Sì, però come ho già avuto modo di scrivere in passato, non si può seguitare a dar retta a Blondet e a tutti i complottari che ammorbano il web, soprattutto quando in merito a certi argomenti non si hanno le necessarie competenze.
Io stesso non ho queste competenze, poiché nella vita mi occupo di tutt' altro, ma se voglio delle informazioni dettagliate mi rivolgo anzitutto a chi queste cose le studia da una vita e non a chi fa il giornalista o il polemista di professione.
Per esempio: se ti si rompe l'auto a chi ti rivolgi ?
Ovviamente al meccanico.
Se ti si rompe la tazza del bagno chi chiami ?
Naturalmente l'idraulico.
Questo non significa essere favorevole a priori a tutti i vaccini di questo mondo, i quali, però, soprattutto in passato, salvarono milioni di persone.
Solo che oggigiorno, essendo il QI della popolazione mondiale in caduta libera, il solo evidenziarlo scatena autentiche isterie virtuali e non.
https://it.wikipedia.org/wiki/Vaiolohttps://it.wikipedia.org/wiki/Vaiolo#/media/File:Smallpox_child.jpghttps://it.wikipedia.org/wiki/Vaiolo#/media/File:Child_with_Smallpox_Bangladesh.jpghttps://it.wikipedia.org/wiki/Poliomielitehttps://it.wikipedia.org/wiki/Poliomielite#/media/File:Polio_lores134.jpghttps://www.medicalfacts.it/2020/05/06/coronavirus-pillole-ottimismo-fake-news/?fbclid=IwAR0G8KfHcqa-eN_lv35MEcDD8VCQ5ZRgfhHmQnfN2U9mv3S-F9lRWTGk8U8Coronavirus – Pillole di ottimismo: girano ancora troppe bufale
6 Maggio 2020Guido SilvestriNews
Guido Silvestri mette a nudo fake news e leggende metropolitane che girano sui social network. Perché l’ottimismo di cui parla è quello che viene dalla conoscenza.
Continua la grande ritirata di SARS-CoV-2 dall’Italia. Anche oggi è calato, per il VENTITREESIMO giorno consecutivo, il numero totale dei ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 (da 1.479 a 1.427 unità), così come il numero dei ricoveri ospedalieri (da 16.823 a 16.270, quindi di ben 553 unità). Quindi avanti così, un giorno alla volta, usando molta prudenza in questa fase della riapertura parziale del Paese alle attività produttive, ricordando la similitudine della nave costretta a passare tra due scogli.
Dacci oggi il nostro panico quotidiano
Ieri, per la prima volta, non sono riuscito a trovare – o, se preferite, non mi è stata segnalata – nessuna “notizia” degna di questa rubrica. Per esempio, nessuno ha scritto che la R0 di COVID-19 in Italia era risalita a 2.5 il giorno stesso della riapertura (come invece avevano già detto sulla Germania alcuni illustri epidemiologi de’ noantri). E anche la questione dei coreani che si riammalavano sembra essere stata definitivamente chiarita, insieme alla storia del virus inventato in laboratorio, di cui non mi ha chiesto nessuno da ben tre giorni. Magari mi sto solo illudendo, ma comincio a pensare che il trend sia cambiato e stai a vedere che, zitti zitti, piano piano, anche noi da questa pagina abbiamo dato il nostro modestissimo contributo a migliorare il modo in cui i media italiani parlano di questa malattia?
Leggende metropolitane
Continua a rimbalzare la leggenda metropolitana secondo cui la terapia con plasma convalescente sarebbe partita da alcuni ospedali lombardi, che addirittura adesso la starebbero insegnando a noi barbari americani – cioè, gli schiavi di Big Pharma, che fanno morire i pazienti per strada se non sono assicurati, e figurati se usano una “terapia popolare” come il plasma. Peccato, però, che le cose non stiano così e che ripetere una bugia cento volte non la rende una verità.
E quindi ricordo, citando da uscovidplasma.org, che la terapia con plasma convalescente – da noi già effettuata con successo per Ebola nel 2015 – è in uso in America da marzo, non appena abbiamo avuto i primi pazienti guariti, coinvolgendo a oggi la bellezza di 2.119 luoghi di cura, 4.758 medici, 10.793 pazienti e 6.065 infusioni. Onestamente non riesco a capire cosa si pensi di ottenere raccontando queste favole.
Virologi ed immunologi opportunisti?
