Autore Topic: Aborto cruciale per il potere: Soros scatena protesta violenta, Polonia nel caos  (Letto 1169 volte)

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Offline Vicus

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A conferma di quanto l'aborto sia cruciale per il controllo di una nazione, e della regia occulta dietro al femminismo, Soros scatena una violentissima protesta femminista in Polonia. Con tanto di milizie venute a dar man forte dalla Germania che sembrano riportare l'orologio a 80 anni fa, quando lo stesso Soros collaborava con gli occupanti nazisti.
Grande mobilitazione di tutte le attrici sulla piazza, a riprova - se mai ce ne fosse bisogno - di chi controlli il mondo dello spettacolo e dei media. D'altra parte, senza aborto queste soubrette sarebbero finite.
L'aborto non è solo un affare di donne, tantomeno un "diritto" come vogliono le femministe che lo appoggiano, ma un'arma di guerra. Toccate l'aborto, e chi comanda davvero farà piombare nel caos il Paese:


Polonia nel caos, regia occulta e soldi di Soros

Roberto Marchesini

Dopo la decisione della Corte costituzionale di proibire l’aborto eugenetico [no dico... siamo nel 1930?] da diversi giorni i polacchi assistono a manifestazioni violente: chiese profanate e strade prese d’assalto. Un vero e proprio caos, alimentato da una regia occulta che organizza via sms la protesta e dagli immancabili finanziamenti espliciti di Soros.

L’avevamo scritto qualche giorno fa: la Polonia non ha più una legge che permette l’aborto. Quella del 1993 è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Sicuramente per colpa dell’estensore dell’articolo, ma credo che in Italia non si sia colta la portata mastodontica della notizia. È stata colta sicuramente, invece, altrove: la reazione è stata violenta e massiccia.

Da diversi giorni i polacchi assitono a manifestazioni dai toni aggressivi e volgari, spesso violenti. Le chiese sono profanate, imbrattate di rifiuti o graffiti con il simbolo della protesta: un fulmine rosso. Mercoledì sera, il Consiglio Permanente dell’Episcopato Polacco ha emanato un appello “Per la tutela della vita e della pace sociale” che recita: «Osserviamo con grande dolore l’escalation della tensione sociale e dell’aggressività. Anche il linguaggio volgare usato da alcuni manifestanti, la distruzione dei beni sociali, la devastazione di chiese, la profanazione di luoghi sacri o l’impedimento a svolgere in essi la liturgia sono inquietanti. Chiediamo a tutti di impegnarsi in un dialogo sociale significativo, di esprimere le proprie opinioni senza l’uso della violenza e di rispettare la dignità di ogni essere umano. In questo drammatico momento chiediamo ai politici e a tutti i partecipanti al dibattito sociale di analizzare a fondo le cause della situazione che si è venuta a creare e a cercare vie d’uscita nello spirito della verità e del bene comune, senza strumentalizzare le questioni della fede e la Chiesa. Ringraziamo i sacerdoti e tutti i fedeli laici che difendono con coraggio le loro chiese. Nessuno può difendere la Chiesa e gli oggetti sacri meglio della comunità dei credenti. Ringraziamo anche le forze dell’ordine. La Chiesa vuole rimanere aperta a tutti, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale e politica». Sì, avete letto bene: i sacerdoti e i laici stanno difendendo fisicamente le chiese dagli attacchi dei manifestanti. Purtroppo ci sono stati alcuni feriti piuttosto gravi, tra i quali un ragazzo colpito alla testa con un manganello telescopico.

Per quanto possa sembrare strano, diversi ambienti polacchi stanno solidarizzando con i manifestanti. In televisione si assiste continuamente allo sfoggio di fulmini rossi dipinti sulle mani e sulle braccia delle soubrette; le calciatrici della nazionale polacca sono scese in campo, nella partita contro la Moldavia, con braccialetti con il simbolo della protesta. La banca mBank (appartenente alla tedesca Commerzbank) ha realizzato un video di sostegno alle manifestazioni intitolato «Wspieramy» (Noi sosteniamo); il quotidiano liberal Gazeta Wyborcza, di George Soros, ha annunciato che finanzierà le prossime manifestazioni. Dunque, Soros e una banca tedesca stanno alimentando economicamente le proteste contro il PiS di Kaczyński e contro la Chiesa cattolica polacca. Ma non basta.

