Salve a tutti.
Vorrei sapere se avete testimonianze positive in merito. Esistono figli portati via dalle madri che, una volta adulti, si siano riavvicinati al proprio padre? E come è avvenuto tutto ciò?
Questa è la mia storia.
Mio padre divorziò 40 anni fa da una moglie instabile che aveva sposato in maniera avventata.
Il figlio aveva appena un anno e questa donna lo ha cresciuto instillandogli paura, odio e diffidenza verso il padre.
Mio papà andava a prenderlo e lo portava in luoghi pubblici come bar, ristoranti, giardinetti; oppure stavano in casa coi nonni paterni e tanti giocattoli. Ma il bambino, visibilmente timoroso, in certi momenti saltava su e scappava via urlando (rischiando di essere investito per strada). In questi frangenti era molto difficile spiegare agli sconosciuti per strada la situazione. Tutti davano per scontato che mio padre fosse chissà quale orco sadico.
Non mangiava nulla del cibo che mio padre gli offriva perché temeva che mio padre volesse avvelenarlo. Finché un giorno, bussando alla porta di casa della sua ex, lei gli rispose "Guarda non tornare più perché il bambino, non appena ha saputo che stavi per arrivare, si è chiuso in camera piangendo, non vuole più vederti".
Quindi mio padre non l'ha più cercato se non per telefono, ma ogni volta riattaccavano. Non ha chiamato i carabinieri per non traumatizzarlo ulteriormente con visite forzate. (Inoltre il suo lavoro lo portava via dalla città per 4 giorni a settimana, quindi la mancata presenza sul posto nel quotidiano ha facilitato il tutto).
Ha continuato a versare gli alimenti fino ai 21anni del ragazzo. Ma non ci sono stati più contatti perché questo figlio ha continuato a negarsi al telefono.
Io ho 30 anni, sono figlia del suo secondo matrimonio. Essendo mio padre anziano e non avendo dimestichezza con la tecnologia, ha chiesto a me di fare ulteriori tentativi. Ci ho provato, ma dopo aver rintracciato il suo numero di telefono, quest'uomo, mio fratellastro, mi ha riattaccato il telefono in faccia e ha subito cambiato numero!
Non mi ha neanche detto "Non desidero avere contatti con voi, non chiamatemi più". C'è una chiusura surreale e insensata.
Io mi chiedo se a questa persona, nell'infanzia, non sia stato fatto un lavaggio del cervello simile a quello fatto ai bambini della vicenda "I diavoli della Bassa modenese". La madre gli avrà innestato dei ricordi falsi? Perché è assurdo che un uomo di 40 anni non sia riuscito a sviluppare un senso critico in età adulta.
Ha avuto uno zio (fratello di sua madre) molto presente. Forse ha rappresentato un surrogato della figura paterna che ha compensato le cose; MA pare che la madre incoraggiasse il bambino a chiamare lo zio "papà". È una roba assurda.
Scusate lo sfogo ma non conosco altre piattaforme virtuali o altro dove ci sia comprensione verso questi temi.
E intanto sto cercando di muovere passi più decisi, pur non sapendo bene quale sia la strada giusta da prendere.
(Credo che lui lavori come insegnante presso una scuola. Se mi presentassi lì con una lettera...?
Ovviamente adesso c'è il coronavirus e sono solo ipotesi).
Non vorrei che mio padre morisse senza aver almeno parlato una volta con suo figlio.
La domanda è: come attraversare questo muro invalicabile? Come arrivare a toccare le corde di un 40enne la cui mente è stata manipolata durante l'infanzia?