Autore Topic: Necrologio del femminismo  (Letto 4530 volte)

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Necrologio del femminismo
« il: Giugno 14, 2010, 10:43:29 am »
Donne che uccidono i figli
Il senso (perduto) della maternità


L'evoluzione dei costumi ha trasformato l'universo femminile nel clone di quello maschile

Sempre più spesso, negli ultimi vent’anni, la cronaca testimonia casi di madri che uccidono i propri figli. Non uccidono solo neonati - cosa che rientra nelle patologie comprensibili della depressione post partum - ma uccidono bambini di sei, otto, dieci anni, bambini per i quali hanno preparato le torte di compleanno, a cui hanno insegnato a camminare e con cui hanno condiviso le fantasie e i sogni sul futuro. A Faenza, una donna italiana, impiegata e regolarmente sposata, all’insaputa del marito - che ignorava la sua gravidanza! - ha partorito di notte nel bagno, nascondendo il bambino in un sacchetto di plastica con l’idea di sbarazzarsene. Pochi giorni fa a Rieti una madre ha lanciato la propria figlia di sei mesi dal balcone, mentre a Vicenza un’altra donna ha aggredito con le forbici la figlia di nove anni che stava andando a scuola, prima di gettarsi dal terrazzo. A Venezia, un marito è tornato a casa e ha trovato il figlio di sei anni soffocato e la moglie impiccata a una spalliera. Le madri uccidono, si uccidono e spesso vengono anche uccise dai loro compagni e mariti. Non c’è giorno in cui la cronaca non ci segnali il caso di qualche omicidio compiuto da uomini incapaci di accettare una separazione. La persecuzione degli ex, o comunque le molestie ossessive, sono diventate un fenomeno così dilagante e pericoloso da richiedere ormai una legge ad hoc.

Infanticidio e benessere
Naturalmente l’infanticidio è sempre esistito, l’ecatombe di figlie femmine che ancor oggi si perpetua in molti paesi orientali non fa che confermarcelo. In tempi passati, però, apparteneva soprattutto a realtà di degrado e di povertà, ma questi omicidi che popolano le cronache con sempre maggior frequenza sono omicidi compiuti in situazioni di benessere materiale. Non c’è una carestia che incombe e un’ennesima bocca che urla implorando cibo, non c’è la disperazione della donna sola, lontana dal suo paese, culturalmente incapace di informarsi sulla possibilità di lasciare anonimamente il proprio figlio in ospedale. Ci sono invece case Ikea sullo sfondo, villini con giardino, appartamenti dignitosi, mariti che lavorano. E allora? Da dove viene questa onda nera che offusca, travolge, distrugge quello che dovrebbe essere l’istinto più forte di una donna? Perché le madri uccidono? Cosa si nasconde in questo che le cronache definiscono «insano gesto?». Negli ultimi trent’anni ci sono stati così tanti e rapidi mutamenti sociali e culturali che è difficile mettere a fuoco un solo elemento scatenante: a partire dagli anni ’70 è avvenuta un’evoluzione dei costumi che ha stravolto i rapporti tradizionali tra uomo e donna, cancellando quello che, fino ad allora, era stata la struttura classica della famiglia. Da questa rivoluzione, eravamo certi, sarebbe nato un mondo più giusto, un mondo in cui le donne avrebbero smesso il loro ruolo di vittime per diventare protagoniste piene della realtà e compagne consapevoli dei loro partner. Anche gli uomini, infatti, erano mutati, avevano abbandonato i lati più retrivi del loro carattere ed erano pronti, senza più pregiudizi, senza più gelosie, ad affrontare i tempi nuovi che si affacciavano. A distanza di quarant’anni da allora, al di là delle indiscusse e indiscutibili conquiste delle donne, una cosa è evidente ed è che il modello femminile si è inesorabilmente conformato a quello maschile. Siamo conformi perché, come ho già detto, l’immagine che i media propongono di noi - a cui una buona parte delle donne consapevoli cercano strenuamente di resistere - è quello di una femmina puro oggetto di piacere e di seduzione. Siamo conformi perché l’aver liberato la sessualità dalla procreazione ci ha reso altrettanto libere dei maschi. Possiamo realizzarci, avere diverse storie secondo l’estro e l’umore, senza che questo coinvolga l’affettività, così come avviene nei maschi per i quali avere un’avventura non è che uno sfogo della loro esuberanza. Abbiamo imparato a gestire la nostra fertilità, facendo scivolare la maternità in coda alle priorità della nostra vita, salvo poi farla diventare un’imperiosa necessità quando ci rendiamo conto che l’orologio del tempo ha accelerato i suoi battiti. In qualche modo è avvenuta una sorta di pornografizzazione della società. Tutto sembra girare intorno al sesso - ad un sesso esibito, parlato, vissuto, consumato, condiviso. I giornali per adolescenti parlano di orgasmi come fossero scampagnate in bicicletta. Non c’è divo o diva che non racconti ai quattro venti le sue abitudini sessuali, il come, il quando, con quante, con quanti. Come non c’è - quasi - giornalista, lo dico per esperienza personale, che non ti faccia domande sulle tue preferenze sessuali. Sembra che il sesso sia l’unico grande pensiero dei nostri giorni e il piacere il pifferaio magico a cui tutti corriamo dietro estasiati. Anche in questo, i giornali e le riviste ci aiutano. Quanto hai goduto? Come hai goduto? Hai trovato il punto G, punto F, punto K? Sei nella norma, lui è nella norma? E la norma, cos’è? Uno, due, tre orgasmi per notte?

