... non sono sufficienti i sostegni economici per gestire 8 figli. Servono anche altre qualità come pazienza, programmazione, gestione delle risorse sociali ed economiche, capacità empatiche sopra la media e una cultura di un certo livello.
Quello che succede in Francia detto così non significa nulla.
L'unico figlio (oggi maggiorenne) l'ho avuto con una donna francese. Entrambi immigrati nel Nord Italia: io dal Sud-Est, lei dal Nord-Ovest. E agli antipodi siamo sempre culturalmente rimasti.
[Secondo me, in questo thread stiamo rischiando di sopravvalutare il background della donna, e di sottovalutare quello dell'uomo italiano: su cui ci sarebbe parecchio da dire, per colpa del nostro Matriarcato culturale].
Premetto che, in quanto emigrante, io non ero "uscito fresco" dall'accudimento materno: avevo dovuto imparare il ménage domestico da un giorno all'altro, alla svelta.
Ho frequentato un po' il suo entourage francese (siamo rimasti insieme solo due anni e mezzo): parenti, amici.
Non ho conosciuto famiglie numerose, ma nemmeno coppie con figlio unico.
Sintetizzando al massimo: ciò che io ho dovuto imparare per la mia condizione di emigrante, gli uomini francesi lo imparano di défault, da piccoli: educazione unisex. Mio figlio, per l'influenza materna, sa cucinare, pulire e far spesa quasi meglio di me.
Un giorno, ospiti a casa di suoi amici: la sua amica ci intratteneva in salotto, il marito - con tanto di grembiule - spentolava in cucina.
Dopo la separazione, la mia più tenace avversaria sull'affido condiviso (che ho potuto praticare al 50% grazie a fortuite circostanze, soprattutto lavorative) non è stata affatto la ex - la quale non ha mai messo in dubbio le capacità maschili in fatto di accudimento di un bambino -, ma MIA MADRE (buonanima): ne era scandalizzata, percepiva l'usurpazione di un dominio femminile. La mia ex la considerava "la solita chioccia italiana", che fonda la propria autostima sul Potere dell'Accudimento.
Aggiungo la fine del racconto, secondo me più interessante:
avendo frequentato per qualche anno un'associazione di padri separati - e quindi avendone conosciuti parecchi -, posso testimoniare che praticamente tutti (loro erano autoctoni del Nord: passati dall'accudimento materno a quello mogliesco: mammizzati-moglizzati), si sentivano psicologicamente "sbandati" per quel poco che riuscivano a tenere il figlio piccolo (altro che il 50% che teorizzavano...); cercavano continuamente una "musa femminile" che li ispirasse: qualcuno la trovava in una nuova partner, qualcun altro nella propria madre (da cui si rifugiava per sentirsi "famiglia", per non deprimersi).
Io avevo la madre al Sud, ho dovuto arrangiarmi; è stata abbastanza dura (questa è una lunga storia a parte); ho accuratamente evitato nuove partner in casa (il bambino, se costretto a quella nuova presenza con cui dover mediare, avrebbe preferito il contesto materno), ed ho patito soprattutto un isolamento sociale. In tutti i contesti in cui mi trovassi col bimbo - scuola, sport, ludoteche, ecc. -, in quanto padre-single ero "invisibile"; circondato da madri che socializzavano fra loro; non ho mai trovato frequentazioni maschili in cui gli uomini-padri uscissero senza la moglie ma col bambino appresso.
Questo era il contesto maschile-italiano in cui ero immerso, di uomini che, a parole, teorizzavano tutti, separati e non, la giustezza dell'affido condiviso.