Autore Topic: E allora abbiattiamo il Colosseo  (Letto 699 volte)

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E allora abbiattiamo il Colosseo
« il: Giugno 13, 2020, 15:28:49 pm »
https://maschileindividuale.wordpress.com/2020/06/13/e-allora-abbattiamo-anche-il-colosseo/

Si è cominciato con l’abbattere le statue di schiavisti in Uk e molti in Italia hanno guardato con ammirazione.
Si è poi passato ad abbattere le statue di Cristoforo Colombo e qualcuno ha cominciato ad avere dubbi.
Oggi qui in Italia si propone di abbattere le statue di Indro Montanelli.  E c’è il dibattito.
Il Colosseo è un grande reperto della storia ma anche uno dei luoghi simbolo dello schiavismo dell’antica Roma imperiale e imperialista.
Luogo di schiavitù e  uccisioni come pochi nel mondo.
Dovremmo abbatterlo per questo ?
Mi sembra sciocca questa idea di voler giudicare i monumenti con la morale moderna ed ergersi ogni volta a giudici, pieni di se perchè la morale main stream attuale (chissà quella futura è dalla nostra parte).
In futuro anche noi e i nostri miti, per quanto avanzati (si pure voi miei cari vegani) saremo fuori luogo.
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
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Offline Vicus

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Re:E allora abbiattiamo il Colosseo
« Risposta #1 il: Giugno 13, 2020, 15:59:56 pm »
Si potrebbe anche cominciare con l'abbattere le statue erette ai miti di oggi :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:E allora abbiattiamo il Colosseo
« Risposta #2 il: Giugno 13, 2020, 16:39:47 pm »
https://it.insideover.com/politica/la-furia-iconoclasta-del-black-lives-matter-a-bruxelles.html

Citazione
POLITICA /
Marco Gombacci
5 GIUGNO 2020

Le proteste dei Black Lives Matter sono arrivate anche a Bruxelles. Ispirate dalle rivolte scoppiate a Minneapolis in seguito alla morte di George Floyd, oltre 30mila persone hanno firmato una petizione per richiedere la rimozione delle statue di Leopoldo II, il sovrano belga che regnò dal 1865 al 1909 contrassegnando l’epoca del colonialismo del Belgio.

La petizione online chiede di rimuovere tutte le sue statue poiché stonerebbero con il carattere multiculturale e multietnico di Bruxelles e del Belgio, in quanto Leopoldo II viene accusato di essere colpevole di un genocidio nel Congo, ex colonia belga, e di aver compiuto atrocità contro la popolazione locale a cavallo tra il XIX e il XX secolo. “Bruxelles con i suoi 118 quartieri rappresenta quasi 200 nazionalità. Per questa ragione le statue non trovano posto né nella capitale del Belgio e dell’Europa, né nel resto del Paese,” si legge sulla petizione. Gli autori si sono prefissati l’obiettivo di far rimuovere tutte le statue entro il 30 giugno, sessantesimo anniversario dell’indipendenza del Congo.

Le statue già vandalizzate
Nei giorni scorsi alcuni monumenti e busti raffiguranti l’ex sovrano sono stati imbrattati o divelti. Una statua è stata irrimediabilmente bruciata ad Anversa. A Gent un busto sempre di Leopoldo II è stato pitturato di rosso sangue e imbrattato con la scritta “I can’t breathe”, frase simbolo dei movimenti “Black Lives Matter”. Nella cittadina fiamminga di Kortrjk il “corso Leopoldo II” è stato rinominato per non fare riferimento a un “pluriomicida” come è stato definito dal consiglio comunale. Alcuni direttori di scuole in Belgio temono che queste proteste arrivino al punto di pretendere il cambio dei curricula scolastici “per senso di colpa del passato” evitando una discussione onesta sul monarca e condannandolo ex post senza possibilità di dibattito. Il rischio che si corre in Belgio è che chiunque tenti di aprire una discussione a riguardo rischia di essere accusato di razzismo o di essere un nostalgico del periodo coloniale di fine Ottocento. Sebbene vi siano numerosi belgi che supportano l’idea di rimuovere le statue, ci sono altrettanti belgi che riconoscono che lo status del Belgio tra le nazioni europee con un’economia più sviluppata derivi anche dal suo passato coloniale. Perché è necessario sempre differenziare un giusto riconoscimento delle colpe del passato, dalla cancellazione di tutto quello che è stata la propria storia nazionale.