Anna Karenina, Giulietta dove siete?
Nella letteratura - che in questo si dimostra specchio della società - non va certo meglio. Non c’è romanzo che non contenga tediosissime pagine di descrizione di rapporti, di umori corporei, di dettagli anatomici, inframmezzati magari da penose osservazioni messe lì per cercare di far lievitare la pornografia in arte. Anna Karenina, Catherine Earnshaw, Jane Eyre, Giulietta, dove siete? I grandi amori contrastati, i grandi amori vissuti nell’ombra, nella difficoltà, hanno creato una letteratura indimenticabile, gli amori avviliti dal cronometro e dai dettagli anatomici provocano soltanto una noia profonda. Il piacere è il democratico tiranno dei nostri giorni. Sembra che l’uomo debba esistere e realizzarsi unicamente dalla cintura in giù, come se improvvisamente sul mondo si fosse sparsa una polverina magica, capace di trasformare gli esseri umani in un esercito di mandrilli in libertà. Ma, a parte i lati comici di questa ossessione collettiva, in una tale visione dell’attività sessuale è racchiusa una estrema povertà. Il livellamento obbligatorio - per cui o fai sesso o non esisti - mistifica quella che è una delle componenti più importanti dell’uomo, quella erotica. Ognuno di noi ha una diversa propensione all’eros, per alcuni è una forma di energia straordinaria, per altri più moderata, mentre per altri ancora è ininfluente nell’equilibrio della loro vita. L’eros è sempre un elemento della complessità della persona, e non solo cambia da individuo a individuo, ma può cambiare, nello stesso individuo, nel corso della sua vita. Tanto il piacere è una banderuola a cui affannosamente corriamo dietro, altrettanto l’eros è una realtà che ci precede, ci compenetra e dà un orizzonte ai nostri giorni. Noi siamo qui grazie all’eros dei nostri genitori, e grazie alla nostra forza erotica siamo capaci di progettare un futuro. L’eros, come ci ricordano tutte le culture dell’uomo, non è una forza indistinta, un magma senza volto, bensì il differenziarsi dell’energia primordiale in due forme contrapposte e pur tuttavia complementari: il femminile e il maschile. Tutto il vivente - a parte le forme ermafrodite appartenenti ai livelli più semplici della vita animale e quelle simpatiche patelle capaci di cambiare sesso in virtù del loro compagno - si manifesta ed evolve secondo questa polarità. Come nel simbolo dello yin e dello yang, ogni femminile deve contenere un punto di maschile, così come ogni maschile deve contenere un punto di femminile. Il momento in cui questa polarità si annulla, la forza erotica si inceppa, inciampa, casca, il suo infinito orizzonte si trasforma nella condominiale balaustra del piacere. Gli effetti della promiscuità obbligatoria, unite alla forza plasmante del consumismo, ci hanno subdolamente privato della nostra natura più profonda, trasformandoci in affannati cloni del modello maschile. Ma anche all’uomo non è andata molto meglio: privato di un vero femminile, si è sentimentalizzato, perdendo quelle prerogative positive implicite nella sua natura paterna e virile. Noi stesse per anni abbiamo in fondo voluto ignorare la nostra natura perché ad essa associavamo un’idea culturale di fragilità, di rassegnazione e di sottomissione che mal si conciliava con il nostro desiderio di libertà e di emancipazione. In questo rifiuto, non ci siamo accorte che tranciare così drasticamente le nostre radici non era molto diverso dal tagliare i capelli di Sansone. Senza spirito materno, ogni forza è perduta, perché è vero che le donne hanno una forza straordinaria, ma questa forza discende direttamente dalla capacità di accogliere e far crescere la vita. Tutte queste persone travolte dall’infelicità, dall’incapacità di mettere a fuoco i propri sentimenti, queste madri trasportate come foglie dal vento, senza più stabilità, senza più una vera ragione per vivere, non sono forse donne private del senso profondo del loro essere al mondo? «L’amore richiede forza», scrivevo in Va’ dove ti porta il cuore. Ed è proprio la forza la caratteristica dello spirito materno, la forza di questo amore capace di abbattere ogni ostacolo, di andare sempre avanti, senza scavalcare, senza aver fretta, ma accompagnando. Questo amore — da cui nasce ogni altro amore—è l’amore materno, perché la maternità non è un’ennesima tecnica da applicare al nostro corpo ma qualcosa che ci trascende, che ci lega misteriosamente all’essenza del nostro esistere. Senza questa consapevolezza, l’avere figli non diventa che un atto come un altro, e un figlio non è che un oggetto che può trasformarsi in un gioiello da esibire ma anche in un peso che non siamo più in grado di sopportare perché ci impedisce di realizzare i nostri sogni. Un peso che a volte non sopportiamo più, così come non sopportiamo noi stesse. Ci sentiamo sole. Per questo ammazziamo i nostri figli, per questo ci ammazziamo. Recidendo questa radice profonda, la nostra vita non è molto diversa da quella dei cumuli di foglie che il vento sposta in autunno.

