Autore Topic: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!  (Letto 5260 volte)

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Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« il: Giugno 07, 2010, 19:10:46 pm »
Sacconi: "fugato ogni dubbio per le lavoratrici del privato; sempre a 60 anni"

Quando si continua a negare l'evidenza di una Sentenza della Corte Europea che parlava di discriminazione di Genere; la Sentenza mai ha distinto lavoratrici del Pubblico da quelle del Privato. E' stata una furbata di Sacconi!!! E si continua....
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Sacconi: pensione donne PA, 2012 limite max sentenza Ue
lunedì 7 giugno 2010 18:27

LUSSEMBURGO (Reuters) - La data 1 gennaio 2012 è il limite massimo accettabile per la Commissione europea per l'applicazione della sentenza Ue circa l'equiparazione a quella degli uomini dell'età pensionabile delle donne nella Pubblica Amministrazione.
Lo ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi nel corso di una conferenza stampa dopo aver incontrato il Commissario Ue per i diritti fondamentali Viviane Reding.

Il 3 giugno scorso la Commissione aveva giudicato inammissibile che l'equiparazione fosse raggiunta solo nel 2018 dopo che la Corte Ue aveva chiesto già nel novembre 2008 una modifica della normativa italiana.

"Non c'è stato spazio per la trattativa perchè [il Commissario] Reding ha confermato la negazione della gradualità. Ha rifiutato il concetto di gradualità: già il primo gennaio 2012 è il massimo accettabile per l'idea di immediata applicazione della sentenza", ha detto Sacconi riferendo della discussione con il commissario.

Il ministro ha detto che riferirà sulla posizione della Commissione europea ai colleghi ministri nel corso del prossimo Consiglio dei ministri. Seppure sottolineando che non esistono margini di discussione, ha però detto che sarà il Cdm a decidere sul da farsi.

"Reding non è entrata nel merito della manovra [del governo italiano]" ha risposto Sacconi ai giornalisti che gli chiedevano se il commissario avesse caldeggiato di inserire l'equiparazione dell'età pensionabile per donne e uomini della Pubblica amministrazione nelle misure di bilancio per 2011 e 2012. "La manovra è il veicolo più ragionevolmente utilizzabile", ha aggiunto.

Se questo innalzamento dell'età pensionabile per le dipendenti della PA va senz'altro nella direzione di una maggiore stabilità e affidabilità dell'Italia nei confronti dei timori registrati in queste settimane dai mercati sui debiti sovrani, Sacconi ha detto che il governo "non ha cercato" questo intervento.

Allo stesso modo, il ministro ha sottolineato che nel breve periodo i risparmi che ne deriveranno saranno limitati, a fronte di sanzioni pesanti che rischia Roma se non ottempera alla sentenza della Corte Ue.

"La quantificazione delle risorse che vengono economizzate è molto modesta, si tratta di circa 30.000 donne interessate nel 2012", ha detto Sacconi.

"Nell'arco temporale della manovra non ha un impatto finanziario significativo. Non abbiamo mai fatto affidamento su questa voce in termini finanziari".

Da ultimo il ministro ha fugato ogni dubbio sul fatto che la sentenza possa in qualche modo portare a un analogo pronunciamento della Corte per il settore privato.

"Mi consola il fatto che abbiamo parlato anche del settore privato e abbiamo visto che la sentenza della corte di giustizia non è in nessun modo trasferibile al settore privato", ha concluso il ministro."

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A me ... "il fatto" che Lei, e solo Lei, caro Ministro, sostiene, non consola affatto !!!!!!!
La distinzione tra lavoratrici nel pubblico e nel privato è un escamotage studiato solo da Lei caro Ministro; la Sentenza parla di discriminazione di Genere; così facendo ne creiamo un'altra tra lavoratrici statali e non !!!!!!

