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"La Grande Menzogna" di Santiago: davvero antifemminista?

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Vicus:
Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre. A pg. 15 Santiago definisce questo un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista".
Intendiamoci, sono anch'io del parere che un figlio debba crescere con entrambi i genitori. Ma, forse, l'affidamento al padre nell'antica Roma, società maschile al di là dei nostri sogni, aveva un significato che agli uomini di oggi, progressisti, paritari, non binari e antisessisti sfugge. Poi dicono che la civiltà l'hanno inventata le femmine...

santiago:

--- Citazione da: Vicus - Luglio 31, 2020, 23:36:16 pm ---Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre. A pg. 15 Santiago definisce questo un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista".

--- Termina citazione ---
Sono contento che tu stia leggendo l'opera. Ti avevo gentilmente chiesto, se volevi, di segnare i punti in disaccordo o controversi dopo aver letto tutta l'opera, elencarli insieme, e così potevo cercare di spiegare le mie motivazioni.
Ma se hai appena iniziato e già "alla tua maniera personalissima" stai riscrivendo quello che io scrivo, allora vuol dire che sarà una sofferente e tragica marcia per il deserto.
E dico "alla tua maniera personalissima" in base all'esperienza che ho fatto nelle discussioni in questo forum negli ultimi mesi con te, perché a mio avviso le possibilità sono tre e solo tre:
- o io non capisco quello che scrivo
- o tu hai difficoltà nella lettura e comprensione
- o agisci in malafede

Nel libro c'è scritto testuale: “Ovviamente la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea strampalata e sessista.”  L'affermazione segue la situazione dell'affidamento per “maternal preference” nell'attualità e “l'esempio” (testuale il termine esempio) contrario della repubblica romana. Esempio, perché a pagine 19-20 trovi molte altre situazioni esempio di affidamento: Roma, Grecia, i maya, società oceaniche, Mesopotamia, Persia, mondo islamico, Medioevo cristiano, Le Preziose s. XVII, Inghilterra s. XIX, nel marxismo ortodosso, attualità (maternal preference).

Ora confronta quello che ho scritto io e quello che hai scritto tu:
- la superiorità aprioristica della donna sull’uomo, o viceversa, è un’idea pregiudiziale, strampalata e sessista. (io)
- Nell'antica Roma, culla del diritto, il figlio di separati veniva affidato al padre che Santiago definisce  un'idea "pregiudiziale, strampalata e sessista". (tu)

Il messaggio è lo stesso? Non ti sembra di distorcere e manipolare tutto il senso di quanto è stato scritto?

santiago:

--- Citazione da: Vicus - Luglio 31, 2020, 23:01:53 pm ---Da pg. 11 Santiago descrive in dettaglio la sua allucinante vicenda giudiziaria. Sono pagine che evocano la solidarietà del lettore e di sicura edificazione per chi considera matrimonio (o separazione) una passeggiata.
Solo una nota di secondaria importanza. Vista l'introduzione, la recensione che diceva:

è perfettamente compatibile col contenuto del primo volume (oltretutto l'acquisto del libro è verificato e ci sono riferimenti ai temi dell'opera). Forse sarebbe il caso di ribattere agli argomenti che porta e non bollarla a priori come falsa.
Personalmente non credo che lo scenario descritto da Santiago sia "peggiore della realtà". Tutt'altro. Ma forse il recensore ha ragione quando dice che Santiago legge la storia come un "impero femminile", il che mi pare assolutamente infondato e dalle conseguenze non trascurabili per la Questione Maschile.

--- Termina citazione ---
Di nuovo. E dico "alla tua maniera personalissima" in base all'esperienza che ho fatto nelle discussioni in questo forum negli ultimi mesi con te, perché a mio avviso le possibilità sono tre e solo tre:
- o io non capisco quello che scrivo
- o tu hai difficoltà nella lettura e comprensione
- o agisci in malafede

Avevo già detto che la mia separazione era menzionata nell'introduzione, inizia a pg. 11 e finisce a pg. 12., dopodiché parlo d'altro. In queste due pagine la mia separazione è trattata in maniera assolutamente generica, senza mai specificare motivi, durate, audienza, sentenze, insomma nulla di specifico, amalgamato ad altre situazioni generiche sui tribunali, Isole Mauritius, Inquisizione, URSS, Kafka...

La tua affermazione “Santiago descrive “in dettaglio” la sua allucinante vicenda giudiziaria”, cioè “in dettaglio” non può essere addebitata a incomprensione, ma, scusa, solo a malafede, perché non si può menzionare in maniera più generica e superficiale una faccenda che come è stato fatto. Se io avessi descritto “in dettaglio”, avrei dovuto scrivere un altro libro. In due pagine (due! Su 610 pagine) non c'è nulla “in dettaglio”.