Lo spirito della maternità
Non si tratta di tornare all’angelo del focolare, ma semplicemente di capire che la centralità della nostra vita di donne è lo spirito della maternità. Ripartire da lì. La maternità. Questa maternità, però, va intesa in senso nuovo, ben al di là della mera capacità fisica di procreare. Si può infatti non aver generato ed essere colme di maternità, come si può essere madri biologiche ed esserne totalmente prive. Questa società così fredda, così necrofila, così impaurita, così cinica - e allo stesso tempo così travolta dalle sbornie del sentimentalismo - ha paura dello spirito femminile perché questo spirito, che è concreto, attivo, la spingerebbe in una direzione opposta. Tornare alla nostra vera natura vuol dire rimettere al centro dei nostri giorni una forza armata di dolcezza. Vuol dire collaborare, invece di competere, saper accogliere e accudire tutto ciò che è piccolo e bisognoso di protezione, tutto ciò che è fragile. Sapere che il grande sforzo - quello che giustamente assorbe ogni nostra energia - è quello della crescita, perché costantemente cambiare, costantemente crescere è il senso di ogni essere umano e di ogni nuova vita che viene al mondo.

Susanna Tamaro

http://www.corriere.it/cronache/10_giugno_14/tamaro-donne-figli_eab439fc-7777-11df-9d1c-00144f02aabe.shtml
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

Offline Warlordmaniac

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #1 il: Giugno 14, 2010, 11:10:50 am »
Quasi perfetto.

