Autore Topic: Andare oltre il mito della purezza  (Letto 2299 volte)

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Andare oltre il mito della purezza
« il: Maggio 23, 2010, 11:25:45 am »
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Offline Animus

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Re: Andare oltre il mito della purezza
« Risposta #1 il: Maggio 24, 2010, 10:54:36 am »
Lungo, ma bello.

Concordo in toto con la maggior parte dei concetti espressi.
Cio' su cu non corcordo, perchè la vedo come una forzatura, è quella di legare i concetti, ripeto giusti della "immondezza della purezza", ed ovviamente il cristianesimo ...bla bla bla, con la concezione antropocentrica ("L’idea di purezza è il vero fulcro del pensiero antropocentrico"), pensiero che nasce con Protagora ("L'uomo è misura di tutte le cose...") dato che secondo me invece, questo concetto nasce con Parmenide, e sviluppato/ampliato poi dai filosofi successivi (Aristotele, Plotino, e ovviamente anche Platone).

E' con Parmenide, antecedente a Protagora, e quasi contemporaneo di Eraclito, che "l'alterità" diventa il nemico (di fatto per Parmenide, l'altra parte "non esiste"), ed il mito della purezza non è che una conseguenza della concezione parmenidea.

Del resto basta leggere un po' la concezione del mondo di questo notevole pensatore, per averne la conferma:
http://it.wikipedia.org/wiki/Parmenide#L.27Essere

Purtroppo, l'Occidente, è figlio di Parmenide, e come avevo già evidenziato, se avesse invece seguito la dottrina di Eraclito, si sarebbe evoluto in una direzione completamente diversa-> Duale.

Invece....
« Ultima modifica: Maggio 24, 2010, 11:05:26 am da Animus »
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Offline Animus

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Re: Andare oltre il mito della purezza
« Risposta #2 il: Maggio 24, 2010, 11:03:51 am »
Cio' su cu non corcordo, perchè la vedo come una forzatura, è quella di legare i concetti, ripeto giusti della "immondezza della purezza",  con la concezione antropocentrica


Quello che voglio dire, ragazzi, è che l'uomo (come umano, non come maschio) deve essere per forza misura di tutte le cose, chi/cosa volete che sia? Non puo' mica essere diversamente.

E' ovvio che anche qui si crea una dicotomia umano/non umano (Uomo/Natura), che infatti il testo riprende, ma è sull'aspetto della coscienza che l'alternativa anti-antropocentrica risulta irrealizzabile, ovvero, una volta che la coscienza coglie l'istanza , la forza ed il primato del Sè (il principio psicologico di individuazione, anch'esso di origine greca, "Conosci te stesso") e percepisce la Natura come qualcosa di distaccato, come alterità, non c'è mica maniera di tornare indietro, e questo semplicemente perchè la conoscenza è un processo irreversibile....


Quello che si puo' e si dovrebbe fare, a questo punto, a questo stadio della coscienza/conoscenza, è abbracciare concezioni opposte a quelle fondanti dell'Occidente (in primis logiche, tipo la massima del Buddha "di ogni verità anche il contrario è vero", che vuol dire che l'opposto non è nulla/falso, come invece ci insegna il principio aristotelico di non contraddizione, ma è anch'esso vero/esistente) ed il rifiuto del fondamentalismo antropocentrico.... e religioso  (ma solo il fondamentalismo, non l'antropocentrismo e la religione): "E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»"
 ;)
« Ultima modifica: Maggio 24, 2010, 11:12:30 am da Animus »
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Re: Andare oltre il mito della purezza
« Risposta #3 il: Maggio 26, 2010, 11:55:23 am »
Purtroppo, l'Occidente, è figlio di Parmenide, e come avevo già evidenziato, se avesse invece seguito la dottrina di Eraclito, si sarebbe evoluto in una direzione completamente diversa-> Duale.



Una precisazione necessaria.
L'Occidente è sì duale, ma duale in che senso?

Si Deus est, unde malum?
(se Dio c'è, da dove viene il male?)

Ecco che l'altro, l'opposto, è la negazione, dunque se da una parte c'è il bene (e non solo c'è, ma c'è tutto e solo il bene), dall'altra c'è il male (e non solo c'è, ma c'è tutto e solo il male).
Il dualismo occientale insomma è opposizione degli opposti, non complementarietà degli opposti, e l'altro non esiste in quanto soggetto a sè, ma solo (come dice giustamente il testo proposto da bhishma) come negazione netta dell'altra parte:

La dicotomia si basa su alcuni presupposti: a) che vi sia una discrezione tra i due termini, un vero e proprio salto quantico a separare gli enti e a determinare una soluzione di continuità; b) che vi sia una traiettoria divergente dei due termini fino a renderli oppositivi in modo tale che reciprocamente possano fungere da sfondo; c) che non vi sia una terza possibilità, distinta-diversa rispetto ai due termini o intermedia tra i due termini, con il rischio di compromettere la chiarezza dell’antinomia tra i due termini. Il pensiero dicotomico porta a polarizzare i due termini, vale a dire a considerare maggiormente rappresentative del termine le sue espressioni divergenti rispetto a quelle del controtermine.
...
con potatura di tutte le situazioni di contiguità o anche solo di vicinanza e parallelamente enfatizzazione delle differenze. La dicotomia produce due domini di validità tali per cui mentre per un termine vale il parametro o la norma x per il controtermine vale il parametro o la norma y, dove vige il dettato della corrispondenza: a ogni qualità di un termine corrisponde un predicato speculare del controtermine. I rami della dicotomia fanno emergere due categorie pure, facilmente riconoscibili attraverso l’operazione separativa e oppositiva, con annichilimento della diversità popolazionale.



