Autore Topic: La Questione Maschile e l'assenza del Padre  (Letto 6205 volte)

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Offline fritz

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La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« il: Luglio 24, 2020, 11:27:28 am »
La questione maschile racchiude tantissimi uomini. Tra questi, tantissimi sono gli uomini "bravi", ossia i "bravi ragazzi" o nice guy, detto all'inglese.
Ma da dove nascono queste persone?

Io credo che il femminismo ha potuto dilagare anche grazie ad una nutrita schiera di nice guys i quali, credendo di fare il bene collettivo, sostenevano i diritti delle donne (e mai i doveri) non rendendosi conto di scavarsi da soli la propria fossa.
Spesso si tratta di ragazzi cresciuti col mito del nice guy, che facendo il bravo ragazzo troveranno una donna che li ama per quel che sono e non per quel che hanno. Sono stati cresciuti inculcando loro l'idea che uomini e donne sono uguali, al di la' delle "apparenti" differenze fisiche. E, spesso, che in fondo le donne sono moralmente e intellettualmente superiori.

In poche parole, signori, parliamo di uomini cresciuti da padri totalmente assenti. Padri incapaci di spiegare loro come muoversi nel mondo. Padri totalmente succubi, sottomessi, depressi e incapaci di ricoprire un ruolo autorevole.

Questi uomini sono figli di una famiglia che manca della figura principale, di riferimento, ossia il padre.

Guardiamo un po' tutti noi al nostro passato familiare: quanti di noi possono dire di avere avuto un padre all'altezza, un padre che ha spiegato al loro figlio come rapportarsi con le donne? Un padre che abbia instillato loro valori che andassero oltre quelli dell'educazione scolastica? (la quale non puo' esser tale, ma sola istruzione)


Signori, la questione maschile nasce da un femminismo che abbiamo supportato noi uomini, eclissando la figura del padre e issando su generazioni di perfetti rimbecilliti spinti a comportarsi nella maniera peggiore possibile per attrarre e tenersi fedele una donna.

Offline Malpais

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #1 il: Luglio 24, 2020, 14:58:53 pm »
In poche parole, signori, parliamo di uomini cresciuti da padri totalmente assenti. Padri incapaci di spiegare loro come muoversi nel mondo. Padri totalmente succubi, sottomessi, depressi e incapaci di ricoprire un ruolo autorevole.

Questi uomini sono figli di una famiglia che manca della figura principale, di riferimento, ossia il padre.


Considerazioni condivisibili, ma come si è arrivati a questo punto? A parer mio il femminismo è proliferato come un bacillo, che ha trovato il giusto ambiente per replicarsi, e questo ambiente è il mondo capitalista; vorrei menzionare a questo riguardo la testimonianza di Chesterton, che negli anni '30 del secolo scorso scrisse:

Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che ha distrutto la famiglia nel mondo moderno è stato il capitalismo. Non vi è dubbio che anche il comunismo avrebbe potuto farlo, se mai avesse avuto l’occasione di uscire da quella landa desolata e semimongola in cui è fiorito. Eppure, per quanto ci riguarda, ciò che ha distrutto le famiglie, e incoraggiato i divorzi e trattato le antiche virtù domestiche con sempre maggior disprezzo, sono l’epoca capitalista e il potere del capitalismo.
È il capitalismo che ha instaurato una faida morale e una competizione di tipo commerciale tra i sessi; che ha distrutto l’influenza del genitore a favore di quella del datore di lavoro; che ha allontanato gli uomini dalle loro case in cerca di lavoro, costringendoli a vivere vicino alle fabbriche e alle aziende invece che vicino alle loro famiglie; soprattutto, è il capitalismo che ha incoraggiato, per motivi commerciali, l’esibizione pubblicitaria di scintillanti novità che, per la sua stessa natura, è la morte di ciò che le nostre madri e i nostri padri chiamavano «dignità», «modestia».



Offline Malpais

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #2 il: Luglio 24, 2020, 18:20:29 pm »
La questione maschile racchiude tantissimi uomini. Tra questi, tantissimi sono gli uomini "bravi", ossia i "bravi ragazzi" o nice guy, detto all'inglese.
Ma da dove nascono queste persone?
Io credo che il femminismo ha potuto dilagare anche grazie ad una nutrita schiera di nice guys i quali, credendo di fare il bene collettivo, sostenevano i diritti delle donne (e mai i doveri) non rendendosi conto di scavarsi da soli la propria fossa.
Spesso si tratta di ragazzi cresciuti col mito del nice guy, che facendo il bravo ragazzo troveranno una donna che li ama per quel che sono e non per quel che hanno. Sono stati cresciuti inculcando loro l'idea che uomini e donne sono uguali, al di la' delle "apparenti" differenze fisiche. E, spesso, che in fondo le donne sono moralmente e intellettualmente superiori.