Niente panico, oggi, ma invece non poteva mancare lo spettacolo della stupidità umana. Oggi mi hanno passato un articolo di un noto giornalista italiano – di quelli con blog su un quotidiano a diffusione nazionale – in cui si tacciava di opportunismo scientifico tutti i «virologi o immunologi improvvisamente ri-orientati sul coronavirus». Ora io capisco che anche il buon Omero qualche volta si appisolava, e che il cervello umano non è aduso a fare sontuose scoregge. Ma, di grazia, secondo questo genio, quali sarebbero gli immunologi e virologi che si occupavano di questo coronavirus PRIMA che lo stesso fosse stato scoperto? Gli stessi che studiavano l’AIDS nell’Ottocento? E poi, se non ci fossero scienziati “improvvisamente ri-orientati”, chi diavolo lo farebbe di studiare questo virus? La contessa Biribobi? Boh.
Buone notizie dalla scienza
Mi rende conto che oggi più di pillole di ottimismo vi sto regalando pillole di frustrazione. Il problema è che non sono abituato a questo continua manipolazione dei fatti, che certe volte fa davvero cascare le braccia. Ma voi lo sapete che il mio ottimismo non vacilla, per cui vi lascio con due notizie a mio avviso davvero incoraggianti, relative ad altrettante importanti scoperte scientifiche di questi giorni.
La prima è che il gruppo di Nevan Krogan all’University of California San Francisco ha clonato ed espresso in cellule umane 26 delle 29 proteine di SARS-CoV-2, e poi ha usato spettrometria di massa con purificazione di affinità per identificare 66 proteine umane che sono fisicamente associate con le proteine virali (per un totale di ben 332 interazioni ad alta specificità). Ancora più importante è il fatto che questi bravissimi colleghi hanno identificato 69 potenziali farmaci (di cui 29 già approvati dalla FDA, 12 in corso di studi clinici e 28 in fase di sviluppo pre-clinico), che hanno queste proteine come bersaglio. Di questi, due potrebbero agire come farmaci antivirali in quanto si comportano da inibitori specifici della traduzione del RNA messaggero virale o da regolatori dei recettori Sigma 1 e Sigma 2.
La seconda notizia è che il gruppo di Penninger a Vienna ha scoperto che una versione solubile della molecola ACE2 (definita col nome hrsACE2), che come sapete è il recettore cellulare di SARS-CoV-2, riduce la replicazione del virus in cellule Vero e in organoidi di rene e vasi sanguigni umani. La prossima tappa, ovviamente, saranno gli studi sul modello animale, ma la partenza è quella giusta. In altre parole, la somministrazione di hrsACE2 riduce la replicazione di SARS-CoV-2 e non c’è nulla che a priori impedisca a questo nuovo approccio di funzionare un domani anche sul malato.
In entrambi i casi si tratta di due perfetti esempi di cosa vuol dire scatenare contro questa malattia l’inferno “benefico” della scienza, in modo tale da fermarla al più presto possibile e poter ritornare tutti a una vita normale. Vi assicuro che ci riusciremo, forse anche prima di quanto non si pensi!
Guido Silvestri
Fonti:
Gordon DG et al, Nature 2020
Monteil et al, Cell 2020
https://www.medicalfacts.it/2020/05/05/coronavirus-pillole-ottimismo-siero-convalescente/?fbclid=IwAR1dwCg3xzl2OMasIvtfWj0sgODd1rL02AYviJ4pqsqyD5t6BKBTW5OA8bMCoronavirus – Pillole di ottimismo: pro e contro dell’uso di siero convalescente
5 Maggio 2020Guido SilvestriNews
Guido Silvestri ritorna sul tema di questi giorni, la terapia con plasma di soggetti convalescenti come terapia dei casi severi di COVID-19. Perché l’ottimismo di cui parla è quello che viene dalla conoscenza.
La ritirata continua
Continua la ritirata di SARS-CoV-2 dall’Italia. Anche oggi è calato, per il 22esimo giorno consecutivo, il numero totale dei ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 in Italia (da 1.501 a 1.479 unità), così come il numero dei ricoveri ospedalieri (da 17.242 a 16.823, quindi di ben 419 unità). Negli ultimi tre giorni il calo dei ricoveri in terapia intensiva ha rallentato, vedremo nei prossimi giorni se è un fenomeno duraturo, magari legato alla ridotta mortalità, oppure se è stato solo un artefatto del ponte del Primo Maggio. Da notare che, per la prima volta da un mese e mezzo, il numero dei decessi per COVID-19 in Italia è sotto i 200 per due giorni consecutivi.
Ancora sul plasma convalescente
Innanzitutto, ribadisco i miei complimenti ai colleghi degli ospedali San Matteo di Pavia e Carlo Poma di Mantova – e in particolare a Giuseppe De Donno e Massimo Franchini, primari rispettivamente della Pneumologia e del Servizio Trasfusionale a Mantova – che hanno fatto da pionieri, in Italia, dell’uso di plasma di soggetti convalescenti come terapia dei casi severi di COVID-19. Al momento hanno trattato 82 pazienti con buoni risultati e minima tossicità, quindi in accordo con le esperienze dei medici cinesi e quelle degli studi, peraltro molto più grandi, condotti qui in America.
