Riguardo alle femmine nell' esercito io la vedo diversamente.
Ho scritto: “riescono a fare il lavoro che devono fare (giudicato con gli stessi parametri per tutti)?” Questo è il punto fondamentale. Sono e continuo ad essere delle opinione che tutti dobbiamo avere il diritto di candidarci parimente a qualsiasi postazione, tutti: donne, zoppi, ciechi, biondi, neri, omosessuali, norvegesi,... sottoposti agli stessi parametri di giudizio e alle stesse condizioni. Purtroppo questo non avviene, le donne non sono sottoposte alle stesse condizioni come suggeriscono i post che alleghi:
“Negli USA (come in UK) le soldatesse sono esplicitamente escluse dai ruoli cosiddetti di "close combat" (cioè in pratica di "combattimento").”
Conclusioni documento ("Le Donne nelle Forze Armate"):
“Le donne devono avere le opportunità di fare carriera fino ai più alti gradi, e se faranno così devono essere trovati i modi per tenere più donne più a lungo. continueranno ad essere esaminate le modalità con le quali possono essere meglio riconciliate le uniche ed esigenti condizioni della vita militare, compresa l'illimitata responsabilità di schierarsi quasi senza preavviso, con le esigenze di vita familiare. Queste esigenze contrastanti interessano anche gli uomini, ma molto più spesso gravano sproporzionatamente sulle donne. Le forze armate continueranno a sviluppare regimi di addestramento che schiuderanno il potenziale di ciascun individuo tenendo tuttavia in considerazione le differenti capacità fisiologiche degli uomini e delle donne che il rapporto evidenzia.”
“Lo studio ha concluso che circa lo 0.1% dei candidati femminili e l'1% delle donne soldato addestrate raggiungerebbero gli standard richiesti per rispondere alle esigenze di questi ruoli.” Su quale base discriminereste il 0.1% di candidati femminile che riescono a raggiungere lo standard, se passano lo standard fisico, psicologico e mostrano stessa capacità di aggressione?
Il problema della coesione del gruppo nelle piccole squadre in un ambiente di combattimento ravvicinato, si risolve formando squadre non miste. (Il problema forse sarebbe capire se raggiungono il numero per poterle formare)
Infatti parliamo di numeri talmente irrisori, le donne non riescono a superare gli standard maschile. Semmai c'è un aspetto positivo in quella nefasta ideologia che è l'ideologia di genere, è il continuo bagno di realtà al quale sono sottoposte quotidianamente le femministe ogni volta che un mediocre sportivo maschio decide di diventare donna e competere nelle competizioni femminili, diventando in poco tempo il numero uno indiscusso in quelle discipline.
L'eccellente Rino Barnart ha scritto: “Se alle femmine interessasse il servizio militare avrebbero chiesto (e quindi ottenuto) la costituzione di due diverse sezioni dell'esercito, perfettamente separate dalla base al vertice.” Verissimo, è successo non solo all'esercito, le donne hanno richiesto di entrare in tutti i club sportivi e intellettuale esclusivamente maschili mentre loro formano Commissioni di Pari Opportunità formate esclusivamente da donne. Invece di creare gare di tennis femminile, con i propri premi e ricavati, hanno voluto essere integrate in quelli organizzati dai maschi ed esigere gli stessi premi ricavati dai maschi. Come ho già detto, non ho nulla in contrario se le donne riescono a formare (con gli stessi standard) un esercito, o gruppi d'assalto prettamente femminili. Al di là di desideri e miti femministe, nella Storia c'è soltanto una testimonianza storica di un esercito formata da unità prettamente femminili: l'esercito femminile delle popolazioni fon del Dahomey, l'attuale Benin, lottarono contro i colonizzatori europei.
Frank, l'unica obiezione che mi sembra rilevante, e che sinceramente non avevo riflettuto, è questa, non a livello di piccole squadre (che potrebbero essere non miste), ma a livello proprio generale di tutto l'esercito: “la presenza di donne in situazioni di rischio distrae e disarticola i cosiddetti "male bond" (legami maschili) che sono alla base della compattezza e saldezza morale dei reparti sottoposti allo stress di combattimento. L'istinto cavalleresco maschile (che essendo un istinto e ben poco razionalizzabile) porta inevitabilmente il soldato maschio a sacrificarsi per la soldatessa femmina, anche a detrimento del risultato operativo complessivo che si vorrebbe raggiungere.” Vero. Il problema di questa obiezione è che fa fatica a giustificarsi da un punto di vista di giustizia. Cioè, il problema non sono le donne soldato ma siamo noi uomini soldato. Possiamo fare un simile: un soldato supera senza problemi gli standard, questo soldato è colpito da una deformità sul viso; i commilitoni si lamentano perché dicono che quando lo vedono si deconcentrano e le loro prestazioni calano. In che modo risolviamo il problema? Puniamo il soldato con il viso deforme, che non ha alcuna colpa? Puniamo il resto dei soldati, e così rimaniamo senza esercito?