Mi sembra che la categoria del "bravo ragazzo" sia piuttosto ampia, e che non corrisponda necessariamente al tipo ideale da te considerato. Pensare di poter trovare una donna che ami un uomo per quel che è e non per quel che ha, non implica accogliere il principio di uguaglianza tra uomo e donna nè, a maggior ragione, ritenere "che in fondo le donne sono moralmente e intellettualmente superiori".
D'altra parte il "cattivo ragazzo" ben potrebbe accettare detto principio di uguaglianza o il femminismo. Rammento che tra i femministi di primo pelo vi furono uomini ben distanti dallo stereotipo del bravo ragazzo, veri e propri libertini.
Ciò nonostante, anch'io riconosco l'esistenza della categoria maschile da te considerata, che non saprei come definire; questi uomini, per quanto sostengono, non recano danno soltanto agli uomini, ma anche alle stesse donne, le quali, incitate a perseguire una vita tipicamente maschile, allontanandosi dal proprio ruolo naturale e sociale, andranno probabilmente incontro a cocenti delusioni; non è un mistero che le donne dei nostri tempi, nonostante i tappeti rossi (e gli zerbini) che la società stende ai loro piedi, siano in realtà insoddisfatte, tanto in famiglia (se l'hanno) quanto nel lavoro.
Ed infine, come hai ben detto, tale categoria di uomini non assolve ai propri doveri paterni, privando i figli - ma non si sottovaluti l'impatto negativo sulle figlie - di un modello necessario alla propria crescita e all'acquisizione di una consapevolezza maschile.

Ci troviamo indubbiamente nel mezzo di un'emergenza educativa. La tradizione - il cui significato rispecchia il tenore etimologico del termine: consegnare, consegnare ciò che si è ricevuto - si è interrotta. Il padre si è trovato ad essere l'imperfetta copia della madre, tanto per ignoranza (sul proprio ruolo educativo, intendo), quanto per la prevaricazione di donne egotiste, totalizzanti la funzione genitoriale.
Lo sviluppo in senso capitalistico della società - ormai lontana dai modelli tradizionali, in cui i figli erano educati attraverso il lavoro dei genitori - ha certamente favorito lo sviluppo della perversione del sistema educativo, che oggi è prossimo ad una ulteriore degenerazione, l'educazione di Stato.

Online Frank

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #3 il: Luglio 24, 2020, 21:22:41 pm »
Citazione
quanti di noi possono dire di avere avuto un padre all'altezza, un padre che ha spiegato al loro figlio come rapportarsi con le donne?

Di padri che abbiano insegnato ai loro figli maschi come rapportarsi veramente con le femmine e che abbiano spiegato loro cone funzionano realmente le appartenenti all' inesistente gentil sesso, non ne conosco nemmeno uno, anche perché loro stessi non lo sapevano (e seguitano a non saperlo). *
Se cerco di far mente locale, mi tornano mente padri silenziosi o cazzari.
Me ne ricordo uno, padre di un mio amico marchigiano, che era solito prendere per il culo il figlio perché "non scopava", ossia "non ci sapeva fare" con le femmine... (eravamo negli anni Novanta)
Mio padre, invece, non ha mai speso una parola al riguardo: mutismo assoluto.

Quando i c.d. vecchi della q.m. scrivevano che gli uomini sono il problema principale dergli uomini lo facevano a ragion veduta.
Altro che il femminismo, che esiste e può esistere solo grazie all' inconsapevolezza, all' idiozia e alla pavidità maschile.


@@

* Di norma per un giovane maschio i rapporti con le femmine sono una "navigazione a vista"...

Offline Vicus

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #4 il: Luglio 24, 2020, 21:24:34 pm »
Citazione
La questione maschile racchiude tantissimi uomini. Tra questi, tantissimi sono gli uomini "bravi", ossia i "bravi ragazzi" o nice guy, detto all'inglese.
Ma da dove nascono queste persone?

Io credo che il femminismo ha potuto dilagare anche grazie ad una nutrita schiera di nice guys i quali, credendo di fare il bene collettivo, sostenevano i diritti delle donne (e mai i doveri) non rendendosi conto di scavarsi da soli la propria fossa.
Spesso si tratta di ragazzi cresciuti col mito del nice guy, che facendo il bravo ragazzo troveranno una donna che li ama per quel che sono e non per quel che hanno. Sono stati cresciuti inculcando loro l'idea che uomini e donne sono uguali, al di la' delle "apparenti" differenze fisiche. E, spesso, che in fondo le donne sono moralmente e intellettualmente superiori.