Un attacco alla sessocrazia, non sono l'unico allora.

Offline madjakk

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #2 il: Giugno 14, 2010, 11:17:31 am »
Mah, troppo cieco io o a me sembra il solito male bashing mascherato? Articolo contornato dal concetto di "maschi cattivi" e femmine genere "io poverina". A partire dal sottotitolo: "L'evoluzione dei costumi ha trasformato l'universo femminile nel clone di quello maschile", col susseguirsi del "Le madri uccidono, si uccidono e spesso vengono anche uccise dai loro compagni e mariti. Non c’è giorno in cui la cronaca non ci segnali il caso di qualche omicidio compiuto da uomini incapaci di accettare una separazione. La persecuzione degli ex, o comunque le molestie ossessive, sono diventate un fenomeno così dilagante e pericoloso da richiedere ormai una legge ad hoc.". Si parla delle madri assassine e si finisce nel femminicidio nel primo paragrafo?

Online Jason

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #3 il: Giugno 14, 2010, 15:44:03 pm »
Mah, troppo cieco io o a me sembra il solito male bashing mascherato? Articolo contornato dal concetto di "maschi cattivi" e femmine genere "io poverina". A partire dal sottotitolo: "L'evoluzione dei costumi ha trasformato l'universo femminile nel clone di quello maschile", col susseguirsi del "Le madri uccidono, si uccidono e spesso vengono anche uccise dai loro compagni e mariti. Non c’è giorno in cui la cronaca non ci segnali il caso di qualche omicidio compiuto da uomini incapaci di accettare una separazione. La persecuzione degli ex, o comunque le molestie ossessive, sono diventate un fenomeno così dilagante e pericoloso da richiedere ormai una legge ad hoc.". Si parla delle madri assassine e si finisce nel femminicidio nel primo paragrafo?


Appunto, che cazzo c'entrano adesso gli uomini che uccidono ?
Bisognerebbe andare in  da quel giornalista e ridergli in faccia, scherno allo stato puro.
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline ilmarmocchio

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #4 il: Giugno 14, 2010, 17:35:45 pm »
ragazzi , facciamocene una ragione : se non ci metteva la tirata sui maschi violenti, l'articolo non glielo pubblicavano

Offline Animus

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #5 il: Giugno 14, 2010, 18:27:35 pm »
Bisogna dare, come si suol dire, un colpo al cerchio ed uno alla botte, l'importante sono le conclusioni.
Prima, la correlazione cultura femminista=aumento degli infanticidi era un concetto che si poteva esprimere solo sui siti "maschilisti" (U3, Ms), scritto da emeriti sconosciuti, adesso, un lustro dopo che l'abbiamo scritto noi, lo si legge in bella copia sul primo giornale nazionale sostenuto da una scrittrice che ha venduto decine di milioni di libri..... :D

E che volete...permalosi!
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e-manuel

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #6 il: Giugno 14, 2010, 23:19:06 pm »
Il problema è che non riesco a capire quale sia la tesi finale dell' articolo - al di là delle classiche fisime ricorrenti-  ma non è la prima volta che mi accade quando leggo un simile papiro a sfondo femminista. Dato che generalmente l' articolista/giornalista parte per la tangente lasciando il discorso iniziale a metà , per affrontarne altri lasciando a metà anche quelli. Comunque, il contentino dato riguardo alle donne infanticide mi appare come subdolo perchè sotto sotto lo si fa passare come un risultato dovuto alla lunga cultura patriarcale, che non ha consentito un corretto sviluppo della nuova epoca paritaria.

