Non è mia intenzione essere volgare ma per risponderti ti devo riportare la denuncia contro Pasolini alla quale mi riferivo che non puo' che essere espressa in termini sessuali espliciti se non avrebbe senso.
https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/2017/04/il-processo-pasolini-per-corruzione-di.html(.....)
Ma il 1949 fu anno importante, suo malgrado, anche per Pier Paolo Pasolini poiché l'attrazione per i ragazzi non rimase ancorata agli scritti ma si manifestò fisicamente.
Il 29 agosto, alla sagra dedicata a Santa Sabina, che si svolgeva nel paese di Ramuscello, Pier Paolo Pasolini incontrò un ragazzo di 15 anni e tre cugini, due di 16 e l'ultimo di 15. Offrì loro dei dolci e propose d'accompagnarlo in un prato per mangiare dell'uva.
Cosa avvenne nei minuti successivi?
«Pasolini cominciò a baciare uno dei ragazzi mettendogli la lingua in bocca e palpandogli le carni poi, sbottonandosi i pantaloni, scacciava fuori il suo membro, facendosi masturbare fino a lussuria soddisfatta, pagando poi il ragazzo lire 10. Tutto ciò avveniva alla presenza di altri tre minori»1-2
Nei giorni successivi un brigadiere, Luigi Scognamiglio, venne a conoscenza di uno scandalo che «consisteva nel fatto che quattro ragazzi minori avevano masturbato un individuo.»
Non esistevano denunce.
Il brigadiere, insieme ad un appuntato, Bortolo Menegatto, si recarono nella frazione di Ramuscello a raccogliere informazioni e, ove possibile, delle testimonianze.
La procedura fu inconsueta poiché nessuno aveva sporto denuncia.
Da qualche tempo circolavano voci su Pier Paolo Pasolini e sulla sua presunta omosessualità.
Nel 1949 il fatto era riprovevole.
L'ostilità della popolazione era acuita dal fatto che il poeta era insegnante di prima media.
Esiste la possibilità che i ragazzi siano stati manovrati da qualcuno?
Il brigadiere Scognamiglio queste cose non le conosceva, la politica era lontana dalla testa degli attenti carabinieri di provincia.
Decise di convocare i quattro ragazzi nella locale stazione dei carabinieri per procedere ad interrogatorio. Uno dei quattro, Renato Sovran, sostenne di non aver fatto nulla. Era a conoscenza del comportamento degli altri ragazzi, ma lui si era sottratto.
Il ragazzo parlò.
Sostenne che in un'altra occasione Pasolini gli aveva proposto di andare al cinema con lui: gli avrebbe pagato il biglietto d'ingresso. Renato sostenne che conoscendo la “malattia” del professore non aveva accettato l'invito e che «cercò di stargli al largo». I restanti ragazzi confermarono le voci: si era svolto tutto sull'erba di un prato stando seduti per terra. Erano due le possibili denunce: la prima per atti osceni in luogo pubblico; la seconda per corruzione di minore, poiché uno dei ragazzi aveva meno di sedici anni all'epoca dei fatti.3
Chiamato a deporre, Pier Paolo Pasolini dichiarerà: «Non posso e non voglio negare che le dichiarazioni fatte dai suddetti ragazzi rispondono in parte almeno esteriormente a verità. Del resto certi particolari mi sfuggono perché essendo sera di sagra e trovandomi in compagnia di amici avevo un po’ ecceduto nel bere: è appunto da imputarmi all’euforia del vino e della festa l’aver voluta tentare questa esperienza erotica di carattere e di origine letteraria accentuata dalla recente lettura di un romanzo di argomento omosessuale di Gide. Del resto sulle ragioni letterarie e psicologiche che mi hanno spinto a questo e almeno in parte lo giustificano potrò più esaurientemente spiegarmi con coloro che eventualmente mi dovranno giudicare. Non ho altro da dire.» 4
Proviamo ad immaginare il viso e lo stupore dei carabinieri che raccolsero la deposizione: Gide e l'esperienza erotica di origine letteraria.
Per quanto potessero essere acculturati, erano uomini che svolgeva mansioni di controllo della popolazione nella periferia dell'Italia.
Sicuramente compresero che il professore era ubriaco, e che si è lasciò andare ad atti osceni in luogo pubblico con l'aggravante della corruzione di minore.
Su iniziativa della zia Giannina, fu immediatamente attivato un avvocato, Bruno Brusin, che si recò a parlare con le famiglie dei ragazzi. Furono offerte 100.000 lire a testa per il silenzio. La paura di uno scandalo, e le copiose ricchezze piovute dalla zia di Pier Paolo, indussero le famiglie dei tre ragazzi a non sporgere denuncia.
Il processo proseguì.
La posizione di Pasolini fu alleggerita della denuncia di corruzione di minore.
Il 29 novembre furono raccolte le dichiarazioni dei tre cugini, che ribadirono quanto espresso al brigadiere Scognamiglio. Il 28 dicembre il processo a porte chiuse fu celebrato a San Vito del Tagliamento. Gli imputati erano tre: Pasolini e due dei tre ragazzi. Il professore, bravo con le parole, si concentrò sul punto che risulterà decisivo per il dibattimento: «i fatti non si sono svolti in un luogo pubblico, bensì in una proprietà privata, lontano dalla vista dei passanti, in un campo nascosto da siepe e da un boschetto d'acacia.»5
Ancor prima del dibattimento in aula, il PCI aveva espulso Pasolini dall'organico del partito.
Correva il 26 ottobre.
La notizia dell'estromissione del professore dal partito fu resa pubblica tramite un articolo apparso sull'Unità e redatto da Ferdinando Mautino. Le parole con cui liquidarono il professore furono durissime ed intrise della retorica dell'epoca: «i decadenti poeti e letterati, che si vogliono atteggiare a progressisti ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della degenerazione borghese».
L'Unità fu obbligata ad assumere quella posizione poiché, nelle settimane antecedenti i fatti di Ramuscello, aveva denunciato la perversione di un, non meglio specificato, massimo esponente democristiano e della possibilità che lo stesso fosse caduto nella corruzione di minore.
Non potevano risparmiare Pasolini dopo tali denunce.
Questa linearità di pensiero verrà ribadita nella primavera dell'anno successivo da Palmiro Togliatti con le seguenti parole: «al sentire Gide, di fronte al problema dei rapporti tra i partiti e le classi, dare tutto per risolto identificando l'assenza di partiti di opposizione, in una società senza classi, con la tirannide e relativo terrorismo, vien voglia di invitarlo a occuparsi di pederastia, dov'è specialista, ma lasciar queste cose, dove non ne capisce proprio niente.»6
Il processo a Pier Paolo Pasolini come si concluse?
La sentenza giunse nel gennaio del 1950: i tre imputati furono condannati a tre mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali. La pena fu interamente condonata per effetto dell'indulto.
La sentenza comportò la sospensione dell'insegnamento per Pasolini.
Il 28 gennaio, nel cuore della notte, Pasolini e la madre partirono dalla stazione di Casarsa con obiettivo Roma.
Partenza o fuga?
Il padre di Pasolini, militare in carriera, alla notizia delle indagini delle forze dell'ordine aveva dato in escandescenze, incrinando un rapporto familiare da tempo complicato a causa della palese omosessualità del figlio.
La vicenda giudiziaria si concluse nella primavera del 1952 con la piena assoluzione degli imputati.
Il motivo?
Il prato ove i tre ragazzi «avevano menato l'uccello a vicenda al Pasolini» era una proprietà privata e non visibile durante le ore notturne.7