Come sempre quando chi dovrebbe parlare tace, parlano le pietre. Non posso che dire:
aridatece er Marchi!Imperdibile questo passaggio: "Se qualcuno mi dice che crede in Dio ma che
l'ingiustizia è giustizia, allora lo
maledico. Credo in Dio ma dico che l'ingiustizia è giustizia.
Quello è il personaggio più pericoloso, quello che appellandosi a Dio chiama ingiustizia la giustizia e giustizia l'ingiustizia".
Non so se Fusaro si è reso conto di citare Isaia (confrontate i grassetti):
"
Guai a coloro che chiamano
bene il male e male il bene,
che
cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
21
Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
23
a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l'innocente.
24
Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo di Israele."
Se non lo sapeva, a maggior ragione si può dire: quelle parole venivano solo da lui? O è un tipico esempio di pietre che parlano in luogo di chi tace?