Molti degli ultimi post del forum hanno portato avanti una discussione scaturita da alcune mie posizioni che riguardavano il sesso, il matrimonio, la paternità. Alcuni messaggi per incomprensione, forse per colpa mia per non essere stato abbastanza chiaro, altri semplicemente tergiversando o affermando cose che io non ho mai detto, ho trascorso più tempo a smentire quello che non dico che ha riaffermare quello che dico. Naturalmente, nessuno pretende che tutti siano d'accordo con quanto si afferma, ma sari molto grato se non dovesse smentire ogni volta quello che non ho detto. Dunque, in questo post prima di tutto vorrei spiegare molto sinteticamente la mia posizione su diversi punti controversi (ho già spiegato che le mie idee sono naturalmente molto più sviluppate e supportate da numerosi esempi nel libro che ho scritto “La grande menzogna del femminismo”, ma è evidente che non posso scrivere il libro qui); dopo vorrei lanciare una sfida su uno degli argomenti che è stato contestato: la paternità (e soltanto su questo argomento non su centomila altri che si aprono di continuo).
Prima premessa: TESI FEMMINISTA. La civiltà è stata creata dagli uomini a danno delle donne e a beneficio loro. Il compito che mi sono assunto è quello di smentire questa tesi.
Seconda premessa: La moralizzazione del sesso forma parte della civiltà, ma non è tutta la civiltà!!
Terza premessa: Analizzare, criticare o segnalare gli aspetti negativi di qualcosa (ad esempio le religioni) non vuole dire che non esistano aspetti positivi, e che chi lo fa deva voler decostruire, distruggere o stia proponendo la costruzioni di altri sistemi o paradisi. Analizzare non è sinonimo di distruggere.
Coito coercitivo. In natura nella stragrande maggioranza delle specie la femmina è “perdente”, il maschio è “vincente” (perdente e vincente sono giudizi di valori che facciamo noi esseri umani: i maschi hanno la forza, si possono difendere meglio, possono cacciare e raggiungere grazie al fisico più nutrimento, non hanno gravidenze, mestruazioni che difficoltano la sopravvivenza...) Il sesso rientra all'interno di questo ragionamente che si deduce della semplice osservazione della natura. È un'ipotesi molto plausibile che il coito coercitivo sia stato un modo di copulare anche tra gli Homo per molti anni, e in un post precedente ho segnalate tre argomenti logici e osservabili per sostenere questa idea (che stranamente nessuno ha contestato finora). Coito coercitivo non vuol dire che la femmina opponga necessariamente resistenza fisica, come succede in molte specie le femmine si lasciano prendere per sono ormai così “programmate”, sanno il pericolo delle conseguenze di opporsi fisicamente; ferite si compromette la sopravvivenza.
Per quanto riguarda il sesso, la civiltà ha capovolto questo rapporto, la donna grazie alla moralizzazione del sesso e la sacralizzazione dell'amore si posiziona “vincente”, di fronte all'uomo che si posiziona “perdente”.
Moralizzazione del sesso. “La sessualità maschile è attiva, volente, non ha bisogno di freni né inibizioni, e può essere esercitata continuamente; qualsiasi limitazione è una forzatura.” (La grande menzogna del femminismo, p. 542) La moralizzazione del sesso non comporta alcun vantaggio evidente e obiettivo per l'uomo, al contrario per la donna il vantaggio è evidente, non solo rispetto al sesso (limita rapporti e gravidanza indesiderate, e danni che possono sempre scaturire da questi rapporti) ma anche per quanto riguarda la sopravvivenza (si garantisce il contributo maschile mediante valori che lo impegnano). Per analogia: i valori di difesa della comunità che spettavano al maschio (mentre portava al sicuro la donna) non comportano per il singolo uomo alcun vantaggio obiettivo, al contrario, rischia la vita e l'incolumità. In caso di fuga, ad esempio di una bestia selvaggia, poteva non difendere la femmina e avrebbe molte più possibilità di sfuggire di lei. Qual è il vantaggio obiettivo per il maschio? Nessuno Per la femmina (e la prole)? Tutti. Il discorso invece ha la sua logica se lo consideriamo non rispetto al vantaggio del singolo ma della specie. Molti valori e istituzioni (ad esempio il matrimonio) hanno servito a proteggere e mantenere le singole donne e la specie, ma non portavano alcun vantaggio al singolo individuo maschio.
Istituzione del matrimonio. Quale? Intanto sono molte le forme e varianti. Ad esempio, può andar bene la poliandria fraterna dei Nyinba del Nepal, l'unione di un gruppo di fratelli con una sola moglie? E poi, argomento molto importante, matrimonio monogamico o poligamico? Nelle diverse culture il matrimonio poligamico è stato molto gettonato. E ancora, matrimonio per tutta la vita o possibilità di divorzio, che lo rende di fatto non monogamico? Il matrimonio cristiano- occidentale (con divieto di divorzio) è sempre stata un'eccezione nel mondo, la possibilità di separarsi è stata quasi sempre permessa in tutte le civiltà (proprio il divieto di divorzio sorgeva per tutelare le donne, come i matrimonio poligamici, ecc.). Al di là della diversità tutte queste istituzioni hanno un punto in comune. Tutti mirano alla protezione e mantenimento della donna.