Il giornalista Łukasz A. Jankowski ha scritto un tweet che recita: «Probabilmente è una semplice coincidenza, ma a Varsavia è arrivato un gruppo di antifa [antifa?] tedeschi. In effetti, è una vecchia tradizione che i tedeschi, sotto le insegne della Hitlerjugend [il fulmine] insegnino ai polacchi la libertà civile». Una informazione simile è arrivata alle orecchie del deputato Robert Winnicki che, in un tweet, scrive: «Diverse fonti hanno fornito informazioni sulle milizie anarchiche tedesche che si stanno dirigendo in Polonia su invito della sinistra». Ci sono anche altri pesanti indizi che fanno escludere una spontaneità nelle manifestazioni che si svolgono con lo slogan Strajk Kobiet (sciopero delle donne [perché l'aborto cos'è?]).

Moltissimi giovani hanno infatti ricevuto, sul loro telefono cellulare, sms che spiegano dove si svolgeranno le prossime manifestazioni spontanee, come vestirsi (di nero) e come reagire in caso di fermo o arresto: «Molti di noi scenderanno in piazza nei prossimi giorni per partecipare a raduni spontanei e alla disobbedienza civile. Pertanto, vorremmo ricordarvi le più importanti informazioni anti-repressive: 1. Non dichiaratevi colpevoli dei presunti atti. 2. Rifiutatevi di fornire spiegazioni. 3. Non siete tenuti a firmare nulla. 4. Avete il diritto di contattare l’assistenza legale».

Finora non si è riusciti a capire chi sia l’inviante anonimo, né come abbia avuto i numeri di telefono di tutti quei giovani (molti dei quali perfettamente estranei alle manifestazioni). Molti giovani di Cracovia hanno ricevuto sms che spiegavano loro come attrezzarsi: non farsi riconoscere (nascondere i tatuaggi, raccogliere i capelli), ridurre gli effetti di un eventuale uso di gas (indossare occhiali al posto delle lenti), vestirsi di nero (per essere meno visibili di notte). Il luogo del ritrovo è stato fornito solo una dozzina di minuti prima, in modo da cogliere impreparata la polizia. Insomma, tutto fa pensare a una regia potente, esperta e collocata al di fuori della Polonia. Qualche commentatore bisbiglia una terribile parola: Maidan. A me, piuttosto, tornano in mente le recenti immagini delle violenze delle manifestazioni del movimento Black Lives Matter (BLM). Ma non solo.

L’anno scorso è uscito il film Joker, del regista Todd Phillips. Una pellicola della quale si è parlato molto, anche se si fa fatica a capire perché. D’accordo, il cast era di ottimo livello, così come la fotografia, le luci… Tuttavia, il film che avrebbe dovuto spiegare le origini dell’antagonista di Batman era piuttosto oscuro e confuso. La trama non era granché e, in fondo, più che la storia di un super criminale sembrava la storia di un poveraccio contro il quale la sorte si era accanita in modo particolarmente atroce. Povertà, disoccupazione, disagio mentale, solitudine e una vita piena di frustrazione. Ma, verso la fine del film, ecco che tutta questa sorda sofferenza trovava uno sbocco, uno scopo. Non la redenzione, né un contatto umano: nessun lieto fine. Piuttosto, il caos.

Una folla di persone frustrate, come e più del protagonista, scende per le strade e si dà a una violenza cieca e senza senso: vetrine infrante, furti, auto e immobili danneggiati. Nel film non sembra esserci molto altro se non questo sbocco nella violenza della frustrazione. Nemmeno un anno dopo abbiamo rivisto quelle scene, quelle stesse identiche scene, durante i disordini del BLM. Ora, in Polonia. Curiosa preveggenza, da parte di un film fumettistico…

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Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Polonia, immagini da guerra civile

Maurizio Blondet 1 Novembre 2020

Statue della Vergine decapitate, chiese vandalizzate, immagini di santi fatte a pezzi, bandiere arcobaleno su un Cristo, immani manifestazioni di “rossi” pro-aborto e sodomia. La Polonia di questi giorni comincia a somigliare alla Spagna 1936, della Guerra Civil.