Offline Salar de Uyuni

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #7 il: Giugno 14, 2010, 23:39:06 pm »
Ma...ma...ma... anch'io ritengo positivo che si incominci a parlare di queste cose sui giornali,però se devo dare un giudizio sull'articolo di per se stesso mi sembra un po' scialbo e troppo morbido,diluito,smusso,in confronto Rino è un gigante della letteratura(i suoi pezzi al contrario sono ''duri'' ,''acuti'',''acuminati'')certo è pur sempre un quotidiano nazionale,però,c'è differenza come dalla merda al risotto,non ha senso che una come questa qua scriva sul corriere e venda milioni di copie,SEMBRA CHE LA PERCEZIONE DELLA REALTA' DEL MONDO POSTMODERNO SIA SOSTANZIALMENTE INFANTILE,C'E' UNA SENSIBILITA' INFANTILE,E PER PARLARE ALLA MASSA SI USA LA STESSA MANIERA DI PARLARE DI UN SUSSIDIARIO DA TERZA ELEMENTARE,QUESTA CE LA MENA CON ANNA KARENINA E L'AMORE ROMANTICO PERDUTO,MENTRE IN QUESTA META' DELLA TERRA VIENE AFFRONTATO L'INNAMORAMENTO COME PROCESSO ANTROPOLOGICO PRINCIPALMENTE CULTURALE,REGALO DELL'UOMO OCCIDENTALE ALLA DONNA,E QUESTA SI DOMANDA DOV'E' ANNA KARENINA...GIA' DOV'E' ANNA KARENINA,E' IN CINA?
chi è che le va a raccontare che al di fuori del mondo occidentale,nelle culture tradizionali locali,l'innamoramento non era contemplato?

''Il romanzo d’amore
Scriveva La Rochefoucauld che probabilmente ben pochi si innamorerebbero
se non avessero mai sentito parlare dell’innamoramento. Vera o
falsa che sia quest’affermazione, è certo che in quel fenomeno gioca un
ruolo pesante la culturalità, l’artificio, o, come dicono i sociologi, la ‘costruzione
sociale’ dei sentimenti e delle passioni. L’ipotesi è confermata
dal fatto che nelle culture non occidentali un simile fenomeno è quasi del
tutto sconosciuto benché esista una predisposizone naturale al suo sbocciare.
Pur di origine occidentale esso è di facile attecchimento, come attestato
dalla prontezza con la quale si è diffuso e si diffonde (come esito
dell’occidentalizzazione) in paesi nei quali era ignoto come ad esempio il
Giappone prima e la Cina modernizzata oggi.''

e perchè nella società dove le donne esprimono se stesse non c'è più Anna Karenina,soprattutto,C'E' MAI STATA?
sono domande che differenziano un individuo ADULTO,MATURO,DA UNO INFANTILE...certo lo so è brutto,però un intelligenza che si rispetti quando indaga si mantiene emotivamente neutra...anche di fronte a ciò che fa male,non è facile,ma è appunto questo che distingue un'individuo maturo,da uno infantile.
Di questo passo finiremo per vietare di dire che babbo natale non solo non esiste,ma l'ha inventato iconograficamente come lo conosciamo la coca-cola per vendere di più...altrimenti qualcuno si sentirebbe male...
l'autrice fa parte di un mondo che ha una visione del mondo da cartone animato natalizio...fa leva sui buoni sentimenti e basta,non formula analisi,ma come ebbe a dire qualcuno:''coi buoni sentimenti si fa cattiva letteratura e basta''.

La stessa Magli,sebbene non del tutto ''purificata'' dall'ideologia femminista originaria,ha inquadrato in maniera chiara l'amore romantico come un processo creato dall'uomo e non già dalla donna...

quando mi dicono ''non ci sono più ragazzi romantici'' sorrido...
certo,dopo una colata di cemento,non nascono più le rose...
avevamo fatto un giardino,l'hanno cementificato...ma quelli che non sono romantici siamo noi,solo perchè abbiamo occhi diversi,occhi che vanno fino in fondo,che spaccano quell'involucro di cemento,che lo penetrano e vedono sotto quel cemento com'è ridotto il giardino...
LE UNICHE ROSE INTATTE SONO QUELLE DI PLASTICA,FINTE,GLI AMORI UN TANTO AL CHILO DI MOCCIA,LE ROSE VERE SONO MORTE SOFFOCATE DALLA GRANDE COLATA DI CEMENTO DEGLI ANNI 60 CHE NON E' STATA SOLO MATERIALE(basti pensare alla valle dei templi di Agrigento),MA ANCHE SPIRITUALE...