In poche parole, signori, parliamo di uomini cresciuti da padri totalmente assenti. Padri incapaci di spiegare loro come muoversi nel mondo. Padri totalmente succubi, sottomessi, depressi e incapaci di ricoprire un ruolo autorevole.

Questi uomini sono figli di una famiglia che manca della figura principale, di riferimento, ossia il padre.

Guardiamo un po' tutti noi al nostro passato familiare: quanti di noi possono dire di avere avuto un padre all'altezza, un padre che ha spiegato al loro figlio come rapportarsi con le donne? Un padre che abbia instillato loro valori che andassero oltre quelli dell'educazione scolastica? (la quale non puo' esser tale, ma sola istruzione)


Signori, la questione maschile nasce da un femminismo che abbiamo supportato noi uomini, eclissando la figura del padre e issando su generazioni di perfetti rimbecilliti spinti a comportarsi nella maniera peggiore possibile per attrarre e tenersi fedele una donna.
Fritz hai i complimenti ufficiali della moderazione :lol: per le discussioni interessanti che apri.
Ho avuto la fortuna, pare rara, di avere un padre che mi ha insegnato a capire e trattare le donne. Ciò non ha fatto di me un "PUA", ma le mie relazioni sono sempre state pacifiche, senza litigi e generalmente piacevoli.
Purtroppo però quasi tutti i padri sono stati come travolti da un cambiamento accelerato che non sono stati in grado di capire e questo li ha resi incapaci di assolvere al loro ruolo educativo.
La ragione è che sono caduti nella trappola (cui tuttora non sfugge la maggior parte degli uomini) di non capire la natura maligna della civiltà dei consumi e di rinnegare le loro tradizioni (la saggezza che centinaia di generazioni precedenti gli avevano consegnato) e la loro identità culturale per i gingilli forniti dal benessere.
Questo fenomeno può essere comprensibile tra persone poco istruite, in realtà contadine per esempio ma non ha scusanti tra coloro che dovrebbero essere le guide civili e spirituali del popolo, che in buona parte hanno taciuto se non addirittura favorito il degrado sociale.
Dopo il primo dopoguerra non si è fatto nulla per educare la gente (basti pensare alla TV delle paillettes, cinquant'anni di sonnifero per i sentimenti civici degli italiani). I partiti politici si sono concentrati sul benessere materiale e dal Concilio anche la Chiesa, abbondantemente infiltrata, è divenuta la Chiesa del silenzio.
A raccogliere i frutti di tutto questo siamo noi e abbiamo una scelta che è anche un dovere: o ripetere (in peggio) gli errori dei nostri padri e premere sull'acceleratore di anarchia e degrado, o cominciare a pensare di ricostruire una civiltà da queste macerie, valutando con umiltà la saggezza dei nostri antenati e adeguandola alle esigenze del tempo presente.
Citazione
alle stesse donne, le quali, incitate a perseguire una vita tipicamente maschile, allontanandosi dal proprio ruolo naturale e sociale, andranno probabilmente incontro a cocenti delusioni; non è un mistero che le donne dei nostri tempi, nonostante i tappeti rossi (e gli zerbini) che la società stende ai loro piedi, siano in realtà insoddisfatte, tanto in famiglia (se l'hanno) quanto nel lavoro.
Complimenti "ufficiali" anche a Malpais: se continui a scrivere così mi prendo una vacanza!
Un tipico stereotipo femminista (molto radicato anche tra noi attivisti maschili!) è che uomini e donne siano identici e debbano fare ad ogni costo le stesse cose, dal pugile all'astronauta al manager.
La differenza sessuale implica anche una diversità di ruoli, che se non viene recuperata (sempre, ripeto, adeguandola alle esigenze di oggi) porterà alla disintegrazione di entrambi i sessi. Già oggi le donne con le loro (inutili) carriere cercano di distrarsi dalla loro profonda infelicità che si esprime con problemi depressivi o di altra natura. Il loro adattamento acritico ad un mondo disumanizzante (a differenza di noi uomini che verbalizziamo la nostra condizione) le rende come delle bombe pronte a esplodere in faccia all'uomo che ha la ventura di mettersele in casa.
Citazione
Il padre si è trovato ad essere l'imperfetta copia della madre, tanto per ignoranza (sul proprio ruolo educativo, intendo), quanto per la prevaricazione di donne egotiste, totalizzanti la funzione genitoriale.
Lo sviluppo in senso capitalistico della società - ormai lontana dai modelli tradizionali, in cui i figli erano educati attraverso il lavoro dei genitori - ha certamente favorito lo sviluppo della perversione del sistema educativo, che oggi è prossimo ad una ulteriore degenerazione, l'educazione di Stato.
Questo eccellente passaggio merita di essere messo nella sezione in evidenza. Anche se è di Chesterton, ci metto anche questo:
Citazione
Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che ha distrutto la famiglia nel mondo moderno è stato il capitalismo. Non vi è dubbio che anche il comunismo avrebbe potuto farlo, se mai avesse avuto l’occasione di uscire da quella landa desolata e semimongola in cui è fiorito. Eppure, per quanto ci riguarda, ciò che ha distrutto le famiglie, e incoraggiato i divorzi e trattato le antiche virtù domestiche con sempre maggior disprezzo, sono l’epoca capitalista e il potere del capitalismo.
È il capitalismo che ha instaurato una faida morale e una competizione di tipo commerciale tra i sessi; che ha distrutto l’influenza del genitore a favore di quella del datore di lavoro; che ha allontanato gli uomini dalle loro case in cerca di lavoro, costringendoli a vivere vicino alle fabbriche e alle aziende invece che vicino alle loro famiglie; soprattutto, è il capitalismo che ha incoraggiato, per motivi commerciali, l’esibizione pubblicitaria di scintillanti novità che, per la sua stessa natura, è la morte di ciò che le nostre madri e i nostri padri chiamavano «dignità», «modestia».
Sono fatti che a prescindere dall'indirizzo politico ecc. dovrebbero essere scolpiti nella mente di ogni attivista maschile.
« Ultima modifica: Luglio 25, 2020, 00:28:17 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #5 il: Luglio 24, 2020, 21:29:47 pm »
Sì, Vicus, ma anche prima della "civiltà dei consumi" i padri non spiegavano realmente ai figli come funzionavano (e funzionano) le femmine.
I padri spiegavano "altro".