Continui affermando che la recensione è  “perfettamente compatibile col contenuto del primo volume”. Sostiene “Forse sarebbe il caso di ribattere agli argomenti che porta e non bollarla a priori come falsa.”

Facciamo di nuovo un'analisi del testo

“è un libro interessante che spiega che gli uomini in questo periodo storico non se la stiano passando molto bene”

FALSO . “in questo periodo storico”, cioè attualità, il libro non spiega nulla (tranne che nell'introduzione) né che la stiano passando bene né che la stiano passando male. L'argomento è trattato nel secondo volume, pubblicato molto tempo dopo la recensione. Ci sono solo due capitoli, oltre l'Introduzione, che potrebbero essere associati all'attualità: La guerra dei sessi (il capitolo più corto che descrive la situazione in Internet di uomini e donne) e Il sessismo del linguaggio (anche se sarebbe difficile associare il linguaggio al “non se la stiano passando molto bene”)

FALSO. “specialmente nelle aule dei tribunali in caso di divorzio o separazione, ma in molti punti esagera la realtà,” Tranne nell'introduzione, non mi risulta che parli mai dei tribunali in caso di divorzio o separazione, in 610 pagine! Invece la recensione dice esplicito “specialmente”. Tra l'altro “esagera la realtà”, evidentemente la realtà attuale dalla quale sta parlando, una “realtà” mai menzionata (tranne che nell'introduzione)

FALSO. “ha descritto uno scenario ben peggiore di quello che è in realtà”. Continua a parlare di attualità, non “che era in realtà” ma “che è in realtà”.

Chi ha scritto la recensione non dice nulla sul vero argomento del primo volume, che riguarda soprattutto la Storia, e parla invece di qualcosa che non c'è nel libro, di una “realtà presente specialmente in cause di divorzio o separazione”. Come ho già detto, questo lettore ha letto la copertina o al massimo l'introduzione. La sua recensione è illogica e sembra senza paura di sbagliare falsa, scritta senza aver letto alcunché.

Infine, sono contento che affermi “Personalmente non credo che lo scenario descritto da Santiago sia "peggiore della realtà". Ma ti faccio notare che la tua affermazione è in contraddizione con quest'altra:  “Ma forse il recensore ha ragione quando dice che Santiago legge la storia come un "impero femminile",”  perché o sei d'accordo con lo scenario che ho descritto o sei d'accordo che lo scenario che ho descritto è un'esagerazione (cioè un “impero femminile”, espressione che non mi risulta di aver mai adoperato)

Vicus:
Santiago se insisti con questa storia della malafede potrebbe anche venirmi in mente di dimostrare che in malafede sei tu, nel negare o minimizzare (qui) certe tue affermazioni.

Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, e la condizione maschile in generale, menzionando periti, processi ecc. e aggiungendo abbondanti commenti sulla discriminazione maschile. Non capisco perché lo neghi. Tanto basta a qualsiasi recensore per sostenere fondatamente che secondo te oggi, gli uomini non se la passano bene (e ci mancherebbe).

Altra cosa è dire che viviamo dagli albori della storia in un impero femminile, attribuendo alle donne immensa capacità, intelligenza e influenza dispiegate nei millenni, ma dimenticando di menzionare le vere centrali di potere (ohibò maschile) che hanno sfasciato la società col femminismo e altri strumenti.

C'è una forte distorsione della realtà (e probabile malafede) nell'additare a causa dei guai maschili cose avvenute (anzi neppure avvenute) millenni fa, ovvero i valori etici (palesemente assenti nell'epoca presente) e civili.
Parliamoci chiaro, Santiago: queste tue uscite starebbero bene in bocca a Soros, o nel programma della Open Society.

Le peggiori dittature della storia hanno considerato con disprezzo il passato in nome del progresso, dell'uguaglianza, della rivoluzione o della razza.
Oggi il femminismo più avanzato, che è il megafono di centri di potere che non nomini mai, porta avanti un programma a base di abolizione del matrimonio e della paternità, filiazione con padri multipli, paternità di gruppo o di Stato. Giustificando il tutto con l'idea che la paternità è una sovrastruttura culturale, e che le società primitive vivevano così. E' esattamente ciò che dici tu!
E questo sarebbe antifemminismo?

Se avrò tempo, vedrò se il libro conferma quanto ho finora dimostrato.