Offline Red-

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #1 il: Giugno 07, 2010, 21:57:26 pm »
Ma le donne dicono che si meritano di andare in pensione prima, perchè durante la loro vita passano molto del loro tempo libero ad accudire noi uomini. E quindi lavorano più di noi e meritano la pensione anticipata. E che possiamo rispondere !??  :blink: :blink:
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Utente Cacellato

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #2 il: Giugno 07, 2010, 22:47:54 pm »
Ma le donne dicono che si meritano di andare in pensione prima, perchè durante la loro vita passano molto del loro tempo libero ad accudire noi uomini. E quindi lavorano più di noi e meritano la pensione anticipata. E che possiamo rispondere !??  :blink: :blink:

Che allora a questo punto abbiamo tutti i diritti di essere serviti e riveriti, visto che la cosa è ampiamente retribuita da 5 anni di pensione aggratis!!!! E che stiano zitte se richiediamo tali servigi!

Quindi se vanno in pensione 5 anni prima IO ESIGO  di essere servito e riverito poiché è una prestazione che io pago! Se pago, esigo di avere il servizio per cui pago!
« Ultima modifica: Giugno 07, 2010, 23:07:48 pm da LesPaul »
Mai contraddire una femmina: riuscirà tranquillamente a farlo da sola in 5 minuti!
La donna che costa di meno è quella che paghi
E' la donna che porta la vita... ma è l'uomo che la finanzia!!!
"I fatti mi hanno dato talmente ragione che quasi me ne vergogno!" (Indro Montanelli)

Offline Zoltan2

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #3 il: Giugno 07, 2010, 23:11:21 pm »
Che allora a questo punto abbiamo tutti i diritti di essere serviti e riveriti, visto che la cosa è ampiamente retribuita da 5 anni di pensione aggratis!!!! E che stiano zitte se richiediamo tali servigi!

Quindi se vanno in pensione 5 anni prima IO ESIGO  di essere servito e riverito poiché è una prestazione che io pago! Se pago, esigo di avere il servizio per cui pago!

Paradossale, ma che ti salta in mente?!?!   ^_^

Hai perfettamente ragione!!!  :D :P ;)

La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.

Offline Utente Cacellato

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #4 il: Giugno 07, 2010, 23:27:35 pm »
Paradossale, ma che ti salta in mente?!?!   ^_^

Hai perfettamente ragione!!!  :D :P ;)



Eccerto a me parte tanto ovvia.

Se vogliono andare in pensione 5 anni prima di me.... perdono ogni diritto di lamentarsi del fatto che devono stirare, pulire, lavare, far la spesa, etc etc etc.


Quindi o non fanno quelle cose e allroa vanno in pensione a pari a me, o vanno 5 anni prima ed è la retribuzione per il loro lavoro svolto e che quindi la piantino di scassarci i maroni con le loro lamentele.

Tertium non datur.

Ecco quel che possiamo rispondere a questa loro critica!
Se la loro obiezione a quella sentenza è quanto hanno fin qui esposto, si sono scavate la fossa con le loro mani!
Mai contraddire una femmina: riuscirà tranquillamente a farlo da sola in 5 minuti!
La donna che costa di meno è quella che paghi
E' la donna che porta la vita... ma è l'uomo che la finanzia!!!
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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #5 il: Giugno 08, 2010, 09:25:44 am »
Eccerto a me parte tanto ovvia.

Se vogliono andare in pensione 5 anni prima di me.... perdono ogni diritto di lamentarsi del fatto che devono stirare, pulire, lavare, far la spesa, etc etc etc.


Quindi o non fanno quelle cose e allroa vanno in pensione a pari a me, o vanno 5 anni prima ed è la retribuzione per il loro lavoro svolto e che quindi la piantino di scassarci i maroni con le loro lamentele.

Tertium non datur.

Ecco quel che possiamo rispondere a questa loro critica!
Se la loro obiezione a quella sentenza è quanto hanno fin qui esposto, si sono scavate la fossa con le loro mani!