Ma poi, quale sarebbe "la società perfetta" ?
Non esistono società perfette, non sono mai esistite, né mai esisteranno, non fosse altro per il fatto che la perfezione non appartiene a questo folle mondo.

Offline Vicus

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #6 il: Luglio 24, 2020, 22:16:40 pm »
Sì, Vicus, ma anche prima della "civiltà dei consumi" i padri non spiegavano realmente ai figli come funzionavano (e funzionano) le femmine.
Ne sei certo? Anche mio nonno un bel po' di cose me le ha insegnate. Nella mia famiglia le donne non sono state mai idealizzate, ma neppure detestate e tutti i matrimoni (cugini compresi fino all'8° grado) sono stati eccellenti, mai ci sono state situazioni di particolare tensione o tradimenti. Quando dico certe cose non parlo di ideali astratti ma di ciò che ho vissuto in prima persona. Poi, certo, i tempi, le leggi e le persone sono cambiate e anche altri miei parenti coetanei dicono che oggi non si trova nulla di buono e comunque il rischio è davvero sproporzionato ai possibili benefici.
Ma poi, quale sarebbe "la società perfetta" ?
Non esistono società perfette, non sono mai esistite, né mai esisteranno, non fosse altro per il fatto che la perfezione non appartiene a questo folle mondo.
Certo che non esistono società perfette ma esistono società funzionanti. E ne è stata data una definizione scientifica da parte di antropologi qualificati che chi formula teorie fantasiose farebbe bene a leggersi: una società funzionante è quella in grado di riprodursi.
Questo significa che la nostra magnifica e progressiva società di oggi, con il suo (ex) benessere, i suoi "diritti" femministi-LGBT, con divorzio ed adulterio facili è una società disfunzionale che non può durare.

Poi viviamo in Italia perbacco, guardiamoci intorno: la cultura contemporanea non è stata in grado di eguagliare (ma solo di degradare) le nostre splendide città e opere d'arte. Ci sarà una ragione? Magari che siamo diventati un Pianeta delle Scimmie, che si aggirano noncuranti tra splendidi manufatti che non sanno né capire né imitare. Questa immagine (SUV sullo sfondo compresi) non descrive forse il nostro presente?