l'autrice sembra avere una ''mezza'' consapevolezza del problema,ovvero,come donna,riesce a percepire che qualcosa nella sua vita non funziona e subodora il problema,ma non riesce a saltare il fossato E A CAPIRE PER DAVVERO LA NATURA DEL PROBLEMA,ovvero che gli uomini ''cambiati'' dai nuovi costumi,sono l'inizio della fine della civiltà,e dunque non  perdono solo loro,ma l'intera società che sprofonda nel caos,comprese le donne stesse,che non riceveranno più dagli uomini quello che era un dono della civiltà maschile,sepolto sotto il cemento ideologico,burocratico,politically correct...
natura un par di cazzi,l'amore romantico non è naturale,il gatto scopa e se ne va,e l'uomo che vive allo stato naturale lo emula...
Le donne sprofonderanno per ultime stile ''alla scuola del titanic'' ma sprofonderanno lo stesso,giacchè ognuno raccoglie ciò che semina,e il mancato investimento nel maschile(l'assurdo futuro ''sempre più rosa) si sta rivelando fallimentare,giacchè il futuro si sta rivelando sempre più grigio(il vero colore del femminismo) e non di certo rosa...
« Ultima modifica: Giugno 15, 2010, 00:56:07 am da Salar de Uyuni »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Warlordmaniac

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #8 il: Giugno 15, 2010, 11:33:20 am »
Il problema è che non riesco a capire quale sia la tesi finale dell' articolo - al di là delle classiche fisime ricorrenti-  ma non è la prima volta che mi accade quando leggo un simile papiro a sfondo femminista. Dato che generalmente l' articolista/giornalista parte per la tangente lasciando il discorso iniziale a metà , per affrontarne altri lasciando a metà anche quelli. Comunque, il contentino dato riguardo alle donne infanticide mi appare come subdolo perchè sotto sotto lo si fa passare come un risultato dovuto alla lunga cultura patriarcale, che non ha consentito un corretto sviluppo della nuova epoca paritaria.

Tornare alla nostra vera natura vuol dire rimettere al centro dei nostri giorni una forza armata di dolcezza. Vuol dire collaborare, invece di competere, saper accogliere e accudire tutto ciò che è piccolo e bisognoso di protezione, tutto ciò che è fragile.

Offline Animus

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #9 il: Giugno 16, 2010, 00:54:55 am »
Pronta replica della Melandri. (nota femminista)
Evidenzio i punti chiave quelli a cui la Tamaro aveva fatto (implicitamente) riferimento

«SBAGLIATO RIMUOVERE LE ANGOSCE E LE SOLITUDINI CHE SPINGONO A TALI GESTI»
Madri killer e trionfo della pornografia
Lea Melandri interviene nel dibattito nato dall'articolo di Susanna Tamaro sulle donne che uccidono i propri figli

Caro Direttore,
non ho potuto fare a meno, leggendo il Corriere della Sera del 14.06.10, di accostare due pagine in cui era affrontato da angolature diverse e con argomentazioni opposte lo stesso tema: l’amore, la cura dei bambini, la responsabilità della loro crescita. Mi riferisco ai servizi di cronaca sui disegni di legge riguardanti il congedo di paternità obbligatorio, in discussione in questi giorni alla Camera, e all’articolo di Susanna Tamaro sulle "donne che uccidono i figli". Pur essendo una sentimentale, nutro una ragionevole diffidenza sulla bontà delle rotte su cui ci spinge talvolta il cuore, e l’impeto con cui Tamaro si accanisce per la seconda volta (v. Corriere della Sera 17.04.10) su quelli che considera gli esiti nefasti della "rivoluzione" femminista degli anni '70, me lo conferma.
L’attenzione cade di nuovo, insistente e senza riserve, sulle generazioni che negli ultimi quarant'anni, anziché beneficiare di un "mondo più giusto", si sarebbero trovate impoverite, travolte dall'"onda nera" che ha spazzato via la loro "natura più profonda": l'istinto materno nella femmina, quello paterno e virile nel maschio.