Non solo; in caso di separazione/divorzio continuano ad accudirci come in....  "costanza di matrimonio"; un minimo di cinque lavatrici al mese, quindici pranzi/cene mensili, una decina di rapporti sessuali se graditi dall'ex-marito, senza contare che in caso di figli devono pensare tutto loro anche se separate.

Ecco, dopo tutto questo, i cinque anni anticipati come pensione di anzianità possono essere tollerati.

Ma il bubbone è un altro; perchè SOLO le statali in pensione a 65 anni? E quelle del settore privato? Non sono donne?
La Sentenza distingue statali da dipendenti del settore privato? Non mi risulta proprio caro Sacconi.

Finisco con l'ultima sortita della frigida/misandrica Rosy Bindi : "La Sentenza UE è una scusa trovata dal Governo per accanirsi contro le donne!"   :lol: :lol: :D :P

Offline Zoltan2

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #6 il: Giugno 08, 2010, 10:44:49 am »
Parlate di lavare, stirare, pulire e cucinare?

Accudire?

...!?!?!?

Non so voi, ma nelle nuove generazioni non trovo molte donne che sappiano fare queste cose...

Mia nonna sì che sapeva fare tutto ciò e ne andava fiera!

Oggi invece le donne non sanno nemmeno più fare quello... e tra i due sessi quello più pratico in queste cose è diventato quello maschile!

Almeno, questa è la mia esperienza...
La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.

Online Cassiodoro

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #7 il: Giugno 08, 2010, 14:03:19 pm »
Ma il bubbone è un altro; perchè SOLO le statali in pensione a 65 anni? E quelle del settore privato? Non sono donne?
Mi sembra che, attualmente, nel privato sia le donne che gli uomini vanno in pensione a 60 anni.
E' nella Pubblica Amministrazione che le donne sono "discriminate" in confronto agli uomini,  gli  uomini vanno in pensione a 65 anni e le donne a 60, 5 anni di lavoro in meno con grave danno per la loro carriera e livello di retribuzione.
« Ultima modifica: Giugno 08, 2010, 14:10:56 pm da Cassiodoro »
"Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante" - "Ah sì? E cosa ha capito?" - "Che vola solo chi osa farlo"

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #8 il: Giugno 08, 2010, 15:29:54 pm »
Mi sembra che, attualmente, nel privato sia le donne che gli uomini vanno in pensione a 60 anni.
E' nella Pubblica Amministrazione che le donne sono "discriminate" in confronto agli uomini,  gli  uomini vanno in pensione a 65 anni e le donne a 60, 5 anni di lavoro in meno con grave danno per la loro carriera e livello di retribuzione.

Non mi risulta; nel privato la "discriminazione" per le donne .....  continua.

A tal proposito allego questo interessante articolo:

http://www.libertiamo.it/2010/06/07/eta-pensionabile-occupazione-femminile-ed-equita-di-genere/

Citazione
Età pensionabile, occupazione femminile ed equità di genere
Inserito il 07 giugno 2010

- La nuova richiesta dell’Unione Europea al nostro paese di allineare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini rappresenta un’occasione per rifare il punto tanto sugli obiettivi del nostro welfare quanto sull’equilibrio economico e sociale tra uomini e donne.

Come sostiene anche Benedetto Della Vedova, l’adeguamento della soglia non dovrebbe limitarsi solamente all’ambito della pubblica amministrazione, ma si dovrebbe pensare ad estenderla anche al settore privato.
E’ evidente che il mantenimento dell’età pensionabile a 60 anni per le donne non è sostenibile, sia per ragioni di ordine contabile, che per considerazioni di carattere politico.

Per le prime, si tratta di prendere coscienza che non è più praticabile lavorare solo 30 o 35 anni a fronte di un’aspettativa di vita che nel caso delle donne è ormai di 85 anni; per le seconde, di prendere atto della progressiva evoluzione dei ruoli sociali e della necessità di un approccio sempre più coerente al concetto di parità tra uomini e donne.
Di conseguenza, è nei fatti che il dibattito sulla parificazione dell’età pensionabile tra uomini e donne non è un dibattito sul “se”, ma sul “quando”.

