Ma ti ho risposto: quello dei latini mammoni è un mito diffuso in paesi del Nord Europa e (meno) in Nordamerica.
Addirittura la rete femminista Arte ha girato un reportage di un'ora sul maschio italiano mammone che a mio parere era falso tanto era una caricatura di cliché stranieri: il protagonista era un quarantenne di Como, si prestava al gioco con discorsi idioti, esibendo i suoi hobby infantili (figurine ecc.) e dicendo che non voleva andare a vivere con la fidanzata ma preferiva restare a casa dalla mamma, nella sua cameretta d'infanzia con tanto di poster di Capitan Harlock. La descrizione non rende l'idea. Vi pare possibile?
Oltre all'assurdità del personaggio, nessuna donna si metterebbe (e resterebbe) mai con uno del genere. Ma l'insieme era davvero troppo idiota ed esagerato per non essere la proiezione di caricature straniere sugli italiani.
Una delle caratteristiche del maschio moderno è l'odio di sé e della propria civiltà, abbondantemente presente in vari spazi maschili. Gli uomini, e gli italiani dovrebbero darsi meno martellate sugli attributi e recuperare un po' di dignità.
I problemi maschili non risiedono in Grandi Madri di "nuragica" memoria, né nelle nozze di Cana ma nel femminismo, aberrazione moderna che qui ed ora li ha resi cittadini di serie B.
E la soluzione non consiste in un'asettica parità alla svedese, con uomini a cambiare pannolini mentre le mogli pilotano caccia, ma nel recupero di ruoli che sono il frutto di millenni di equilibri tra i due sessi. Questo non significa ripetere il Medioevo, i tempi cambiano. Ma come diceva Ortega y Gasset, la società e le usanze sono un organismo vivente, e a volerlo stravolgere l'unico risultato che si ottiene è quello di Frankenstein.
Vicus, questa analisi mi pare un po' "tagliata con l'accetta" (come anche la mia rudimentale descrizione del Matriarcato Psichico).
Ho portato alcuni esempi, che, purtroppo, confermano in parte il caricaturale cliché creato nei Paesi del nord Europa:
1) i padri separati che ho frequentato: premesso che proclamavano a gran voce il condiviso al 50%, poi, nei fatti, per quel che poco che era concesso loro di tenerli, o correvano a casa della mamma, o cercavano una nuova compagna che li aiutasse a gestirli;
2) nella mia padre-separat-itudine,
l'avversaria al condiviso non era la mia ex (francese che derideva le chiocce italiane, le quali fondano il proprio prestigio sociale e la propria autostima sul
Potere dell'Accudimento),
ma la mia anziana madre (del Sud - oggi non c'è più);
3) i mariti italiani, quando in loro presenza la moglie sospira (vantandosene): "Io ho due figli: il piccolo, più mio marito", abbozzano un sorrisino idiota che tradisce un crogiolarsi nell'accudimento mogliesco-mammesco.
Il punto non è il degradarsi a "mammo": quando rimani solo (separato o vedovo) con un bambino di uno-due anni,
lo DEVI saper accudire.
Il punto è: quanto Matriarcato Psichico c'è, NON nelle femministe (ne sono esenti;
al contrario di quelle altre della Zona Grigia, che avversano il femminismo), ma nei cavalier serventi della politica, giornalismo, ecc.??
Essi, difendendo a spada tratta tutto ciò che odori alla lontana di Femminino, stanno adorando un archetipo Materno imprintato dai primi anni di vita, dal quale non si emanciperanno fino alla morte.
Questa è l'ultima lettera di uno dei tanti condannati a morte:
http://www.aurhelio.it/l-ultima-lettera-di-franco-aschieri-alla-mamma-raggruppamento-rsi-lazio-nel-suo-nome/ ; questo giovanissimo e valoroso soldato non era orfano di padre: lo saluta fugacemente nella quintultima riga; i suoi ultimi strazianti pensieri sono tutti per la mamma.