Revisionismo storico
Ciò si è tristemente visto negli Stati Uniti quando è divenuto di moda proporre la rimozione delle statue di Cristoforo Colombo, colpevole di aver dato l’inizio allo sterminio delle popolazioni locali, o del Generale Lee, comandante in capo dell’esercito sudista durante la guerra di secessione. Per i suoi rapporti con il regime fascista, hanno proposto di eliminare la statua a Chicago dell’aviatore italiano Italo Balbo autore della Crociata del Decennale Roma-Chicago-New York-Roma e celebrata a suo tempo sia dalla copertina del Time sia dal presidente statunitense in persona Franklin Roosevelt. Addirittura il simbolo globale della non violenza, il Mahatma Gandhi ha visto una sua statua vandalizzata a Johannesburg, con l’accusa di essere un pericoloso razzista.

La revisione storica rischia di essere un esercizio pericoloso. Se andassimo ad analizzare attentamente allora si dovrebbero rimuovere le statue e le onorificenze del Presidente democratico degli Stati Uniti d’America Woodrow Wilson poichè bloccò l’arruolamento degli afro-americani nell’esercito a stelle e strisce. Se continuiamo con questo esercizio storico possiamo andare a vedere come la fondatrice delle cliniche per l’aborto Planned Parenthhood, Margaret Sanger non era una femminista ma bensì promuoveva l’aborto al fine di ridurre la popolazione di colore negli Stati Uniti. E continuando si potrebbero arrivare alla rimozione degli edifici eretti durante il fascismo in Italia (già l’ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ci era andata particolarmente vicina). E poi perché non abbattere il Colosseo perché dentro venivano fatti combattere degli schiavi o distruggere le piramidi perché furono erette da quei tiranni dei faraoni?

Recentemente i fondamentalisti jihadisti dello Stato islamico sono stati capaci addirittura di distruggere il tempio romano di Palmira in Siria, tutti i reperti archeologici a Raqqa o Mosul, e innumerevoli chiese che incontravano sul loro cammino di distruzione al fine di cancellare la storia pregressa di quelle terre. Gli eroi del mondo odierno non dovrebbero essere qualche calciatore o influencer ma bisognerebbe ricordare molto di più Khaleed al-Assad, l’archeologo di Palmira decapitato dalle bandiere nere che se pur minacciato di morte non ha rivelato dove si trovavano alcuni manufatti di inestimabile valore, non economico, ma storico e culturale per il mondo intero.

Nel ricordo di questo grande uomo e per differenziarci da quei barbari dell’Isis che come prima cosa avevano l’obiettivo di distruggere tutti i monumenti storici proprio per incominciare una nuova narrativa di propaganda, è necessario ricordare quanto sia importante non cancellare la storia e ciò che la rappresenta, ma preservarla e studiarla a fondo. Solo così si potranno fare i conti con il nostro passato senza dibattiti ideologici o addirittura oscurantisti. Anche nel caso di Leopoldo II.

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ps: un mio conoscente è solito affermare che solo un asteroide potrà "salvare" la folle specie umana...
https://tg24.sky.it/scienze/2020/04/16/asteroidi-pericolosi-lista

Citazione
La lista completa
Ecco tutti gli asteroidi attualmente conosciuti che in futuro potrebbero collidere con la Terra:

• 29075 (1950 DA) – Individuato un impatto potenziale nel 2880
• 101955 Bennu (1999 RQ36) – Individuati 78 impatti potenziali tra il 2175 e il 2199
• 99942 Apophis (2004 MN 4) – Individuati 12 impatti potenziali tra il 2060 e il 2105
• (2000 SG344) – Individuati 101 impatti potenziali tra il 2069 e il 2113
• (2007 FT3) – Individuati 164 impatti potenziali tra il 2024 e il 2116
• (2008 JL3) – Individuati 27 impatti potenziali tra il 2027 e il 2119
• (2009 JF1) – Individuato 1 impatto potenziale nel 2022
• (2010 RF12) – Individuati 62 impatti potenziali tra il 2095 e il 2118
• (2005 QK76) – Individuati 9 impatti potenziali tra il 2030 e il 2107
• (1994 GK) – Individuati 5 impatti potenziali tra il 2051 e il 2067
• (2008 UB7) – Individuati 31 impatti potenziali tra il 2048 e il 2100
• (2017 US) – Individuati 16 impatti potenziali tra il 2085 e il 2111
• (2012 HG2) – Individuati 469 impatti potenziali tra il 2052 e il 2119
• (2000 SB45) – Individuati 101 impatti potenziali tra il 2074 e il 2113
• (2020 FT3) – Individuati 7 impatti potenziali tra il 2089 e il 2110
• (2012 QD8) – Individuati 4 impatti potenziali tra il 2042 e il 2105
• (2007 DX40) – Individuati 41 impatti potenziali tra il 2030 e il 2111
• (2018 VP1) – Individuati 3 impatti potenziali tra il 2020 e il 2025
• (2088 EX5) – Individuati 16 impatti potenziali tra il 2061 e il 2090
• (2055 ED224) – Individuati 5 impatti potenziali tra il 2023 e il 2064
• (2013 VW13) – Individuati 9 impatti potenziali tra il 2071 e il 2084

L’asteroide Bennu
Tra gli asteroidi presenti nella lista, uno dei più noti è 101955 Bennu (1999 RQ36). Negli scorsi mesi, questo corpo celeste è stato esplorato dalla sonda Osiris-Rex, che nel il 2021 dovrebbe iniziare il suo viaggio di ritorno verso Terra. Se tutto andrà come previsto, il veicolo spaziale porterà con sé dei campioni dell’asteroide, che permetteranno alla comunità scientifica di condurre delle importanti analisi.

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Re:E allora abbiattiamo il Colosseo
« Risposta #3 il: Giugno 13, 2020, 17:32:25 pm »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:E allora abbiattiamo il Colosseo
« Risposta #4 il: Giugno 13, 2020, 18:54:33 pm »
https://www.eastjournal.net/archives/107004

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Da Colombo a Montanelli, di statue abbattute e del perché accade
Matteo Zola 1 giorno ago

Le manifestazioni seguite alla morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso da un agente di polizia di Minneapolis, negli Stati Uniti, hanno preso una piega originale che sta trovando epigoni anche in Europa: quella dell’abbattere statue. Statue di personaggi variamente implicati nella tratta degli schiavi, sostenitori di politiche colonialiste o razziste. Tuttavia c’è chi vede in questi abbattimenti una furia iconoclasta che, rifiutando il passato, ignora la complessità e offende la memoria. Proviamo a guardare la questione da un altro punto di vista.

A cosa servono le statue

Le statue parlano al presente. Non c’entrano con gli uomini del passato in sé, con il loro pensiero. Riguardano piuttosto un messaggio – politico, identitario, culturale – che una volta impetrato serve a durare nel tempo, a dirci chi siamo o, almeno, a farci dire chi siamo dalle istituzioni che le erigono e le conservano. Abbatterle significa solo che quel messaggio non è più attuale, oppure non serve più a propagandare un’idea di società, di identità, di cultura, utili al nostro tempo.

La geografia degli affetti

Le statue c’entrano più con la memoria che con la storia. E la loro costruzione è finalizzata a codificare una memoria collettiva, un insieme di valori in cui la comunità dovrebbe riconoscersi. Questa è quella che Tuan, celebre geografo sino-americano, ha chiamato la “geografia degli affetti“. Accade però che il meccanismo di riconoscimento tra luogo e comunità vada in crisi nel tempo, producendo frantumi, memorie parziali e differenti a seconda del gruppo sociale cui si appartiene.

La “comunità degli affetti” reagisce a questa frantumazione attraverso l’uso selettivo della memoria che tende a escludere quanto la comunità prevalente non gradisce. La selezione della memoria non riguarda la storia del luogo ma una sua interpretazione nel presente e per il presente, spesso a vantaggio della classe dominante che trova nell’uso selettivo della memoria una fonte di legittimazione.

Perché le statue cambiano significato

Nel saggio “A modern sense of place”, la geografa Doreen Massey trova forse la più efficace chiave interpretativa, oggi condivisa da tutta la comunità accademica. I luoghi sono processi, non sono spazi. Processi in continuo divenire, punti di intersezione di infinite relazioni sociali. Le interazioni sono, per loro natura, mobili, quindi un luogo non è fisso né immutabile. Un luogo è il risultato di molteplici negoziazioni da parte di chi agisce in esso. E le negoziazioni sono mutevoli e possono produrre qualcosa di nuovo in qualsiasi momento.