Quello che è in gioco è quindi un “privilegio” riservato ad una fetta ristretta, in termini anagrafici, della popolazione femminile – un trattamento preferenziale il cui costo sociale ricade non solo sugli uomini, ma anche su tutte le donne più giovani.
La questione assume, in questo senso, la duplice valenza dell’equità di genere e dell’equità generazionale. Una donna di 30 anni sa bene che non potrà beneficiare di un pensionamento anticipato: ha, quindi, tutto l’interesse perché la parificazione dell’età pensionabile avvenga il prima possibile, pena un prezzo da pagare non solamente in termini di tasse, ma anche – in un paese oppresso dal peso previdenziale - di minori opportunità.

C’è probabilmente bisogno di concepire un nuovo modello di Stato sociale, il cui scopo non sia più rendere più semplice e più confortevole il permanere o il portarsi fuori dal mondo produttivo, ma piuttosto accrescere il numero di persone attive. L’obiettivo dovrebbe essere un vero concetto di “welfare to work” in sostituzione di approcci puramente assistenziali e redistributivi.
Dobbiamo prendere atto, ad esempio, che il tasso di occupazione femminile in Italia è attualmente il più basso d’Europa, dopo Malta. E lo è ancor più, come prevedibile, tra le donne sposate e con figli.

E’ interessante, tuttavia, comparare il dato dell’occupazione femminile con le statistiche sulla natalità e si coglierà immediatamente come l’Italia sia in coda anche in questa classifica.
Di conseguenza le donne italiane non lavorano meno perché fanno più figli che altrove, ma sono meno presenti nel mondo del lavoro pur a fronte di una natalità minore che all’estero.
Questo è un segno chiaro che serve un approccio diverso alla questione femminile, un approccio che non può più basarsi su quell’insieme di piccoli “sconti” e di piccole rendite che rappresentano gli esiti convergenti del sindacalismo “rosa” e del paternalismo maschile.

La via maestra è, invece, quella di innalzare la competitività delle donne nel mondo del lavoro e ciò può avvenire solo accrescendo la propensione delle donne a spendere tempo ed energie fuori dalle mura di casa, nell’attività professionale.
In questo senso è possibile pensare a strumenti di welfare mirato che possano favorire questo obiettivo.
Innanzitutto rifocalizzare lo Stato sociale a favore delle famiglie, attraverso una più efficace offerta di servizi – dagli asili nido all’assistenza agli anziani – in grado di ridurre quel carico di lavoro che nella maggior parte dei casi tuttora ricade sulla donna.

In secondo luogo usare la leva fiscale per promuovere l’occupazione di entrambi i coniugi, come proposto ad esempio dall’economista Gilles Saint Paul, che suggerisce di ridurre l’aliquota sul secondo percettore di reddito all’interno della famiglia. In una coppia “tradizionale”, dove il primo percettore di reddito è il marito, questo aumenterebbe l’orientamento ad un (maggiore) impegno lavorativo anche da parte della moglie, e potrebbe portare anche a rinegoziare la distribuzione dei compiti domestici.

Infine andrebbe valorizzato positivamente l’impegno familiare dei padri, anche attraverso una piena attuazione della legge sull’affidamento condiviso dei figli in caso di separazione. Troppi papà separati, che desidererebbero prendersi cura dei propri bambini, continuano a vedersi negata questa opportunità.

Una strategia per l’occupazione femminile basata su queste linee guida avrebbe due punti di forza principali:
- sarebbe “gender-neutral” e non basata sulla cristallizzazione di disugualianze legali tra uomini e donne. Quindi da un lato non comporterebbe discriminazioni e ingiustizie nei confronti dei maschi, dall’altro si adeguerebbe in modo flessibile alla continua evoluzione delle dinamiche e degli equilibri tra i due sessi.
- punterebbe ad innalzare la competitività e  l’intraprendenza delle donne e non invece ad assegnare loro “posti” a prescindere. Consentirebbe, in pratica, a datori di lavoro e manager di scegliere tra un ventaglio più ampio di candidati preparati, al contrario di strumenti quali le quote rosa che li obbligherebbero a scegliere i collaboratori secondo un “manuale Cencelli” di genere, anziché sulla base della loro valutazione del “best for the job”.

