Breve saggio estremamente interessante sulle spinte totalitarie di vario genere a cui siamo sottoposti, e a cui l’emergenza sanitaria sta offrendo una sin troppo facile sponda. Buona lettura.
CONTRO LA NATURA UMANA
Illudersi che il problema sia la tutela della privacy è non aver chiaro il pericolo, perché in gioco c’è l’essenza stessa della natura umana.
L’ingegneria sociale di matrice giacobina, con i suoi comitati di salute pubblica, tende a smembrare la comunità e ad isolare le persone, lasciandole in balia del terrore irrazionale amplificato da una campagna mediatica martellante. Mentre
mantenere una propria personalità, la propria integrale natura umana, sarà ritenuta una colpa sociale, il rischio è l’emergere di nuove categorie da marchiare pubblicamente e la
deriva eugenetica che divida le persona in base alle caratteristiche biologiche, in un rinnovato delirio darwiniano e neomalthusiano.
Sicché “Immuni” sia sinonimo di più adatti alla sopravvivenza nel mondo nuovo del totalitarismo sanitario.
* * *
Privacy. La parola ormai è pesantemente inflazionata. Famoso è il GDPR che dovrebbe tutelarla. Tornata di moda dopo l’ipotesi di tracciamento che il Governo vorrebbe porre in essere tramite l’applicazione “Immuni”.
Il problema, però, non è affatto la tutela della riservatezza in sé.
E’ infatti il realismo l’astro di riferimento, l’impostazione aristotelico-tomista che, fondandosi sulla Realtà, ci fa comprendere che il pericolo maggiore consiste nell’
attacco alla natura umana, sulla cui unicità si è soffermato anche Roger Scruton in uno dei suoi ultimi scritti.
E la natura umana si caratterizza essenzialmente per due peculiarità: l’uomo come animale sociale per natura (Anthropos physei politikon zoon) e l’uomo come essere religioso (homo religiosus).
Se vogliamo, riconducibili ad un concetto: l’uomo come creatura razionale che vive di relazioni, verso l’Alto, e con gli altri.
Impedire, danneggiare, distruggere queste relazioni, significa colpire al cuore l’essenza dell’essenza dell’essere umano.
Dagli studi di Julien Ries, Mircea Eliade e tanti altri, è stato dimostrato che la dimensione religiosa, l’asse verticale, non può essere in alcun modo divelto o distrutto. L’uomo mantiene sempre un’essenza religiosa. Anche la persona più atea, alla fine crede religiosamente in qualcosa. Con tutta probabilità crede in sé stesso, nelle proprie granitiche convinzioni, nei propri dogmi. Comunque resta essere religioso. E non si sfugge. Dunque l’asse verticale, può essere al massimo proiettato verso il basso, rovesciato verso gli istinti primordiali, verso il regno animale. Come diceva il Santo Curato d’Ars: togliete i parroci, chiudete le chiese, e presto le persone
adoreranno gli animali. O si inchineranno davanti alla nuova religione dell’umanità vagheggiata da Comte: la Scienza. Ossia
lo scientismo dogmatico che non ammette ricerca, confronto, interrogativi.
Soprattutto davanti all’evidenza della morte, soltanto il Sacro può fornire l’argine alla paura. Tanto è vero che
Ernst Junger, cantore di una Libertà quasi aristocratica, arriva a sostenere che davanti allo strapotere del Leviatano, “Mai come oggi gli uomini che non temono la morte sono infinitamente superiori al più forte potere temporale. Per questo la paura deve essere propagata ininterrottamente. I tiranni vivono costantemente nella tremenda convinzione che a poter uscire dallo stato di paura siano in molti, non solo alcuni singoli individui; il che significherebbe con certezza la loro caduta. Questo è anche il vero motivo del rancore contro ogni dottrina del trascendente. Lì infatti si cela il massimo pericolo che l’uomo non abbia più paura.”
Nel piano orizzontale, invece, ossia nelle relazioni con gli altri, l’asse di questa croce se non può essere del tutto divelto, può essere rovinato e spezzato.
In modo da
trasformare l’uomo in una monade infelice, isolato dagli altri, e chiuso nella sua gabbia di odio, rancore, consumo, istinti.
Pesino Marcuse parlava di uomo ad una dimensione, errando però sia nelle diagnosi che nelle soluzioni.
Nel quadro di questo processo, realizzato da diversi fenomeni storico-politici,
vengono cancellate le personalità, i caratteri delle persone vengono indeboliti, le coscienze decostruite, le intelligenze deformate. La società è quindi paralizzata da un sentimento che è un misto di ignoranza e paura. Le persone sviluppano solo passioni negative: vendetta, invidia, odio, risentimento… Così Agustin Cochin, descriveva, per primo, la meccanica del processo rivoluzionario che aveva portato alla Rivoluzione Francese e al clima del Terrore.
Sono passati secoli da allora, ma le tecniche di fondo di questi esperimenti di ingegneria sociali sono sempre le stesse. Orwell, nel celeberrimo romanzo distopico 1984, davanti all’esperienza storica dei totalitarismi, descriveva come sarebbe potuta essere la società del futuro se le tecniche di condizionamento sociale, ben note alla psicologia, fossero state applicate dai governi con l’aiuto ed il supporto dei mezzi di comunicazione di massa sempre più penetranti.
In 1984
il pieno controllo sui cittadini avviene non solo grazie all’utilizzo della repressione poliziesca, ma soprattutto grazie a una politica basata sull’odio e sulla solitudine.