« Ultima modifica: Luglio 24, 2020, 22:30:23 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline fritz

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #7 il: Luglio 25, 2020, 14:27:14 pm »
Considerazioni condivisibili, ma come si è arrivati a questo punto? A parer mio il femminismo è proliferato come un bacillo, che ha trovato il giusto ambiente per replicarsi, e questo ambiente è il mondo capitalista; vorrei menzionare a questo riguardo la testimonianza di Chesterton, che negli anni '30 del secolo scorso scrisse:

Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che ha distrutto la famiglia nel mondo moderno è stato il capitalismo. Non vi è dubbio che anche il comunismo avrebbe potuto farlo, se mai avesse avuto l’occasione di uscire da quella landa desolata e semimongola in cui è fiorito. Eppure, per quanto ci riguarda, ciò che ha distrutto le famiglie, e incoraggiato i divorzi e trattato le antiche virtù domestiche con sempre maggior disprezzo, sono l’epoca capitalista e il potere del capitalismo.
È il capitalismo che ha instaurato una faida morale e una competizione di tipo commerciale tra i sessi; che ha distrutto l’influenza del genitore a favore di quella del datore di lavoro; che ha allontanato gli uomini dalle loro case in cerca di lavoro, costringendoli a vivere vicino alle fabbriche e alle aziende invece che vicino alle loro famiglie; soprattutto, è il capitalismo che ha incoraggiato, per motivi commerciali, l’esibizione pubblicitaria di scintillanti novità che, per la sua stessa natura, è la morte di ciò che le nostre madri e i nostri padri chiamavano «dignità», «modestia».


perche' il femminismo e' voluto dal capitalismo elitario. E senza esso non avrebbe mai proliferato, probabilmente non sarebbe mai nemmeno nato.
Il femminismo, e la voglia di favorire le carriere delle donne a tutti i costi, ha come scopo ultimo l'abbattimento dei salari: se una volta eravamo solo noi uomini a competere per i posti di lavoro, adesso la domanda e' raddoppiata. Chiunque conosca i principi base di economia sa che al raddoppio della domanda l'offerta alza il prezzo, ossia abbatte i salari nel nostro caso.

Ieri guardavo un video dove si mostrava come la retribuzione media di un avvocato sia calata nel corso degli ultimi 50 anni, e di come quella di un manovale di una piattaforma petrolifera sia invece in rialzo (e si tratta di stipendi molto elevati). Perche' le donne, desiderose di indipendenza, non optano per quest'ultimo genere di lavori*, anche molto remunerativi (molto piu' di un qualunque studio professionale medio)?

Semplice: perche' esistono lavori di alta precisione che richiedono alta competenza e dove un errore puo' risultare fatale, nonche' si tratta di lavori non di status pregiato. Ma perche' l'avvocato ha perso il suo potere d'acquisto, il manovale di piattaforma invece lo ha visto in rialzo? Perche' nessuna donna vuole fare quest'ultimo mestiere, semplice. E dunque la domanda non si e' mai inflazionata.


P.S.

*Perche' il femminismo e' spinto dall'elite finanziaria globale occidentale che mira, appunto, all'abbattimento dei salari. E' il femminismo che e' guidato dall'alto, da dove provengono le varie voci come "la donna deve fare carriera e non figli". Se il femminismo fosse davvero una corrente genuina per le donne, e si curasse di loro in maniera disinteressata, perche' allora non ha mai parlato di fondi, associazioni, lotte femministe per le casalinghe con figli? Perche' invece, al contrario, c'e' un disprezzo profondo del femminismo per queste donne che hanno scelto di essere madri a tempo pieno? Eppure se si tratta di femminismo, di diritti delle donne, dovrebbe tutelare soprattutto queste ultime donne. Ma non lo fa, non se ne cura nemmeno. Perche' chi comanda davvero il femminismo non sono le donne - non ne hanno le capacita', nessuna donna ha la capacita' ultima di comando e gestione di movimenti - ma sono le elite finanziarie (chiediamoci da dove venivano tutti i soldi a sostegno delle prime lotte femministe). E queste vogliono le donne nei posti top 20% di lavoro perche' sono quei posti dove il lavoro e' spesso di routine e dove obbedire al capo (tutti uomini, ma questo le donne fanno finta di non vederlo) e' facile se hai sotto di te persone remissive, pronte a tutto per la carriera e accecate da un odio verso altro.

Il femminismo non e' mai stato un movimento che ha fatto gli interessi delle donne. Questo lo capirebbe chiunque, basta analizzare con cura tutto quello che ho scritto riguardo le casalinghe.

Il femminismo e' l'ennesima isteria di massa, controllata dalle elite, il quale ha prodotto donne profondamente infelici, sulla soglia dei 32-33 anni ormai disperatissime in cerca di un uomo col quale fare un figlio perche' han capito di avere buttato nel cesso i migliori anni della loro vita (il picco riproduttivo di una donna e' sui 21-22 anni, a 25 c'e' gia' un primo netto calo. A 27-28 anni, la fertilita' di una donna, e' gia' ridotta a meno del 50% e a 30 anni e' ormai quasi impossibile per una donna partorire degnamente - a meno di accettare figli con problemi/autistici).

