Una decina di giorni fa sul blog di Davide Stasi è stato pubblicato un articolo che mi ha piacevolmente sorpreso, perché l'autore, in maniera decisamente più articolata e argomentata, diceva cose che da tempo sostengo anche io, che il femminismo ha compiuto la sua missione e che ben presto verrà sostituito dall'immigrazionismo, anche a discapito dei diritti delle donne stesse, almeno quelle occidentali.
L'unica cosa che manca in quell'articolo è una specie di analisi a lungo termine su come si invertirà il trend e che conseguenze porterà. Anche secondo me la donna occidentale di razza bianca sta diventando più un problema che una risorsa. In che modo dunque fare capire loro che la pacchia è finita e che le vite degli immigrati contano più di qualunque molestia possano commettere contro loro?
Il mio timore, alimentato dal fatto che nei media pur a macchia di leopardo (per ora) stiano parlando sempre più di false accuse, di uomini vittime con tanto di interviste (è emblematico il caso del programma del mattino di Raiuno, Storie Italiane, sino all'altro ieri megafono di propaganda misandrica) e di padri separati (anche nei tg, come si ricorderà) è che vogliano sfruttare le nostre battaglie per mettere alle corde le donne autoctone, viste ora dalle lobby del libero mercato come il nuovo blocco da superare per arrivare alla società liquida, gay-friendly e attenta alla minima scorreggia di magrebini e nigeriani. Il femminismo si sta spostando su posizioni transofobe e, come scritto anche nell'articolo sul blog, molte donne ora votano a destra. Un pericolo per i teorici del meticciato.
Prevedo che da qui a pochi anni noi attivisti maschili ci troveremo nostro malgrado a difendere anche la donna occidentale, nuova vittima del globalismo (cosa che sta già accadendo in fondo, con gli immigrati che stuprano impunemente). E la questione maschile diventerà questione occidentale.