Siamo uomini, non scimmie. E ciò che caratterizza noi maschi è che siamo "creatori di mondi": la civiltà e i valori culturali di cui andiamo fieri.

santiago:

--- Citazione da: Vicus - Agosto 01, 2020, 12:11:34 pm ---Santiago se insisti con questa storia della malafede potrebbe anche venirmi in mente di dimostrare che in malafede sei tu, nel negare o minimizzare (qui) certe tue affermazioni.

Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, e la condizione maschile in generale, menzionando periti, processi ecc. e aggiungendo abbondanti commenti sulla discriminazione maschile. Non capisco perché lo neghi. Tanto basta a qualsiasi recensore per sostenere fondatamente che secondo te oggi, gli uomini non se la passano bene (e ci mancherebbe).

--- Termina citazione ---

Va bene, esclusa le difficoltà di lettura e comprensione, ammesso che il termine “malafede” non sia il più appropriato, non saprei quale termine adoperare.
Hai scritto: “Hai dedicato molte pagine dell'introduzione a descrivere in dettaglio la tua vicenda giudiziaria, menzionando periti, processi ecc.” , cioè “molte pagine” e di nuovo, “in dettaglio”.
Facciamo così, per evitare qualsiasi equivoco trascrivo testuale tutti i testi che riguardano la mia vicenda personale di separazione menzionata (con il numero della pagina). Come potrai osservare, descrivo la mia vicenda molto sbrigativamente in due paragrafi in pp. 11-12. Il resto delle menzioni (senza descrivere alcunché) servono solo a collegare discorsi e a rendere il mio caso specifico un esempio che vale per i tanti casi di altri padri separati. Forse dai testi riesci ad indicarmi in che modo ho descritto “in dettaglio” una faccenda molto complessa che è durata 8 anni (tra l'altro ancora aperta). Ed è proprio qui, o uno dei due non comprende il significato di “molte pagine” e “in dettaglio”, o uno dei due agisce in malafede.


