ripropongo qui un commento che è stato lasciato su "maschile individuale" , credo lo troverete interessante.
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Prima di tutto un saluto e un augurio che il nuovo movimento Uomini Beta abbia successo. Credo ci sia molto bisogno che gli uomini trovino punti di riferimento diversi come diverse le idee di ciascuno, ma tutti accomunati dalla consapevolezza che oggi lo stato degli uomini è molto diverso da quello rappresentato dai media. Tutt’altro cioè che i violenti oppressori delle donne che ci raccontano giornali e Tv, nessuno escluso.
Detto questo vorrei offrire una riflessione ai lettori del sito, che reputo imporatante per il genere maschile tutto, indipendentemente dalle idee politiche di ciascuno.
Concerne l’aborto e la fecondazione artificiale, e quindi la questione paterna, che secondo me sono essenziali per capire la posizione del maschio nella società moderna.
Non ne parlerò dal punto di vista della religione, che pure è importante, ma da quello più in generale culturale.
Una delle immediate conseguenze di quelle pratiche è l’annullamento, fino alla scomparsa, del padre e del concetto stesso di paternità. Va da sé che se non c’è o non si conosce il padre, i figli sono necessariamente della madre, a quel punto unico elemento stabile e centrale della famiglia.
Si può sostenere, come fanno certe femministe, che il padre è un elemento non necessario nell’educazione di un figlio (maschio ma anche femmina), e che se ne può quindi fare a meno? Lo si voglia o meno, questo sarà l’esito. I maschi che si sono opposti a tali concezioni sono sempre stati accusati di voler perpetuare il dominio patriarcale sulle donne. Ma non è forse vero che una società senza padri sarebbe una società matriarcale, in cui il maschio/padre padre diventa un puro supporto biologico, fino a quando non si riuscirà a fare a meno anche di questo, e/o uno strumento di piacere?
Si è riflettuto su cosa significa per la psiche maschile una rivoluzione come quella in atto?
In realtà eliminare il padre e il maschio dalla scena riproduttiva e post-riproduttiva ripropone una situazione antichissima, precoscienziale, dell’umanità, e costituisce una regressione psichica e culturale di incalcolabile valore.
La consapevolezza che il maschio è l’iniziatore, col suo fallo, della vita, ha costituito un salto culturale immenso nella storia dell’umanità, ed ha dato ulteriore valore al fallo come strumento per eccellenza di conoscenza. Lascio parlare su questo una donna, l’antropologa Ida Magli che scrive in un suo articolo dal titolo “Provetta vuol dire distacco dall’uomo”,
“Il pene è il primo strumento che ha agito all’esterno dell’organismo allungandosi e proiettandosi su un oggetto,permettendo così al maschio di duventare consapevole della possibilità di colpire un bersaglio attraverso una forza motrice interna ed autonoma…..Aver concettualizzato l’esistenza di un oggetto e di un oggetto è alla base del pensiero: senza questo tipo di pensiero non esisterebbe la società umana. Potere, potenza, autorità. Si aggirno intorno alla potenza del Pene. Con la fecondazione artificiale si compie un passo drammatico e finale: il totale distacco dell’uomo, della società umana, dall’organismo biologico…….Si apre davanti anoi un vuoto, uno abisso non riempito da nulla. ….Oggi siamo di fronte ad una responsabilità enorme: disaccandoci dal Pene (in senso culturale e non come oggettio di piacere.ndr) significa distaccarci da tutto quello che è stato costruito, nel bene e nel male, ma comunque costruito, dagli uomini maschi. La leggerezza con la quale le donne si sono avviate su questa strada induce a temere che non se ne siano rese del tutto conto. ”
La fecondazione artificiale segna dunque il distacco della vita dalla biologia dei corpi, in particolare del corpo maschile, anzi del fallo. Che sarà ridotto a puro strumento di piacere, per lui e per lei.
In realtà il fallo, come bene sa la psicanalisi, è iniziatore della vita non solo in senso biologico ma anche “culturale”. Il fallo, argomenta Ida Magli, proiettandosi su un oggetto ha permesso al maschio di concettualizzare l’oggetto stesso, e di conseguenza il soggetto. Il tu e l’io: insomma la nascita della coscienza che simbolicamente viene intesa come maschile, e con essa del pensiero e della cultura umana. Sul modello di questo “motore naturale” che produce energia attraverso sfregamento e velocità, sono stati poi costruiti altri innumerevoli strumenti della civiltà, quelli che hanno permesso il suo sviluppo materiale fino ai nostri giorni.
Recidere il prezioso legame psichico, patrimonio dell’inconscio collettivo e individuale, fra il fallo e la vita e la cultura, significa il distacco da tutto ciò che l’umanità ha costruito, nel bene e nel male, in millenni di storia, proprio grazie alla spinta fallica.
E poi? Da cosa sarà riempito il vuoto così creatosi? Qualcuno, donne ma non solo, si immagina un mondo di soggetti finalmente liberi dal patriarcato e capaci di autodeterminarsi. Puro inganno ottico, che cela la più dura delle sottomissioni, quella alla tecnica inanimata che realizza compiutamente l’alienazione e la reificazione di cui acutamente scriveva il giovane Marx analizzando la società borghese. E le donne, che, in preda all’ hybris, tanto spingono in questa direzione in nome dell’autonomia dal maschile, si accorgeranno ben presto di essere diventate complici e strumento di una macchina che le allontana da se stesse, né più né meno degli uomini. A meno che il fallo non “torni a percepire il suo scopo”, come cantava Ezra Pound.
Mi sembra che la consapevolezza di questi problemi sia zero, semplicemente zero da ogni parte e in particolare a sinistra, tranne la rara eccezione di Pietro Barcellona o le intuizioni di Pier Paolo Pasolini. Quest’ultimo, nella sua poesia testamento “Saluto e augurio”, scrive scandalosamente rivolgendosi ad un giovane di destra, categoria da lui sempre avversata, “Prenditi tu sulle spalle, questo fardello, io non posso: nessuno ne capirebbe lo scandalo…..” E qual’è il fardello? E’ quello di battersi affinchè le tradizioni di cui si alimenta la cultura di un popolo non siano spazzate via dalla modernità e dal suo potere tecnocratico. “Tu difendi, conserva, prega…….Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina che è dentro di noi, nel sonno.”
Ecco, sono convinto che il maggior fallimento di ciò che si chiama sinistra sia proprio nell’assunzione dei paradigmi culturali della modernità. Un movimento di uomini, qualunque sia la sua scelta in politica, non può non porsi questi problemi. Tutto il resto discende da lì.
Armando Ermini