Ci sono ancora ampi margini di recupero.
Il tasso di natalità è una componente fondamentale per comprendere lo stato di salute e il destino di un popolo. E l'Italia è in denatalità da quasi mezzo secolo, come da tabella allegata. Qualcuno ha notizie di una civiltà in condizioni analoghe che sia riuscita ad invertire la rotta?
Il crollo delle nascite, la degenerazione dei costumi, la crisi della religione sono segni evidenti della fine di una civiltà e preludono, dopo un periodo di transizione, all'instaurarsi di una nuova civiltà.
Vorrei impostare il mio ragionamento a partire da una pagina di "À rebours", romanzo decadentista del francese Huysmans, che bene esprime il collasso della civiltà romana e occidentale, attraverso i pensieri del protagonista, l'edonista Des Esseintes, il quale
"non apriva quasi più l’Apologeticum né il Trattato della pazienza, limitandosi a qualche pagina del De cultu foeminarum, in cui l’autore raccomanda alle donne di non ornarsi con gioielli e stoffe preziose, e proibisce loro l’uso dei cosmetici perché tentano di correggere la natura e di abbellirla.
Queste idee, diametralmente opposte alle sue, lo facevano sorridere; e poi la parte sostenuta da Tertulliano come vescovo di Cartagine gli sembrava suggerisse piacevoli fantasticherie; insomma, più delle opere, era l’uomo che lo incuriosiva.
Era vissuto in un’epoca agitata, scossa da disordini paurosi, sotto Caracalla, sotto Macrino, sotto lo stupefacente gran sacerdote di Emesa, Eliogabalo, e preparava tranquillamente i suoi sermoni, gli scritti dogmatici, le arringhe, le omelie, mentre l’impero romano vacillava dalle fondamenta, mentre le follie dell’Asia, le sozzure del paganesimo scorrevano come un fiume in piena; raccomandava, con il più bel sangue freddo, l’astinenza sessuale, la frugalità dei pasti, la sobrietà dell’abbigliamento, mentre Eliogabalo, camminando su polvere d’argento e sabbia d’oro, con il capo cinto da una tiara, gli abiti tempestati di pietre preziose, si dedicava in mezzo ai suoi eunuchi a lavori femminili, si faceva chiamare imperatrice e cambiava ogni notte imperatore, scegliendolo di preferenza tra i barbieri, gli sguatteri e i cocchieri del circo".Le analogie con i nostri tempi sono evidenti...
Ebbene, da fine Ottocento si fa strada tra diversi intellettuali europei l'idea della prossima fine della propria civiltà. Non vorrei appesantire oltremodo il discorso, andando a considerare le moderne ideologie - liberalismo e socialismo su tutte - mi limito solo ad osservare che l'abbandono del sistema tradizionale, perpetrato (e subito) dalle élite dell'epoca, l'edonismo, i consumi sfrenati, libertinismo e materialismo d'ogni sorta, si sono trasferiti dai piani alti al popolo, lentamente ma progressivamente - lo sviluppo economico è stato fondamentale, a tal riguardo - sino a sfociare con prepotenza in quel fenomeno di massa comunemente detto Sessantotto.
Il Sessantotto ha colpito i fondamenti della precedente civiltà (e di tutte le civiltà): Dio, patria, famiglia. Non esagera chi parli di inciviltà europea, perchè questi tre pilastri son stati tutti demoliti. L'Europa è irreligiosa, mondialista, avversa alla famiglia (divorzio, aborto, abolizione della patria potestà, denatalità, indistinzione tra uomo e donna, arcobaleni vari, crollo dei matrimoni, etc.).
L'Occidente è costruito su fondamenta di sabbia, e tutti noi osserviamo i segni del crollo inevitabile. L'immigrazione di massa è conseguenza delle scelte degli europei (al netto dei poteri forti che hanno soffiato e soffiano sul fuoco), che hanno rifiutato i valori tradizionali, per finire come biglie impazzite del flipper nichilista, ben rappresentato dall'Unione Europea.
P.S. Quando si parla di Occidente si rischia di cadere nell'ambiguità, sono infatti diversi i significati attribuibili al termine. Per esempio, il giurista Carl Schmitt, se non erro, qualificava l'Occidente come il prodotto dell'imperialismo statunitense e ad esso contrapponeva l'Europa della tradizione. Altri invece, ancora oggi, considerano l'Occidente come la sintesi tra la classicità greco-romana e l'affermazione della religione cristiana.
A me, nel nostro contesto, sembra appropriato qualificare come Occidente la società formatasi stabilmente in Europa e negli Stati Uniti a partire dagli anni '60 del Novecento, perchè i principi rivoluzionari di quegli anni sono riusciti a sostituire i precedenti e a plasmare una società radicalmente diversa da quella antecedente. Ma, come ho sostenuto nel mio precedente intervento, questa nuova società non può durare, porta con sè, fin dall'origine, i semi della propria disfatta. E qui ritorniamo al tema della denatalità.