Ecco perché luoghi simbolici, come le statue, vengono facilmente ri-semantizzate, cambiando significato e perdendo, di fatto, il loro senso originario.

La rielaborazione del passato

Quando il filosofo francese Jean-Francois Lyotard diede alle stampe “La condition postmoderne” (1979) individuò nel peculiare rapporto con la Storia una delle caratteristiche fondamentali dell’epoca che chiamò “post-moderna”. Lyotard sosteneva che una caratteristica del post–modernismo è (piuttosto che una vera rottura) una costante rielaborazione del passato, un passato da cui può venire fuori tutto e il contrario di tutto, impedendo una visione unitaria del mondo. Inutile ricordare che, nell’epoca post-moderna, ci siamo dentro fino al collo.

Alcuni esempi: Cristoforo Colombo

Cristoforo Colombo è ritenuto dai manifestanti americani simbolo dell’oppressione coloniale. Alle orecchie di un europeo questa affermazione può sembrare una bestialità ma negli Stati Uniti, dove si celebra il Columbus Day, la memoria di Colombo è stata cristallizzata in un “santino” facile da demistificare poiché davvero Cristoforo Colombo ha formulato progetti di sfruttamento intensivo del Nuovo Mondo attraverso la schiavitù delle popolazioni locali – anzi, egli stesso fu protagonista di simili azioni.

Naturale quindi il rifiuto di un “santino” che, da simbolo dell’America bianca, è facilmente diventato simbolo del colonialismo e del razzismo.

Quando, nel 2018, si discusse della rimozione della statua di Colombo a New York – ritenuta controversa proprio in quanto ritenuto simbolo del colonialismo – la comunità italo–americana si oppose fermamente rivendicandola come simbolo identitario, a conferma di quel carattere frantumato che hanno assunto i simboli e la Storia in epoca post-moderna.

La statua di Leopoldo II del Belgio

In Belgio si discute da tempo della rimozione dei monumenti a Leopoldo II la cui scandalosa amministrazione del Congo – morirono 10 milioni di persone ridotte alla schiavitù e alla fame –  è universalmente ritenuta uno dei peggiori crimini del XIX secolo. Le manifestazioni americane hanno ravvivato il dibattito. Tuttavia l’unica statua del terribile regnante fin qui rimossa è quella di Anversa, città fiamminga, dove governa la destra xenofoba e anti-monarchica: qui la rimozione della statua non coincide con l’affermazione di uno spirito di tolleranza, ma è strumentale a ledere l’immagine della monarchia avversata dal partito. Un esempio di come rimuovere le statue non sia esercizio privo di trappole.

La farsa di Montanelli

In Italia la protesta è apparsa meno consapevole. Pur non mancando monumenti che meriterebbero, se non la rimozione, un profondo ripensamento, quali ad esempio il mausoleo di Graziani o i molti retaggi toponomastici del fascismo, si è puntato il dito contro la statua di Indro Montanelli, giornalista liberal-conservatore, simbolo dell’identità borghese di Milano e padre nobile di tanto giornalismo nostrano. Un personaggio tuttavia secondario, senza responsabilità politiche dirette (gli si imputano piuttosto comportamenti privati), che fa pensare quanto gli stessi protestatari ignorino la presenza di simboli assai più carichi di significato, facendo apparire la protesta come pretestuosa, farsesca emulazione di quelle americane.

A Torino, non potendola abbattere, si è “sbombolettata” la statua di Vittorio Emanuele II, re d’Italia, pessimo monarca invero, ma sono stati ignorati monumenti di epoca fascista disseminati in tutto il centro storico, simbolo della supremazia razziale degli italiani. A Bolzano, è bene ricordarlo, il Duce va ancora a cavallo davanti al Tribunale. Solo da due anni un’installazione luminosa con le parole di Hannah Arendt ha dato un nuovo significato al monumento che, da sempre, è impossibile rimuovere in quanto simbolo dell’italianità in quella che è una provincia di lingua tedesca. Purtroppo certi simboli non cambiano mai. Forse nemmeno certi popoli.