Questo e' il femminismo. Non e' proliferato in un ambiente per lui, e' proliferato per volere di chi ha i soldi (ma davvero tanti soldi, stiamo parlando di persone provenienti da famiglie oscure che operano dietro le quinte, con un potere immenso).
« Ultima modifica: Luglio 25, 2020, 14:39:26 pm da fritz »

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #8 il: Luglio 25, 2020, 14:53:07 pm »
P.P.S.

Per quanto mi stiano sul cazzo, qualora ci fosse qualche donna a leggere queste righe, voglio dirle: ti stanno prendendo in giro, bella. Prima gli schiavi del sistema eravamo solo noi uomini. Adesso vogliono rendere schiava pure te. Non stare a sentire quello che dice la la femminista coi capelli blu/rosa, ascolta quello che senti dentro di te. La carriera non ti dara' mai la soddisfazione di avere allevato un figlio, perche' la carriera e' fine a se' stessa ed e' al servizio del datore di lavoro, non di te.
E se ti chiedi perche' mai gli uomini invece possano dedicarsi alla carriera, allora ti svelo un grande segreto - che poi tanto segreto non e': a molti uomini la carriera non e' mai interessata. Perche' la facciamo? Perche' dobbiamo farlo. Perche' noi uomini, a differenza di voi fanciulle, se non andiamo a guadagnarci la pagnotta, non ce la dara' nessuno, questa pagnotta. E se non andiamo a lavorare non possiamo sostenere una famiglia.
E tanti uomini si alzano al mattino e vanno in ufficio tutti i santi giorni non perche' sono felici di farlo, ma perche' sanno che tramite cio' avranno di che mangiare e di che far mangiare alla propria famiglia.

E tu, cara fanciulla, credi ancora che noi uomini ti abbiamo segregata in casa per millenni perche' non volevamo che tu sgobbassi mattina, pomeriggio sera (e notte) al lavoro? Sappi che il premio di tutti questi sforzi e' il nulla, se non sono rivolti alla propria prole. E il vuoto che avrai dentro non fara' che divorarti fino alla sindrome da burnout (in media, secondo studi scientifici, intorno ai 37-40 anni per voi gentil sesso) che avrai quel giorno in cui, ormai piena di stress, ti capitera' sotto mano quella foto della compagna di liceo che tanto detestavi tanto, con in braccio il suo bel bambino, che tu non hai mai avuto (e non potrai mai piu' avere per il resto della tua vita).

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #9 il: Luglio 25, 2020, 16:11:38 pm »
Metto in evidenza anche questi due post
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #10 il: Luglio 25, 2020, 18:29:36 pm »
Ne sei certo? Anche mio nonno un bel po' di cose me le ha insegnate. Nella mia famiglia le donne non sono state mai idealizzate, ma neppure detestate e tutti i matrimoni (cugini compresi fino all'8° grado) sono stati eccellenti, mai ci sono state situazioni di particolare tensione o tradimenti. Quando dico certe cose non parlo di ideali astratti ma di ciò che ho vissuto in prima persona.

Sì, ne sono certo.
Le eccezioni non rappresentano la regola.
In materia di rapporti tra i due sessi, gli uomini che ci han preceduti non son stati affatto dei buoni maestri.


Citazione
Questo significa che la nostra magnifica e progressiva società di oggi, con il suo (ex) benessere, i suoi "diritti" femministi-LGBT, con divorzio ed adulterio facili è una società disfunzionale che non può durare

Sarà quel che deve essere, tanto ci sono eventi di fronte ai quali i comuni mortali possono fare ben poco, a parte scrivere sul web.

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« Risposta #11 il: Luglio 26, 2020, 01:19:18 am »
P.P.S.

