E' passata appena una settimana dagli elogi del femminismo
non suprematista e
moderato, che Stasi rincara la dose con un articolo sul finora mai sentito
femminismo conservatore che, ci rassicura per bocca del suo collaboratore, non fa la guerra dei sessi.
Come sempre
la strategia del blog è di mantenere dormiente il pubblico negando quantro si afferma nel medesimo articolo, nella fattispecie
aprire per l'ennesima volta a un immaginario femminismo "buono" che come un virus attenuato dovrebbe, nella mente di Stasi, rafforzare la già incerta costituzione del mondo maschile. Tralascio considerazioni sull'opportunità e intelligenza di articoli come il suo, che per non dar adito ad accuse di faziosità, lascio illustrare a lui stesso:
"Il femminismo conservatore non è nel suo complesso interessato alla “guerra dei sessi”.
"Ci sono varie correnti di femminismo conservatore." [Ancora con queste minuziose disquisizioni sulle "correnti" e le alleanze con le correnti per battere le sotto-correnti...]
Qui i lettori in stato di veglia non crederanno ai loro occhi, tanto pare di assistere a un
cinegiornale femminista:
"[...] cercano di far convivere alcuni capisaldi del pensiero femminista con tematiche pro-famiglia, pro-maternità, spesso anche antiabortiste. Un mix apparentemente contradditorio, ma che in realtà ha una sua coerenza se si considera che il confeminism non persegue guerre di genere e vuole principalmente promuovere il mantenimento dei diritti conquistati nel corso dei decenni senza che questo, però, vada a detrimento del benessere sociale e personale di tutte le categorie sociali, uomini compresi" Prosegue l'uomo di Stasi:
"Un altro aspetto del femminismo conservatore è il suo voler
riscrivere la storia delle lotte femministe, cercando di dimostrare quanto l’ideologia attuale distorca i principi che, a detta delle attiviste repubblicane, animavano
l’attivismo femminile delle origini. In un altro articolo di risposta a quanto scritto da Valenti (ne ha fatte infuriare, la tapina!), l’ultraconservatrice
Brittany Clingen Carl addirittura mette in evidenza quanto una larga fetta del femminismo della prima ondata fosse essenzialmente pro-vita e con solide radici cristiane"
"La possibilità che a destra scippino il giocattolino per decenni proprietà esclusiva della sinistra liberal, con tutto quello che ne può conseguire anche nel campo dei consensi elettorali,
è talmente gustosa che andava comunque segnalata. E chissà che non accada entro breve." [Della serie, rallegriamoci perché Himmler vuole
scippare il potere a Hitler].
Il lettore con neuroni non ancora disattivati da ninnananne del "volemese tutti bene", si chiederà come mai Stasi abbia tanta impellenza di far accettare al mondo maschile, con cospicue risorse umane ed economiche, l'idea di un femminismo "moderato" e potenzialmente utile, con cui concludere già ventilate alleanze.
Ma non aspettatevi risposte argomentate da lui: solo strategie di pancia, con gogne su Facebook e lacrimevoli appelli dei suoi sodali ad abbracci fraterni.