Si cerca di distruggere ogni tipo di relazione umana in modo da poter esercitare un controllo totale ed evitare che la gente cooperi, inducendo una diffidenza capillare nei confronti di chiunque. Tutti sono sospetti. Tutti sono nemici.
L’essere umano è completamente solo, fragile, debole, senza potersi fidare di nessuno, in balia della propaganda mediatica di chi detiene il potere.
Del resto, l’utilizzo martellante dei mezzi di comunicazione per fini politici e sociali, è ben conosciuto anche nell’ambito del credo delle organizzazioni internazionali.
“Questa deve essere una filosofia di massa, un credo di massa, e non potrà mai essere raggiunto senza l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa”, si legge tra gli scritti lasciati da Julian Huxley, primo direttore dell’UNESCO nonché tra i fondatori del WWF. (J.S.Huxley, Unesco its purpose and its philosophy, 1946). Ma che idee avessero Huxley e i suoi amici, che si erano abbeverati alle fonti di Malthus, Comte e Darwin, dovrebbe quantomeno far drizzare le orecchie: “
Gli strati più bassi, ragionevolmente meno dotati geneticamente (…) non devono avere un accesso troppo facile al soccorso o ai trattamenti ospedalieri; (…)
una lunga disoccupazione potrebbe essere il terreno per una sterilizzazione, o almeno un sollievo” (J.S.Huxley, Egunics and society, pag. 24).
Del resto,
Huxley ed altri hanno chiarito più volte che la loro idea di progresso passasse attraverso la selezione evoluzionista. Cioè dei più adatti alla sopravvivenza. Degli “immuni”.
Suo fratello, il famoso scrittore Aldous Huxley, in una conferenza all’UCSF School of Medicine di San Francisco, del resto affermava: “
Ci sarà, in una delle prossime generazioni, un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici, in quanto verranno sviati dalla volontà di ribellarsi per mezzo della propaganda o del lavaggio del cervello, o del lavaggio del cervello potenziato con metodi farmacologici. E questa sembra essere la rivoluzione finale.”
I due fratelli Huxley,
erano nipoti dell’ancor più celebre Thomas Henry Huxley, biologo, noto come “il mastino di Darwin”, per le sue tesi a difesa del darwinismo e della selezione dei più forti sul piano biologico.
Tempi passati. Distopie, direbbe qualcuno. Visioni distorte, direbbero altri. Discorsi utili soltanto ai c.d. complottisti. Come se i documenti non ci fossero. Come se il male non esistesse, nonostante la storia, anche recente, ci abbia insegnato altro.
O come se certi mali non si potessero ripetere, ampliati, edulcorati, presentati come azioni a fin di bene.Perché oggi non siamo già troppo oltre? Non siamo forse alla minaccia concreta della ghettizzazione di nuove categorie sociali indicate come “deboli”: anziani, malati cronici, chiunque rifiuti di scaricare un’app o, liberamente, di sottoporsi a determinati trattamenti sanitari?
La psicosi del virus, quando tutto sarà riaperto, farà tenere le persone a distanza. Ognuno vedrà l’altro come potenziale minaccia alla propria salute. La fiducia è già ridotta a zero. Perché il terrore ha preso il sopravvento, anche grazie ad una narrazione mediatica martellante. Fino al punto che la gente preferisce nascondere un infarto, piuttosto che chiedere aiuto ai sanitari. Per paura di infettarsi e morire di COVID-19. Purtroppo, però, a volte muore di infarto. O di altre mille malattie e problemi che sono passati tutti in secondo piano. O addirittura scomparsi.
E chi non indosserà la mascherina, sarà visto come nemico pubblico, come queste settimane ci hanno insegnato?
Saranno affissi cartelli all’ingresso dei supermercati e dei ristoranti – sempre che qualcuno ci torni – con le scritte “vietato l’ingresso ai deboli”? Vietato l’ingresso a chi non ha determinati profili immunologici? Una volta nella Germania nazista si vietava gi ingresso agli Ebrei. Oggi saranno stigmatizzati altri, coloro che non superano certi profili sierologici?
Teniamo alla larga dalla vita pubblica, in un rinnovato darwinismo, i meno adatti a sopravvivere, chi non risulta “immune”, ma magari accogliamo a cena i cani. Perché il virus non si trasmette ai nostri animali da compagnia. E perché “gli animali sono migliori delle persone”, come sostiene la propaganda anti-umana della gnosi animalista.
Ma nel delirio giacobino che si prospetta, neanche la malattia sarà più una colpa sociale. Siamo già oltre. Sarà la potenziale malattia a rappresentare una colpa.
Sarà l’essere potenzialmente deboli una colpa sociale. Non avere l’app. Non essere “immuni”. O non aver fatto determinati trattamenti sanitari, in alcuni casi per scelta, in altri perché costo inutile per lo Stato.
Sarà mantenere la propria personalità la grande colpa che questi esperimenti di ingegneria sociale, ben noti, vogliono innescare.
In fin dei conti, la grande colpa sociale, sarà il restare autenticamente umani. Ossia razionali e relazionali.
Ecco che davanti all’attacco alla natura umana, anche la diatriba su privacy e libertà perde di senso. Perché
chi non è più de facto uomo, non ha diritto né alla privacy, né alla libertà.
E soltanto difendendo la natura umana, la croce integra, verso l’Alto e verso gli altri, hic et nunc, qui ed ora, abbiamo qualche speranza.
https://www.marcotosatti.com/2020/05/24/contro-la-natura-umana-la-visione-giacobina-in-vigore/