Insomma il difetto non è nel fatto che ci sia il dualismo non ci sia il dualismo, ma è nella maniera in cui il dualismo è concepito (grazie appunto a Parmenide e colui che successivamente lo ha razionalizzato/fatto logica, Aristotele).

E' chiaro?

Ora, è chiaro che cosa sia la purezza.
L'eliminazione di tutte le impurità.

(vedere allegato)
« Ultima modifica: Maggio 26, 2010, 12:09:21 pm da Animus »
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Re: Andare oltre il mito della purezza
« Risposta #4 il: Maggio 29, 2010, 01:09:32 am »
concordo: l' uomo è misura di tutte le cose.

a tangente del discorso sui dualismi come concepiti in occidente e conseguente logica, inserisco  qualche link su alcune  tendenze moderne del pensiero occidentale:

http://it.wikipedia.org/wiki/Logica_fuzzy

http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_incompletezza_di_G%C3%B6del
 
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Re: Andare oltre il mito della purezza
« Risposta #5 il: Maggio 29, 2010, 11:39:59 am »
concordo: l' uomo è misura di tutte le cose.

a tangente del discorso sui dualismi come concepiti in occidente e conseguente logica, inserisco  qualche link su alcune  tendenze moderne del pensiero occidentale:

http://it.wikipedia.org/wiki/Logica_fuzzy

http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_incompletezza_di_G%C3%B6del
 

Hem...
Intanto l'inventore della logica fuzzy, Lotfi Zadeh, non è occidentale, ma medio orientale/asiatico (Iran), ed infatti il successo maggiore di questo tipo di logica si ha avuto in Giappone, e poi l'Occidente non ha concepito i concetti inerenti alla meccanica quantistica, ma ha semplicemente scoperto, dopo 2.500 anni di formulazioni teoriche errate, che il mondo, la realtà fisica, funziona secondo una logica che stride con quella occidentale (da qui, "il paradosso"), e che invece aveva formulato il Buddha..

:)


Dal punto di vista del Buddhismo, la meccanica quantistica suscita un interesse particolare, non credi? Alcuni fisici dicono che il mondo sia una fluttuazione della vacuità, come dire una cena gratuita… E’ interessante come le stesse intuizioni saltino fuori sia osservando il mondo esterno attraverso un telescopio o un microscopio, sia osservando il mondo interiore attraverso la meditazione. Questa visione coincide totalmente con quella buddhista: 2500 anni fa il Buddha disse “la forma è vacuità, la vacuità è forma. Forma e vacuità non possono essere separate”. Oggi i praticanti della Via di Diamante potrebbero esprimere questa verità in questo modo: se niente è presente, diciamo che è l’essenza simile allo spazio della mente. Se qualcosa appare, sia al livello esterno che interiore, è il libero gioco della mente. Il fatto che possano apparire entrambe le esperienze ne è la sua espressione illimitata.

Alain Aspect ha dimostrato il principio di “non località” nel mondo quantistico. Le particelle possono comunicare istantaneamente, e lo scambio di informazioni avviene senza alcun intervallo temporale. Tu consideri il suo famoso esperimento anche come una prova delle verità buddhiste…
Scoperte come queste rimuovono le abitudini dualistiche; aggiungono una dimensione liberatrice e inclusiva alla visione discriminante ed esclusiva necessaria alla sopravvivenza, secondo cui viene presa in considerazione solo una possibilità.

C’è anche un’altra conclusione scientifica fondamentale che sembra familiare al Buddhismo... Prima dell’osservazione, il gatto di Schrödinger non è né vivo, né morto, o per meglio dire potrebbe essere sia vivo che morto. In qualsiasi modo la vediamo, il fatto è che la natura di ogni cosa non può essere determinata in se stessa, indipendentemente dall’osservatore. L’osservatore o i metodi di osservazione influenzano il risultato dell’osservazione.


http://www.buddhism.it/shop/bo6-1.html



Benché le scienze della vita e la scienza cognitiva siano il più intimo punto di contatto fra buddismo e scienza per quanto riguarda le ricerche dettagliate, il buddismo può avere una grande importanza anche a un livello più fondamentale, epistemologico. La raffinatezza filosofica delle concezioni buddiste in merito alla natura della realtà, alla percezione e alla logica è tanto profonda quanto la sua base di osservazioni dell'esperienza umana. La tradizione buddista comprende varie nozioni, come identità designata, generazione codipendente e vacuità, che non hanno analogo nell'eredità filosofica dell'Occidente.

La fisica moderna è forse il luogo dove questo secondo tipo d'incontro è più visibile. Nella fisica è in corso una rivoluzione concettuale legata ai cosiddetti tentativi di unificazione, che mirano a mettere in rapporto il minuscolo universo della meccanica quantistica con quello della macrofisica e della gravitazione. Come si sa, tali ricerche hanno spalancato abissi epistemologici, legati, per esempio, alla non-località, all'origine dell'universo e al ruolo dell'osservatore. Filosofi della scienza e fisici hanno trovato gli scambi concettuali ed epistemologici con il buddismo potenzialmente preziosi. Si veda, a questo proposito l'articolo di copertina del numero di gennaio 1999 di GEO Magazine.

http://www.alberosacro.org/buddhismoescienza.htm


« Ultima modifica: Maggio 29, 2010, 11:50:04 am da Animus »
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