Che dietro questo attacco al cattolicesimo ci siano Georges Soros e la Unione Europea non è teoria del complotto: sono fatti documentati dai finanziamenti della Open Society (del miliardario “ungherese”) alle organizzazioni abortiste: ASTRA,


Federation for Women and Family Planning,


International Planned Parenthood Federation European Network , che ha ricevuto 400mila dollari dalla fondazione di Soros , Il Comitato polacco di Helsinki , che solo nel 2018 ha ricevuto 1,4 milioni di dollari dalle Open Society Foundation; la Stefan Batory Foundation è direttamente l’organizzazione di Soros in Polonia.

Ma non basta. Il quotidiano Gazeta Wyborcza, uno dei principali giornali, appoggia i manifestanti e la causa abortista: perché nel 2016, il Media Development Fund di Soros ha acquistato azioni dell’Agorà , l’editore di Gazeta Wyborcza. Ancor più importante, nel 2019 Soros ha completato l’acquisizione della seconda più grande stazione radio polacca Radio Zet. Lo ha fatto consentendo Agora per acquistare il 40% della stazione mentre il suo gruppo SFS VENTURES ha acquistato il restante 60%. Lo scopo, influenzare le elezioni polacche.

La vittoria del presidente Duda, apertamente cattolico (prende la Comunione in ginocchio e sulla lingua, intollerabile!) tre mesi fa, ha provocato la rabbia dei media internazionali e dell’Unione Europea, che ha intensificato i suoi attacchi e minacce di sanzioni alla Polonia per che accusa di non essere stato di diritto, e non fedele ai “valori europei”, LGBT e aborto. Georges Soros si inserisce coi suoi finanziamenti a media, radio e agitatori, nel quadro della “rieducazione ai valori UE” che Bruxelles (e Berlino) stanno imponendo al popolo polacco.

George Soros, aggressiva intervista al quotidiano dell’opposizione ungherese Nepsava , ha affermato che la Polonia e l’Ungheria sono “nemici interni” dell’Unione europea. Questo cittadino americano ha nominato esplicitamente Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski come nemici, minacciosamente che i politici (democraticamente eletti) avevano “occupato i loro stati” e dovevano essere contrastati con ogni mezzo, perché la loro attenzione alla religione, alla famiglia e alla tradizione era un rischio per l’ordine laico e secolare europeo: il collasso economico dell’Europa occidentale poteva indurre altri paesi, su quegli esempi, a sentire la mancanza dei valori nazional-religiosi che erano stati vittoriosamente cancellati; e aveva citato l’Italia, sempre più delusa dall’”Europa Moderna”, con la sua altissima disoccupazione giovanile e la denatalità, come a rischio di seguire l’esempio di Varsavia e Budapest (sic).

Qui vediamo immagini significative della “rivoluzione colorata LGBT” e guerra civile incipiente di Polonia.

Manifestazione notturna pro-aborto. La saetta rossa sul Palazzo della Cultura (dell’era comunista) la dice lunga: è il simbolo scelto dalla protesta.

La parlamentare tedesca ulle schauws (dei Gruenen) parla ai manifestanti anti-polacchi a Berlino. Accanto a lei una donna mostra uno striscione “Donne e queer rovesceranno il governo polacco”. A destra un altro striscione: “L’aborto è assistenza sanitaria”.

Croce profanata a Danzica. La scritta dice: “Uccidi un prete”.

Abbiamo difeso la cattedrale di Oliwa. Abbiamo vinto!
https://twitter.com/i/status/1320839746583748616

Pubblicità NATO per i polacchi: “Uguaglianza di genere è essenziale per pace e sicurezza!”.
https://twitter.com/i/status/1322437902064705536

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"Le proteste insegneranno ai governi come legiferare". Lo ha detto Soros. E se non lo ha detto, lo sta chiaramente facendo capire!

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Viviamo in democrazie solo apparenti, quando il popolo si pronuncia il vero potere mostra i muscoli
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