Per quanto mi stiano sul cazzo, qualora ci fosse qualche donna a leggere queste righe, voglio dirle: ti stanno prendendo in giro, bella. Prima gli schiavi del sistema eravamo solo noi uomini. Adesso vogliono rendere schiava pure te. Non stare a sentire quello che dice la la femminista coi capelli blu/rosa, ascolta quello che senti dentro di te. La carriera non ti dara' mai la soddisfazione di avere allevato un figlio, perche' la carriera e' fine a se' stessa ed e' al servizio del datore di lavoro, non di te.
E se ti chiedi perche' mai gli uomini invece possano dedicarsi alla carriera, allora ti svelo un grande segreto - che poi tanto segreto non e': a molti uomini la carriera non e' mai interessata. Perche' la facciamo? Perche' dobbiamo farlo. Perche' noi uomini, a differenza di voi fanciulle, se non andiamo a guadagnarci la pagnotta, non ce la dara' nessuno, questa pagnotta. E se non andiamo a lavorare non possiamo sostenere una famiglia.
E tanti uomini si alzano al mattino e vanno in ufficio tutti i santi giorni non perche' sono felici di farlo, ma perche' sanno che tramite cio' avranno di che mangiare e di che far mangiare alla propria famiglia.

E tu, cara fanciulla, credi ancora che noi uomini ti abbiamo segregata in casa per millenni perche' non volevamo che tu sgobbassi mattina, pomeriggio sera (e notte) al lavoro? Sappi che il premio di tutti questi sforzi e' il nulla, se non sono rivolti alla propria prole. E il vuoto che avrai dentro non fara' che divorarti fino alla sindrome da burnout (in media, secondo studi scientifici, intorno ai 37-40 anni per voi gentil sesso) che avrai quel giorno in cui, ormai piena di stress, ti capitera' sotto mano quella foto della compagna di liceo che tanto detestavi tanto, con in braccio il suo bel bambino, che tu non hai mai avuto (e non potrai mai piu' avere per il resto della tua vita).
Ho messo in evidenza questi eccellenti post. Una sola nota: non è vero che la donna è stata "segregata in casa", lavorava i campi insieme all'uomo anche se dedicava del tempo alla casa e alla prole (del resto chi è che riparava ad es. un tetto? L'uomo).
Inoltre la casa non era il dormitorio che è oggi, ma un centro di vita sociale: per esempio le donne andavano alla fonte a lavare i panni tutte insieme cantando. Sicuramente meglio che lo stile di vita alienante di oggi.
Il lavoro femminile (ma anche maschile) ha diviso le famiglie che si rivedono solo la sera tra quattro mura (anche dopo ore di treno pendolari) per dormire. Nei condomini non c'è vita sociale, ognuno vive chiuso nel suo miniappartamento al decimo piano di squallide periferie (v. Milano) dominate dal caos etnico (difficile socializzare con dei sikh). Ai figli ci pensano costose strutture di Stato come gli asili nido, che non possono minimamente sostituire i genitori. Il tutto in un quadro di marcata obsolescenza del lavoro impiegatizio-professionale, ben nota alle élite. Quanti dei lavori in grandi strutture multinazionali o statali sono realmente necessari (scienza del clima, scienza della comunicazione, risorse umane)?

E' un modo di vita disumano che non si accenna a mettere in discussione! Anzi: più carriere, più donne, più asili nido, più "Europa", più precariato, più fondi agli immigrati.
Dovrebbe essere il tema n° 1 (o giù di lì) della Questione Maschile e non aggiungo altro.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline fritz

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #12 il: Luglio 26, 2020, 01:32:31 am »
Ho messo in evidenza questi eccellenti post. Una sola nota: non è vero che la donna è stata "segregata in casa", lavorava i campi insieme all'uomo anche se dedicava del tempo alla casa e alla prole (del resto chi è che riparava ad es. un tetto? L'uomo).
Inoltre la casa non era il dormitorio che è oggi, ma un centro di vita sociale: per esempio le donne andavano alla fonte a lavare i panni tutte insieme cantando. Sicuramente meglio che lo stile di vita alienante di oggi.
Il lavoro femminile (ma anche maschile) ha diviso le famiglie che si rivedono solo la sera tra quattro mura (anche dopo ore di treno pendolari) per dormire. Nei condomini non c'è vita sociale, ognuno vive chiuso nel suo miniappartamento al decimo piano di squallide periferie (v. Milano) dominate dal caos etnico (difficile socializzare con dei sikh). Ai figli ci pensano costose strutture di Stato come gli asili nido, che non possono minimamente sostituire i genitori. Il tutto in un quadro di marcata obsolescenza del lavoro impiegatizio-professionale, ben nota alle élite. Quanti dei lavori in grandi strutture multinazionali o statali sono realmente necessari (scienza del clima, scienza della comunicazione, risorse umane)?

E' un modo di vita disumano che non si accenna a mettere in discussione! Anzi: più carriere, più donne, più asili nido, più "Europa", più precariato, più fondi agli immigrati.
Dovrebbe essere il tema n° 1 (o giù di lì) della Questione Maschile e non aggiungo altro.

