscenza enciclopedica, profonda esperienza pratica e una spigliata eloquenza sociale e pubblica. Che questo ideale fosse perfettamente adatto alla vita agreste della proprietà terriera con i suoi molteplici problemi legali e con la sua necessità diretta di rappresentazione politica (repubblicana) è ovvio a chiunque si sia interessato al sud. Per di più, in una tale società, l'abilità letteraria viene convogliata quasi naturalmente nei canali legali e politici, per non menzionare la conversazione sociale altamente sviluppata.
Ma sin dalla sconfitta del sud ci si può chiedere se il programma ciceroniano abbia ancora una sua importanza. Il nocciolo della questione sta nel fatto che una fase della guerra civile si sta di nuovo combattendo oggi nel nord. Tutte le vecchie caratteristiche della disputa sono riemerse. Hutchins vuole l'educazione per i cittadini in una società limitata, mentre Dewey vuole l'educazione per una funzionale società assolutista: assolutista perché la società piuttosto che le persone costituisce il valore. Hutchins vuole una formazione enciclopedica; Dewey vuole una formazione di metodi e tecniche: il conosci cosa contrapposto al conosci come. Che la « causa del sud » sia alquanto indipendente dalla geografia non ha bisogno di essere sottolineato.
Per di più, lo scrittore sudista condivide una gran parte della sua esperienza con la maggioranza dei sudisti, i quali non lo hanno mai sentito nominare: non vi è quella spaccatura fra educati e « non educati » che esiste in una atomizzata comunità industriale. Nella conversazione il sudista si compiace di riportare, senza condiscendenza, le belle osservazioni e le acute percezioni di persone del tutto analfabete.
Il senso tragico e appassionato della vita in contrapposizione alla vita dagli scopi molteplici e divergenti è già percepibile quale stile di vita basilare molto tempo prima della guerra civile, come testimonia in modo convincente l'opera di Poe.
In tutti i romanzi imperniati sulla guerra civile, che siano di Young, di Tate, di Stribling e di Faulkner, i personaggi sono a tutto tondo, esseri sociali, perché nel 1860 gli uomini contavano ancora. Non solo la guerra ma le cause della guerra, e il problema del male, sia nella società sia negli individui, venivano fronteggiati apertamente. A questo modo il sud subì l'impatto della distruzione fisica, ma non sentì mai la disfatta spirituale. Invece, la disfatta spirituale raggiunse il nord nello spazio di due decenni. I personaggi di Hemingway sono uomini di pathos soltanto in un senso limitato: sono nani da compiangere, buffoneschi. Le loro azioni non hanno alcun contesto. Essi partecipano a guerre che non capiscono. Il loro amore è disperazione. Il loro discorso è poco di più di un grugnito o un haussement des épaules. Non vi è alcun problema del male e alcuna tragedia in questo mondo perché non vi è alcuna dignità umana né alcuna responsabilità.
Lo stesso avviene per quanto riguarda Fitzgerald. Non ci viene data alcuna motivazione o azione in The Great Gatsby perché questo è, a suo modo, un romanzo di passione; non vi è analisi introspettiva, ma le figure sono alla Hänsel e Gretel. Patetici, irresponsabili derelitti, sudditi dell'Emperor of Ice Cream il cui piccolo interludio di vita è vissuto sulla Great Rock Candy Mountain.
A questo, come esegesi, si potrebbe apporre l'osservazione di Tate: « Il sudista può quasi desiderare per sua tranquillità il disprezzo del nordista per la sua storia; egli vorrebbe credere che la storia non sia un grande corpo di fatti concreti cui deve essere leale, ma soltanto una sorgente di formule meccaniche ». Per il pragmatista non vi può essere problema per quanto riguarda la contemplazione appassionata e leale della storia. Per lui essa è esplicitamente un arsenale da cui egli trae le armi per imporre qualsiasi convinzione che possa avere in mente in quel momento.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.