Naturalmente, come ho già scritto in altri post, il matrimonio non è affatto garanzia di sesso a volontà e soddisfacente per l'uomo né lo è stato quasi mai per molti uomini negli anni passati, e non è vero che esiste un vincolo naturale tra matrimonio e poter crescere i propri figli (basta cambiare le regole), come si può vedere oggigiorno in molti casi, basta fare un test di DNA e crescere i propri figli senza il vincolo di vivere con la madre.
Diritto e matrimonio. La mia posizione è che diritti e doveri devono essere sempre individuali, i diritti e doveri collettivi o di gruppo discriminano chi ne rimane fuori. Ad esempio, il diritto di decidere o di fare visita al coniuge in ospedale in momenti molto gravi (uno dei motivi denunciate sempre dalle coppie omosessuali) non si capisce perché non devono possederlo tutti gli esseri umani, ogni individuo dovrebbe poter menzionare la persona che vuole accanto in questi momenti, anche due frati religiosi che hanno trascorso l'intera vita assieme in monastero. L'istituzione del matrimonio (e la vita sessuale privata) non ha bisogno di essere regolata dallo Stato (tranne quando raca danno altrui), ricade nelle credenze di ogni individuo. Ogni individuo può regolare la propria vita come vuole secondo la propria fede. La polemica sul matrimonio civile omosessuale è artificiale, perché dal mio punto di vista il matrimonio appunto non dovrebbe esistere per lo stato (oltre il fatto che etimologicamente definire “matrimonio” l'unione di due persone dello stesso sesso è un obbrobio)
Omosessualità. Quando studiavo a scuola (religiosa) c'era scritto sul mio libro che che era “contro-natura”. Era proprio scritto così. Io mi divertivo a polemizzare con il prof. perché in natura si trova di tutto, anche l'omosessualità. Dunque, per conto mio, la vita sessuale privata è privata. Ma risulta curioso il fatto si attribuire talvolta alla Natura, talvolta alla Civiltà (a seconda di come gira il vento), tutto quello che è buono e positivo. La Natura o la Civiltà non sono in sé o per sé positivi. Non c'è un primato delle leggi naturali o delle leggi civili. In Natura c'è tutto, l'omicidio di membri della stessa specie, il cannibalismo, la prostituzione, il coito obbligatorio violento (stupro), il furto,... Nella Civiltà c'è la bomba nucleare e i campi di sterminio.
Infanzia e diritti individuali. Poiché i diritti sono individuali, io sono dell'opinione che ogni individuo ha il diritto umano a essere cresciuto dai padri biologici (o semmai non esistono, da un forte modello di riferimento maschile e da un forte modello di riferimento femminile) Tra l'altro, contempato esplicitamente nella Carta dei diritti del Bambino. Penso sia sbagliato far crescere un bambino da persone dello stesso sesso, perché viene a mancare a quel bambino in maniera “programmata” una delle due polarità esistenti nel mondo. Ciò non vuol dire che gli omosessuali non possano avere dei figli (di rapporti precedenti, ad esempio) finché si mantiene per il bambino il diritto ad aver un padre e una madre. Anche qui ci sarebbe molto da dire, ma qui mi fermo.
Sfida all'OK Corral: PATERNITÀ (principalmente per Vicus ma aperta a tutti)
La mia posizione: La Paternità non è innata, è un'istituzione nata, coltivata e cresciuta con la civiltà.
Vicus ha scritto: “Se la paternità è una sovrastruttura, non innata nell'uomo, hanno ragione le femministe a voler impedire agli uomini di esercitarla chiedendo l'affido esclusivo, dico bene?”
Questo non è un argomento di grande peso, per la verità, primo perché come ho già il fatto che qualcosa sia naturale o civile non comporta nulla, né negativo né positivo, ne deduci che se qualcosa non è naturale ti può essere tolto (da dove l'hai dedotto?). In pratica, le nazioni sono una convenzione sociale, ergo ti togliamo la cittadinanza (!?). Secondo, tu deduci che la maternità sia qualcosa di naturale (e dunque positivo), malgrado proprio sulla maternità all'interno del femminismo è sorta e c'è ancora un dibattito molto acceso su questo argomento due fronti tra quelli che la rigettano (femminismo ugualitario, tra cui Simone de Beauvoir) e quelli che la rivendicano (femminismo della differenza). Comunque qui a noi la maternità non ci interessa, a noi interessa la paternità.
La paternità è innata, l'abbiamo ereditata dalla Natura o è un'istituzione?
Se la risposta è la seconda, siamo d'accordo e la conversazione finisce qui
Se la risposta è la prima, come mi sembra di aver capito dai post precedenti di Vicus criticando la mia affermazione, chiedo per favore di motivarlo elencando gli argomenti logici e possibilmente scientifici (etologici, biologici, etnologi, psicologici, anatomici,...)
dopodiché io ribetterò adoperando i miei e la mia logica.
Grazie