La promiscuità obbligatoria e il consumismo li avrebbero ibridati al punto da appiattire l’una sugli aspetti peggiori dell’altro, e viceversa: uomini effeminati, donne licenziose, ossessionate dal sesso, incapaci di amore e dedizione materna, portate a sbarazzarsi dei figli e persino di se stesse. Avendo preso parte attiva al movimento delle donne che negli anni '70 ha messo in discussione il rapporto di potere tra i sessi proprio a partire dall’identificazione della donna con la madre - la sessualità femminile cancellata come tale, ridotta a sessualità di servizio e obbligo procreativo -, non posso fare a meno di pormi alcune domande. Se non si è trattato di una "presa di coscienza" del dominio storico di un sesso sull’altro, una delle cui ricadute più violente e più durature è proprio la divisione dei ruoli sessuali, che ha assegnato l’uomo alla storia e la donna alla natura, in che cosa sarebbe consistito il "cambiamento"? Come avrebbero potuto le donne diventare "protagoniste piene della realtà" restando là dove sono state messe per destino biologico o volontà divina - madri di, mogli di, sorelle di -, espropriate della loro esistenza ed escluse dal contratto sociale? Non vedo molta differenza tra la definizione dello "spirito materno" che dà Susanna Tamaro - "una ragione per vivere", "la forza di abbattere ostacoli", "accogliere e far crescere la vita" - e quella che ne davano nell'800 Michelet, Mantegazza, Bachofen: «Deve amare e partorire, è questo il suo sacro dovere. Se non è sposa e madre, sarà educatrice, dunque non sarà meno madre per questo, e partorirà spiritualmente». Come dimenticare poi che già agli inizi del '900, nel suo celebre romanzo Una donna (1905), Sibilla Aleramo si chiedeva: «Perché nella maternità adoriamo il sacrificio? Donde è scesa a noi questa inumana idea dell’immolazione materna?».

Forse a spingere le donne all’infanticidio è ancora, almeno in parte, la drammaticità oggi più acuta che in passato di quella alternativa: la donna e la madre, l’individualità femminile che comincia a legittimarsi sogni e desideri propri e la responsabilità che da millenni ancora pesa materialmente e psicologicamente sulla donna come continuatrice della specie, chiamata ad accogliere e ad accudire, purtroppo non solo piccole creature "fragili" e "bisognose di protezione", ma adulti forti e in perfetta salute. Se non fosse impietoso di per sé parlare della madri che uccidono i figli rimuovendo le angosce profonde, le sofferenze, le solitudini che spingono a un tale gesto, e del tutto arbitrario il collegamento con quella che Tamaro chiama "la pornografizzazione della società", basterebbero le poche, realistiche considerazioni che Maria Luisa Agnese fa, su altre pagine del Corriere, a proposito della "madri tuttofare", dell'enorme mole di ore di lavoro (gratuito) che le donne fanno ogni giorno più degli uomini, della necessità che i padri imparino «a capire cosa vuol dire accudire un bambino e ad acclimatarsi con le acrobazie quotidiane cui sono costrette da subito le mamme con la nuova creatura».

 
Lea Melandri
(docente presso la Libera Università delle Donne di Milano)


http://www.corriere.it/cronache/10_giugno_15/tamaro-lettera-melandri_3c3781d8-7883-11df-9d05-00144f02aabe.shtml
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Offline Serpy73