E' verissimo quel che dici. La mia domanda era ipotetica nel precedente post. Le donne lavoravano anche prima e studiavano anche prima. Semplicemente, solo le figlie della upper-middle-class potevano accedere all'istruzione scolastica e stessa cosa per i figli maschi.
I figli maschi delle classi meno abbienti talvolta accedevano all'istruzione scolastica a discapito delle sorelle femmine? A volte capitava, e' vero, ma c'e' un fraintendimento di fondo: gli uomini dovevano comunque lavorare da grandi per provvedere alla famiglia, e per questo i padri investivano nello studio su di loro e non sulle femmine (che avrebbero trovato comunque un uomo che le avrebbe mantenute).

Il lavoro maschile era un lavoro di fornimento di risorse, in ultima istanza. Il lavoro femminile era un lavoro di gestione delle risorse del marito, accudimento dei figli e gestione della casa.

Se uno dei due smette all'improvviso di adempiere al proprio ruolo per scimmiottare quello dell'altro, tutto non ha piu' senso, perche' e' assurdo vivere per lavorare fino alla morte (spendendo ogni avere in frivolezze di ogni tipo), perche' il denaro che si guadagna e' frutto del nostro tempo che e' parte della nostra vita. E l'unico tempo della propria vita speso bene e' quello dedicato nell'allevarne un'altra, di vita, che e' il proseguimento della propria specie.

Offline fritz

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #13 il: Luglio 26, 2020, 01:35:54 am »
Citazione da: Vicus
E' un modo di vita disumano che non si accenna a mettere in discussione! Anzi: più carriere, più donne, più asili nido, più "Europa", più precariato, più fondi agli immigrati.
Dovrebbe essere il tema n° 1 (o giù di lì) della Questione Maschile e non aggiungo altro.

Come in Blade Runner.  :(

Citta' ammassate, gente che non ha mai visto un albero in vita sua ... E' un orrore (io personalmente detesto la citta' e ho sempre preferito vivere fuori, tra le campagne, nella tranquillita' e aria pulita). 

Offline fritz

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Re:La Questione Maschile e l'assenza del Padre
« Risposta #14 il: Luglio 26, 2020, 01:42:46 am »
La verita', a mio parere, e' che le donne per gestire al meglio la propria vita, dovrebbero programmare una interruzione volontaria dal mondo del lavoro per un ritorno in futuro.

Se le donne hanno il loro picco di fertilita' intorno ai 21-22 anni, e' assurdo che lo Stato le costringa a studiare fino ad una laurea che, se tutto va bene, arriva a 23-24 anni per penare tra vari stages e lavori vari andando di qua e di la' per il mondo.  Trovo di per se' gia' assurdo che uno Stato permetta ad una donna di espatriare cosi' facilmente per lavoro (pensateci bene: quale popolo cede le proprie donne allo straniero?).

L'ideale per una donna e' proseguire al massimo fino ad una laurea breve, da conseguire entro i 23 anni. E sposarsi col proprio uomo e figliare entro i 25 anni. Dopo i primi 5-6 anni di maternita', ritornare al lavoro per supporto finanziario alla famiglia, preferibilmente con un lavoro che non la occupi tutto il giorno.

Fossi donna, agirei cosi'. Non vedo francamente altre vie percorribili sensate. Se si crede davvero che un figlio possa vivere senza vedere i genitori nei primi 5-6 anni, si e' davvero alienati dalla realta'.

Gia' che ci penso, mi viene in mente un libro di Bertrand Russell, "L'elogio dell'Ozio", dove l'inglese spiegava come fosse tutto sommato condivisibile che tutti i bambini andassero in scuole di Stato che li educasse a tal scopo.

Come sempre, i grandi pensatori peccano di ingenuita' e talvolta mancano di senso pratico.


P.S.

A proposito di questo, io ho sempre pensato che il modello scolastico vigente sia assolutamente dannoso sotto tutti gi aspetti. E' un discorso lungo e andrei off topic, ma per sommi capi: le scuole medie andrebbero abolite o totalmente riviste, le scuole superiori dovrebbero avere programmi diversi e negli ultimi 2 anni "programmabili" a seconda dello studente, una sorta di interfaccia tra liceo e universita'. L'universita' cosi' sarebbe molto piu' breve, e il passaggio alla quale sarebbe meno "violento" per i ragazzi ... A 21-22 anni il conseguimento della laurea magistrale sarebbe possibile.
Eliminare il sistema bocciato/promosso, inserire voti in centesimi per ogni anno scolastico in tutte le materie (che sarebbero, senza le bocciature, stavolta veritieri e scomparirebbe il 6 politico).