In definitiva, le prospettive delle donne non sono legate all’arroccamento difensivo su trattamenti preferenziali, bensì ad una loro crescente capacità di affermarsi in un mondo complesso e concorrenziale, nonché alle opportunità che solo un’economia libera ed aperta è in grado di offrire.
E’ una sfida difficile, ma ineludibile.
« Ultima modifica: Giugno 08, 2010, 15:33:50 pm da Uomoinnocente »

Offline Archiloco

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #9 il: Giugno 08, 2010, 15:37:11 pm »
Interessante l'articolo di libertiamo, condivido quello che dice è molto realistico

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #10 il: Giugno 08, 2010, 15:41:22 pm »
Interessante l'articolo di libertiamo, condivido quello che dice è molto realistico

Infatti, ottima analisi che, come una "mosca bianca" nel giornalismo italiano, parla tra le altre cose, di "discriminazione verso gli uomini" e "privilegi rosa".

Offline ilmarmocchio

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #11 il: Giugno 08, 2010, 15:49:06 pm »
sacconi e' disgustoso nel tentativo mafioso ( senza offesa per la mafia) di aggirare una norma tanto chiara : eta' pe4nsionabile uguale per tutti. Un velo di pudore sulla Bindi, triste pertsonaggio del gia' triste mondo politico italiano

Offline Guit

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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #12 il: Giugno 09, 2010, 11:39:42 am »
E' strano. Da qualche giorno a questa parte, da quando cioè s'è capito che la direttiva UE va applicata, andare in pensione a sessantacinque anni è diventato una conquista. Fino a qualche giorno fa si difendeva l'età pensionabile femminile a sessant'anni, parlando di accudimento eccetera eccetera.

Questo dettaglio è importante per capire lo stato dell'arte della comunicazione pubblica e l'esistenza del grande tabù. E' semplicemente indicibile, che si faccia una norma in nome della maggior responsabilizzazione femminile. Si può fare, ma deve passare come una conquista, come l'ennesima battaglia vinta nei confronti del maschio cattivo.



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Re: Non basta la Sentenza UE per farle lavorare come noi !!!
« Risposta #13 il: Giugno 09, 2010, 11:57:01 am »
E' strano. Da qualche giorno a questa parte, da quando cioè s'è capito che la direttiva UE va applicata, andare in pensione a sessantacinque anni è diventato una conquista. Fino a qualche giorno fa si difendeva l'età pensionabile femminile a sessant'anni, parlando di accudimento eccetera eccetera.

Questo dettaglio è importante per capire lo stato dell'arte della comunicazione pubblica e l'esistenza del grande tabù. E' semplicemente indicibile, che si faccia una norma in nome della maggior responsabilizzazione femminile. Si può fare, ma deve passare come una conquista, come l'ennesima battaglia vinta nei confronti del maschio cattivo.


L'unico vocabolo che ho letto attribuito a Brunetta e Sacconi riferibile al vero contesto della Sentenza Europea è stato :" Paradossale... è Paradossale, ma l'Europa parla di discriminazione dell'uomo...  paradossale". Questo è il risultato del lavaggio del cervello che i media hanno attuato.
Parlare di Uomo Discriminato, inteso come Genere, risulta ..PARADOSSALE !!

Se ne è dovuta accorgere l'Europa e minacciare multe altissime per cercare una parità che comunque non si vuole attuare nel privato, ad esempio, creando un'altra discriminazione nella discriminazione.

Perchè non si riduce l'età pensionabile degli uomini e la si posta a 60 anni come in Francia?  Perchè i conti non tornerebbero? Come mai i francesi ci riescono?

Paradossale..... Paradossale...