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #10 il: Giugno 16, 2010, 04:53:33 am »
Io comunque credo che l infanticidio senza apparenti motivazioni non sia altro che la manifestazione di un disagio interiorie che una società come la nostra sta diffondendo ai piu svariati strati sociali....anzi oserei dire che come dimostrano i fatti e la cronaca, e come ribadiva la stessa giornalista nel suo articolo, toccano gli strati intermedi o piu alti di questa società.
Sono malesseri come le crisi d' ansia e panico, anoressia, bulimia,autolesionismo eccc Tutte reazioni a mancanza di reali problematiche e ad una socità che allontana sempre piu le persone , creando un individualismo che molti fanno fatica a sostenere.
Dove esistono problemi reali e il tenore di vita è alla base della piramide....è molto piu difficile che accadano certe cose inquanto non si ha tempo di fantasticare o farsi seghe mentali....in piu gli stessi rapporti tra persone di uno strato sociale basso sono piu vivi e piu solidali e  assolutamente non individualisti. Ecco credo sia proprio questo il problema l "individualismo" non visto come di una sigola persona ma visto come un aggregazione. Al momento in cui in una famiglia , in un gruppo, in una associazione, in una squadra, in una socità si perde il concetto di aggregazione e si rimane individualisti ecco che nascono i problemi.
Questo è il mio pensiero.
Max

Offline Warlordmaniac

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #11 il: Giugno 16, 2010, 10:09:05 am »
Io comunque credo che l infanticidio senza apparenti motivazioni non sia altro che la manifestazione di un disagio interiore che una società come la nostra sta diffondendo ai piu svariati strati sociali....anzi oserei dire che come dimostrano i fatti e la cronaca, e come ribadiva la stessa giornalista nel suo articolo, toccano gli strati intermedi o piu alti di questa società.
Sono malesseri come le crisi d' ansia e panico, anoressia, bulimia,autolesionismo eccc Tutte reazioni a mancanza di reali problematiche e ad una socità che allontana sempre piu le persone , creando un individualismo che molti fanno fatica a sostenere.
Dove esistono problemi reali e il tenore di vita è alla base della piramide....è molto piu difficile che accadano certe cose in quanto non si ha tempo di fantasticare o farsi seghe mentali....
Secondo me non abbiamo ancora le conoscenze psicologiche per dare una spiegazione a questo fenomeno e individuare una catena causa-effetto nel benessere --> seghe mentali -->disagi psicologici è forse la spiegazione più vicina alla realtà.

Ho la sensazione che il discorso sia un po' più complesso. Da alcuni anni penso che la gerarchia dei bisogni primari sia 1) nutrirsi/curarsi/sopravvivere 2) riprodursi. Quando il primo non ci comporta molte preoccupazioni, ecco che il secondo bisogno cresce d'importanza. Se, però, di per sé non è cattivo, è stato regolamentato in maniera sbagliata.
Spetta alla psicologia individuare e scientificizzare i motivi del malessere legati ai valori sessocratici.


Se poi le dinamiche riproduttive e "parariproduttive" tendono ad essere naturalmente regolamentate da valori devianti e snaturanti o se è possibile la creazione di una cultura di queste dinamiche che porti più vantaggi che svantaggi, questo non lo so.

Offline Animus

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Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Offline Warlordmaniac

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #13 il: Giugno 16, 2010, 10:30:55 am »
Se c'hanno ragionato, non significa che c'hanno preso.

Offline Animus

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Re: Necrologio del femminismo
« Risposta #14 il: Giugno 16, 2010, 10:48:20 am »
Citazione
La coscienza, scorgendo divisioni laddove l'inconscio vi coglie unita', e' il corrispettivo della ragione, di cio' che l'odio e' rispetto all'amore, al livello del sentimento.

Questa è la chiave di volta (e dunque la responsabilità del femminismo) : "Siamo conformi perché l’aver liberato (cioè separato) la sessualità dalla procreazione"

In realtà con l'aborto, non si separa semplicemente la sessualità dalla procreazione (per quello basta prenderlo in culo come fanno le islamiche), ma si introduce l'arbitrio femminile, la volontà/coscienza femminile, sull'interruzione/prosecuzione dello sviluppo della vita, la possibilità di "spegnerla" ex abrupto.

Insomma, l'infanticidio non è altro che un aborto post partum, un aborto al decimo mese, visto che, scala temporale a parte, una volta instaurato il principio ... quello rimane.
 
Poi ci sono anche altri aspetti, ma secondo me, questo qui è il più rilevante.
« Ultima modifica: Giugno 16, 2010, 11:03:22 am da Animus »
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