Senza voler smorzare l’entusiasmo e l’orgoglio di questi bravissimi colleghi (e quelli dei loro sostenitori nei social), è bene ricordare che:
L’uso di plasma o siero convalescente per trattare malattie infettive è stato introdotto nella pratica medica da oltre un secolo.
Nel Department of Pathology alla Emory lo abbiamo usato con successo nel 2015 in pazienti con Ebola (Kraft C et al., Clin Infect Dis. 2015; 61:496-502).
Nel caso di COVID-19 il plasma convalescente è stato usato in vari studi effettuati durante la prima fase della pandemia in Cina (Chen et al. Lancet Inf Dis 2020; Shen et al., JAMA 2020; Duan et al., PNAS 2020) e sul tema due miei vicedirettori, John Roback e Jeannette Guarner, hanno scritto un editoriale pubblicato sul prestigioso JAMA il 27 marzo 2020.
In America il trattamento è approvato dalla FDA nel marzo 2020, e a oggi sono stati praticati gratuitamente oltre 5,200 trattamenti con plasma donato da oltre 8 mila soggetti convalescenti (da cui consegue che chi insinua che la terapia con plasma convalescente sia “boicottata” dagli Amerikani è un emerito imbecille).
Come sempre in medicina è importante attendere il risultato di studi controllati prima di emettere giudizi definitivi in termini di efficacia di un trattamento terapeutico.
Tra i vantaggi del trattamento, oltre alla promettente efficacia, segnalo anche il costo basso e la grande sicurezza.
Aggiungo, da vecchio “romantico” della medicina – e da figlio di un primario di Centro Trasfusionale che considerava la donazione di sangue un grande gesto di solidarietà -, che mi piace molto l’idea di una terapia resa possibile dallo sforzo generoso di persone che, guarite da una malattia, vogliono fare qualcosa di utile per i propri simili meno fortunati di loro.
I limiti principali del trattamento sono la virtuale impossibilità di standardizzazione (vista la variabilità da donatore a donatore) e, durante la prima fase della pandemia, la scarsa disponibilità di donatori.
Per chi volesse più informazioni SERIE su questo tema consiglio di leggere questo position paper: Bloch EM et al., Deployment of convalescent plasma for the prevention and treatment of COVID-19. J Clin Invest 2020, con autori di Johns Hopkins, Mayo Clinic, Stanford, WUSTL, Columbia, NY Blood Center, Michigan State, Albert Einstein e Brown.
Ancora sulla riapertura
Ieri parlando alla Rai (La vita in diretta) ho fatto una metafora che per me rappresenta bene lo stato attuale delle cose e che in molti mi hanno chiesto di riproporla anche qui.
Per come la vedo io, l’Italia in questo momento è come una barca che naviga tra due grandi scogli. Da un lato c’è lo scoglio del virus (e della malattia), che hanno fatto ormai quasi 30 mila morti, mentre dall’altro c’è lo scoglio del disastro economico dovuto al lockdown, che può creare problemi seri anche dal punto di vista socio-sanitario.
In questa metafora la cosiddetta “riapertura” o Fase 2 rappresenta una sterzata necessaria per allontanare la barca dallo scoglio del disastro economico, ma non possiamo ignorare il fatto che questa sterzata fatalmente ci faccia avvicinare allo scoglio del virus e della malattia.
Per questo dobbiamo stare molto attenti e farci guidare dai tre principi che continuo a ripetere come un disco rotto: monitoraggio (che deve dirci quanto siamo distanti dai due scogli), flessibilità (che deve permetterci di cambiare rapidamente la direzione di marcia, se necessario) e coordinazione (che deve farci andare in armonia con le altre barche che stanno attraversando lo stesso stretto).
Mai come in questa metafora vale il detto «siamo tutti sulla stessa barca», nel senso che ognuno di noi può e deve fare la sua parte per evitare di andare a sbattere (come abbiamo già fatto nel marzo scorso).
I motivi del mio ottimismo
Oggi faccio un’eccezione alla regola che mi sono posto di non parlare di cose personali e della mia famiglia. Mia figlia Clara ieri ha compiuto 16 anni. È per lei, e per i suoi fratelli Giovanni e Nicholas, che mi sono posto l’obiettivo morale di essere sempre sereno e ottimista di fronte alla minaccia di questa nuova malattia.
È per loro – e per tutti i nostri figli e nipoti – che dobbiamo lottare, con serenità e fiducia, per sconfiggere non solo la pandemia di COVID-19, ma anche i tanti altri mali che affliggono la nostra società. Ed è a loro che dobbiamo trasmettere l’entusiasmo per costruire, tutti insieme e giorno dopo giorno, un mondo migliore per ognuno di noi.
Guido Silvestri