“Il mio nome è Santiago Gascó Altaba, sono una vittima del femminismo.
Tanti anni fa, quando ero ancora sposato, vidi in tv un film ambientato in Svizzera nel periodo tra le due guerre che raccontava la storia di bambini zingari sottratti ai genitori dai servizi sociali, per la sola colpa di essere zingari. Più conosciuto è il film La generazione rubata (Rabbit-Proof Fence), che racconta la stessa storia, questa volta di tre ragazzine aborigene allontanate dalle loro famiglie in Australia. Se allora mi avessero detto, quando guardavo questi film, che lo stesso sarebbe capitato a me, non per motivi razziali, ma sessuali, non ci avrei creduto. Senza aver mai commesso alcun reato né niente di socialmente biasimevole, mi sono stati sottratti i figli, espropriata la casa, rubati i miei beni, negata giustizia, minacciata prigione, per la sola colpa di essere un uomo.
Nella mia vita ho ottenuto risultati accademici al di sopra della media, sono stato esonerato per meriti scolastici dalle tasse universitarie, ho studiato in tre università di tre paesi diversi, lavorato in sei paesi, imparato diverse lingue e pagato sempre le tasse, fedina penale immacolata; sono stato, per quanto si possa dire, un cittadino modello, finché non mi sono separato. La madre dei miei figli, coadiuvata da una prassi giudiziaria che è solo una farsa, è riuscita a violare sistematicamente i miei diritti e quelli dei miei figli. E tutto ciò è accaduto qui e ora, nel mondo occidentale, nell’era dei diritti umani, delle ong, dei ministeri delle pari opportunità e dei premi Nobel della pace.” (p. 11)
[…]
[…]
“Quando iniziò il mio processo di separazione (dal 2006 al 2018!) avevo già letto Il processo di Kafka. Non avrei mai immaginato che Kafka fosse riuscito a descrivere con tale precisione e dettaglio la giustizia italiana. Dopo oltre tre anni di “giustizia” in primo grado ero riuscito a racimolare una sentenza falsa e un’altra assurda, una richiesta di archiviazione falsa, una motivazione di archiviazione sconclusionata e un’altra falsa, un’indagine mai realizzata, un decreto immotivato e un altro falsamente motivato e colposo, una ctu negligente e relazioni dei servizi sociali parziali... Eppure, a prima vista, il mio caso sembrava abbastanza semplice, roba da cinque minuti: un genitore che, per esplicita ammissione, sottrae i figli all’altro e fa frequentare loro un centro illegale contro la volontà paterna, che impedisce alla figlia disabile di fare la fisioterapia necessaria e fa frequentare irregolarmente la scuola d’obbligo ai figli. I cinque minuti si tramutarono in oltre tre anni in primo grado e una trentina di persone tra giudici, avvocati, consulenti, psicologi, assistenti, carabinieri, procuratori, che recitavano in una commedia grottesca e fasulla: giudici tutelari che facevano finta di adempiere il proprio lavoro, magistrati che giocherellavano col cellulare durante le udienze, procuratori che fingevano di svolgere delle indagini, avvocati che mentivano alla faccia del loro codice deontologico, e ordini di avvocati che occultavano tali atteggiamenti. Dopo dodici anni di processo, la fotografia scattata del sistema giudiziario è impietosa.” (p. 12)
[…]
[…]
Ma la mia vicenda personale e processuale non può essere addebitata tout court a un sistema inefficiente governato da persone noncuranti e negligenti. (p. 13)
[…]
[…]
Un tratto fondamentale, basilare, distingue la storia del signor K., protagonista de Il processo, dalla mia vicenda giudiziaria. La vicenda del signor K., e addirittura lo stesso libro di Kafka, è inconcludente e inconclusa. Il signor K. si trova imprigionato in una rete che lo soffoca e che non capisce, in un labirinto senza senso da cui non riesce a veder la fine. Io, la fine, invece, l’ho trovata all’inizio. La decisione del mio processo era già presa prima che questo iniziasse. La risoluzione, a priori, senza prendere in considerazione alcun argomento, era già formata nella mente del giudicante. (p. 13)
[…]
[…]
Il pre-giudizio che fa da linea guida all’affidamento del figlio in Kramer vs. Kramer – e l’ha fatto anche nella mia controversia giudiziaria – …. (p. 15)
[…]
[…]
La tragedia che io e i miei figli abbiamo vissuto, dunque, non deriva solo dall’incapacità di due genitori a mettersi d’accordo per il bene dei figli, ma soprattutto, come successe al sig. Kramer, dell’avere a che fare, da parte di un uomo, da parte di un padre, con la legge. A questo punto divenne fondamentale per la comprensione del mio vissuto capire se il sessismo dell’attuale prassi giudiziaria nelle separazioni e affidamento dei figli pervadesse anche ogni altro ambito della vita. (p. 15)
[…]
[…]
Quando iniziai a scrivere questo libro, era mia ferma intenzione riprodurre nei minimi dettagli la mia infinita vicenda processuale, ogni negligenza, ogni falsità istituzionale, ogni non-senso, migliaia di pagine di memorie, ordinanze e sentenze raccolte in maniera certosina, anni di estorsioni e umiliazioni, di viaggi a vuoto e di vane attese come un cane sotto la porta di casa senza poter abbracciare i miei figli, nemmeno quando erano ammalati, di incontri mancati che in realtà non interessano nessuno. Altri padri, come me, si sono illusi di denunciare attraverso Internet l’ingiustizia subita, allegando completa documentazione delle loro cause, che nessuno vuole leggere. Non serve a nulla. I diritti calpestati dei padri separati e dei loro figli, come quelli del sig. Kramer e di suo figlio, finora non hanno mai interessato a nessuno. Questo libro vuole essere un grido disperato di comprensione di queste tragedie bagnate dall’indifferenza, avvenute in uno scenario preciso, la società occidentale, segnata dall’attuale supremazia del pensiero femminista che ogni giorno ci ricorda – nelle scuole, nelle istituzioni, nei media – quanto le donne siano discriminate per causa degli uomini. (p. 18)
[…]
[…]
FINE (di 610 pagine!)

Infine, di nuovo, la recensione sostiene che nel libro (di 610 pagine!) io “spiego come se la passano gli uomini in questo periodo storico specialmente nelle aule dei tribunali in caso di divorzio o separazione”. Potrebbe anche essere vero se applicato unicamente all'introduzione, ma non al libro. “Specialmente” vuol dire proprio quello, “specialmente”, prevalentemente, cioè che il tema trattato ricorrentemente nel libro è proprio quello descritto nella recensione. Si può girare come vuoi, ma  questa recensione non parla del tema trattato nel libro, è un fatto.

“C'è una forte distorsione della realtà (e probabile malafede) nell'additare a causa dei guai maschili cose avvenute (anzi neppure avvenute) millenni fa, ovvero i valori etici (palesemente assenti nell'epoca presente) e civili.” (!?) Io non addito niente, il mio lavoro è semplicemente un capovolgimento della cosiddetta “narrazione femminista” nella Storia, non solo di Il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e di tutti i libri simili delle femministe storiche, ma della attuale storiografia di genere portata avanti da università e ambito accademico, come dimostrano le tre enciclopedie sulla Storia delle donne, che ho letto, citate in bibliografia (comprese epoche storiche e preistoriche). La tua critica, forse, dovrebbe essere rivolta a loro. Io soltanto ho cercato di offrire una narrazione capovolta e verosimile che dimostra quanto un altro racconto è possibile.

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